Crociata della sofferenza  

B269-A7

Anno XXXII, lettera n. 119 giugno 1996

La sapienza della Croce

Riflessioni del ven. fr. Teodoreto

« Sfolgora il sole di Pasqua risuona il Cielo di canti esulti di gioia la terra »

Sorelle e fratelli,

Sono queste le parole di un inno del tempo pasquale con il quale la Chiesa esprime la sua gioia e inneggia al Cristo, suo Signore, per la sua vittoria sulla morte.

Le piaghe aperte di Gesù, sanguinanti e gloriose, testimoniano questa sua vittoria e gridano l'amore di Dio per gli uomini.

La gloria di Cristo è il frutto di quell'amore così grande per il quale Egli ha presentato le proprie membra ai carnefici per essere flagellato, crocifisso e morire per noi.

La gloria di Cristo trae origine dal suo annientamento per amore, da ciò che Egli ha patito per noi.

Ogni sofferenza, se accettata con amore, è sorgente di gloria.

La vita terrena, come tutti ben sappiamo, non è priva di sofferenza, ma Gesù ci assicura che né le sofferenze della vita, né la morte che tutti accomuna avranno l'ultima parola, perché Lui è risorto, e in Lui anche noi risorgeremo.

Nella vita nuova in Dio, nella vita di risorti, non ci saranno più né sofferenze, né pianto, né morte: Dio sarà tutto in tutti, e noi lo conosceremo come Egli è … e saremo rapiti dalla sua bellezza, e pieni di stupore per l'infinita sua grandezza, per l'amore, la gioia, l'armonia e la luce che da Lui promanano.

Tutto ciò è possibile perché Gesù con il suo sacrificio ha sconfitto l'origine delle sofferenze e della morte, cioè il peccato.

Ma questo non basta per essere salvati, non veniamo salvati automaticamente, occorre desiderare di essere salvati e lasciarsi salvare da Gesù; occorre dare a Lui i nostri peccati perché li distrugga e ne disperda la polvere infetta.

Non tutti purtroppo permettono a Gesù di farli creature nuove, molti preferiscono rimanere totalmente indifferenti a Dio e ai fratelli, chiusi nel loro egoismo, adagiati nei loro peccati.

Sono coloro che lentamente distruggono se stessi, quelli che continuano a immettere nel mondo angoscia, sofferenza e morte.

Tocca agli amici di Gesù fare come ha fatto Lui, e cioè pregare per chi non prega, amare per chi non ama, accettare la croce per chi la maledice.

Occorre trasformare ogni croce in un atto d'amore da offrire a Dio per la salvezza nostra e dei nostri fratelli e fare questo nell'umiltà e con gioia.

Accettare la croce non è cosa facile perché il soffrire ripugna alla natura, ma il soffrire con Gesù è un'altra cosa perché anche Lui condividerà la nostra sofferenza e con noi porterà la nostra croce.

Solo se vissuta così la nostra vita piacerà a Dio e sarà ricca di buoni frutti.

Riportiamo alcuni pensieri del Ven. Fratel Teodoreto riguardanti le croci e le umiliazioni, tratti dai suoi commenti alle Regole e Costituzioni dei Catechisti.

( L. P. )

Come dobbiamo regolarci riguardo alle croci e alle umiliazioni?

Dobbiamo imitare alcuni grandi Santi che domandarono, cercarono con ardore, e perfino si procurarono delle croci, dei disprezzi, e delle umiliazioni compiendo azioni ridicole?

No; noi contentiamoci di ammirare e adorare in essi l'azione straordinaria dello Spirito Santo senza presumere di elevarci così alto.

Possiamo però, anzi dobbiamo, chiedere la sapienza della Croce, che è una felice pratica della verità che permette di vedere, nella luce della fede, i misteri più nascosti, tra i quali quello della Croce, conoscenza preziosissima che si ottiene soltanto con intensa applicazione all'orazione, con profonde umiliazioni e ferventi preghiere.

Se sentiamo il bisogno di questo spirito sano e retto che nulla cerca all'infuori di Dio, di questa scienza della Croce che contiene tutte le altre scienze, di questo tesoro che fa partecipe l'anima dell'amicizia di Dio, domandiamola incessantemente, con ardore, senza alcuna esitazione e, sicuri di ottenerla, noi l'otterremo senza fallo, e allora vedremo chiaro, per esperienza, come si possa desiderare, cercare e gustare la Croce.

Mentre desideriamo e domandiamo la sapienza della Croce, in pratica però, dobbiamo imitare Gesù che « fece bene ogni cosa » e stare certi che non mancheranno contraddizioni, persecuzioni e disprezzi; la divina Provvidenza le manderà, nostro malgrado e senza nostra scelta.

Accettare le croci

Incominciamo ad accettare volentieri le piccole croci inerenti alla vita quotidiana e, nei casi più gravi, regoliamoci secondo i consigli dei rappresentanti di Dio nell'applicazione delle regole seguenti.

1) Quando, per ignoranza o anche per colpevole negligenza, avremo commesso qualche sbaglio che ci apporti croci e umiliazioni, non inquietiamocene troppo, piuttosto umiliamoci subito in noi stessi, sotto l'onnipotente mano di Dio e diciamo tra noi: « Ecco, Signore, ne ho fatte ancora una delle mie », e, se in detto sbaglio v'è stato un po' di colpevolezza da parte nostra, accettiamo la confusione che ce ne ridonda come un giusto castigo; se invece non vi fu neppur l'ombra di peccato, riceviamola come salutare umiliazione del nostro orgoglio.

2) Se l'azione che stiamo facendo ha poca importanza e alcuni gridano allo scandalo, forse pure senza motivo, interrompiamola per amore di pace e di carità, perché cessi lo scandalo di quei pusilli; ma se l'azione che facciamo è veramente necessaria o utile al prossimo e tuttavia qualche fariseo se ne scandalizza irragionevolmente, pigliamo consiglio da qualche persona prudente e, se il parere ci è favorevole, non desistiamo dal nostro proposito.

3) Ricordiamoci che tutto ciò che c'è in noi, dai sensi del corpo alle potenze dell'anima, tutto è guasto e ferito per triste conseguenza del peccato originale e dei nostri peccati; perciò ogni volta che il nostro spirito superbo, avvertendo in noi qualche dono celeste, si ferma sopra e se ne compiace, questo dono, questa grazia, quest'azione buona da noi compiuta, si macchia, si corrompe e si deturpa al punto che Dio ne distoglie gli occhi.

Se gli sguardi e i pensieri superbi dello spirito umano possono guastare in tal modo le migliori opere e i doni di Dio, molto più lo corromperanno gli atti della volontà più guasta ancora dello spirito.

Non inganniamo quindi noi stessi e riteniamo le umiliazioni, le tentazioni, le incertezze, le tenebre, le perplessità e anche le colpe connesse come i mezzi per guarire le nostre infermità mentali.

Ven. Fr. Teodoreto

Intenzioni generali di preghiera

Memori dell'insegnamento di Gesù che ci ha detto che il chicco di frumento deve morire per produrre frutto, offriamo con amore a Lui, il Crocifisso Risorto, le croci egli affanni di ogni giorno e chiediamogli la grazia dell'amore vicendevole, l'unità e la concordia delle famiglie, e di ispirare ai governanti pionieri di pace.

Intenzioni particolari

Che l'attività e lo sviluppo della Casa di Carità siano coerenti e conformi alle direttive e alle attese di Gesù, che ha voluto questa scuola.

- B. A. ( Licata ) per la guarigione;

- S. 0. S. ( Adria );

- D. T. C. M. ( Novegno Segrate ) per la conversione di un amico;

- M. C. ( Torino ) per la figlia ammalata;

- V. M. ( Torino ) per i familiari con riconoscenza per l'intercessione di fr. Teodoreto.

Preghiere di suffragio

Preghiamo per i defunti dell'Unione Catechisti e dei Fratelli delle Scuole Cristiane; preghiamo per gli ex allievi, gli insegnanti e i benefattori defunti della Casa di Carità.

Ricordiamo al Signore in modo particolare queste intenzioni:

- G. R. ( Andora );

- B. A. ( Licata );

- O. F. ( Torino ) in suffragio del marito dr. Alfredo Orlandi;

- T. E. ( Busca ) in suffragio di Giovanni Biamonte;

- V. M . ( Torino ) per i propri defunti.

Ricordiamo il papa del prof. Aldo Rizza, deceduto il 31-1-96, la sorella del notaio prof. Romano Rebuffo, deceduta il 14-3-96, il sig. Domenico Verna ( figlio di Eugenia Verna Durando ), deceduto il 15-3-96, la sig.ra De Andreis Marianna ved. Fiandra ( mamma del prof. Gianfranco Fiandra ), deceduta il 24-5-96, il sig. Angelo Monteverde ( papa del nostro insegnante prof. Gualtiero ) deceduto il 4-7-96.