La consegna

B275-A4

Riflessioni sul brano evangelico di Matteo 26,14-25

« Allora uno dei dodici, detto Giuda Iscariota, se ne andò dai gran sacerdoti e disse: « Che cosa siete disposti a darmi e io ve lo consegnerò? »

Quelli gli pesarono trenta pezzi d'argento.

Giuda il traditore, presa la parola: « Sono forse io, rabbi? » Ed egli a lui: « Tu l'hai detto ».

Il verbo « consegnare » è forte nel Nuovo Testamento.

Racconta drammaticamente tutta la storia di Gesù, fino alla morte, e dunque alla nostra redenzione.

« Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini », ha detto agli amici, mentr'erano ancora nella Galilea.

Di personaggio in personaggio, scribi e sommi sacerdoti, Filato e crocifissori, tale consegna diventa il cammino.

Ne più ne meno.

Da vero schiavo Gesù conosce la biblica sorte dell'« essere venduto », e arriva all'esito: « Il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso ».

Gesù lo sa e lo dice.

Ma attenzione: questo schiavo che passa di mano in mano resta il liberissimo Dio che « si lasciò umiliare e non aprì bocca », avendo deciso di addossarsi i nostri dolori e di passare per la via dell'obbedienza « fino alla morte e alla morte della croce ».

In questi termini la via della consegna diviene la strada maestra d'un comportamento che i cristiani ereditano e vivono precisamente per essere cristiani.

Si tratta, superfluo ricordarlo, della consegna al Padre.

Ma di una consegna che conosce tutte le peggiori mediazioni e soltanto così impara a essere se stessa.

« Quanto mi volete dare - domanderà Giuda ai sommi sacerdoti - se io ve lo consegno? »; ed egli stesso si sentirà domandare dal suo Signore: « Giuda, con un bacio consegni il Figlio dell'uomo? ».

E il cammino di una passività accettata, l'esistenza sperimentata come essere-in-balìa, ch'è la categoria più avvilente e anti-umana di quante si conoscano; passività che, nel crogiuolo del cuore, rimane però tutto fuoco di oblazione, tutto serenissimo dominio del caos che accade.

Terminerà infatti, la vicenda della consegna, con la parola finale nella quale Gesù, essendo tutto svolto il disegno del Padre, recupera possente e sovrano l'esplicito dominio della sua vita: « Padre, nelle mani tue consegno il mio spirito ».

Esistere: consegnarsi con speranza e cautela.

Esistere nella salvezza e per la salvezza: accettare di consegnarsi attraverso i despoti e gli ingiusti, consentire al dolore di essere consegnato nella follia del « potere delle tenebre ».

« Disteso sul tavolaccio/fisso la parete grigia - ha poetato Bonhoeffer.

Fuori un mattino d'estate/ancora non mio/esultando va verso la campagna./

Fratelli, finché non giunge dopo la lunga notte/il nostro giorno: resistiamo! ».

Non è questa la storia del vero seguace di Gesù?

« Ora non sei più notte, come in passato - canta l'anima a Dio nella Fiamma Viva di Giovanni della Croce -; ora sei la luce divina in cui ormai posso fissarti ».

Conclusione della consegna, e conclusione tanto più gloriosa quanto più la consegna fu appassionata.

Nessun cristiano può, a questo punto, distogliersi da questo programma tracciato da Dio al suo stesso Figlio.

Esistere, consegnarsi cordiale al Padre.

Ma è così? Ne abbiamo di rossore da estinguere.

Noi, la cui vita è spesso nient'altro che un intrico sussultante e nevrotico di attese, pretese, capricci, progetti, rivendicazioni, rivalse; noi che rischiamo di morire a ottant'anni prima di aver detto una sola volta con l'intensità che il nostro battesimo esige: « Padre, sia fatta la tua volontà ».

Occorre ripensare tutto.

Consegnarsi, essere consegnati, vivere e morire signori di sé attraverso le schiavitù umiliate e sanguinanti.

« Scandalo della croce » che è « stoltezza per i pagani » e resta inconfutabile sapienza di Dio sulla storia.

Signore Gesù, siamo con tè nel tuo viaggio di folle amore che ti ha reso cosa nelle mani degli uomini mentre tu li salvavi.

Non ti rinnegheremo qui, nell'ora della degradazione, perché vogliamo seguirti nell'ora dell'olocausto.

Se tu ti sei così dato, il Dono regna su di noi e in noi: fa' che lo vogliamo assaporare per la croce e per la gloria.

Amen.

Giuseppe Pollano


Dal libro « Il giorno e la parola », ed. Elle Di Ci, per gentile concessione dell'Autore.

- . -

La entrega

Reflexiones referentes al aparte evangélico de Mateo 26, 14-25

"Uno de los doce discípulos, en que se llamaba Judas Iscariote, fue a ver a los jefes de los sacerdotes y les dijo: - ¿Cuánto me quieren dar, y yo les entrego a Jesús?

Ellos señalaron el precio: treinta monedas de plata".

"Entonces Judas, el que le estaba traicionando, le pregunto: - Maestro, ¿acaso seré yo?

- Tú lo has dicho - contestó Jesús".

El verbo "entregar" está muy presente a lo largo de todo el Nuevo Testamento.

Nos cuenta dramáticamente toda la historia de Jesús, hasta su muerte, es decir hasta nuestra redención.

"El Hijo del Hombre va a ser entregado en las manos de los hombres", dijo a sus amigos estando todavía en Galilea.

Esta entrega es el recorrido de un personaje a otro: escribas, sacerdotes, Piloto, ios que lo crucificaron.

Como todo esclavo, Jesús conoce la suerte bíblica del "estar en venta", y llega al final: "el Hijo del hombre va a ser entregado para que le crucifiquen.

Jesús lo sabe todo y lo dice.

Tengamos cuidado: este esclavo que va pasando de una mano a otra es el mismo Dios libre, "que dejó que le humillaran sin decir nada", porque decidió asumir nuestro sufrimiento y seguir adelante en el camino de la obediencia "hasta la muerte y a la muerte de cruz".

Desde aquí la entrega es el mensaje principal que los cristianos recibimos como herencia y que es preciso que vivamos por ser cristianos.

Es el camino de la entrega al Padre.

Es entrega que tiene que pasar por las peores mediaciones, aprendiendo a ser ella misma: "¿Cuánto queréis darme? - preguntará Judas a los sumos sacerdotes' si lograra entregároslo; él mismo escuchará la pregunta de su Señor: "Judas, ¿quieres entregar al Hijo del Hombre con un beso?"

Es camino que acepta el vivir de manera pasiva, es vivir "en dependencia de" lo peor y que humilla más al hombre; pero, en el corazón, toda esta pasividad se convierte en oblación, control total de todo lo que pasa alrededor.

Por esto la historia de la entrega terminará con la palabra con que Jesús recupera el dominio explícito de su vida, una vez consumado el plan del Padre:" Padre, en tus manos confío mi espíritu".

Existir en y por la salvación; aceptar la entrega a pesar de los injustos y déspotas, asumir el dolor en la locura del "poder de las tinieblas".

"Tirado sobre la mesa I miro al tabique gris - escribió Bonhoeffer '.

Fuera, una mañana de verano ¡ que no me pertenece todavía I Sal, exultando, hacia el campo.

/ Hermanos, hasta que no llegue, tras la noche larga / nuestro día: resistamos !".

¿Acaso no es ésta la historia del verdadero discípulo de Jesús?

"Ahora no eres más noche, como hace tiempo - canta el alma a Dios en la "llama viva" de Juan de la Cru? - ahora eres iu? divina en la que puedo fijar mi mirada".

Final de la entrega; final más glorioso aún porque !a entrega fue apasionada.

No hay cristiano que pueda alejarse de este plan, planteado a su Hijo por el mismo Dios.

Existir, entregarse al Padre de corazón.

¿Es así, de veras? Tenemos mucha vergüenza que superar.

Nosotros, cuya vida no es nada más que un entrelazarse de esperas, pretensiones, caprichos, deseos, venganzas; corremos el riesgo de morir a los ochenta años antes de decir, con toda la fuerza que nuestro mismo bautismo nos pide: "Padre, hágase tu voluntad".

Hay díte retomarlo todo.

Entregarse, ser entregados, vivir y morir dueños de sí mismos a pesar de las esclavitudes humillantes y sangrientas.

"Escándalo de la cruz ", que es "locura para los paganos" y signo de la irrefutable sabiduría de Dios en la historia.

Señor Jesús, estamos contigo en tu viaje de amor loco, que te hizo objeto en las manos de los hombres mientras que tú ibas salvándoles.

No volveremos a negarte aquí, en la hora de la degradación, porque queremos seguirte en la hora del holocausto.

Porque tú te entregaste de esta manera, el Don reina en y sobre nosotros: haz que queramos saborearlo por la cruz y por la gloria.

Amen.

Giuseppe Pollano