Crociata della sofferenza |
B222-A10
« Sia fatta la tua volontà » ( Mt 6,10 ).
« Non sia fatta la mia, ma la tua volontà » ( Lc 22,42 ).
« Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto » ( Lc 1,38 ).
Fratelli,
« Sia fatta la tua volontà »: ecco un'altra richiesta che rivolgiamo a Dio nella preghiera del Padre Nostro.
E la ripetiamo sovente senza renderci ben conto di quanto chiediamo.
É quanto cerchiamo di fare in questo nostro incontro di riflessione.
Dire con sincerità: « Sia fatta la tua volontà » è difficile!
C'è un segreto per imparare a pregare: pregare molto con preghiere brevi.
Dire: « Padre » e poi fermarsi, dal momento che ci accorgiamo che non pensiamo al vero significato della invocazione: « Padre! » con tutto quello che comporta.
E allora ricominciamo: « Padre! ».
Dire: « Sia fatta la tua volontà » e poi sostare abbastanza a lungo per comprendere fino a qual punto ci auguriamo veramente che sia così o fino a qual punto questa invocazione ci indispone, ci ripugna, ci penetra dì paura, ci spinge a fuggire.
Tuttavia continuare a ripeterla sempre meglio: « Sia fatta la tua volontà ".
Lasciare che si calmi la sofferenza provocata da questo principio di sincerità.
E pregare ancora per giungere a pensarla del tutto, a desiderarla veramente.
« Sia fatta la tua volontà ».
Sì, perché non è facile dire con profonda sincerità e con convinzione a Dio: « Sia fatta la tua volontà ».
Saremmo più portati a fare nostra come preghiera spontanea quella di poter fare la nostra volontà.
Il nostro ideale in realtà, è di divenire sempre più padroni di noi stessi, del nostro avvenire, delle nostre possibilità, di essere sempre più sicuri di sé, autonomi, sufficienti.
E nel fondo del nostro spirito c'è persistente il pensiero che sapremmo noi come organizzare la nostra vita, come impostare la nostra attività, come disporre dei nostri beni spirituali e materiali.
Siamo talmente portati ad avere tanta fiducia in noi stessi e così poca negli altri che anche nei confronti di Dio usiamo lo stesso criterio.
E tentiamo sempre di fare la nostra volontà, illudendoci, col pensiero, di fare la volontà di Dio.
Ci costa demandare ad altri, sia pure Dio, di orientare la nostra vita.
Mascheriamo questa nostra condotta di vita contornandola di parole, di ragionamenti, forse anche di preghiere.
Ma stiamo attenti che Gesù ha detto: « Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli » ( Mt 7,21 ).
É questa l'unica posizione giusta dei veri figli di Dio.
Non possiamo credere di essere a posto solo con le parole, siano esse anche delle formule di preghiere: sono gli atti che contano.
Ricordiamo la parabola dei due figli: « Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: "Figlio, va' oggi a lavorare nella vigna".
Ed egli rispose: "Sì, signore" ma non andò.
Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso.
Ed egli rispose: "Non ne ho voglia", ma poi, pentitesi ci andò.
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? Dicono: "L'ultimo" ». ( Mt 21,28-31 ).
Sono episodi che riscontriamo così frequenti anche in noi.
A parole siamo così disposti a dire di sì, ma quando, il « sì » deve tradursi nella realtà della vita di tutti i giorni con tutto il cumulo di rinunce, di sofferenze, di fatica, di amarezze, di delusioni, quanto diventa difficile realizzarlo veramente!
Siamo convinti che ogni uomo deve portare la sua croce e siamo disposti teoricamente ad accettarne una, diventando anche ottimi consiglieri quando si tratta della croce degli altri.
In pratica troviamo tanta difficoltà a trovare e ad accettare quella buona per noi.
La croce che portiamo - salute, famiglia, impiego, riuscita, situazione - ci sembra sempre la peggiore, la più insopportabile, la più umiliante, la più noiosa.
Quella che portiamo « non ci doveva proprio capitare » e troviamo mille ragioni per preferire quella del vicino o quella che noi avremmo scelto se fosse dipeso da noi.
« Almeno quella è più … ».
Ne cerchiamo un'altra su misura, sopportabile, spirituale, forse anche, a nostro parere più utile a noi e agli altri.
E invece non abbiamo soluzioni e proprio quella croce che riteniamo la meno adatta è quella che ci tocca portare.
Ma non sarebbe più croce se ci riuscisse piacevole.
É croce proprio perché ci fa male là dove siamo più vulnerabili.
E quanti « se » la accompagnano: « Se almeno potessi fare … se almeno si risolvesse questa situazione … se almeno sapessi che serve a qualcosa … se … ».
Gesù nell'orto degli Ulivi ha visto, umanamente, dinanzi al suo spirito tutti questi « se ».
C'era anche forse il « Se almeno gli Apostoli più amati, partecipassero … se almeno gli uomini comprendessero … ».
Anch'egli ha passato una notte di sudore di sangue e di tristezza per poter accettare la volontà di Dio; anche a lui la croce appare pesante, dura da portare e prega: « Padre, se vuoi, allontana da me questo calice », ma subito aggiunge: « Però non la mia, ma la tua volontà sia fatta » ( Lc 22,42 ).
E accetta di bere fino in fondo il calice che il Padre gli porge, fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
Maria Santissima, per prima, ha accettato di morire a tutti i suoi progetti, lei che forse aveva sognato tutt'altra strada, tutt'altra vita di servizio di Dio.
Ha accettato per prima che la Redenzione si compisse come a noi non piace che si compia: nel sacrificio e mandando a vuoto i nostri piani, le nostre previsioni, facendoli fallire.
Maria disse: « Si faccia di me secondo la tua parola ».
Sia fatta la tua volontà: e Dio l'ha esaudita.
Con quale sacrificio! Cominciò subito: contrastata, umiliata, ferita.
Problemi, preoccupazioni, umiliazioni, solitudine, tristezza furono la vita di ogni giorno: soddisfazioni umane ben poche!
Ma Ella continua a credere e a cantare il Magnificat!
Crede che Dio è buono, che realizza grandi cose, che la sua misericordia si estende di generazione in generazione e il suo spirito esulta in Dio suo Salvatore!
Momento per momento, sempre, continua a credere che tutte le avversità sono le meraviglie che il Signore compie nell'umiltà, nel dolore, nella bassezza della sua Serva, fino al Calvario.
Là diventa completamente madre; dona tutto: ogni suo desiderio e pensiero si confondono con quelli di Colui che era suo figlio e suo Dio.
A Lei è applicata per prima la parola di Gesù: « Chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre » ( Mt 12,50 ).
Per partecipare alla famiglia di Gesù dobbiamo metterci nelle disposizioni di Maria, cantando il Magnificat, serenamente, non nella disposizione di chi pensa: « Poiché si deve compiere la volontà di Dio e non posso farci nulla, si faccia pure, Signore! ».
La rassegnazione servile non è secondo Dio, che ama il gioioso donatore.
Gesù non fu mai un rassegnato: « Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi! » e parlava della sua Passione e Morte!
Maria non fu mai una rassegnata.
« Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome! ».
Le grandi cose erano la sua partecipazione alla Passione.
La gioia del dono si chiama: Amore.
É necessario « Amare » la strada che Lui ci indica e lungo la quale siamo sicuri di trovarlo, preferire il posto scelto da Lui a quello che lasciamo.
E non ritornarvi più.
Dobbiamo credere e sperare contro tutto e contro tutti che Dio ci vuole amare, rallegrare proprio in quella situazione ove ci sentiamo prendere dall'angoscia e dalla paura.
Dio è forte e potente per compiere questo miracolo: restiamo lieti anche sotto questa croce.
Che cammino difficile, fratelli!
E quanta debolezza nel nostro incerto passo!
É inutile che facciamo finta di essere capaci noi, di accettare subito, bene e tutto!
Bisogna che ci aggrappiamo con tutta la nostra povera debolezza alla Sua forza.
Gemiamo, lamentiamoci, protestiamo sinceramente con Lui piuttosto che fingere un consenso non sincero al disopra delle nostre possibilità.
Siamo deboli, siamo bambini anche se con tanti anni, di fronte a Lui.
« Guarda, Signore, all'umiltà della tua serva! ».
« Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! ».
« Signore, anche i cagnolini si saziano delle briciole che cadono dalla mensa del suo padrone! ».
« Se solo riesco a toccare un lembo della sua veste, sarò guarita ».
« Signore credo, ma accresci la mia fede! ».
In questo atteggiamento Dio compirà grandi cose in noi.
A noi è chiesto di credere che le braccia del Padre sono aperte per raccoglierci al di là del nero fosso in cui ci troviamo a vivere.
Dobbiamo sentire questa vertiginosa confidenza, questo totale abbandono.
Essere capaci di lasciarci adoperare da Dio lungamente, lentamente, pazientemente.
Accettare il suo ritmo.
Così diventa concreta l'invocazione: « Sia fatta la tua volontà ».
Sarà la nostra offerta di amore per le anime che, chiamate o già consacrate, passano talvolta nel buio dell'incertezza e nel timore di una risposta decisa e generosa.
Per le nostre preghiere e per le nostre offerte rispondano a Dio con slancio: « Sia fatta, Signore, la tua volontà nella mia vita! ».
Ci aiuti e sostenga la Vergine Immacolata, la Serva del Signore!
Aiutaci, Signore, ad accogliere la tua Volontà con serenità e disponibilità.
Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenza le seguenti intenzioni che ci sono state raccomandate:
- le vocazioni all'apostolato educativo e catechistico;
- la perseveranza nella vocazione di un giovane che ha fatto la sua consacrazione al Signore;
- le intenzioni degli iscritti: C.A. - Q.G. - F.G. di Torino; S.A. di Coggiola ( VC ); O.T.S. di Vercelli per la sua famiglia; G.G. di Guardia Sanframondi ( BN ); P. e M. di Bra ( CN ); B.R. di Catania per i suoi parenti vivi e defunti; R.C. di Cittanova ( RC ) per la sua salute; G.A. di Acireale ( CT ); L.B. e M. di Enna; L.E.G. di Genova per un familiare e tutte le altre intenzioni degli iscritti alla Crociata.
Ricordiamo nelle preghiere di suffragio:
- l'anima buona di Suor Gabriella De Dona, fervente zelatrice della Adorazione a Gesù Crocifisso;
- le anime buone dei familiari di A.B. ( Catania ); di Enzo Cavaliere di Torino; della moglie di S.N. di Salerno; dei parenti di V.G. di Licata e tutte le anime dei defunti della famiglia della Crociata.
Fate conoscere a persone particolarmente sofferenti nello spirito, la Crociata: è un'opera di apostolato anche questa.
Ricordiamo a questo proposito che la Crociata ha carattere esclusivamente spirituale: l'adesione non comporta nessun altro obbligo oltre quello della offerta settimanale delle sofferenze per le Vocazioni Sacerdotali e Religiose mediante la pratica della Adorazione a Gesù Crocifisso; inoltre richiede la recita di una « Ave Maria » per le intenzioni particolari raccomandate dal Centro.
É quindi un impegno da prendersi liberamente e coscientemente.
La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori!
La Presidenza