Spunti di riflessione su S. Caterina da Siena

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L' amore a Gesù Crocifisso ci porta sovente a meditare sulla personalità, sull'opera e sugli scritti di S. Francesco d'Assisi, patrono d'Italia, e uno dei protettori dell'Unione Catechisti.

Teniamo presente che il Servo di Dio fra Leopoldo M. Musso, da cui è scaturita l'Adorazione a Gesù Crocifisso e che tanto ha inciso nel sorgere dell'Unione Catechisti e della Casa di Carità Arti e Mestieri, era un francescano.

Anche la compatrona d'Italia, S. Caterina da Siena, può esserci di aiuto nel consolidare e incrementare questo amore, Lei che iniziava le sue lettere con l'epigrafe: « Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce ».

S. Caterina è dell'Ordine domenicano, cui è tanto legata la nostra Unione, avendo in S. Tommaso d'Aquino un altro dei santi protettori, e avendo fruito, in tante conferente e ritiri, delle meditazioni di padri domenicani contemporanei.

Pensiamo di rendere un servigio ai nostri lettori pubblicando alcune riflessioni su S. Caterina di un laico della famiglia domenicana.

Estasi di S. Caterina da Siena ( da un dipinto del XVIII sec. di Pompeo Batoni )

1. Vocazione di santa Caterina.

Chiunque abbia qualche dimestichezza con la spiritualità di S. Caterina sa bene che la maturazione interiore della santa prende l'avvio, la ragione d'essere e la consistenza da un fatto straordinario accadutole nel 1353, quando ella raggiunge l'età dei sei anni.

Un giorno mentre fa ritorno a casa col fratello Stefano, di qualche anno più anziano di lei, dopo aver portato a termine una commissione per conto della madre presso la sorella maggiore Bonaventura, ha la prima visione di nostro Signore Gesù Cristo, rivestito degli abiti pontificali e con la tiara in testa, posto in alto sulla sommità della basilica di san Domenico di Siena, in atteggiamento benedicente e amorevolmente cattivante.

In quella visione si trovano armoniosamente riuniti e condensati gli elementi essenziali che caratterizzeranno la vita e l'azione di Caterina: Cristo e il Papa, suo vicario, quale raffigurazione della fonte stessa della vocazione di Caterina, nonché la basilica di san Domenico, che significa la casa e la famiglia religiosa dalla quale la santa avrebbe preso le mosse per rispondere alla sua vocazione religiosa.

La visione testé ricordata non mancherà di produrre gli effetti di una maturazione spirituale quasi unica, per intensità, interiorità e prodigiosa azione apostolica per la Chiesa e per il Papa.

Tale maturazione spirituale porterà santa Caterina a pronunziare il voto di verginità perpetua l'anno successivo, quando è sul punto di compiere, o ha appena compiuto i sette anni di età: forse può essere importante notare che, malgrado la giovane età in cui il voto viene espresso, Caterina rimane fedele ad esso fino alla morte.

Certa nostra sensibilità moderna potrebbe non ritrovarsi in tali manifestazioni, ritenendole inattuali: eppure esse hanno una forza ed una validità che trovano la riprova nella stessa eccezionale personalità di Caterina, se vogliamo coglierla nella sua interezza e complessità.

Lo straordinario e il soprannaturale sono la condizione ordinaria nella vita di santa Caterina, e costituiscono il substrato essenziale, l'humus in cui si svolge tutta la sua articolata e travolgente missione religiosa, sociale e politica, peraltro circoscritta solo nello spazio di 16-17 anni, ma che raggiungerà sia in altezza che in espansione dimensioni di raro conseguimento nella storia della Chiesa, in particolare da parte di donne.

2. L'importanza dell'amore di Dio nella conoscenza e nel comportamento.

Santa Caterina, accettando il valore fondamentale dell'intellezione nella conoscenza e nel comportamento umano, in conformità al carisma del suo Ordine ( non si può amare quello che non si conosce ), attribuisce però enorme importanza all'amore nel potenziare e sostenere la conoscenza stessa.

Così nel Dialogo, proprio in apertura, afferma: « Levandosi una anima ansiosa di grandissimo desiderio verso l'onore di Dio e la salute delle anime, esercitatasi per un certo periodo di tempo nella virtù, abituata e raccolta nella cella della conoscenza di sé, per meglio conoscere la bontà di Dio in sé, perché alla conoscenza segue l'amore, amando essa cerca di seguire e vestirsi della verità » ( Proemio, 1 ).

Nella lettera n. 318, diretta ad un gruppo di suoi « figliuoli » in Siena, scrive affermando che « Scrivo a voi … con desiderio di vedervi fondati nella virtù della santissima fede; la quale fede è una luce che sta nell'occhio dell'intelletto; che ci fa vedere e conoscere la verità.

E la cosa che si conosce come buona, subito si ama; mentre non conoscendola, non si può amare; e non amandola a sua volta, non si può conoscere ».

In buona sostanza è come dire che l'intelletto vede la cosa come un bene e subito la volontà è mossa ad amarla, e « più l'ama più la conosce; e più la conosce più l'ama ».

La parte più consistente della dottrina di santa Caterina è appunto una dottrina frutto d'amore.

Già il suo illustre concittadino, papa Pio II, che la canonizzò nel 1462, riconosce che la sua dottrina eminente non è frutto di studio e approfondimento intellettuale: « La sua dottrina non fu acquisita da lei mediante lo studio; prima di essere discepola ella fu maestra », così si legge nella bolla di canonizzazione.

Ed il papa Paolo VI, di venerata memoria, seguendo il suo illustre predecessore, parla egli stesso di « sapienza infusa », cioè di « lucida, profonda ed inebriante assimilazione delle verità divine e dei misteri della fede, contenuti nei Libri Sacri dell'Antico e del Nuovo Testamento … ».

3. Il linguaggio di Caterina.

E poi di grande importanza conoscere il significato che le parole hanno nel linguaggio cateriniano per comprendere a fondo il suo pensiero e la sua dottrina.

Per esempio, quanto noi esprimiamo oggi con il termine « solidarietà », viene da lei formulato con « comunità », che è un termine ricorrente nel vocabolario biblico e in quello evangelico e cristiano.

Santa Caterina, nei suoi scritti, con « comunità » ci fa percepire una trascendenza autentica, vivace e comprensiva.

L'anima di questo suo forte sentimento della « comunità » deriva dall'atteggiamento di fondo di Santa Caterina, la quale semplicemente ama l' « Amore », cioè Dio, e tutti coloro che l'Amore ama di amore singolare; il suo è un amore semplice, totale, senza condizionamenti e senza ripensamenti, rotto a tutti i sacrifici.

E se vi è talora in lei un senso di nostalgia che affiora o una vera sofferenza che si rende manifesta, è perché vede che l'Amore non è amato come si conviene ed è auspicabile.

Per lei non esistono neppure i « perdenti » e i « vinti », esistono solamente i « poveri », che nella comunità cristiana hanno un posto di tutto rispetto, quasi di privilegio, considerato che nostro Signore ha voluto di preferenza identificarsi con essi.

Ed ecco che veniamo a sottolineare un altro termine, i « poveri », che nel vocabolario cristiano e cateriniano acquista ed ha grande importanza.

E legge biblica ed è anche legge cristiana che dove sta il Capo ivi deve stare pure il corpo.

Gesù è il Capo della Chiesa e noi siamo il corpo; ora egli ha voluto che « dove due o tre sono riuniti nel suo nome, egli è sempre in mezzo a loro » e che « chiunque avrà dato anche solo un bicchiere d'acqua ad uno dei minimi dei suoi fratelli, certamente non perderà la sua ricompensa ».

Ecco perché nella comunità cristiana non vi sono « perdenti » né « vinti », ma solo « minimi » e « poveri », ai quali la stessa comunità è chiamata a provvedere e di norma provvede.

E noto che nell'antichità, a cominciare proprio dalla comunità apostolica, le comunità dei cristiani avevano il compito di pensare ai poveri e alle vedove in modo stabile, come componenti normali della comunità ecclesiale: a Paolo, quando sarà riconosciuto il suo apostolato presso i Gentili, sarà dato solo questo comando o, se si vuole, questa raccomandazione, di ricordarsi dei poveri nelle sue peregrinazioni per la diffusione del Vangelo, cosa che egli fa sempre in ogni circostanza e in ogni comunità che istituisce.

4. Ascesi spirituale.

Vi è poi un'altra considerazione che s'impone all'attenzione dello studioso di cose cateriniane.

Noi oggi parliamo spesso di crisi della spiritualità, specialmente nei giovani, e di ricerca ansiosa di essa in altre direzioni, in particolare in quelle espresse dalle religioni denominate orientali, come il buddismo, l'induismo, l'islamismo, oppure nelle numerose sette pseudocristiane.

Questa crisi è davvero dolorosamente in atto, purtroppo anche da troppo tempo: il pullulare indiscriminato delle sette ne è la riprova più sicura ed evidente.

Come sarebbe auspicabile che le anime assetate di « alta spiritualità » indirizzassero la loro ricerca alle fonti della mistica cristiana, tra cui eccelle Santa Caterina!

Vi troverebbero senza dubbio quella novità che è la perenne scoperta della profondità dell'amore di Gesù Crocifisso Risorto, di tanto più affascinante quanto più è sconosciuto, anche se è vicino a noi.

Nello spirito e nella dottrina della senese non vi è nulla che possa deludere le anime potenzialmente religiose!

E la dottrina di Santa Caterina, non solo, ma la sua stessa vita, si estendono in tutti i settori, religioso, sociale e politico.

Non per nulla il Magistero ufficialmente le ha proposte a tutti i fedeli cristiani e agli studiosi di teologia spirituale, dichiarando la Santa dottore della Chiesa ( con l'altra grande donna, S. Teresa d'Avila ).

E sorprendente l'attualità di S. Caterina, per cui è salutare accostarci a Lei per ricevere ispirazioni su come e perché si deve amare Dio e il prossimo, per amore di Dio.

Ella ha davvero tanto da dirci e da proporci, come sorella maggiore, maestra di spirito, e « Mamma », per riportare una espressione molto usata dai suoi contemporanei che, con confidenza filiale e sicurezza nel soccorso, volentieri si affidavano alla sua sapiente guida; a cominciare proprio dal suo padre spirituale, il beato Raimondo da Capua.

Carlo Antonino Prestipino1


1 Giovedì 8 u.sc., alle 20.30, il prof. Prestipino mi telefonava da Milano dicendomi di avere ricevuto le bozze del suddetto articolo, e che si potevano stampare.

Mi comunicava altresì di essere reduce da un'ulteriore operazione, ma di sentirsi abbastanza bene.

Due giorni dopo mi giungeva la notizia della sua morte, per cui lo scritto riportato può essere considerato come il suo testamento letterario.

Alla vedova, sig.ra Irene Galimberti, e ai cinque figli ( la sesta l'ha raggiunta in cielo ) le più sentite condoglianze.

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Esbozos para una reflexión acerca de Sta. Catalina de Siena, patrona de Italia y Doctora de la Iglesia.

El amor a Jesús Crucificado nos lleva muchas veces a meditar acerca de la personalidad, obra y escritos de S. Francisco de Asís, patrono de Italia y protector de la Unión de Catequistas.

Tengamos en cuenta que el Siervo de Dios, fray Leopoldo María Musso ( del cual brotó la Adoración a Jesús Crucificado y que marcó los orígenes de la Unión ), pertenecía a la Orden fundada por el Santo.

Sta. Catalina puede también ayudamos en fortalecer y hacer crecer este amor; empezaba sus cartas con la frase "En el nombre de Jesús Crucificado y María, la dulce".

Catalina perteneció a la orden dominicana y la Unión tiene lazos muy fuertes con ella por la protección de Sto. Tomás de Aquino y por la ayuda que muchos sacerdotes dominicos nos dieron en nuestros tiempos de retiro, con sus meditaciones.

Creemos ofrecer algo útil a nuestros lectores al publicar unas reflexiones sobre Sta. Catalina, por un seglar de la familia dominicana.

1. Vocación de Sta. Catalina.

Todo hombre que tenga familiaridad con la espiritualidad de Sta. Catalina, sabe que su crecimiento interior arranca desde un hecho extraordinario ocurrido en 1353, cuando tenía seis años.

Al volver a su casa con su hermano Esteban, un poco mayor que ella, tras haber cumplido el compromiso que había adquirido con su madre, tiene su primer encuentro con la imagen de Jesús: llevaba ornamentos papales, con la tiara en su cabeza, justo encima de la basílica de Sto. Domingo de Siena; mientras El bendecía, su rostro lleno de amor fascinó a Catalina.

En aquella imagen encontramos todos los rasgos de su vida: Cristo y el Papa, signos de su misma vocación, la basílica de Sto. Domingo, signo de la familia religiosa desde la cual ella respondía a la llamada de Cristo.

Esta visión contribuirá a la madurez espiritual de Catalina, singular por su vigor, profundidad y fuerte acción apostólica por la Iglesia y el Papa.

A partir de aquí, un año después, Catalina pronunciará el voto de castidad perpetua a sus siete años: a pesar de su niñez, permanecerá fiel a este voto ¡vista su muerte.

Podríamos pensar que hoy no nos encontramos con actos como éste, pero sus raíces están en su personalidad excepcional, cuando la entendamos en su integridad y complejidad.

Lo extraordinario y lo sobrenatural vienen a ser lo ordinario en la vida de Catalina; sobre esto ella fundamenta toda su misión, que durará apenas 16 años, pero que es casi única en la historia de la Iglesia.

2. La importancia del Amor de Dios en la formación y el crecimiento.

En el aceptar la importancia de la inteligencia en la comprensión del conocimiento y de las actitudes humanas, Catalina atribuye gran importancia al hecho de que el amor vaya potenciando y sosteniendo el mismo proceso de formación, siguiendo asi' el carisma de su Orden ( no podemos amar lo que no conocemos ).

Así, en su obra "El Diálogo", nada más comentar afirma: "Cuando el alma descubre el gran deseo de Dios y la salvación de las demás almas, tras una temporada de ejercicios de virtud, encerrada en la celda del conocimiento de sí misma para conocer mejor la bondad de Dios, sabiendo que al conocimiento sigue el amor, en el amar ella intenta encontrar y revestirse con la verdad" ( Proemio, 1 ).

En su carta no 318, al escribir a un grupo de sus "hijítos" en Siena, afirma: "Os escribo … con el deseo de veros bien firmes en la virtud de la santísima fe, la cual es como luz en el ojo del intelecto: nos hace ver y conocer la verdad.

Lo que conocemos como bueno, lo amamos; lo que no conocemos, no lo podemos amar, y no amándolo no lo podemos conocer".

Es decir, que el intelecto comprende que algo es un bien, e inmediatamente impulsa a nuestro ser a amarlo, y "cuanto más lo conocemos, más lo amamos".

En su doctrina espiritual, lo básico está en lo que es fruto de amor.

El Papa Pío II, que también era de Siena y que la canonizó en 1462, reconoce que su doctrina ya no es fruto de conocimiento y profundización intelectual: "Ella no adquirió su doctrina por medio del estudio: antes que ser discípulo, ella fue maestra"; así dice en la bula de canonización.

Pablo VI, que todos veneramos, al imitar a su antepasado, habla de "sabiduría infundida", es decir que "asumió en lucidez y profundidad las verdades divinas y los misterios de la fe contenidos en ios libros del Antiguo y Nuevo Testamento …"

3. El lenguaje de Catalina.

Conocer el sentido que las palabras tienen en el lenguaje de Catalina es fundamental para comprender sus reflexiones y doctrina.

Por ejemplo, lo que hoy entendemos como solidaridad, ella lo expresa por la palabra "comunidad", término común en el lenguaje bíblico, evangélico y cristiano.

En sus escritos, Catalina nos deja entender el sentido de trascendencia auténtica y vivaz.

La raíz de este fuerte sentido de "comunidad" la podemos encontrar en la actitud vital de Catalina, que quiere al Amor, esto es, a Dios mismo, y quiere a todos los amados por Dios de manera especial; su amor es sencillo, total, incondicionado y listo para toda prueba.

Tal vez podría aparecer un sentido de nostalgia, o más bien de sufrimiento, cuando se toma conciencia de que alguien no quiera al Amor como tendría que ser.

Para ella los "vencidos por la vida", los "perdedores", no existen como los "pobres" que están en el centro de toda comunidad cristiana, pues el Señor mismo quiso ser pobre.

Aquí encontramos otro término notable, el de "pobre", que tiene lugar privilegiado en el lenguaje de Catalina y en el lenguaje cristiano.

Desde la Biblia aprendemos que "donde encontramos la cabeza, allí mismo tenemos que encontrar el cuerpo".

Jesús es la Cabeza de la Iglesia, y nosotros constituimos su cuerpo; ahora bien, El quiso estar "en medio de dos o tres reunidos en su nombre" y que "todo aquel que hubiera dado un vaso de agua a los más pequeños entre sus hermanos, sin duda no perderá su recompensa".

Por esto en toda comunidad cristiana no hay ni "perdedores" ni "vencidos por la vida", más bien "pequeños" y "pobres" que la comunidad tiene que cuidar.

Desde los comienzos de la comunidad apostólica, los cristianos tenían que cuidar a los huérfanos y a las viudas, como si fueran miembros de la comunidad eclesial; la comunidad misma encomendó a Pablo este encargo: acordarse de los pobres a lo largo de sus peregrinaciones por la difusión del evangelio, y él lo cumplió en toda ocasión y en cada comunidad que fundó.

4. Su ascesis espiritual.

Hay otra consideración que tener en cuenta al acercarse a Catalina.

Hoy hablamos de "crisis de la espiritualidad", sobre todo acerca de los jóvenes; hablamos de "búsqueda de espiritualidad", sobre todo en relación con la espiritualidad propia de las religiones orientales ( budismo, islamismo, hinduísmo ) o bien de las numerosas sectas pseudo cristianas.

Esta es una crisis de hoy, dolorosa, que lleva mucho tiempo en acción; su prueba es el crecimiento de las sectas.

Cuan bueno sería que los sedientos de "espiritualidad selecta" orientaran su búsqueda hacia el manantial de la mística cristiana, en el que encontramos también a Catalina.

Sin duda hallarían la novedad del verdadero y profundo amor de Jesús Crucificado y Resucitado, que nos fascina mucho más porque se encuentra muy cerca de nosotros a pesar de que no lo conozcamos plenamente.

No encontramos nada que pueda decepcionarnos en el espíritu y la doctrina de Catalina.

Su doctrina, su vida, abarcan todos los rasgos de la humanidad: lo social, lo político, lo religioso.

Por esto el Magisterio la propuso a la atención de todos, nombrándola Doctora de la Iglesia, junta a la otra gran mujer, Sta. Teresa de Avila.

Catalina nos sorprende por su novedad, por esto es bueno que vayamos acercándonos a ella para amar a Dios y al prójimo.

Ella tiene muchísimo que decirnos y proponernos tanto como "hermana mayor" como "guía espiritual" y "Mamá", empleando aquí un término característico por el cual la definían sus paisanos, confiando en ella como si fueran sus hijos: empezando justamente por su director espiritual, el beato Raimando de Capua.

( Continua )

Cario Antonio Prestipino