La fede oggi |
B227-A1
Nei primi anni dell'Unione Fr. Teodoreto aveva concepito l'idea di pubblicare un bollettino che facesse conoscere gli ideali dell'Unione SS. Crocifisso M.I. da lui fondata recentemente, e l'attività dei suoi catechisti.
Ma da vero uomo di fede qual era non intraprendeva mai nulla senza accertarsi se le sue iniziative fossero secondo la volontà di Dio; e quantunque tutti i motivi per cui intendeva iniziare la sua pubblicazione fossero stati seriamente ponderati e umanamente ineccepibili, decise di consultare anche Fra Leopoldo.
Questi a sua volta si riservò, come sempre, di interrogare il Signore la notte seguente.
La risposta che poi Fra Leopoldo riferì al Fr. Teodoreto, a nome di Gesù, fu positiva, salvo che il Signore aveva cambiato il programma degli argomenti da pubblicare.
Fra Leopoldo presentò una serie di temi, il primo dei quali era « la fede che cade a poco a poco ».
I tempi erano duri e il popolo cristiano, già assai insidiato dallo spirito mondano, era minacciato nella fede e stava abbandonando, poco alla volta, le pratiche tradizionali della vita cristiana.
La più parte della gioventù frequentava le scuole laiche e non riceveva alcuna istruzione religiosa.
Oggi, alla distanza di settant'anni, dopo le esperienze tragiche di questo secolo e di fronte ai pericoli immensamente più gravi che minacciano l'esistenza stessa dell'umanità intera, stiamo constatando delle carenze di fede impressionanti e una decadenza dei costumi ( i due fenomeni sono strettamente uniti ) con manifestazioni, come quelle dei sequestri di persona e l'uso della droga, fino ad allora affatto ignote.
Anzi, oggi assistiamo ad un fatto che, salvo errore, è assolutamente nuovo nella storia: l'ateismo di stato, obbligatorio per tutti i cittadini, sotto pena di sanzioni gravissime. Il male si è acutizzato ed esteso.
Le persecuzioni contro i cristiani non sono mai mancate, come Gesù stesso l'aveva predetto, ma non nella forma odierna di radicale rifluito di ogni religione e di imposizione ufficiale dell'ateismo ad ogni persona, contro il diritto naturale più fondamentale della libertà di coscienza.
Si dice che il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, ma intanto le persecuzioni producono molte distruzioni.
Non tutti i cristiani sono degli eroi.
Le chiese libere devono aiutare quelle che sono in catene, specialmente con la preghiera e compensare il vuoto lasciato dalle vittime con una maggiore intensità di vita spirituale.
Da tutte le parti giunge ai fedeli l'esortazione di riparare al male che quotidianamente sale al cielo come un'ondata blasfema, e con l'intensità del fervore spirituale combattere la mediocrità, la tiepidezza, l'indifferenza che costituiscono ormai il clima generale.
I primi secoli della Chiesa furono caratterizzati dalle lotte furibonde contro le eresie: la Chiesa difendeva il suo patrimonio dottrinale.
Oggi è soprattutto la pratica della vita cristiana che manca e questo porta, come diceva Fra Leopoldo, al cadere, poco a poco, della stessa fede, nei paesi che godono della libertà religiosa.
Occorre quindi far leva sulla fede, anzi sulla vita di fede.
Chi legge il Vangelo non può non essere colpito dall'insistenza con cui Gesù parla della fede, esorta alla fede, esige la fede, lamenta la mancanza di fede e non manca di lodare coloro che danno prova di fede.
Un'umilissima donna del popolo, narra S. Matteo ( Mt 9,20 ) da tanti anni tribolata da un'emorragia, si fa largo fra la calca che attornia Gesù, con una viva fede e una grande speranza: « se riuscirò a toccare anche solo il lembo della sua veste sarò guarita ».
Una vita di sofferenze e di delusioni l'avevano orientata verso la ricerca di un medico ultra-terreno.
E la guarigione avvenne subito, proprio nel modo da lei previsto.
Anzi il Signore volle render pubblico il miracolo della sua fede.
Al contrario, quante volte Gesù rimproverò i suoi apostoli per la loro mancanza di fede: « gente di poca fede ».
E agli uomini di oggi che cosa direbbe Gesù?
É strana questa mancanza di fiducia in Dio, mentre tutto viene da Dio, e anche la vita ordinaria dell'uomo è fondata sulla reciproca fiducia, checché se ne dica, e malgrado i tradimenti e le delusioni.
Che ne sai tu della tua origine, se non hai fede in coloro che si dicono tuoi genitori?
E non t'accorgi che non puoi fare un passo senza contare sulla sincerità degli altri?
Quale prova ti da il venditore della genuinità di ciò che acquisti, il maestro, il professionista a cui ti rivolgi?
Dio invece è la verità assoluta, la bontà infinita, la potenza stessa.
Nella vita pratica Egli è come nascosto, e vuole che tu cammini alla luce della sua parola, in Spirito di fede, e che tutta la tua vita sia ispirata a questa fede.
« Senza la fede è impossibile piacere a Dio ».
« La fede », dice la S. Scrittura, « è sostanza di cose sperate, che non si vedono ma che sono ».
I nostri sensi non ci danno la conoscenza di tutte le realtà.
Quante scoperte furono fatte nell'ordine fisico, alla luce della pura ragione.
Ma nemmeno la ragione arriva a tutto.
Oltre un certo limite occorre l'aiuto della rivelazione e quindi la fede.
É questa che ci rivela il fine dell'uomo, il senso della vita, l'itinerario che, quali esuli in cammino, dobbiamo percorrere per giungere alla meta.
I principi sui quali impostare la vita sono essenzialmente due:
porre il proprio affetto nei beni di quaggiù, che danno immediato godimento e non richiedono alcun sforzo di rinuncia interiore: mangiamo e beviamo che domani morremo;
oppure, esattamente al contrario, rendersi conto che i beni di quaggiù sono effimeri, perché passano presto, e sono anche appariscenti, traditori, perché promettono molto e danno poco, e invariabilmente vengono meno assai presto, lasciano la bocca amara e il fallimento finale.
E perciò staccare da essi il proprio affetto e legarlo ai beni futuri, che richiedono fede nelle promesse e austerità di vita, ma non deludono, e danno più di quanto sia nelle aspettative.
Il primo modo, checché si voglia dire, è dei faciloni, che sono dei deboli, oltre che di cattivo gusto.
Il secondo modo è dei saggi, della gente seria e di buon gusto, che non teme la lotta e sa anche aspettare.
La loro speranza non delude, perché chi promette è Dio, ma anche nella lotta gustano le superiori soddisfazioni della verità e del bene.
Chi non ha fede non sa perché vive, ne dove vada, ne che cosa lo aspetti dopo l'esperienza terrena.
Se poi si considera che questa vita è più o meno una tribolazione, è ben triste la prospettiva di una vita priva di fede.
Invece chi ha fede ( « ma di quella » diceva un tale ) canta con S. Francesco d'Assisi: « tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto ».
Dio è fedele e mantiene le sue promesse, anzi le mantiene oltre ogni umana aspettativa: « ne occhio umano giammai vide, ne orecchio udì, ne mente umana concepì ciò che Dio ha preparato per i suoi eletti ».
Chi vive in questa speranza vive nella verità e nella gioia.
La fede non è solo aderenza a verità rivelate, ma anche coerenza di vita con queste verità, adeguamento ad essa di tutta la condotta.
Essa procede dalla mente che tutto giudica, anche nella vita pratica e concreta di ogni giorno, alla sua luce e ad essa conforma tutti i suoi atti.
É una mentalità nuova, che sostituisce al proprio naturale pensiero e al proprio naturale istinto il pensiero di Dio e la legge di Lui.
Quanto più è totale questa sostituzione, tanto più perfetta è la fede e si realizza quanto diceva di sé l'Apostolo Paolo: « non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me ».
S. Giovanni Battista de La Salle, da buon fondatore discende ancor più nei particolari pratici: « Vedere ogni cosa con gli occhi di Dio, tutto fare per Dio, tutto ricevere dalle mani di Dio » e quindi superare sempre la natura e l'istinto, anche nel bene.
Queste non sono norme per i preti e i frati, ma per tutti i cristiani che vogliono vivere seriamente la loro fede.
Una sera tardi D. Orione stava camminando verso casa a Tortona, dopo di aver predicato una novena a Pontecurone.
La strada era buia e deserta e il Servo di Dio procedeva pregando.
Ad un tratto un uomo esce dall'ombra e lo ferma: « lei è Don Orione? ». « Per servirla ».
« Lei mi conosce ». « Oh, no, io lei non l'ho mai visto ».
« Eppure ha parlato di me questa sera ».
Lei ci crede davvero a quello che ha d'etto? ».
« Diavolo! Ma sicuro che ci credo, con tutto il cuore ».
« Lei ha detto che uno potrebbe essere perdonato anche se avesse messo il veleno nella scodella di sua madre. Quell'uomo sono io ».
Il colloquio si concluse naturalmente con una assoluzione, che ridonò la pace a un disgraziato.
Ma chi aveva messo in bocca a D. Orione proprio quella frase?
Certamente lo Spirito Santo.
Ma anche il consueto ordine di pensieri del Servo di Dio, che viveva di fede, e la fede fa miracoli.
Dice l'Epistola agli Ebrei: « I santi per la fede hanno vinto i regni, praticarono la giustizia, videro realizzarsi promesse, turarono la gola ai leoni, estinsero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trionfarono sulle malattie, diventarono prodi in guerra, misero in fuga eserciti stranieri … si lasciarono torturare senza accettare la liberazione, nella speranza di un bene migliore, soffrirono torture … angustiati, maltrattati. Essi di cui il mondo non era degno … ».
« Anche noi dunque, circondati da sì gran numero di testimoni, sbarazziamoci da ogni fardello e dal peccato che ci impaccia e corriamo senza posa nell'arena che ci è aperta dinnanzi … fisso lo sguardo all'autore e perfezionatore della fede, Gesù … ».
Questa epopea di fede non è mai cessata nella Chiesa, anche se non fa più notizia, salvo qualche caso particolarmente eroico, come quello del P. Damiano De Weuster, l'apostolo dei lebbrosi.
Nel silenzio delle case religiose e nel nascondimento di tante famiglie, fra il tumulto del secolo e fra le occupazioni ordinarie della vita, e in tutti i ceti sociali quante umili esistenze umane vivono di fede: il bene non fa rumore.
Sono queste che mantengono viva la Chiesa e indirettamente garantiscono anche alla società civile l'ordine, la pace e il progresso in tanti settori.
Auguriamoci che questo esercito pacifico e silenzioso si dilati e si rinforzi e ciascuno dei suoi membri, con la grazia di Dio diventi sempre più forte nella fede.
La legge d'amore è una regola e una misura.
Essa indica un dovere, cioè la volontà, il desiderio, il beneplacito di Dio in noi e su di noi.
Essa comanda senza imporsi, sollecita rispettando la libertà.
É una legge che abbraccia tutto, che si estende a tutto senza nessuna eccezione e che informa tutto.
Non un atto, non una modalità di atto le sfugge.
Legge interiore, tutta intima dall'inferno e nell'interno.
Essa è moderata " un soffio ", " una brezza " ( Elia, 2 Re 17,13 ) un'ispirazione.
Essa non si fa sentire che nel silenzio, nel solo a solo con Dio « Condurrò l'anima nella solitudine e le parlerò al cuore » ( Os 2,14 ).
Legge d'amore: non di timore ne di dominazione.
« Dio non domanda all'anima che dell'amore » ( S. Angela da Foligno ).
L'amore solo Lo glorifica.
Essendo legge d'amore è la legge e la voce dello Spirito Santo il quale, nella SS. Trinità, è Lui stesso Amore sostanziale e personale, Amore santo e santificatore, Amore essenzialmente attivo e conquistatore.
Egli richiama e completa l'insegnamento del Verbo: « Quando non sarò più con voi, vi manderò il Consolatore.
Egli v'insegnerà ogni verità » ( Gv 16,13 ).
Esempio: il fatto della Pentecoste.
Nostro Signor Gesù Cristo aveva dato la verità ai suoi Apostoli.
Lo Spirito Santo mette nell'anima loro una fede nuova, cioè un modo nuovo, divino di capire, di conoscere, una specie di rivelazione personale delle verità della Rivelazione esteriore, creando una convinzione intima, luminosa, conquistatrice.
Lo Spirito Santo, operando sempre per illuminazione dello spirito e mozione della volontà, sa, pur traendo le anime nel senso unico della vocazione, tracciare a ciascuna la sua via particolare, aiutarla a camminare in essa sempre più sicuramente, allegramente, costantemente.
Sopra un tema fondamentale e unico, lo Spirito Santo da ad ogni anima la sua ripetizione particolare.
Modo d'agire abituale e ammirabile degno essere conosciuto, meditato, imitato.
« Legge scolpita nei cuori » con caratteri profondi, indelebili, non solamente nelle intelligenze per rischiararle, ma nei cuori per muovere la volontà e creare quel « cuor nuovo » che riempito dell'amar di Dio fa « l'uomo nuovo ».
« L'amar di Dio è stato diffuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, il quale è stato a noi dato » ( Rm 5,5 ).
In conclusione questa legge è la voce e l'azione dello Spirito Santo che determina la grande chiamata iniziale della vocazione in generale, che continua precisando con una successione di chiamate particolari, frequenti, perfino incessanti verso una santità sempre crescente nella fedeltà, nell'unione e nell'amore; chiamate tanto più esigenti e assolute quanto più la risposta è docile e generosa, aumentando sempre in liberalità e in abbondanza di grazie.
Fr. Teodoreto