Saluti

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Saluto del Dr.Vito Moccia, Presidente della Casa di Carità Arti e Mestieri.

Eminenza, è con profonda emozione che Le esprimo la più viva e filiale gratitudine per essere qui tra noi.

In Lei vediamo l'Angelo della diocesi, per avvalermi dell'espressione usata dal Servo di Dio fra Leopoldo Maria Musso, nelle prime formule dell'Adorazione a Gesù Crocifisso da lui composta, per indicare appunto il Vescovo.

La Sua venuta tra noi ribadisce la Sua paterna cura nei nostri confronti, secondo quanto già da Lei espresso in altre circostanze, come quando nel confermare il caro don Filippo nel servizio pastorale presso di noi, Ella, per usare le Sue benevoli parole, ce lo ha indicato come segno della Sua attenzione, stima e apprezzamento verso la nostra Opera.

L'interessamento della Diocesi per la Casa di Carità Arti e Mestieri si è manifestata sin dai nostri inizi: la prima pietra di questa sede è stata posta dal card. Maurilio Fossati, il quale altresì ci accordò un prestito per le opere di costruzione.

Tale interessamento è continuato: per ultimo il card. Giovanni Saldarini ci affidò la gestione della formazione professionale presso la Città dei Ragazzi, e ci esortò a istituire un centro di formazione in Nuoro, aderendo alle richieste del locale Vescovo, mons. Meloni.

L'odierna circostanza è per noi occasione per ribadire la sottomissione agli orientamenti pastorali Suoi e dei Vescovi delle altre nostre sedi, in Italia e all'estero.

Questa obbedienza alla Gerarchia è una nota specifica del nostro Istituto, secondo le indicazioni del nostro ispiratore, fra Leopoldo, e gli insegnamenti del nostro apostolo, il ven. fr. Teodoreto, nel solco spirituale e pedagogico dì S.G.B. De La Salle, il messaggio della nostra Opera, sintetizzato nella denominazione, è l'animazione delle arti e dei mestieri, cioè della scienza, della tecnica e del lavoro, con il Vangelo della carità.

Da ciò scaturisce una cultura del lavoro, inteso come mezzo di elevazione della persona, e non di inaridimento spirituale, o di alienazione, per la sopraffazione dell'economia e della tecnica sull'uomo.

Anzi il lavoro, inteso come strumento di cultura, si presta ad essere mezzo di annuncio evangelico, da proporre a tutti i nostri allievi, dai giovani agli extracomunitari, dai lavoratori in formazione continua ai detenuti.

In tal modo la formazione professionale, mentre concorre quale elemento indefettibile allo sviluppo economico e sociale, è altresì in grado di offrire ai giovani e ai lavoratori, oltre all'occupazione, un bagaglio culturale e spirituale.

Sappiamo, Eminenza, come queste tematiche Le siano particolarmente care, anche perché Lei, agli inizi del Suo ministero sacerdotale, ha voluto direttamente sperimentare il lavoro, ed in questo senso il Suo insegnamento e la Sua testimonianza ai nostri allievi e al nostro personale risultano illuminanti.

Parimenti da Lei, per Sua attestazione personale, e per quanto indicato nella lettera pastorale "Costruire insieme", traiamo insegnamenti vivi sulla famiglia cristiana, nel cui ambito è scaturita la Sua vocazione sacerdotale.

L'orientamento vocazionale e la santità della famiglia sono componenti essenziali del nostro progetto educativo, così come richiamato dai concetti di Casa e di Carità.

PregandoLa ora di benedire la scultura del Crocifisso e di inaugurare questa sala, mi preme evidenziarne le finalità.

La sala è stata realizzata per gli allievi e per il personale della Casa di Carità, ed è pertanto al loro servizio.

È un apporto per valorizzare la formazione professionale, così come intesa dal Magistero Ecclesiastico e dalla Casa di Carità, ossia non solo come addestramento al lavoro, ma come formazione attraverso il lavoro di tutto l'uomo, pertanto anche con valenza spirituale.

Date le dimensioni provvidenzialmente assunte dalla Casa di Carità in questi ultimi anni, si è reso necessario disporre di una sala adeguata per le riunioni dell'Ente, per la catechesi e per le funzioni liturgiche.

Se mirando a questi obiettivi si è tenuto conto anche del decoro e del comfort dell'ambiente, lo si è fatto essenzialmente per l'alta stima che l'Opera ha per i suoi allievi.

Questi allievi sono per noi, alla luce degli insegnamenti di fra Leopoldo e di fr. Teodoreto, da considerare come "i figli di Dio" in senso stretto, per usare un'espressione cara a S. Giovanni Battista De La Salle.

Naturalmente, essendo la Casa di Carità inserita nel territorio, questa sala, nelle ore in cui sia libera dalle esigenze scolastiche, è a disposizione, segnatamente alle comunità parrocchiali.

La sala è denominata fr. Teodoreto perché in questa Casa sono deposte le sue venerate spoglie, e perché è Lui che ha animato i suoi Catechisti e i Fratelli delle Scuole Cristiane a istituire la Casa di Carità Arti e Mestieri.

Un caloroso ringraziamento a quanti hanno operato per la realizzazione della sala, limitandoci a due soli nomi, il geom. Tavella e il geom. Giannetta, rispettivamente progettista ed esecutore dell'opera.

Il punto di convergenza, anzi l'anima di questa sala, è il Crocifisso che attrae a sé l'umanità, secondo la visione di fra Leopoldo, in stretta aderenza al testo evangelico "Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me" ( Gv 12,32 ).

La scultura, frutto del genio e della generosità del prof. Massimo Ghiotti, ex-allievo lasalliano e devoto di fr. Teodoreto, esprime in termini moderni l'icona della convergenza e dell'incorporazione dell'uomo nel Crocifisso Risorto.

Tale modernità riguarda non solo lo stile artistico, ma soprattutto l'espressione della tragicità del nostro tempo, tragicità che può trovare il suo sbocco risolutivo nell'abbraccio al Redentore, a Gesù Cristo, che, vincendo la morte, nel culmino dell'amore, si protende verso la creatura.

Mi diceva il prof. Ghiotti che un titolo di quest'opera potrebbe essere "la Risposta": la risposta di amore da parte di Dio per vincere il peccato, il dolore e la morte, e la risposta dell'uomo nell'accogliere l'offerta di amore di Dio.

Il Crocifisso Risorto che attrae a sé è la sintesi del Vangelo della Carità, e pertanto in questa Casa di Carità è la piena espressione della nostra denominazione e della nostra proposta formativa.

Ma è altresì un contributo all'obiettivo di conversione in Cristo che anima tutta la lettera pastorale "Costruire insieme" con cui Lei, Eminenza, ha gratificato l'Arcidiocesi.

Questa scultura esprime l'icona del ritorno dell'umanità al Crocifisso Risorto, e in questa linea umilmente ci proponiamo di operare.

Saluto di Fratel Gabriele, Visitatore dei F.S.C.

Eminenza, a noi carissima, Card. Severino Poletto, il dovere di offrirLe il saluto di benvenuto è stato compito del presidente Vito Moccia. lo mi limito ad esprimerle un grazie che vuole essere tutto particolare.

Glielo rivolgo a nome di quanti operano all'interno della Casa di Carità, a nome dell'Istituto Secolare dei Catechisti e in particolare a nome della mia Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane che ha espresso la figura di Frate! Teodoreto.

La nostra città di Torino, di cui Lei è pastore e guida, ha avuto da Dio il dono incomparabile di un gran numero di apostoli dei giovani lavoratori.

Alcuni di essi hanno illuminato di bagliori un tratto di storia che si prolunga a un secolo di distanza.

Sono diventati testimonianza vivente della Passione di Cristo e dell'attenzione premurosa della Chiesa per il mondo dei giovani nel contesto del sociale.

Il solo proclamare il nome di don Bosco, Giuseppe Cottolengo, Leonardo Murialdo, Giuseppe Cafasso, è rendere merito e attualizzare una creatività e una dedizione incondizionata, un'azione apostolica integrata alla promozione umana.

Ma ve ne sono altri il cui vivere per Cristo, il cui agire per l'uomo sono contrassegnati dall'operosità e dalla assiduità, rivestite di umiltà, qualità tipiche della serietà piemontese.

Nascondimento e dedizione li hanno resi "tornitori" dell'animo dei giovani.

L'educazione l'hanno interpretata come opera di cesello dello spirito.

Noi oggi, assieme a Lei Eminenza, siamo qui a rendere grazie a Dio per due di questi apostoli della semplicità.

Due religiosi laici, interpreti nascosti dell'amore attento di Dio per l'uomo. Fratel Teodoreto, figlio spirituale di S. Giovanni Battista de La Salle, e Fra Leopoldo, seguace autentico di S. Francesco.

Due innamorati di Cristo che hanno attinto dalla Croce la parola più forte di Dio che chiama a salvezza.

Nella Croce hanno colto l'espressione più alta dell'amore attuale, personale e incondizionato del Padre.

La Croce intesa come sapienza di Dio e potenza di Dio.

La Croce, mezzo di elevazione dei giovani nel contesto del vivere quotidiano del proprio lavoro.

Ecco, Eminenza, voglio ringraziarLa per la Sua presenza, perché attraverso questa Sua partecipazione, segno di attenzione, Ella porta benedizione a questa Opera, che è Opera di Dio, e rende merito a questi due apostoli della semplicità, di cui la Scrittura assicura che il loro ricordo non sarà mai dimenticato, il loro nome vivrà di generazione in generazione.

Fratel Teodoreto e Fra Leopoldo, nel nascondimento, hanno posto dimora a una pianta di bene, tra i cui rami trovano scienza e sapienza di vita un numero sempre più elevato di giovani di ogni razza e di ogni nazione.

Pianta che è autentica benedizione di Dio.

Pianta che prospera all'ombra della Croce di salvezza.

Pianta che si nutre della linfa che proviene da Cristo.

Pianta che ora è affidata alle nostre cure.

Grazie, Eminenza, per essere qui tra noi a condividere la nostra passione educativa, a portare la Sua benedizione, pegno dell'attenzione di Dio su di noi.

Saluto del sig. Leonardfo Rollino, presidente generale dell'Unione Catechisti.

Eminenza, mi unisco, con tutti i Catechisti, al coro di ringraziamenti per il dono della Sua presenza in mezzo a noi e mi limito a un breve saluto, dopo quanto è stato detto molto bene dal dott. Moccia, circa la illustrazione di questa magnifica scultura, questo capolavoro del prof. Massimo Ghiotti, che veramente da valore a questo nostro salone, di cui costituisce l'autentico punto di riferimento.

Inizio riportando quanto Fra Leopoldo ha dichiarato circa l'immagine che è qui rappresentata, e che è già stata realizzata con modi diversi da altri scultori e pittori illustri.

Un giorno Fra Leopoldo - così scrive Fratel Teodoreto nel suo libro - mi descrisse al vivo la seguente visione: "Nel 1893 ebbi una visione in sogno nel Castello di Viale d'Asti" ( c'è sempre Asti di mezzo, o Casale, perché Fra Leopoldo è di Terruggia; lui allora era cuoco in una famiglia di nobili e si trovava in vacanza con loro lì a Viale d'Asti ).

"Vidi in alto Gesù Crocifisso, stava abbracciata ai suoi piedi un'anima bellissima, dal volto amabilissimo, teneva gli occhi abbassati modestamente, un po' chino il capo, e la veste era come luminosa ; il tutto mi imparadisava.

Fissai lo sguardo su quella soavissima visione: dopo pochi minuti scomparve lasciandomi una dolcezza inenarrabile ( ecco, questa è la parte fondamentale ) che non dimenticherò per tutto il tempo della mia vita ".

È stata la svolta della sua vita, la vocazione, la chiamata per una grande missione: lui in quel momento non riusciva a capire, a rendersi conto di cosa sarebbe successo dopo, naturalmente era una cosa misteriosa, però ha lasciato in lui una impronta tale per cui lo ha proprio segnato da restargli presente per tutta la vita.

Allora possiamo dire con molta sicurezza che questo è il seme, tutto il resto è nato di lì.

Oggi la Liturgia ci ricorda le parabole del seme, che il Signore getta.

Nel nostro caso, la visione è il momento in cui il Signore ha gettato un seme, che poi è germogliato.

Molto opportunamente Fratel Gabriele ha parlato di piante, di un rigoglio di fioriture.

Ebbene quel seme è germogliato, ha dato vita alla pianticella, ha poi fruttificato e ora ne vediamo i frutti.

Di lì sono sgorgati l'Adorazione a Gesù Crocifisso, l'Unione Catechisti, la Casa di Carità Arti e Mestieri, con tutte le successive opere ed anche i collegamenti con l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

È tutto una fioritura di attività, nato in quel momento, da quella visione, autentica scintilla iniziale, e poi successivamente dall'incontro di Fratel Teodoreto con Fra Leopoldo: il Signore ha preparato queste due anime, le ha fatte incontrare e da lì è nato tutto.

Questi sono i risultati di una successione che non è ancora finita perché stiamo vedendo anche ulteriori sviluppi.

Ecco, io concludo e La ringrazio ancora di cuore, Eminenza, anche perché nell'anima abbracciata al Crocifisso siamo rappresentati tutti noi, siamo tutti presenti in quell'anima, tutti qui, questi e altri e miriadi di altre anime.

Il Signore attrae, attrae, e continua ad attrarre.

Nell'arco della vita c'è il momento della attrazione sicuramente di ogni persona, di ogni individuo, e noi siamo tra questi.