Il catecumenato diocesano |
B284-A13
Sintesi di una conferenza tenuta da Don Andrea Fontana agli allievi del Corso perla formazione di base dei Catechisti parrocchiali, promosso dall'Unione Catechisti ( testo non rivisto dal relatore ).
Cinquant'anni fa in Italia era automatico vivere da cristiani pur con tutte le incoerenze, i peccati.
Nei paesi e città, le Parrocchie, gli oratori, il catechismo, così pure la famiglia erano i punti di riferimento.
A scuola il maestro, o la maestra, faceva pregare all'inizio e alla fine della lezione.
Quasi tutti andavano a Messa la domenica.
Negli ultimi trenta-quarant'anni questa società cristiana si è sgretolata.
Gesù Cristo, la Chiesa, la fede cristiana non sono più punti di riferimento.
Oggi viviamo in un mondo che è scristianizzato, post-cristiano.
I referendum sul divorzio e sull'aborto sono stati due grandi segnali.
Molti valori non sono più condivisi.
Come segni di questa "antica civiltà cristiana" sono ancora rimasti il Battesimo dei bambini, la prima Comunione, la Cresima e, un po' meno, il matrimonio in Chiesa.
Tutto il resto della vita non si riferisce più a Gesù Cristo, al Vangelo, alla fede cristiana, ma ad altre cose: l'interesse economico, il divertimento, la televisione, le discoteche per i più grandi, gli dei o idoli davanti ai quali ci si mette in adorazione.
Mentre il mondo è molto cambiato, la nostra catechesi non è cambiata granché.
Continuiamo a pensare che i genitori che vengono a chiedere di battezzare i bambini siano cristiani.
Organizziamo gli incontri in preparazione al matrimonio, presupponendo che i fidanzati siano cristiani.
Oggi incontriamo uomini e donne che hanno sentito qualcosa del cristianesimo, hanno visto delle Chiese, però non sono più fondamentalmente cristiani.
Il nostro compito è come quello dei missionari abbiamo bisogno di nuovo d'imparare come si fanno i cristiani.
I documenti della Chiesa - del Papa, dei Vescovi - dal Concilio in poi richiamano spesso alla "Nuova Evangelizzazione": dobbiamo imparare ad essere missionari, annunciare di nuovo il Vangelo.
Non si tratta soltanto di spiegare che cos'è la prima Comunione.
"Fare i cristiani" significa farli incontrare con Gesù Cristo, entusiasmarli per Lui, convincerli di mettersi al suo seguito come suoi discepoli, cominciare a confrontare la propria vita non con quello che fanno gli altri, ma con quello che Gesù Cristo ha detto e ha fatto.
Vuoi dire inserirli poco per volta in una Comunità cristiana che li sorregge, li accompagna, con cui celebrano l'Eucaristia, i tempi, le feste cristiane.
È un cambiamento di vita che deve avvenire.
È ricostruire l'identità di una persona, la sua mentalità, il suo modo di pensare oltre che il suo modo di comportarsi.
È impregnarsi di Gesù Cristo e di Vangelo. San Paolo scrive: "Essere cristiani è essere creature nuove".
In Italia ormai da parecchi anni, come diceva già il Concilio, si è riscoperto il Catecumenato.
Non parlo dei "neocatecumenali", che è un movimento.
Sgombro subito il terreno da questo possibile equivoco.
Il Catecumenato è qualcosa del tutto diverso.
Il Catecumenato è un'istituzione che ha avuto rilievo soprattutto nel secondo e terzo secolo, i primi secoli del cristianesimo, ed era l'itinerario che la Chiesa proponeva a coloro che volevano diventare cristiani, attraverso i Sacramenti dell'iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima Eucaristia.
Era un itinerario ben strutturato e ha avuto grande sviluppo in diverse zone: nord Africa, Europa, Oriente, Asia minore e nei paesi della attuale Siria.
Durava due e anche tre, quattro anni, poi si entrava a far parte della comunità cristiana.
A Roma e in tante altre città vi erano le "Case dei Catecumeni", dove i non cristiani imparavano, oltre un mestiere, anche a diventare cristiani, come alla "Casa di Carità".
A Roma, due o tre sono ancora visitabili.
Anche a Pinerolo c'era un edificio, in piazza della Fontana, che si chiamava: "Casa dei Catecumeni".
Attorno al quarto secolo, con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, e la calata dei cosiddetti Barbari, il catecumenato è caduto un po' in disuso.
È stato poi ripreso attorno al 1500-1600, quando i missionari hanno iniziato a spargersi nel mondo - America Latina, Africa, Medio Oriente - per predicare il Vangelo.
Nell'Europa scristianizzata del dopo-guerra, è stato riproposto il Catecumenato.
I Vescovi italiani hanno creato un gruppo di lavoro, il "Servizio Nazionale per il Catecumenato", che ha sede a Roma presso la CEI ( di cui fa parte anche il relatore Don Fontana ) formato da alcune persone dell'Ufficio Catechistico Nazionale e anche dell'Ufficio Liturgico.
A Torino, nel 1995, il Card. G. Saldarini ha dato la responsabilità a don Andrea Fontana, di realizzare il servizio diocesano per il Catecumenato.
Anche quest'anno a Pasqua saranno una sessantina gli adulti e i giovani che nella Veglia Pasquale diventeranno cristiani, celebrando i Sacramenti del Battesimo, Cresima, Eucaristia.
Il Servizio Nazionale per il Catecumenato ha elaborato due documenti:
- "L'iniziazione Cristiana. Orientamenti per il Catecumenato degli adulti", un sussidio per gli adulti che s'interrogano sulla loro vita e vogliono diventare cristiani;
- "Orientamenti per l'Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi da sette a quattordici anni", che contiene anche indicazioni concrete per l'itinerario catecumenale.
Si sta preparando un terzo documento "Iniziazione Cristiana.
Orientamenti" per chi, pur essendo già stato battezzato da bambino, è vissuto sempre lontano dalla Chiesa e dalla fede e vuole ritornare ad una vita cristiana ( ad esempio per giovani o adulti che chiedono di fare la Cresima ).
Vi è un gruppo di lavoro, nel quale è coinvolto anche il relatore, che rappresenta quattro uffici della Conferenza Episcopale Italiana:
l'Ufficio Catechistico, quello Liturgico, la Pastorale Giovanile e la Pastorale della Famiglia.
Si sta preparando un documento che vorrebbe accompagnare il nuovo rito del Matrimonio che uscirà a breve.
Sarà proposto un itinerario di tipo catecumenale anche per i fidanzati: è inutile seminare su un terreno sassoso; occorre prima prepararlo, annunciare cioè Gesù Cristo!
Credo che questo discorso dell'itinerario catecumenale debba diventare veramente il modello di qualsiasi itinerario catechistico, pastorale, d'evangelizzazione che realizziamo nelle nostre parrocchie.
È la strada che la tradizione della Chiesa ha sempre seguito per fare dei cristiani.