Fra Leopoldo e il Crocifisso |
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La spiritualità di un Santo è la sua maniera di andare a Dio, di parlare di Lui, di trattare con Lui.
In una parola: la sua particolare maniera di rappresentarsi Dio.
Le diverse spiritualità nella Chiesa sono nate proprio da quei Santi che più originalmente, più personalmente hanno visto Dio, se lo sono delineato nella luce caratteristica di tratti particolari maggiormente consentanei alla loro sensibilità spirituale.
Pur mirando ad imitare tutto il Cristo e quindi non trascurando nessuna virtù cristiana, perché la perfezione è necessariamente globale, essi videro il Maestro attraverso quell'attributo che più meditarono, che più approfondirono, perché più istintivamente li attraeva, li entusiasmava, li conquistava.
Una particolare virtù di Cristo, un aspetto specifico Suo, prevalse, prese forma di autentico ideale, divenne la base e, per conseguenza, la caratteristica della loro santità.
Il Ven. Fra Leopoldo Musso ebbe una sua maniera di andare a Dio, di trattare con Lui: la sua spiritualità è letteralmente dominata da una visione unica: Gesù Crocifisso.
Domani che l'autorità della Chiesa sancisse il suo culto, non potrebbe mostrarlo alla pietà dei fedeli che accanto ad un Crocifisso, come del resto la sua iconografia attuale già lo sintetizza.
Fratel Teodoreto, scrivendone la vita, intitolò il suo volume « Il segretario del Crocifisso », così, semplicemente.
E colpì veramente l'essenza della sua figura, il motivo della sua vita.
Come giunse a questo deciso orientamento?
Giocano assieme, intrecciandosi mirabilmente, sottili e tenaci disposizioni naturali e carismatiche, contingenze solo apparentemente tali e fattori affatto determinanti.
Un primo accento deciso si raccoglie nell'anno 1887.
Fra Leopoldo era a Vercelli, cuoco della Famiglia dei Conti Arborio Mella.
Racconta nel suo Diario: « Ebbi in sogno una visione di Maria SS.ma: vidi la Vergine Addolorata in atteggiamento mestissimo con il capo nobilmente chino, e dolcemente mi disse: « Ricordati di ciò che ha sofferto mio Figlio ».
Parole materne di semplice invito ad una meditazione più assidua?
Intuizione, come solo le mamme hanno, di una particolare disposizione dell'anima del figlio?
Orientamento quindi? Certo hanno un sapore programmatico e in lui una ripercussione notevole.
La vita s'incarica successivamente di sottolineare comunque l'impressione.
Difatti, neanche due anni dopo, scoppia una persecuzione attorno a Fra Leopoldo, cuoco al Collegio Dal Pozzo, sempre di Vercelli.
Il Servo di Dio è colpito nella parte più delicata dell'anima, proprio in quella virtù a lui cosi cara, che aveva coltivato con tanta cura e che cercava di far amare da tutti, specialmente dai giovani.
Si tratta di un vero Calvario. Ebbene proprio il ricordo di ciò che ha sofferto Gesù, lo trattiene dalla ribellione, e lo immette più decisamente sulla strada del rinnegamento e del sacrificio, che dal Crocifisso è illuminata.
Dimesso dal Collegio Dal Pozzo dì Vercelli, sotto il peso tremendo dell'accusa infamante viene a Torino.
Passano alcuni anni. Sembrano tempi di attesa, come quelli di Francesco d'Assisi dopo l'umiliazione dei sogni di gloria infranti a Spoleto.
Ma, come Francesco, sente un richiamo.
E questo giunge da un Crocifisso.
Il suo « San Damiano » fu la chiesa di San Dalmazzo di Torino, dove spesso si recava a pregare e a servir Messa, perché sull'Altar maggiore dominava un grande Crocifisso che l'attirava.
Quel Crocifisso alla fine parlò chiaro: « Tra te e me, in avvenire, ci sarà una grande intimità ».
Non c'è più dunque solo una indicazione.
Qui c'è una vera elezione, che certamente ha trovato motivi validi nelle forme sempre più delineate che è andata prendendo la sua pietà.
Difatti ecco quanto dice il Servo di Dio: « Nel vedermi da Dio favorito, risolvetti di rimettermi interamente, anima e corpo, in Gesù Crocifisso, perché solo in Lui si trova la sorgente di ogni virtù ».
Il progressivo caratterizzarsi della sua vita spirituale è evidente anche solo da questi rapidi accenni; la vocazione successiva allo stato religioso compie l'iter e lo rifinisce anche nei dettagli.
Egli elegge l'Ordine Francescano perché è già francescano d'istinto, perché nella spiritualità francescana sente di poter vivere compiutamente il suo ideale.
È questo l'« avvenire » che lo vedrà in grande intimità con Gesù Crocifisso.
La spiritualità francescana, partendo da una concezione di Dio quale sommo Bene, vede Dio amore, che di amore vive, per amore crea, per amore si incarna e redime.
Ha perciò una sua particolare maniera di contemplare Cristo.
Lo vede come l'incontro dell'Amore Increato con l'amore creato.
Ed ha un modo particolare di amarlo.
Vede l'Uomo-Dio; preferisce considerarlo nella Sua santissima umanità, perché meglio lo mostra e quasi lo fa toccare, e impernia la sua pietà sull'Incarnazione e la Passione di Gesù, perché questi motivi parlano più umanamente, più dolorosamente, e quindi più efficacemente del Suo amore.
Fra Leopoldo assorbe avido questi princìpi, li assimila integralmente con naturalezza e, divenendo frate, diventa definitivamente il discepolo, l'intimo confidente, l'apostolo del Crocifisso.
Il Crocifisso di Fra Leopoldo
* * *
È appena in Noviziato. Nel Convento di S. Tommaso, dove compie l'anno di tirocinio, nel corridoio accanto alla sua cella c'è un Crocifisso.
Ogni volta che vi passa accanto, si ferma a guardarlo, deve fermarsi a guardarlo, a pregare.
Non è un capolavoro: ma è Gesù Crocifisso, l'« amabilissimo Signore Gesù Crocifisso », e un giorno che il P. Guardiano coglie il Novizio lì davanti, questi non si trattiene dal supplicarlo: « Quanto desidero quel caro Crocifisso! ».
L'ottiene, febbrilmente lo stacca dalla parete del corridoio, lo porta giubilante nella sua cella, lo colloca nel luogo più eminente.
« Quando sarò innalzato da terra, trarrò tutto a me ». ( Gv 12,32 ).
E Fra Leopoldo è soggiogato, avvinto, il Crocifisso è salito in cattedra, lui è il discepolo.
Ogni mattina è a scuola, per tempo alle quattro, e rimane in profonda adorazione fino all'ora della prima Messa, ordinariamente alle sei.
Alle dieci di sera, è di nuovo dinnanzi al suo Crocifisso e vi indugia di solito fino a mezzanotte.
Sono meditazioni, preghiere, adorazioni, che attingono presto toni di esaltazione serafica.
No, non si tratta di allucinazioni, di morbosità.
Si tratta di autentica pietà, che Gesù stesso indirizza e contiene, modera e dirige.
Il discepolo infatti annota gli insegnamenti: « Fa questo: qualunque umiliazione ti accada, sopportala volentieri senza far lamento, ma sii contento di farlo per mio amore ».
« … Preparati a sopportare disprezzi, calunnie, avversità, ma guardati dal far lamento; sii sempre silenzioso e in pace dentro di te, e prega ».
« … In qualunque luogo i Superiori ti vogliano, fa l'obbedienza con animo allegro ».
« … Mi servo di te, non t'insuperbire, tienti sempre umilissimo ».
Lezioni dure, insegnamenti impegnativi, l'abneget semetipsum, il follai crucem suam, che è l'acme dell'ascesi cristiana.
* * *
Ma Fra Leopoldo ama proprio questo ideale.
« Mio Dio Crocifisso, siate sempre l'amore mio » è la sua giaculatoria preferita, quella che inculca anche agli altri.
E poiché si sforza di imparare queste lezioni, diviene rapidamente il confidente intimo di Gesù Crocifisso.
Il « Diario » da lui lasciato ne è la testimonianza palpitante.
I dialoghi tra lui e il Crocifisso, ai quali per ora non si può dare che un valore umano, ma che però sono sinceri e semplici, ricchi di sapienza elevata e di esattezza teologica, rivelano un'intimità di rapporti veramente confidenziali.
Gesù lo conforta, lo sospinge, l'ammonisce, lo rimprovera, gli chiede persino se gli piace ciò che gli ha confidato, lo invita ad una comunione sempre più stretta, gli suggerisce opere più alte di lui e lo sollecita a realizzarle con amorosa insistenza.
Ci sono momenti di assoluta intimità, di vibrante tenerezza.
Ad un certo punto Gesù gli confida: « Voglio farti bello, innocente come un bambino di un anno! ».
Poi addirittura Gesù, dolcemente perentorio, ordina: « Segna, figlio mio: oggi venerdì 14 maggio ( siamo nel 1909, diciotto giorni dopo la Professione solenne ) è il più bei giorno di tua vita, perché il tuo Gesù Crocifisso, per le suppliche di Mia Madre Maria SS.ma conferma lo sposalizio dell'anima tua con me, tuo Gesù Crocifisso ».
Nozze mistiche dunque, cioè inebriante pegno e vincolo di amore per chi è stato amico, per chi ha raggiunto una vera fusione di mente e di cuore con l'Amato.
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La Divozione a Gesù Crocifisso in lingua giapponese
Imprimatur: Datum Sendai die29. Jan. A.D. 1956
+ Petrus Kobayashi Arikata Episcopus Sendaiensis
Non stupisce quindi che Fra Leopoldo non possa svestirsi di questa passione, di questo ardore, e, spinto anche da Gesù, divenga l'apostolo del Crocifisso.
Da principio sono giaculatorie che insegna a chi incontra, sono esortazioni sempre più accese di zelo agli amici.
Poi la passione che incalza, erompe meravigliosa, e lui, indotto fratello laico, detta la « Divozione a Gesù Crocifisso » quella preghiera adorante alle cinque Sacratissime Piaghe, che ha la cadenza di una classica preghiera liturgica.
Semplice e profonda, d'un respiro solenne e grandioso perché sullo sfondo del corpo martoriato di Gesù Crocifisso delinea a linee vigorose il Corpo Mistico del Cristo totale nella Chiesa militante, purgante e trionfante, questa « Divozione » ottiene presto l'approvazione dell'Autorità Ecclesiastica Diocesana e trova un'eco immediata di consensi nelle anime pie, perché scorgono in essa una spinta di santificazione.
Ripensiamo anche solo alla chiusa finale: « Gesù Crocifisso, avvalora queste preghiere coi meriti della Tua Passione: concedimi la santità della vita, la grazia di ricevere i Santi Sacramenti in punto di morte e la gloria eterna ».
Sono concetti impegnativi, sostanziali.
Fra Leopoldo, pieno di zelo, insiste perché la « Devozione » si dilati ovunque: « Esorto le anime pie di non mancare di fare questa Devozione; possono farla in qualunque luogo: in chiesa, in casa, specialmente nella loro camera prima di andare a riposo ».
Anzi, poiché per il Servo di Dio la Divozione a Gesù Crocifisso non deve essere una semplice recita meccanica delle formule, ma una penetrazione affettuosa nelle Piaghe Santissime dell'« Amabilissimo Gesù », invita caldamente tutti: « Domandiamo la grazia di fare con grande desiderio questa Santa Divozione, per fare riparazione di tante inique bestemmie che si scagliano contro la divina maestà di Dio, Gesù Crocifisso, e nel medesimo tempo mettiamo l'intenzione di adorarLo in tutte le Croci che sono nelle Chiese e nel mondo ».
È l'apostolo che abbraccia tutte le Croci del mondo e vorrebbe che tutte trovassero finalmente quel rispetto, quella venerazione, quell'amore che veramente merita questo augusto segno della salvezza umana e dell'amore sconfinato di Dio.
Ma non si ferma ad esortazioni generiche.
Eccolo appassionarsi a particolari organizzativi con il Ven. Fratel Teodoreto, che pensa di costituire una Associazione di giovani che nell'apostolato catechistico divengano gli adoratori e gli araldi di Gesù Crocifisso.
Fra Leopoldo prega il suo Crocifisso, implora lumi, chiede appassionatamente testimonianze di celesti favori, l'Associazione sorge, la « Divozione » viene approvata dal Papa Benedetto XV con autografo benedicente, la Sacra Penitenziaria Apostolica la fa stampare nel libro Preces et pia Opera, l'Unione Catechisti la diffonde nel mondo in milioni di esemplari.
A quarant'anni dalla morte di Fra Leopoldo Musso, la Chiesa indaga minuziosamente sulla sua vita, sulle opere che ha ispirato, su quanto ha scritto.
È santo questo povero frate cuoco, che manco i più vicini hanno sempre stimato ed apprezzato? La Chiesa, appunto, giudicherà.
È assodato comunque che Fra Leopoldo ha avuto una sua spiritualità, una sua personale maniera di andare a Dio, una sua visione di Dio.
Gesù Crocifisso domina la sua vita interiore, è il tema costante delle sue meditazioni, è il suo ideale di santificazione.
Il Crocifisso e il suo maestro; del Crocifisso vuole essere il discepolo così come ne diventa incontestabilmente l'apostolo.
È assodato pure che, entrato nell'Ordine Francescano, s'è trovato a suo completo agio nella spiritualità che quest'Ordine propugna, perché questa s'impernia tutta sulla Incarnazione e Passione di Gesù: dove il divino si congiunge all'umano, l'Amore increato incarna l'amore creato e lo rigenera alle altezze divine per cui fu fatto con il più grande sacrificio d'amore: la Croce.
Così è pavimenti certo che Fra Leopoldo, nell'alveo di questa spiritualità, ha raggiunto espressioni di pietà motto illuminate, molto avanzate, molto valide, pratiche, concrete, positive.
Nel filone luminoso della spiritualità francescana questo « Segretario del Crocifisso », questo discepolo e apostolo del Crocifisso, rimane pertanto degno continuatore di quel Santo che ebbe nelle sue carni le piaghe di Gesù Crocifisso.
p. V. Falco o.f.m.
La Sig.ra Bassi Maria in Tibaldi ringrazia Fra Leopoldo M. Musso per la guarigione di una scottatura al piede, per la quale lo aveva invocato.
In ringraziamento invia l'offerta promessa.
Bassi Maria in Tibaldi, Trigolo ( Cremona )