La Devozione e le devozioni

B146-A3

( Continuazione )

Il SS. Sacramento

Ogni devozione ha la sua grazia particolare; ma l'Eucaristia riassomma in sé ed esalta con la sua divina pienezza ogni e qualsiasi altra grazia di devozione.

Da essa, in fondo, partono, di essa si alimentano, ad essa tornano tutte le devozioni cattoliche.

Oggetto della divozione al SS. Sacramento, come dice la parola stessa, è il culto di adorazione alla presenza reale di N. S. Gesù Cristo, sotto le specie sacramentali.

È lo stesso Gesù, ch'è nato a Betlemme dalla SS. Vergine, ch'è vissuto ed ha patito fino al Calvario, che nello stato sacramentale ripete lo stesso amore di sacrificio, di dedizione, al Padre e agli uomini, che Egli ha unito a sé e con i quali forma una sola indissolubile realtà: « Non vi lascio orfani » ( Gv 14,18 ).

Per l'Eucaristia, con gli uomini e per mezzo di essi, rinnova, incessantemente il proprio sacrificio di adorazione, di lode, di propiziazione, di grazia al Padre, rioffrendosi e rioffrendoli, come membra de] suo corpo immolato ( Ef 1,23 ); « Questo fate in memoria di me, ed ogni volta che lo farete annunziate la mia morte ». ( 1 Cor 11,26 ).

Massimo fra i sacramenti, l'Eucaristia è ancora il « segno » di quell'unità che « incorpora » tutti i fedeli nel Cristo, facendoli vivere della sua vita: « Prendete e mangiate … chi di me si nutrirà, vivrà per me ». ( 1 Cor 11,24; Gv 6,23 ), e per cui possiamo veramente « sentirci » secondo l'espressione dei Padri, « carne del Crocifisso » ( Pio XII, Mystici Corporis ).

Le forme della divozione al SS. Sacramento sono universalmente note, perché occorra descriverle; accenneremo alla visita, all'assistenza alla Santa Messa, alla Comunione, sotto l'aspetto del loro proprio spirito devozionale.

La visita

Considera l'Ospite del Tabernacolo, l'Amico, il Consigliere, il Consolatore, il Dispensiere delle grazie.

L'adorazione assume la forma d'un colloquio.

È un amore fatto di amicizia, d'intimità, di frequenza.

È nelle forme della cortesia umana.

Mi muovo di casa, per recarmi da Lui.

C'è l'attenzione del rispetto esteriore ( abito, gesto ) ed interiore ( preghiera ).

V'è il saluto, ( l'effusione dei nostri sentimenti, la concretezza d'un nostro dono offerto, o promesso, la fiduciosa attesa d'un suo dono, come un ricambio ).

Poi, l'addio, con il « prossimo » arrivederci.

Assume tutta la gamma dei sentimenti più fini e delicati.

Ma è soprattutto il ritorno e la comprensione all'amore di Colui « che ha posto le sue predilezioni nello stare con gli uomini » ( Pr 8,31 ), benché da molti - dai più, forse, - sia ignoto, od anche oltraggio.

È nota l'esclamazione di S. Alfonso, a questo proposito: « O povero Gesù, chi si ricorda di te? ».

Da notarsi che la visita, tranne opacità ed impedimenti, tende di per sé, a moltiplicare il ritmo della frequenza.

E ancorché, per necessità, od altro, queste siano numericamente non molte, l'anima sta rivolta verso « quell'incontro, che si prolunga così, giorno e notte.

Ne sembra retorica, una frase di questo genere: « Il mio cielo è il Tabernacolo », ch'è propria di queste anime, come a dire ch'esse non sono felici che nei brevi istanti - ed è sempre esiguo il tempo - della loro « visita ».

Il carattere familiare risulta anche dalle amabili « ingenuità » dell'infanzia, vorremmo dire: non è solo proprio del ragazzo, nei vari momenti della giornata, far visita a Gesù, per dargli il buon giorno …

La S. Messa

Non occorre dire ch'è l'atto più importante di tutta la liturgia cattolica.

Assistervi quotidianamente, dovrebbe essere l'aspirazione d'ogni fedele.

Sotto l'aspetto devozionale vale la spesa di sottolinearne lo spirito.

Esso nasce dalla certezza, che Gesù nel « sacrificio della Messa » offre ed immola non soltanto se stesso, ma tutti i fedeli, e in certo qual modo tutti gli uomini ( Pio XII, Mystici Corporis ).

Di qui, non soltanto la cura della perfezione formale nell'assistere al S. Sacrificio, - seguendo ad esempio su d'un messaline, - ma un'effettiva partecipazione sacrificale, la quale comporta a coscienza del compiersi « con noi » del mistero cristiano.

La Messa diventa il momento culminante e generatore dì tutta la spiritualità della giornata cristiana, intesa come una forma concreta, che nella Chiesa, continua la « missione redentrice » del Salvatore, e cioè il « suo sacrificio », nei vincoli, appunto, sacrificali, dell'obbedienza, ad esempio « Factus est oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis ». ( Fil 2,8 ); dei comandamenti e delle virtù.

« Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne, con le sue concupiscenze « ( Gal 5,24 ); della carità, che impone l'apostolato e la cura del prossimo « Nessuno ha carità, più grande di chi sacrifica la sua vita per i propri fratelli » ( Gv 13,13 ).

Così la celebrazione del S. Sacrificio assume effettivamente, anche per i fedeli, il valore d'un proprio rito sacrificale, che li immette nel grande sacramento di Cristo e della Chiesa.

Al massimo atto del culto cristiano, corrisponde la più alta e profonda concezione della fede, come azione attuale di Dio nel mondo, attraverso la Chiesa, ch'è l'organo soprannaturale anche per rispetto alle stesse forme contingenti della nostra vita quotidiana.

La devozione alla S. Messa non può ridursi ad una mera assistenza, anche formalmente perfetta e frequente.

Vuole una partecipazione diretta, in ordine appunto ai fini latreutici e sacrificali.

Anche la liturgia, che pure tiene ben distinto l'aspettò sacerdotale da quello riguardante i semplici fedeli, suppone ed invita espressamente a questa « complementarietà ».

Basti pensare all'Orate fratres, ut meum ac vestrum sacrificium acceptabile fiat ».

La divozione alla S. Messa è anche il vincolo esteriore dell'unione dei fedeli con i loro pastori, e in ultima analisi della Chiesa stessa.

Solo la Chiesa cattolica ha un sacrificio sacramentale in cui esprimersi ed identificarsi.

Il protestantesimo, ad esempio, che rifiuta la S. Messa, ha spezzato il vincolo obbedienziale ( libero esame ) e nega propriamente la fede; ha rotto il vincolo sacrificale della carne ( con il divorzio, ammesso da quasi tutte le confessioni ) e della penitenza ( col rifiuto della confessione, che sola garantisce il perdono ); s'è sottratto alla carità, ponendosi fuori della Chiesa, su posizioni razionalistiche, in fondo, e che mettono Dio alla mercé dell'uomo, - non potrà mai ritrovare la propria unità, neppure formale.

La S. Messa tocca tutti i gangli pili vitali del Cristianesimo, come ad esempio, la socialità.

Culto pubblico e sociale, comporta l'effettiva uguaglianza tra i fedeli, pur nel rispetto e rapporto delle reciproche mansioni.

È stato detto che la S. Messa è il compendio di tutto il Cristianesimo.

La devozione alla S. Messa è dunque quella cristiana per eccellenza.

Sola, infatti, ci raccoglie tutti nella grande famiglia di Cristo, ed alimenta e suppedita in noi le virtù teologali, sopraelevando « sacramentalmente » le stesse virtù umane, prudenza, fortezza, giustizia e temperanza.

La S. Comunione

Intimamente unita con la devozione alla S. Messa, la S. Comunione, accentua maggiormente la risposta all'invito di N. S. Gesù Cristo: « Accipite et comedite, hoc est corpus meum » ( Mt 26,26 ), con il desiderio d'avvivarsi di Lui, come quasi del suo abito e dei suoi costumi, per fare una sola cosa con Lui

Ha la sola limitazione del monito di S. Paolo: « Provi l'uomo sé stesso, e poi mangi di questo pane e beva di questo vino; poiché chi indegnamente s'accosta, si mangia e beve la propria condanna » ( 1 Cor 11,27.29 ), di cui è giudice il confessore.

Suppone una grande purezza di vita ed una certa abbondanza di grazia, tale e tanta è l'intimità del convito, tale e tanta la raggiante perfezione dell'Ospite divino.

Sono sue grazie particolari, con l'affievolimento della concupiscenza, la gioia del sicuro possesso dell'Amato e la certezza inconcussa d'una « comunione », personale con Gesù, anche dopo disciolte le specie eucaristiche.

Non sentirsi soli, nella vita e nelle sconcertanti avventure del proprio spirito!

Sentirsi anzi, sorretti da una gioia alacre, ch'è il segno quasi tangibile della sua presenza nell'anima.

Aver del mondo una visione serena, perché neppure il male impaura, se guardato con gli occhi di Dio …

È tutto un poema d'affetti profondi e sapienti, che attingono le realtà spirituali, per cui la vita ha il suo cielo anche quaggiù e le opere urgono quasi come la preghiera, così facile, così bella quando Egli prega in noi, con noi!

Non occorrerà neppure notare che la devozione alla S. Comunione non può limitarsi alla sacra mensa, ma si apre con facilità a tutte le forme culturali e devozionali eucaristiche, come l'Adorazione notturna, le Quarantore, l'Adorazione perpetua, le Processioni, la Benedizione …

Il S. Cuore

Un accenno solo, reso necessario dalla sua diffusione.

La Chiesa non ha certo impegnato la sua infallibilità sulle rivelazioni di Paray-le-Monial ( 1673 ); ma queste rimangono il fondamento storico d'un movimento devozionale da essa approvato.

In sostanza, il cuore, come organo dell'amore - come sede anche fisiologica di processi affettivi - s'identifica con la persona amata.

Così il culto interiore ed esteriore, che questa divozione da al S. Cuore di Gesù, non fa che porre l'accento sull'amore, anche umano, - umano come lo può essere nell'Uomo-Dio, - del Verbo Incarnato.

La base teologica di questa devozione è difatti l'Incarnazione del Verbo e l'amore di Gesù Cristo per gli uomini.

Sentiamo facilmente, i richiami del cuore, l'ingratitudine ci sorprende e ci offende.

La devozione del S. Cuore vuoi parlare direttamente al cuore dell'uomo, così, semplicemente; ma è come il compendio devozionale di tutto il Cristianesimo, almeno in ciò che ha di essenziale, l'amore di Gesù per gli uomini, e quello degli uomini per Gesù.

Molte sono le pratiche innestate su questa devozione, che vuoi essere di riparazione e di fervore.

Conosciamo « coroncine », « offici », litanie; ma universalmente note sono la Comunione del 1° venerdì d'ogni mese, la consacrazione delle famiglie, il mese del S. Cuore ( giugno ).

L'Apostolato della preghiera, ch'è una delle innumeri associazioni « votate » al S. Cuore, conta da sola 40.000.000 di iscritti.

La devozione al Cuore eucaristico di Gesù può considerarsi come una variante della precedente, con più intimo rapporto al supremo atto d'amore del Cuore di Gesù, che istituisce il Sacramento dell'Altare.

Le sono propri lo spirito di riconoscenza e di riparazione: sentimenti delicati, espressione di anime nobili e generose, per le quali l'inclinazione devozionale è spesso il tramite d'una ispirazione divina ad una vita prodigiosamente eroica ed amante.

( Continua )

Fr. Emiliano