Due centenari |
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Il capitano di stato maggiore poi sacerdote Francesco Faà di Bruno fondatore delle suore minime del suffragio
Serve la Santa Messa a Don Bosco nella cappella di S. Francesco di Sales ( Oratorio di Valdocco in Torino )
Uno dei fatti che ultimamente ha avuto eco in tutto il mondo, nonostante il fracasso di tutti gli eventi e commenti e lamenti, è il centenario della morte di S. Giovanni Bosco.
Non solo a Torino e in Piemonte e nell'Italia intera, ma in tutte le partì del mondo, giacché i suoi discepoli, Salesiani, collaboratori e ammiratori sono ormai dappertutto, con le loro opere apostoliche.
E fra questi ci sono anche i membri dell'Unione Catechisti, a titolo di Cooperatori Salesiani.
Infatti il nostro Fondatore, Fr. Teodoreto, un giorno si recò personalmente dal Superior Maggiore dei Salesiani e glie ne fece richiesta, ottenendo senz'altro la concessione che tutti i membri del nostro Istituto Secolare all'atto della loro consacrazione catechistica divenissero anche Cooperatori Salesiani.
Dunque abbiamo pure un motivo specifico di celebrare questa eccezionalissima figura che tanto onore riverbera sulla Chiesa e sulla sua patria e di cui è così luminoso e fecondo il messaggio.
Si è già detto e scritto ampiamente in questa occasione e parrebbe forse presunzione voler aggiungere ancora qualche cosa.
Eppure una parolina piccola piccola ci pare di poterla e di doverla dire anche noi, ponendoci naturalmente dal nostro punto di vista: siamo catechisti ed ammiriamo sinceramente la catechesi di D. Bosco, tanto diversa nello stile e tanto identica nel contenuto da quella lasalliana.
A ben considerare però, più che lo stile è l'ambiente in cui si svolge che fa la differenza e influisce sui modi delle due scuole.
Non abbiamo intenzione di fare dei confronti: vogliamo solo richiamare l'attenzione su di una caratteristica del santo piemontese e trasmessa largamente ai suoi discepoli: la sua amabilità. ( Malgrado la nomea di orso che godono i subalpini ).
Non è un particolare trascurabile, che presuppone il dominio di sé e l'uniformità di carattere.
È proprio questa amabilità che attraeva i giovani verso D. Bosco, e li disponeva ad aprirgli il loro cuore.
Egli citava un celebre detto di S. Francesco di Sales, secondò cui attira più mosche una goccia di miele che un barile di aceto e a questo Santo aveva addirittura intitolato la sua Congregazione.
Chi vuoi farsi strada nell'animo giovanile deve ricordare questa legge naturale, specialmente oggi.
Ma è inutile portar vasi a Samo.
Si ricordano queste cose solo per onore di chi ne fu assertore in tempi assai diversi dai nostri.
A conclusione di queste poche righe ci permettiamo di suggerire la lettura di una bella biografia di D. Bosco e a chi l'ha già letta di leggerne un'altra, di diverso autore: ce ne sono tante.
Ma una vera biografia, non uno dei tanti fascicolati che furono preparati per l'occasione.
Sarà una lettura non solo spiritualmente giovevole, ma di grande interesse e di riposo all'anima.
E non dimentichiamo di pregare il grande santo affinché ci ottenga l'abbondanza del suo spirito e le grazie attuali che rendono efficace il nostro lavoro apostolico e la nostra preghiera quotidiana, pure in mezzo ai tanti disturbi della società di oggi.
Anche ai Servi di Dio ( o meglio alla loro causa ) può capitare qualche intoppo, per esempio la concorrenza di altre cause di beatificazione.
È una difficoltà che si incontra raramente, ma pure si incontra a Torino, dove i nomi di D. Bosco e del Cottolengo risuonano così forte che non si riesce più a sentirne altri.
A parte gli scherzi è verissimo che una causa come quella del Ven. Francesco Faà di Bruno in qualche altra Diocesi avrebbe ben maggiore risonanza.
Tuttavia, anzi, particolarmente per questa ragione ne dobbiamo parlare anche qui, convinti che non sarà stato superfluo.
Si tratta di un Servo di Dio che ha fatto un gran bene in questa vita, e ne può fare ancora di più adesso che è al cospetto di Dio.
Egli era un ufficiale dell'esercito sardo-piemontese, che non fu mai sordo alle necessità sociali anche quand'era sotto le armi.
Ma a cinquant'anni suonati, spinto dalle necessità delle opere che aveva fatto sorgere e dirigeva, e anche consigliato ed esortato da molti si fece ordinare prete.
Un problema vivissimo di cui era testimonio e che lo angustiava da molto tempo era quello delle ragazzine che dalle campagne, afflitte dalla carestia, affluivano in città, in cerca di qualche famiglia dove andare a servire.
Erano ancor quasi bambine, e avrebbero dovuto andare a scuola, non conoscevano nessuno ed erano alla mercé di tutte le disavventure.
Il marchese Faà dava il suo aiuto in tutti i casi che gli si presentavano, ma presto si rese conto che non bastava più l'aiuto spicciolo privato, occorreva un intervento più ampio e organizzato.
Il concetto di assistenza sociale da parte dello Stato doveva ancor nascere.
In quella situazione egli lesse un segno e un invito della Provvidenza e si mise senz'altro a disposizione, prima con la semplice attività personale e poi con l'ausilio di istituzioni da lui stesso organizzate.
Intanto lui cercava per ciascuna bambina un posto di lavoro e non le abbandonava nemmeno quando erano collocate, ma le assisteva e se necessario interveniva e magari, le ritirava e cercava loro un altro posto.
Ve la immaginate, cari lettori, la consolazione di quelle bambine nel vedere che c'era un altro padre, più premuroso, che pensava a loro? da cui potevano sempre andare per raccontargli tutte le loro difficoltà e sperarne un aiuto?
Fondò poi una Congregazione di suore a cui affidò quella popolazione giovanile, la più debole che ci può essere, e così rese stabile la sua opera.
Chi la volesse visitare per meglio conoscerla può andare in via S. Donato 31, Torino e potrebbe ammirare la bella e grande chiesa dedicata a N.S. del Suffragio ed ammirare anche l'elegante ed originale campanile, tutto opera del Ven. Faà di Bruno, che era pure un geniale architetto.
Il Venerabile Servo di Dio di cui parliamo meriterebbe una illustrazione ben più completa, ma ci dobbiamo accontentare di questi pochi cenni, e chi desiderasse saperne di più ( che ne varrebbe la pena, ed è lo scopo per cui ne abbiamo parlato qui ) può rivolgersi alla Sede della sua opera.