Fr. Teodoreto apostolo della perseveranza |
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Una delle preoccupazioni costantemente presenti nello spirito di Fratel Teodoreto è quella della perseveranza nel bene degli allievi delle scuole dei Fratelli.
Probabilmente egli vedeva molti allievi che, dopo essere stati esemplari nella scuola e nella vita cristiana, una volta usciti dall'ambiente protetto e caldo degli esempi e delle esortazioni dei Maestri Religiosi conducevano una vita dissipata e presto ridotta al vuoto.
Non erano mancate del tutto le iniziative di gruppi di perseveranza.
Nella scuola di Santa Pelagia, proprio quella in cui Fratel Teodoreto trascorse vari anni come Maestro e poi come Direttore, esisteva una bella organizzazione sportiva, la « Excelsior » fondata da Fratel Biagio e che doveva poi avere grande influenza nella fondazione dello C.S.I. ( Centro Sportivo Italiano ) dell'Azione Cattolica.
E certo però che i gruppi sportivi, pur grandemente benemeriti, raramente danno una solida formazione spirituale ai loro membri.
Fratel Teodoreto aspirava a un'opera di perseveranza che fosse un ambiente di maturazione spirituale e apostolica.
Questo gli appariva il frutto naturale della scuola cattolica.
Con queste idee era stato nel 1906 a Lembecq nel Belgio per il Secondo Noviziato.
Nel raccoglimento di quel centro di spiritualità, in cui si preparavano i Fratelli più promettenti, quelli che sulle aspettative dei Superiori avrebbero dovuto costituire i « quadri » dell'Istituto, egli meditò a lungo su una possibile soluzione di questo problema.
Arrivò a precisi progetti? Forse sì, ma non gli riuscì immediatamente di realizzarli.
Tornato a Torino, si rese presto conto che la situazione e gli spiriti non erano maturi.
I gruppi sportivi già esistenti avevano convinto molti fratelli che questa era l'unica forma possibile di attività post-scolastica che potesse agganciare gli allievi.
Un Fratello, pur fervente, a cui il Fratello Teodoreto aveva accennato il suo progetto, gli aveva risposto quasi sgarbatamente.
Altri consideravano le idee di Fratel Teodoreto su questo punto molto sante e molto … campate sulle nuvole.
Così Fratel Teodoreto attendeva l'ora della Provvidenza.
La Provvidenza non sembra aver fretta.
Essa rispose chiaramente ai disegni di Fratel Teodoreto 6 anni dopo, nel 1912.
Fu in quell'anno che il cammino di Fratel Teodoreto si intrecciò con quello di un'altra grande anima, il Servo di Dio Fra Leopoldo Maria Musso, un umile francescano del Convento di S. Tommaso in Torino.
Fratel Teodoreto conosceva da qualche tempo una « Devozione al SS. Crocifisso » che veniva divulgata da alcune zelatrici.
Si diceva che l'autore ne era un frate favorito di grazie mistiche straordinarie, che parlava familiarmente col Crocifisso: ma questo frate non voleva essere conosciuto e perciò non se né doveva dire né il nome ne la residenza.
Casualmente, come Fratel Teodoreto stesso racconta nella vita di Fra Leopoldo da lui scritta, partecipando a un funerale che aveva riunito numerose persone che praticavano la « Devozione », egli sentì accennare al Frate e al Convento di S. Tommaso e intuì che quel Fra Leopoldo era l'autore della « Devozione ».
Tentato di prendere contatto e trattenuto dal timore di violare un riserbo che si doveva mantenere, vinse ogni titubanza dopo aver recitato egli stesso la « Devozione ».
Egli parlò così con Fra Leopoldo, che intanto era stato incoraggiato dal Crocifisso ad accettare e continuare l'incontro.
Da quel momento Fratel Teodoreto sottopose a Fra Leopoldo e per suo mezzo al Crocifisso tutte le sue intenzioni e le sue iniziative, ricevendo precise direttive in ogni occasione.
Fu così che Fratel Teodoreto cominciò a diffondere la « Devozione », e in seguito a una chiara approvazione del Crocifisso riunì intorno a sé il primo gruppo di giovani, da cui nascerà a suo tempo l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.
A questo punto il filo del nostro racconto diventa un po' complesso: Fratel Teodoreto fonda quel gruppo di perseveranza che aveva a lungo vagheggiato, ma non se ne sente il vero autore.
Egli tiene a essere e a dirsi l'esecutore delle volontà del Crocifisso, manifestate attraverso il suo « Segretario », Fra Leopoldo.
Con una evidenza rara, qui Dio stesso appare la guida delle anime e degli eventi: gli uomini sono esecutori liberi e coscienti del piano di salvezza divino.
Inoltre il cammino della « Divozione al SS. Crocifisso », composta da Fra Leopoldo quasi sotto ispirazione divina, si intreccia con quello del nuovo gruppo apostolico fino a essere un'unica storia.
È il Crocifisso stesso che dipana la matassa delle competenze, indicando a Fra Leopoldo che tutto quanto riguarda la Divozione deve passare a Fratel Teodoreto e per lui ai Fratelli delle Scuole Cristiane.
« È mio desiderio che passi ai Fratelli delle Scuole Cristiane ciò che io ho cooperato per mezzo tuo » ( 18 gennaio 1915 ).
« La pianta della pia Unione dei Giovani e dell'Adorazione del SS. Crocifisso, voglio che rimanga ai Fratelli delle Scuole Cristiane … » ( 6 marzo 1915 ).
« Lascia che la corrente dell'opera di Dio vada veloce come fece finora; i Fratelli delle Scuole Cristiane nulla devono abbandonare … » ( 5 giugno 1915 ).
La devozione ebbe presto una grande diffusione in Italia e all'estero.
Nel 1944 si calcolò che erano state diffuse otto milioni di copie nelle 14 principali lingue del mondo.
Intanto il gruppo giovanile, iniziato con l'invito personale ai ragazzi migliori di varie classi, faceva silenziosamente la sua strada.
Ecco come ce lo descrive uno degli operai della prima ora, divenuto poi Presidente Generale: « Alle 20,30 incominciavano ad arrivare i Soci e fino alle 21 si chiacchierava fra di noi.
Non c'era neppure l'ombra dei giochi; ma quel giovani erano così gentili, così schietti, così saggi, che quella mezz'ora di conversazione aveva più attrattive di qualsiasi divertimento.
Un po' prima delle 21 arrivava Fratel Teodoreto e tutti si affrettavano da Lui.
Egli salutava uno per uno con un'affabilità lieta e rispettosa e una cordialità soave che conquideva tutti, si informava da ciascuno delle cose sue, diceva qualche breve parola e - poi incominciava l'adunanza, sempre sullo stesso schema: divozione a Gesù Crocifisso, conferenza, avvisi e comunicazioni varie, preghiere della sera.
La preghiera veniva diretta da Lui stesso.
Come si pregava bene! Come si sentiva che tutte quelle anime giovanili si elevavano veramente verso Dio! … ».
Questa era l'adunanza settimanale, che si teneva ordinariamente il sabato sera.
Oltre questa adunanza, si teneva ogni mese il Ritiro mensile.
Organizzato molto semplicemente nei locali stessi della scuola, o nella Villa di Pessinetto, o nella Villa del Collegio S. Giuseppe, poco lontano dal Monte dei Cappuccini.
Si evita con cura tutto ciò che possa minimamente far pensare a una scampagnata.
Si cura il silenzio, il raccoglimento, una piena disponibilità inferiore all'azione di Dio.
I racconti che abbiamo di questi Ritiri ci descrivono cose molto diverse da quelle che vediamo talvolta in certi Ritiri ben edulcorati: ma i risultati sembrano essere a tutto favore dell'austerità di cui allora si faceva gran conto!
Dal Ritiro mensile si passa poi agli Esercizi Spirituali annuali: « Nell'anno 1922 si organizzò un turno di Esercizi Spirituali chiusi, riservati a Catechisti.
Da allora si ripeterono ogni anno e costituirono il momento saliente dell'annata, il periodo delle grandi manovre, i traguardi di arrivo e di partenza nello stesso tempo.
Erano preparati con grande cura, con una settimana di preghiere e di adunanze preliminari, ed erano attesi più che le ferie, come il grande incontro con Dio … ».
Il gruppo maturava così in una intensa vita spirituale, animato dall'esempio e dallo zelo di Fratel Teodoreto.
Il grande salto, che ne avrebbe fatto uno dei primi Istituti Secolari della Chiesa, era un po' nell'aria, ma forse nessuno se ne rendeva chiaramente conto.
Ecco in proposito il racconto del Dottar Tessitore: « L'attività dell'Unione si svolgeva così, silenziosamente, tutta fondata esclusivamente sulla vita spirituale.
Ciascun Catechista esercitava il suo apostolato presso qualche Parrocchia, e ci fu periodo in cui molte Parrocchie di Torino, e alcune della Provincia, furono servite dai Catechisti; ma il sabato sera si trovavano tutti riuniti per l'adunanza, e il giorno del Ritiro escogitavano tutti gli espedienti per parteciparvi, senza pregiudizio dell'apostolato parrocchiale.
Molti giovani vennero all'Unione, ma non tutti perseverarono.
Attorno ad un nucleo sempre più affezionato, si muoveva una massa alquanto fluida, che continuamente si rinnovava.
Però il nucleo si andava confermando nella fedeltà al Fratel Teodoreto, nelle cui direttive riconosceva sempre più chiaramente le linee programmatiche della propria ascesa.
Gli anni passavano, e la scelta definitiva del proprio stato veniva rimandata o implicitamente risolta restando in quella condizione che garantiva la pace interiore e nutriva Ideali così semplici, ma così puri e così alti.
Qualcuno si sposava.
C'era nell'aria come un'attesa.
Sapeva il Fratel Teodoreto che rimaneva da salire un ultimo gradino, oppure attendeva anche lui che la Provvidenza manifestasse chiaramente i suoi disegni?
Sta di fatto che, nel 1925, Egli aveva riveduto tutto il Regolamento dei Catechisti e vi aveva incluso l'osservanza dei Consigli Evangelici.
Che cosa mancava ormai per un'autentica vita religiosa, se non i Voti?
Fu il Cardinale Gamba a fare ai Catechisti la rivelazione di se stessi e a dare al Fratel Teodoreto l'ultima indicazione per il compimento dell'Opera sua.
Una dozzina di Catechisti accolse immediatamente l'idea del Cardinale Gamba e si legò definitivamente all'Unione con i Voti Religiosi.
Era lo sbocco naturale di una lunga preparazione e incominciava un periodo nuovo, quello definitivo.
La Costituzione Apostolica « Provida Mater » avrebbe ancora tardato venti anni, ma l'Istituto Secolare dei Catechisti era ormai nato.
Un ideale di questo genere non era evidentemente a buon mercato.
I Catechisti erano pochi e il loro numero crebbe lentamente.
Fratel Teodoreto ripeteva: « Non dobbiamo preoccuparci se abbiamo pochi Soci; dobbiamo procurare di trovarne dei nuovi, a condizione che siano davvero buoni »
E aggiungeva: « Siano i beniamini del Signore, in quanto poche sono le Società come la nostra dirette, anche nelle minime cose, da Lui stesso ».
Fr. U. M.