Celebrazioni del Fr Teodoreto nel 25° della sua morte |
B212-A2
La commemorazione ufficiale del 25° anniversario della morte del Fr. Teodoreto ebbe luogo Sabato 12 Maggio alle ore 18 alla Casa di Carità A. e M.
I numerosi intervenuti hanno potuto visitare la mostra illustrativa della vita e del messaggio del Servo di Dio, preparata con arte da Fr. Fulgenzio Baracco fsc, e quindi partecipare alla S. Messa concelebrata da:
Mons. Livio Maritano Vescovo Ausiliare di Torino
Mons. Giuseppe Garneri già Vescovo di Susa
Don Augusto Lajolo nipote di Fr. Teodoreto
Mons. Pietro Caramello Tribunale Cause dei Santi
Can. Giuseppe Ruota Curia Arcivescovile
P. Gabriele Navone S.J. Cappellano Istituto Arti e Mestieri
P. Alfonso Catanese O.S.M. Ex-allievo F.S.C.
Don Natale Fisanotti parroco di Gesù Operaio
Don Piero Martini parroco di N.S. della Salute
Don Giuseppe Vietto parroco di S. Vincenzo De Paoli
Don G.B. Arbinolo fondatore della Città dei ragazzi
Don Luigi Ballesio cappellano del Centro La Salle
Don Benito Rugolino cappellano della Casa di Carità
Don Domenico Gasparino S.D.B. Cappellano della Messa del Povero
Don Geremia Dalla Nora S.D.B. in rappresentanza dei Salesiani
Don Sergio Pierbattistì S. D. B.
All'omelia mons. Maritano ha sviluppato i seguenti pensieri, che ricaviamo dalla registrazione:
Dalle letture di questa domenica noi abbiamo il più valido spunto per una riflessione su Fratel Teodoreto e su quello che il Signore chiede alla sua Chiesa e al vero discepolo di Cristo perché svolga la propria missione.
« Diventate miei discepoli »: è l'obiettivo indicato da Gesù con cui si conclude il brano del Vangelo; e nella Prima Lettura ci è presentata la Chiesa che gode un momento di pace, ma che soprattutto è caratterizzata dalla fedeltà al Signore, in quanto si dice « cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo ».
La Chiesa, comunità di Gesù, non aggregazione voluta da uomini, non fondata sulla saggezza umana, non sulla sapienza di noi, povere creature, ma Chiesa di Gesù, voluta da Lui, « la mia Chiesa », edificata da Lui, « edificherò Io »; è Gesù Cristo che la costruisce a poco a poco, persona con persona, famiglia su famiglia, in una aggregazione che è pervasa, animata, sostenuta, guidata, alimentata da Dio stesso.
Ebbene questa Chiesa cresce, chiamata a svilupparsi e chiamata a diventare davvero il rifugio per tutti coloro che sono alla ricerca di verità, di amore, di forza morale, di speranza in un domani; ed è una Chiesa consolata dallo Spirito Santo.
Agostino dirà che passa tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio.
A che condizione questa Chiesa che noi componiamo è fedele a Gesù?
Noi troviamo la risposta appunto nella vita dei Santi, che è il miglior commento storico vivente, palpitante in mezzo a noi della Parola di Dio, che costituisce sempre non soltanto un tesoro di sapienza, ma anche una sorgente attuale di Grazia in quanto, nel momento in cui la leggiamo lo Spirito ci dispone a comprenderla, ad amarla, a volerla praticare, a gustarla, assaporarla sempre di più, a calarla nella nostra vita.
Ebbene, questa parola nella prima lettera di Giovanni ci dice qual è il comandamento.
Che cosa ci chiede Dio? Che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri.
Questa è in nocciolo la sostanza dei comandamenti di Dio.
Quale è il volere di Dio a riguardo di ciascuno di noi? Che ci incontriamo in Gesù Cristo.
Credere è affidarci a Lui, è accoglierlo come Egli si presenta: Figlio di Dio, Maestro, rivelatore a nome del Padre.
Credo in Gesù Cristo in quanto lo accolgo, in quanto amo la verità; e l'amore alla sapienza che Fratel Teodoreto ha testimoniato in tutta la sua vita non è altro che questa ricerca inesauribile, che non ha soste, perché questo amore che va avanti ci apre sempre una via più ampia alla penetrazione del mistero di Dio.
L'Amore alla verità è amore a Dio e, quando è seguito e accompagnato dall'impegno della vita coerente con quello che si crede, favorisce un approfondimento: se si ama, si comprende meglio, se si vive si riesce a penetrare più profondamente nel mistero del Signore.
Questa la via della sapienza che i Santi tutti hanno testimoniato, indipendentemente dal loro livello culturale e dalle loro prestazioni, alle volte umilissime, nascoste; ma furono e sono sapienti perché guidati da Dio, che è la sapienza stessa, perché legati a Lui da un affetto che non consente all'uomo di sbagliare in quello che è essenziale alla sua vita e alle sue scelte di esistenza.
Credere dunque è la via, accogliere Gesù Cristo come si è presentato, accogliere la sua opera; e l'opera principale di Gesù è proprio quella di Gesù Crocifisso e Risorto.
Di Fratel Teodoreto non possiamo non sottovalutare questa testimonianza così essenziale.
Non correre dietro ad aspetti secondari del Cristianesimo, ma puntare l'attenzione su quello che è centrale nella vita cristiana, su quello che è essenziale, che qualifica il Cristianesimo: un Dio tra noi, uno di noi, unito alla persona divina del Verbo per mostrarci quanto Dio ci ama e per mostrarci come si ama Dio e come si ama il prossimo, fino al punto dell'offerta totale, tutta la propria persona, l'intera vita per tutti gli uomini.
Queste coordinate di totalità, tutta la persona per tutti gli uomini, costituiscono un modello, un ideale proposto a tutti i credenti, mai pienamente realizzato certo da ognuno di noi, ma tale da indicarci una via sulla quale ognuno di noi può dire: « Ho della strada da fare, so qual è la strada, so da chi mi viene l'aiuto a percorrerla ».
Ecco la centralità di questa devozione a Gesù Crocifisso, che realizza proprio il senso vero della devozione: un votare se stesso, un donare la propria vita, che è la sostanza della vita religiosa, a Dio, sull'esempio di Cristo che dice « Non la mia volontà, ma la tua sia fatta ».
Non c'è un amore più grande di questo: il dare la vita per i propri fratelli, ed allora noi comprendiamo questa fede, sostenuta da una presenza viva, Gesù Risorto che opera in noi in questo miracolo della fede, questo fatto che supera le nostre capacità.
Noi non siamo dei credenti perché abbiamo fatto una scelta con la nostra volontà o perché con la nostra intelligenza riusciamo a vedere qualche cosa; siamo dei credenti soprattutto perché Dio ci chiama ad essere credenti, perché è un dono che noi riceviamo e questo dono, lo possiamo mantenere ed accrescere in noi a condizione che manteniamo ciò che Gesù ci dice nel Vangelo: « Rimanete in me ed Io in voi ».
L'esempio del tralcio è eloquente, tutti lo possono comprendere: « Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me ».
E quindi. Fratelli, abbiamo la diagnosi precisa di tutti gli insuccessi, di tutti i fallimenti, di tutte le illusioni della vita.
« Non porta frutto », l'ha già detto Gesù.
Non stupiamoci che molte cose non siano redditizie, non producano frutto ne per colui che agisce ne per gli altri che dovrebbero essere i beneficiari dell'azione.
Quando non c'è frutto sappiamo qual è la causa.
Non può far frutto da se stesso.
Se noi vogliamo essere soli e ripetere il più grave dei peccati, il primo ed anche oggi il più diffuso: l'autosufficienza, il dire basto da me, so da solo quello che è vero, quello che è bene, posso da solo quello che voglio, realizzo da solo con le mie capacità i miei progetti.
Se ricadiamo in questo peccato che fu il primo ed è oggi dominante come sempre: il grosso peccato di orgoglio di confrontarsi con Dio o addirittura di ignorare Dio, noi sappiamo il risultato, è fatale, non porta frutto; si cancella questa persona, tramonta, non lascia traccia, non incide su altri, non si rende utile agli altri, non agevola il cammino di una società, non illumina il cammino degli altri, non sostiene chi sta smarrendosi, non apre il cuore alla speranza di coloro che stanno già barcollando.
Di qui noi comprendiamo come l'intimità con Dio e lo spirito di preghiera « rimanete in me » è questo, è prendere coscienza che chi è battezzato è unito in una unione misteriosa, permanente, però strettissima con Gesù Cristo e mediante Lui col Padre per un dono che ci viene dallo Spirito Santo.
Prendere coscienza di questa unione stabilita nel Battesimo con un'attenzione che si prolunga e si puntualizza in tanti atti, in cui avvertiamo che Gesù è unito a noi; ci accorgiamo, badiamo a questo fatto che è fondamentale e non ci lasciamo distrarre da tante altre cose, mentre questa è l'attenzione principale della nostra vita, l'interlocutore abituale dei nostri giorni, l'accompagnatore di tutti i nostri passi, il sostegno nostro in tutte le difficoltà, l'illuminatore, il maestro di fronte ad ogni dubbio ed a ogni incertezza.
Prendere coscienza di questa comunione con Cristo è la grande scoperta della vita cristiana, il non essere più soli di cui parlava Gesù, ma essere sempre uniti al Padre.
Ora, attraverso tanti atti di pietà, Fratel Teodoreto ci ha mostrato che si perfeziona questa unione con Dio e quanto più si intensifica tanto più si è maestri, sia pur maestri derivati, sia pur portavoci, canali del grande unico Maestro che è Gesù Cristo.
Si ha qualche cosa da dire, si ha qualche cosa da dare, o meglio, si diventa strumento attraverso il quale Gesù dice. Gesù parla.
Gesù dona; che è il programma di ogni Apostolo nella Chiesa: non ostacolare la Grazia, ma favorirne il flusso in tutte le persone che ci avvicinano, consentire, attraverso la nostra persona, la nostra parola, il nostro contegno, a Gesù di irradiare la sua grazia sulle persone che ci circondano.
Questo è il segreto che coloro che hanno conosciuto Fratel Teodoreto hanno scoperto in lui; non doni di natura sono stati determinanti nella sua vita, non circostanze esteriori hanno caratterizzato la sua opera; la stessa intuizione di una opera quale quella che egli ha fondato, così provvidenziale nella Chiesa, così rispondente ai bisogni del tempo, non è pervenuta a Lui dalle risorse della sua natura, ma da questo rimanere in Cristo, cosciente che Cristo rimane in lui.
Sappiamo qual è la strada dunque, sappiamo qual è la condizione perché la nostra vita cristiana sia autentica e perché porti frutto.
Del resto, tutta la Catechesi autentica, quella svolta da Fratel Teodoreto come da ogni vero Catechista, è non insegnare delle conoscenze, ammaestrare arricchendo il patrimonio di intelligenza delle persone, ma un portare avanti l'intera persona incontro a Gesù Cristo, attraverso l'approfondimento di vita, di preghiera; un vero e proprio apprendistato alla preghiera, una crescita della preghiera con colui che prega, con i suoi problemi, con le sue difficoltà, con le sue esperienze nuove di famiglia e di lavoro.
Una preghiera che cresce con noi, che ci accompagna in tutti gli ambienti, che ci accompagna in tutti i problemi, in ogni difficoltà e in ogni gioia, in ogni momento della vita.
Questa esperienza di catechesi che è un condurre le persone a Cristo con l'aiuto, con la Grazia che viene da Lui, sfocia nel frutto di cui parla il Signore: il frutto della Carità.
Giovanni ci aveva detto che il comandamento è questo: che ci amiamo gli uni gli altri.
Ebbene qui sta il frutto che caratterizza il Cristianesimo, la vita cristiana profondamente vissuta; ed è l'obiettivo di tutta la vita di Fratel Teodoreto.
Questo il dono della Carità che comincia con l'umiltà.
Tutti i biografi di Fratel Teodoreto hanno sottolineato questo atteggiamento dell'umiltà.
É l'inizio, è la grazia dell'inizio.
Se non si parte di qui, non si va avanti nella vita cristiana.
Tutta la sapienza di antichi Padri della Chiesa, di Teologi, di Santi soprattutto, sta lì a confermarci che porre le basi dell'umiltà è garantire l'autentico fondamento all'edificio della vita cristiana fedele al Signore.
E allora non ci stupiremo di vedere Fratel Teodoreto un correttore tacito, severo, di tutto quello che è vanagloria, ostentazione, ricerca di sé, amor proprio.
Tutto questo è agli antipodi della vita cristiana, e l'antitesi stessa di Gesù Cristo, che si umilia, diventa schiavo e condivide la morte degli schiavi.
L'umiltà equivale a considerarsi piccoli.
Se si ha la saggezza, se si vedono le cose dal punto di vista di Dio, non si può fare un'altra scelta logica che quella dell'umiltà, di riconoscere la nostra esatta posizione, di coloro che hanno tutto ricevuto, che fanno quello che fanno di bene perché Iddio da loro la grazia di farlo, che possono attendersi il bene nell'avvenire soltanto da Dio.
Questa è l'umiltà che fa strada poi alla bontà, all'attenzione ai bisogni degli altri, al mettersi nell'animo dei giovani, dei ragazzi, ascoltarli, capirne i problemi, condividerne le ansie, essere vero fratello tra fratelli, anche tra fratellini più piccoli, per capire la loro vita col loro stesso cuore, mettendosi nella stessa lunghezza d'onda loro, in piena sintonia, in modo da poter ricercare assieme il medesimo Cristo.
Catechista non è uno che ha ottenuto tutto e comincia a dare in maniera paternalistica; è uno che segue Gesù Cristo, che è in marcia e che chiede l'aiuto alle persone che collaborano con lui e che sono a Catechesi con lui; chiede di essere aiutato lui stesso a progredire in questa crescita.
Allora è la grande opera di carità, la Catechesi che deve essere svolta, noi vorremmo, da tutti gli adulti cristiani, da tutte le famiglie, che deve essere svolta in particolare da coloro che scelgono questa missione come servizio principale della loro vita.
Di che cosa hanno bisogno soprattutto gli uomini di oggi per realizzare il disegno di Dio?
Se il disegno di Dio è di incontrare Dio, di vivere per Dio in Cristo Gesù, noi non li amiamo se diamo loro altre cose, ma non questa.
Non cerchiamo il loro bene, non siamo seguaci del vero servitore degli uomini, tutti gli uomini che è Gesù Cristo.
Se non diamo il bene portato da Gesù Cristo e non lo diamo con l'amore che Gesù sa infondere nel nostro animo; non con la simpatia umana nata da noi, non possiamo amare gli uomini compiutamente come li dobbiamo amare, ma è con l'amore che sa infonderci Gesù inviandoci il suo Spirito, l'amore che è proprio di Dio e che è stato riversato nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato donato.
Questo è l'amore autentico, a questa sorgente si attinge la vera vitalità dell'amore, un amore che non si lascia guidare da simpatie, che non cerca l'immediato successo, che non si ferma di fronte all'incomprensione.
Pensiamo all'incomprensione, superata da Fratel Teodoreto, di coloro che non condividevano la sua opera, lo criticavano, lo disapprovavano, cercavano anche di osteggiarlo.
Si superano queste difficoltà quando si ha la certezza, maturata nella preghiera, che un'opera è benedetta da Dio.
I lunghi anni trascorsi da lui prima di dar realizzazione alla sua opera, anni trascorsi nella preghiera, nel sondare in umiltà il volere di Dio, per non scostarsi mai da quello che il Signore vuole, indicano per ognuno di noi la strada per ritrovare la volontà di Dio e per essere veramente al servizio degli altri, non per fare quello che piace a noi, realizzare noi stessi come oggi si dice, magari a scapito del vero bene degli altri.
Possiamo realizzarci nella misura in cui realizziamo il piano di Dio su di noi, e lo realizziamo con la forza che ci viene da Cristo, sulla scia dei Santi, con l'energia che ci viene dallo Spirito Santo, nella comunità di Chiesa.
Così realizziamo noi stessi.
Non con un progetto individualistico di fare quello che a noi garba, a noi piace, risponde ad un disegno della nostra intelligenza, ma inserendoci nel disegno di Chiesa, accogliendo i doni che ci hanno portato fino al punto in cui oggi siamo giunti, lasciandoci purificare interiormente dallo Spirito Santo che, se siamo disponibili, non mancherà di liberarci da quanto vi è ancora di ricerca umana, egoistica di noi stessi nello stesso servizio agli altri, in maniera che questo servizio risulti più puro, più totale, aperto veramente a tutti, e sia un servizio che dona sì al lavoro, sì un apprendimento di ciò che è necessario per vivere, che ci garantisca sì il pane quotidiano, ma insieme non ci faccia dimenticare che non di solo pane vive l'uomo, e ci dia quell'altra realtà di cui vive l'uomo e vivrà sempre l'uomo, al di là dei confini di questa vita terrena.
Noi abbiamo bisogno che nella Chiesa fioriscano i veri apostoli come Fratel Teodoreto e siamo qui a celebrare l'Eucaristia per ringraziare Dio, ma per chiedere insieme la grazia ad ognuno di noi, anche con l'intercessione di Fratel Teodoreto e di tutti gli altri Santi, Educatori della nostra comunità cristiana.
Implorare questa Grazia, perché sappiamo educarci alla autentica fede, alla vera carità; sappiamo suscitare intorno a noi degli Evangelizzatori che portino non solo delle idee, ma una vita; che lascino scorrere questa vitalità che ci proviene da Gesù Cristo Crocifisso e Risorto, in piena fedeltà a Lui, sull'esempio della Vergine.
Ce lo ottenga la preghiera di questi Santi.
Noi con umiltà riconosciamo quanto ne siamo lontani, ma ravviviamo in questa Eucaristia il nostro desiderio di essere migliori e di essere fedeli al loro insegnamento.
Come già preannunciato, sabato 12 c.m. abbiamo celebrato il 25° della morte di Fratel Teodoreto.
Tutto si è svolto secondo il programma prestabilito.
Ci sono stati però due imprevisti molto piacevoli e confortanti.
Il primo è stato la presenza del Vescovo il quale ci aveva fatto sapere che sarebbe venuto, solo la sera prima; il secondo imprevisto è stato la grande affluenza di fedeli alla cerimonia, oltre naturalmente gli Ascritti con le famiglie al completo.
Deo gratias! Non immagina la mia gioia ( e quella degli amici ).
Il Vescovo, dunque, è venuto, ha presieduto la celebrazione dei Vespri insieme ai due sacerdoti zelatori, al Parroco e al Preposito, e ha tenuto l'omelia.
Dopo i Vespri ha parlato il Fratello Mario Presciuttini appositamente venuto da Roma, molto conosciuto anche nel Distretto di Torino, perché si interessa della catechesi e collabora con varie riviste.
Fratel Mario ha parlato un po' della vita di Fratel Teodoreto, ha illustrato gli inizi, gli scopi e le opere dell'Unione Catechisti, ha parlato del Movimento Adoratori, dello spirito del Movimento e dell'Unione che è lo spirito di fede e di zelo concludendo con l'invito che spesso ripeteva anche Fratel Teodoreto, l'invito cioè a farsi santi perché tutti siamo chiamati alla santità.
Io non so riassumerle in poche parole tutto il discorso di Fratel Mario, ma posso dirle che è stato molto seguito ed apprezzato da tutti ed è riuscito a farsi capire da tutto l'uditorio composto oltre che dal Vescovo e dai sacerdoti, anche da suore, da giovani, da ragazzi, da professionisti e soprattutto da gente semplice, da contadini, da donne.
Dopo il discorso di Fratel Mario ha preso di nuovo la parola il Vescovo, per esprimere la sua gioia di trovarsi in mezzo a noi, il suo compiacimento per le nostre iniziative, per esortarci a continuare nel cammino intrapreso, per assicurarci la sua benevolenza e la sua preghiera per la nostra perseveranza.
Ha anche manifestato il desiderio di venire a partecipare qualche volta ai nostri incontri di preghiera del sabato e infine ha esortato tutti a pregare perché il Movimento si diffonda non soltanto a Guardia ma anche in altri centri della Diocesi e soprattutto perché il Signore susciti qualche vocazione nella nostra Diocesi per l'Unione Catechisti.
C'è veramente da benedire e ringraziare il Signore, e da auspicare che i desideri del Vescovo si avverino S.E. ha poi distribuito personalmente le pagelline ai nuovi Ascritti.
Dopo la preghiera alle 5 Piaghe recitata con molta devozione, il Vescovo ha benedetto l'Assemblea col Crocifisso e la manifestazione è terminata col bacio al Crocifisso e con un canto.
Ho dimenticato di dirle che in chiesa abbiamo esposto un bel quadro di Fratel Teodoreto che mi procurai l'anno scorso a Torre del Greco e che esponiamo ogni sabato durante i nostri incontri.
V. D. C.
La commemorazione del Fr. Teodoreto ha avuto luogo anche a Catania, il 1° Giugno u.s. all'Istituto Leonardo da Vinci, per iniziativa dello zelantissimo Fr. Saturnino Ricci, in un clima di preghiera, che sarà tanto piaciuto al Servo di Dio.
Oltre al discorso commemorativo venne celebrata la S. Messa, con le confessioni e comunione generale e mezz'ora di adorazione con preghiere varie.
All'Istituto fiorisce anche un « Gruppo di preghiera Fr. Teodoreto » il quale, secondo il suo programma « non conosce vacanze », ma continua la sua attività intensa, individuale o a piccoli gruppi, nel periodo estivo.
Carissimi,
Vi ringrazio di cuore per l'invito fattomi di partecipare alla Concelebrazione Eucaristica nella ricorrenza del 25° anniversario del nostro indimenticabile e Santo fratel Teodoreto.
Fu mio Direttore dal 1920 al 1925 e la sua anima mi rimane scolpita nel cuore tanto che la sua immagine mi guida ogni giorno nel ringraziamento alla S. Messa, convinto che se il mio povero apostolato ha qualche efficacia lo debbo anche alle sue sante preghiere.
Quando andavo a trovare mio cugino Fratel Arcangelo non mancavo di far visita a Lui ormai anziano ed invalido.
Era per me una festa nel vederlo sempre sorridente e sereno pur nel travaglio della sua dolente vecchiaia.
Ora ci assiste dal Paradiso e ci aiuta a raggiungerlo.
Purtroppo la lontananza e gli impegni della giornata vigiliare mi impediscono di partecipare al fraterno raduno.
Sarò presente in spirito ed in quel giorno celebrerò la S. Messa per fratel Teodoreto per le sue intenzioni ed Opere e per la nostra Associazione.
Dio vi benedica tutti.
Sac. Secondo Falciola
Carissimo dr. Conti,
sabato prossimo, 12 Maggio non potrò essere con tutti gli Amici Lasalliani di Torino per la celebrazione del 25° della scomparsa di Fr. Teodoreto.
Avrei voluto presenziare e contavo di farlo; sono invece costretto a partecipare ad una riunione dei Presidenti delle Associazioni Cattoliche d'Italia.
Desidero egualmente essere vicino ai Catechisti dell'Unione in questa significativa celebrazione che rievoca la figura e le opere di fr. Teodoreto, che tutti speriamo di vedere presto nella « Gloria del Bernini ».
La prego di volermi considerare presente spiritualmente e di porgere a tutti i convenuti il più deferente saluto.
A lei ed ai Catechisti dell'Unione, il mio rinnovato, caloroso saluto.
Claudio Andreoli
( Presidente nazionale ex-alunni F.S.C. )
In questo 25° Anniversario della morte di Fratel Teodoreto, desidero ringraziarlo per tutto il bene che mi ha ottenuto da Gesù Crocifisso, per mio figlio.
Unisco una piccola offerta per la sua causa di Beatificazione e chiedo mi aiuti ancora, per una Grazia che mi sta a cuore.
Torino, 13 Maggio 1979
M. Bonomo