Crociata della sofferenza  

B216-A8

Anno XVII - Lettera N. 69 - Luglio 1980

Fratelli miei, rallegratevi perché siete uniti nel Signore.

Siate sempre lieti. Lo ripeto, siate sempre lieti.

Vedano tutti la vostra bontà. Il Signore è vicino!

Non angustiatevi, ma rivolgetevi a Dio, chiedetegli ciò di cui avete bisogno e ringraziatelo.

E la pace di Dio, che è più grande di quanto si possa immaginare, terrà i vostri cuori e i vostri pensieri uniti a Cristo Gesù. ( Fil 3,1-4,4-7 ).

Fratelli,

« Rallegratevi nel Signore, perché egli è vicino a quanti lo invocano con cuore sincero ».

Con queste parole il Papa Paolo VI iniziava l'esortazione apostolica sulla « Gioia cristiana » rivolta ai fedeli dì tutto il mondo il 9 maggio dell'Anno Santo 1975.

E con queste parole mi rivolgo a voi, fratelli e sorelle, che nel cammino di ogni giorno avete scelto di fare delle vostre sofferenze una offerta a Dio per le vocazioni sacerdotali e religiose.

Sono parole di speranza e di serenità: sono un invito ad uscire dallo stretto cerchio del nostro piccolo mondo, fatto di ansie, di dolori, di poche gioie, di monotoni avvenimenti per allargare il cuore ad una visione più grande, più confortevole; sono un invito alla gioia: « Rallegratevi nel Signore! ».

E questo non per fornire una evasione da noi stessi e dalle nostre preoccupazioni, ma per trovare un motivo di vera gioia: « Il Signore ci è vicino se lo invochiamo con cuore sincero! ».

La realtà che viviamo pare tenerci lontani da questo invito: non è certamente favorevole alla gioia ne la realtà del mondo in cui viviamo, né la realtà della nostra vita di tutti i giorni.

Non è una via facile quella che percorriamo, non è una via allietata da molti fiori: è una via difficile con molti sassi.

Il Papa che ben conosce questa realtà ne presenta gli aspetti negativi.

Ma in questa tenebra indica quale è la luce che può rischiararla: « La difficoltà di raggiungere la gioia ci sembra particolarmente acuta oggi.

La società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia.

Perché la gioia viene d'altronde. É spirituale.

Il denaro, le comodità, l'igiene, la sicurezza materiale spesso non mancano; e tuttavia la noia, la malinconia, la tristezza rimangono sfortunatamente la porzione di molti.

Ciò giunge talvolta fino all'angoscia e alla disperazione, che l'apparente spensieratezza, la frenesia di felicità presente e i paradisi artificiali non riescono a far scomparire.

É nel cuore delle loro angosce che i nostri contemporanei hanno bisogno di conoscere la gioia, di sentire il suo canto.

Noi abbiamo profonda compassione della pena di coloro sui quali la miseria e le sofferenze di ogni genere gettano un velo di tristezza.

Noi pensiamo in particolare a quelli che si trovano senza risorse, senza soccorso, senza amicizia, che vedono annientate le loro speranze umane » ( La gioia cristiana - I ).

Dove l'uomo di oggi potrà ritrovare l'energia necessaria per guardare oltre il velo di tristezza e per avere quelle risorse, quel soccorso, quella amicizia che facciano rifiorire le speranze umane?

C'è una parola di Gesù che il Papa ricorda, ed è una parola che ci lascia perplessi e dubbiosi, come tutte le altre espressioni dette da Gesù in questa circostanza: parole che solo la fede può rendere comprensibili e che, tuttavia, solo una serena e profonda analisi della realtà che viviamo può giustificare e rendere evidEnte.

Gesù proclama: « Beati voi poveri, beati voi che ora avete fame, beati voi che ora piangete … perché vostro è il regno di Dio, perché sarete saziati, perché riderete ».

Le affermazioni sono grandi e categoriche; non appartengono alla logica umana, o per lo meno alla logica della comune realtà.

Eppure se ben le analizziamo e se le confrontiamo, alla luce della fede, con l'esperienza che tanti hanno fatto e forse anche con la nostra stessa esperienza personale, dobbiamo convenire che, pur paradossali, sono una realtà in tanti casi.

Pensiamo a quei momenti in cui, per una particolare disposizione di animo, pur nelle più difficili situazioni, abbiamo aperto il nostro cuore a Dio: sicuramente vi troviamo momenti di serenità, di gioia, di accettazione che hanno reso meno pesante la croce che stavamo portando; e questo non perché la croce fosse alleggerita ma perché nel nostro cuore era entrata una nuova forza, una inspiegabile luce.

Nelle parole del Papa ritroviamo i due termini della situazione umana: da una parte i termini di una realtà deprimente che vanno dalla noia alla malinconia e alla sofferenza, dalla tristezza all'angoscia e alla disperazione; dall'altra parte c'è una serie di termini che parlano di piacere, comodità, sicurezza materiale, spensieratezza, frenesia di piacere, paradisi artificiali.

Su questo quadro di ombre e di apparenti e false luci, l'unica vera luce che serve ad illuminare il cuore dell'uomo è quella che Gesù ci propone, quella in cui i termini si capovolgono: si parla di povertà, di indigenza, di pianto, di sofferenza e vi si aggiunge la beatitudine del possesso del regno di Dio, la sazietà, il sorriso, in una parola vi si aggiunge la gioia.

Nel primo caso è lo stordimento che porta all'angoscia, nel secondo è la realtà del dolore che porta alla gioia.

É la Croce che porta alla Risurrezione.

Ma che cosa c'è nella Croce che può rendere così tollerabili le pene della vita?

Fratel Teodoreto ce lo dice: « Se la croce non è che la croce, essa non trova in noi che opposizione e orrore; ma se vediamo in essa Nostro Signore Gesù e Gesù Crocifisso, subito l'amore ha la sua ragione di essere e trova il suo posto: ciò che era impossibile diventa possibile ».

É così che lo sguardo si distoglie dalle sofferenze personali e quotidiane e si allarga ad una visione più ampia, più serena, una visione che dilata e riempie il cuore, lo esalta nella gioia: è la visione, la comprensione, l'accettazione dell'amore!

Un amore reale, possibile, raggiungibile da tutti.

Un amore di chiamata e un amore di risposta.

Dio mi ama! Mi ha amato fino a sacrificare il suo Figlio Unigenito per me.

Ma ama di amore grande, infinito, di amore di Padre, mi ama così come sono, con le mie manchevolezze, le mie debolezze, le mie infedeltà.

E aspetta. Aspetta che io accetti di essere amato prima ancora che io lo ami.

Sì, perché io posso rifiutare di essere amato, posso guardare altrove e non a Lui, posso cercare vana consolazione e falsa pace altrove e non in Lui, posso rifugiarmi nella mia sofferenza, chiudermi in me stesso piuttosto che aprirmi a Lui e rifugiarmi nelle sue braccia.

Invece di essere motivo di grazia, di maturazione spirituale, di progresso umano e cristiano la sofferenza diventa motivo di intollerabilità, di scontrosità, di ribellione.

E pur con questo atteggiamento la sofferenza non viene né alleviata, né attutita, né eliminata anzi, sovente, diventa causa di nuova più amara sofferenza: la sofferenza di chi è solo e si sente solo, di chi si macera nel suo tormento.

É la notte che non ha stelle, né luci: è l'angoscia, la disperazione.

Ma se la sofferenza è accettata nella luce di Dio diventa fattore positivo nella vita.

Ancora Fratel Teodoreto, che così ha vissuto le sue molte e gravi sofferenze, ci da questa mirabile testimonianza: « La sofferenza che raggiunge il cuore lo inclina verso Dio, apre nuove vie all'amore, all'abbandono, alla confidenza e nello stesso tempo porta alla carità verso il prossimo, alla comprensione delle sue pene e delle sue sofferenze, alla vera bontà dando a tutte le virtù una nuova forza, una maggior perfezione: quel compimento che l'aver sofferto aggiunge alla virtù ».

Così la sofferenza diventa risposta di amore e si trasforma in sorgente di gioia.

Questo è avvenuto in Maria Santissima e nei Santi.

Anche nei santi che vivono ancora accanto a noi, e ce ne sono tanti: anime che vivono la loro sofferenza, talvolta così grave, nella rassegnazione, anzi più ancora nella serenità, anime che sanno comprendere la sofferenza di chi le avvicina e sanno dare esempio e dire parole di conforto a chi ne ha necessità.

Nel rinnovare il nostro impegno di preghiera e di offerta di sofferenze per le vocazioni sacerdotali e religiose, proponiamo e sforziamoci, fratelli e sorelle, di servire Dio nella gioia e nella pace.

« Servi Dio con pace e gioia: ricordati che il nostro Dio è il Dio della pace: così esortava il Servo di Dio Fratel Teodoreto.

E ricordiamoci che la sofferenza, accolta con gioia e serenità, ci fa meglio comprendere chi soffre, chi è in crisi, chi ha bisogno di un aiuto della grazia, particolarmente tra le anime che a Dio si sono consacrate.

La Vergine Immacolata, aiuto e sostegno degli Apostoli, ci guidi e ci sostenga nella nostra missione.

Intenzione generale per il prossimo trimestre:

Per le anime consacrate che sono nella sofferenza, in crisi e hanno bisogno dell'aiuto della Grazia.

Intenzioni particolari:

Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenze le seguenti intenzioni che ci sono state raccomandate:

- le vocazioni per l'apostolato educativo

- le vocazioni catechistiche

- le intenzioni degli iscritti di Collegno: N.L.; di Torino: Sr. S.B., V.L; di Aci Bonaccorsi: M.S., P.R-, D.M.M. e A.. D.B.A., C.G.; di Vercelli: O.T.S.; di Vibo Valentia: B.G., C.S. in C., S.C., G.A., M.C., G.V.C.; di Pellegrino Parmense: M.V.; di Roma: M.S.; di Aci S. Antonio: R.A., D.M.C., R.G. e A.; di Mantova: A.E. per i famil'^ri; di Catania: C.G., A.G., A.D.P. per la guarigione dei suoi cari; di Pesare: P.P.C.; di Acireale: B.R., S.E.; di Poirino: B.N.; di Viagrande: T.A.; di Trecastagni: D.S.M.; di Mineo: C.A. e tutte le altre intenzioni della Crociata.

Ricordiamo nelle preghiere di suffragio:

- le anime buone di Fr. Fortunato Sesia, Fr. Rinaldi Felice, Fr. Marco Cellerino, Fr. Alipio Inganni, Fr. Eusebio Battezzati che spesero la loro vita per la gioventù

- le anime dei defunti di Catania: L.R.M.C., A. e U., la Mamma di V.R.; di Licata: V.S.C.G., M.A.; di Marina di Andora: G.R.; di Aci Bonaccorsi; J.S. e tutte le anime dei defunti della famiglia della Crociata della sofferenza.

Fate conoscere a persone particolarmente sofferenti nello spirito, la Crociata: è un'opera di apostolato anche questa.

Ricordiamo a questo proposito che la Crociata ha carattere esclusivamente spirituale: l'adesione non comporta nessun altro obbligo oltre quello della offerta settimanale delle sofferenze per le Vocazioni Sacerdotali e Religiose mediante la pratica della Adorazione a Gesù Crocifisso; inoltre richiede la recita di una « Ave Maria » per le intenzioni particolari raccomandate dal Centro.

É quindi un impegno da prendersi liberamente e coscientemente.

La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori!

La Presidenza