Le vie della Provvidenza |
B192-A10
Il fatto che stiamo per narrare è storicamente certo, riferito da testimoni oculari, anche se questi hanno dovuto mantenere l'anonimo per evitare rappresaglie.
Esso venne pubblicato all'Estero in più di un periodico, con il titolo: Cristo in redingote.
Fa parte del programma ateistico sovietico mettere in ridicolo tutte le manifestazioni religiose, oltre che, naturalmente, perseguitare in tutti i modi coloro che danno qualche segno della loro fede.
In un teatro di Mosca era stato annunziato con molta pubblicità un grande spettacolo, interpretato da un artista di fama nazionale, un certo Rostovchev, ateo militante.
Il teatro era gremitissimo, ma lo stato d'animo degli uditori svariatissimo, comunque impenetrabile: non è lecito pensare con la propria testa, bisogna uniformarsi al pensiero ufficiale.
Sul palco era stato eretto una specie di altare, ma in luogo dei candelabri sfoggiavano grandi bottiglie di liquore, vini e birra; invece di immagini sacre delle figure oscene e invece di sacerdoti degli ubriachi vestiti da preti e da monache, in atteggiamenti carnevaleschi e lascivi, che al ritmo di melodie liturgiche cantavano sguaiatamente delle canzoni equivoche.
Poi, avanzavano barcollando e con voce nasale parodiavano gli uffici sacri.
Il primo atto si chiuse con una danza sfrenata attorno a quella specie di altare: ecco la Chiesa del secolo XX.
Nel secondo atto apparve il Rostovchev, nella veste nientemeno che di Gesù Cristo.
Egli aveva in mano il Vangelo e doveva farne la parodia, leggendo il discorso della montagna e prenderne lo spunto per risate, motteggi, sguaiataggini, ecc. a cui anche gli spettatori dovranno partecipare.
In questo clima egli doveva soprattutto fare un commento che demolisse il mito di Gesù e dimostrasse la falsità del suo messaggio: Cristo era un povero illuso, ma egli potrebbe riabilitarsi aderendo a Carlo Marx e abbracciando l'ideale rivoluzionario.
Dal grottesco si passa al semi-serio …
Ed ecco che l'artista incomincia a declamare con voce ispirata: Beati i poveri, beati i miti, beati i puri di cuore …
Il discorso della montagna, nella società industriale del secolo XX è una enorme stonatura.
Il Cristo stesso ne è colpito e disorientato e proclama il suo fallimento.
Egli riconosce che la verità è nel comunismo, si batte la mano sulla fronte e poi con rabbia si straccia i vestiti e indossa la giacca e i calzoni alla moda: Cristo in redingote.
Così dovrebbe concludersi la rappresentazione.
Ma qui avviene l'imprevisto.
L'oratore, invece di interrompersi per fare i commenti blasfemi, secondo il programma, continua la lettura.
Il tono della sua voce è cambiato e il suo aspetto si è fatto serio ed egli continua a leggere fino alla fine con grande sentimento e rispetto, proprio come si legge in chiesa la parola di Dio.
Le parole del libro sacro l'hanno colpito, disorientato, anzi conquiso.
È accaduto a Rostovchev come a Saulo sulla via di Damasco?
Oppure è il Signore che ha voluto prendere in giro quelli che lo volevano mettere in ridicolo!
Certo lo spettacolo organizzato con intenzioni blasfeme si mutò in apologia del cristianesimo, in testimonianza, tanto più eloquente quanto più inattesa.
L'artista, terminata la lettura si ritirò rapidamente dal palcoscenico, mentre il pubblico, stupito e impressionato sfollava in silenzio.
Molti si facevano il segno di croce, dimostrando che in quella sera la religione aveva guadagnato molti punti nell'anima loro.
Del Rostovchev però non si sentì mai più parlare.