La spiritualità coniugale in Gesù Crocifisso |
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La spiritualità trascende la teologia, poiché oltre alla conoscenza delle verità rivelate da Dio, ci pone in diretto dialogo con Lui, ci avvia alla Sua contemplazione.
Si tratta quindi, da parte nostra, non solo di sentire ed apprendere, ma di compiere un lavoro di assimilazione da tradurre nella vita.
Riferendoci al Crocifisso, ci poniamo nel vertice della spiritualità cristiana, poiché abbiamo la rivelazione dell'infinito amore di Dio.
La spiritualità coniugale, procedendo dal sacramento del matrimonio, ci colloca in questo amore di Gesù Crocifisso prendendo come punto di avvio e di riferimento l'amore degli sposi in Cristo Gesù.
Infatti gli sposi che si amano in Lui sono segno dell'amore che Gesù ha per gli uomini.
Gesù è mistico sposo delle anime, ha dato la piena effusione di questo amore sulla croce.
Il sacramento del matrimonio rende gli sposi araldi, testimoni di questa realtà, in primo luogo tra loro stessi, e poi al mondo.
Non sarà mai sottolineata a sufficienza tale realtà, che San Paolo chiama " grande e misteriosa verità " ( Ef 5,32 ), in virtù della quale la nostra vita matrimoniale può diventare, solo che lo vogliamo, un perenne atto di culto a Dio, una continua opera di apostolato.
Questo salutare effetto di elevazione a Dio deve valere in primo luogo nella stessa famiglia, tra gli sposi vicendevolmente, e verso i figli.
Questi vedendo l'amore reciproco dei genitori, e l'affetto che questi hanno per loro, dovrebbero essere facilitati a comprendere, quasi a percepire l'amore di Dio.
Teniamo presente che uno degli strumenti di diffusione del cristianesimo, sin dai primi tempi, è costituito proprio dalla vita di fede, dalla spiritualità delle famiglie.
Il confronto con la Parola di Dio ci aiuta a meglio comprendere e a più intensamente vivere questa realtà.
Dal libro di Osea emerge, tra l'altro, l'idea della fedeltà di Dio per gli uomini, anche a fronte della loro infedeltà.
Così gli sposi devono dare testimonianza di questa fedeltà, attraverso la costanza del loro amore.
Non si tratta solo di una fedeltà morale, ma di ordine esistenziale e di fede.
Il desiderio degli sposi va commisurato all'essere veramente un cuore solo e un'anima sola, sia nel tempo che nell'eternità.
E questa fedeltà si forgia in Dio, e a Lui richiama.
I figli, sperimentando la fedeltà dei genitori nel loro amore, e nell'amore di Dio, non possono non intuire la presenza di Dio, tanto il Signore è tenuto presente nella vita di papa e mamma.
Consideriamo che la fedeltà tra gli sposi è così intensa, ove sia praticata, che sopravvive anche alla morte, sicché chi è vedovo può ancora vivere la spiritualità nuziale.
Nel Nuovo Testamento queste tematiche sono approfondite nella parola e nella stessa persona di Gesù.
Un apporto fondamentale per la rivelazione del nostro modo di essere in Cristo, per vivere e per esprimere l'amore per Lui, lo abbiamo nelle beatitudini ( Mt 5,3-12; Lc 6,20-23 ).
Beatitudine significa gioia, serenità, basata sulla fede in Dio e sulla gloria di Lui.
È da esse che dobbiamo trarre le motivazioni di fondo della nostra vita.
Viceversa se confidiamo solo nei beni materiali, se crediamo solo nella salute ( come quando affermiamo, secondo il modo di dire, « basta che ci sia la salute » ), se riponiamo ogni sollecitudine nella giovinezza, nei soldi, e in simili beni, allora dobbiamo riconoscere che in noi c'è una dose di ateismo.
Il discorso di Gesù sul perdono, sulla castità dei pensieri, sul desiderare la volontà di Dio, sulla mansuetudine, sull'amore dei nemici, ci deve interpellare nel profondo, deve essere la segreta aspirazione dei nostri cuori.
Le beatitudini sono l'esigenza vitale del Regno di Dio, e vanno vissute anche nella loro specificità per gli sposi.
In questo modo potremo seguire Gesù da vicino, essendo marito e moglie, e pur tra le vicissitudini della vita.
Ma occorre che gli sposi, prima tra loro e verso i figli, e poi verso gli altri, siano dei miti, dei misericordiosi, si considerino veramente poveri di fronte a Dio, perché confidano ed hanno il cuore riposto solo in Lui, siano autenticamente compassionevoli, vivano la castità coniugale, non si sentano minorati nell'umiliazione, conservino il germe della gioia in Cristo nella tristezza, siano costruttori di pace e non demolitori nella discordia.
Occorre modellare la vita coniugale a questi valori di vita eterna, non mancando di esaminare gli aspetti per i quali la nostra sensibilità di fede sia meno efficace, in una generosa e serena tensione di perfezione.
Vivere il matrimonio alla luce delle beatitudini è consacrarsi a Cristo Gesù, imitandolo nella sua offerta sulla croce.
Consideriamo che il cristiano è, in virtù del battesimo, un consacrato.
Il matrimonio propone e consente di realizzare questa consacrazione nella reciprocità di vita di fede della coppia.
Ma tale consacrazione va vissuta, e non lasciata come un germe che non si sviluppa nel nostro cuore, e ciò per rispondere alla chiamata di Dio, per fare fruttificare i suoi doni, per ottenere la pienezza della gioia in Gesù.
V. M.