Verità e pedagogia del Crocifisso |
B288-A8
Paolo Risso
Dalla scoperta del "dramma" del Crocifisso, nasce l'amicizia con il Cristo.
Non è un'amicizia che possiamo fare o non fare - sì, abbiamo la triste possibilità di rifiutarla a nostro danno totale - ma a Dio che ama così, al Figlio di Dio che ama ognuno di noi fino al sacrificio più atroce, rimane soltanto come unica risposta doverosa, quella della fede e dell'amore, del dono della vita.
Il giovane, che sapendosi creatura e per di più peccatore e nel medesimo tempo amato da Dio fino al sacrificio del Figlio suo, è chiamato da Lui, in modo impellente, costringente, all'obbedienza per amore.
Se il dono più grande che Dio fa all'uomo è il Figlio suo immolato sulla croce, il modo più alto per spendere l'esistenza da parte dell'uomo è accoglierlo, e il peccato più grande, il delitto senza nome che può compiere è rifiutarlo come se Lui fosse meno di nulla.
A questo peccato, a questo delitto, Dio - che pure è amore e misericordia infiniti - risponderà secondo giustizia, inesorabile come l'Amore tradito: anche questo - l'inferno eterno - deve essere annunciato con fermezza e chiarezza, secondo la "pedagogia del Crocifisso", se non si vuole ingannare chi ci ascolta.
Gesù stesso lo ha fatto: "Andate, maledetti nel fuoco eterno" ( Mt 25,41 ); "Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio" ( Mc 8,38 ); "Chi non crederà, sarà condannato " ( Mc 16,16 ).
Quando il giovane entra nell'amicizia di Gesù, comincia per Lui il Paradiso sulla terra.
Inserito in Gesù Redentore dalla fede e dal battesimo, stretto a Lui dalla sua stessa vita divina - la Grazia santificante - ha con Gesù un legame più stretto del sangue, simile a quello che unisce nella stessa linfa vitale la vite e i tralci ( Gv 15,5 ).
Un rapporto, una religione, un'alleanza, un'intimità più stretta della consanguineità.
Il figlio, consanguineo ai propri genitori, vive tuttavia una vita propria, ma chi è unito a Gesù dalla Grazia santificante, vive della stessa vita di Gesù, per cui se si separa da Lui, c'è solo la morte e il fuoco eterno, come il tralcio reciso della vite che diventa secco e serve solo a bruciare.
La vita cristiana-cattolica - va spiegato a chiunque - non è solo la sequela e la dedizione a Lui, ma comunione di vita con Lui: è un essere nuovo, - un'ontologia nuova - essere-uno-con Gesù.
Non solo seguire, dedicarsi, ispirarsi a Gesù, confrontarsi con Lui, neppure soltanto imitarlo, ma "essere-uno-con Lui", diventare "un altro-Lui" per la Grazia santificante che è essenzialmente "cristiforme", meritata da Lui sulla Croce, alimentata da Lui mediante i Sacramenti scaturenti dalla Croce e che uniscono al suo Sacrificio.
Attraverso "la pedagogia del Crocifisso", il giovane giunge così a questo essere nuovo, che gli fa dire, non per entusiasmo di immedesimarsi con l'Amico e il Modello più alto, ma perché davvero è così nel suo essere più intimo: "Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me" ( Gal 2,20 ).
"Il Cristo offerto al Padre e donato ai fratelli, che vive in me.
Il Cristo immolato, dato, offerto in sacrificio d'amore, in me.
Gesù che prega il Padre in me.
Gesù che adora il Padre in me.
Gesù che è puro, casto, vergine, in me.
Gesù che ama in me, secondo lo stato di vita cui Dio mi ha chiamato e secondo la sua legge.
Gesù che è dolce, amabile, forte, capace di andare contro corrente, di "dichiarare guerra al mondo" per essere fedele a Dio, in me.
Gesù che serve i più poveri per mezzo di me.
Gesù che si rivela ai fratelli, per mezzo mio, con il mio volto, le mie mani, il mio cuore".
E ancora: "Gesù, che ogni giorno di più prende possesso di me e per mezzo mio estende il suo possesso, la sua regalità divina in tutte le case, la famiglia, il lavoro, la cultura, la società, la politica, la civiltà.
Gesù in me, che mi prepara all'incontro definitivo con il Padre.
Gesù, che attraverso di me, estende la sua Chiesa e salva gli uomini e li unisce a Lui, anche per mezzo mio".
Questa è la vita cristiana-cattolica, condotta e vissuta sino alle ultime conseguenze, sin all'ultima falda, all'altezza cui Dio chiama, la configurazione al Figlio suo.
Non è facile, ma è felice.
Non ci si giunge in un istante, ma va proposta ai giovani in tutta la sua pienezza, fatta conoscere e amare, affinché ognuno sia invogliato a viverla, come la realtà più sublime che esista, come la valorizzazione più alta dell'esistenza.
Non temere di chiedere tutto ai giovani.
Non temere di richiamare ogni giovane alla purezza, nel mondo putrescente di oggi.
Far vedere che essere uomo, essere donna, nel significato più alto della parola, è essere signori di se stessi, dei propri istinti, con una signorilità e forza di volontà che ci costituisce eroi simili agli angeli.
Diversamente, ci si abbassa al di sotto dei bruti - che pure a loro modo hanno una regola di vita.
Difficile tutto questo? Sì, ma possibile con la grazia di Gesù, possibile e realizzabile per amore di Lui che ha immolato la vita per me.
Se Lui è morto per me, che cosa non farò per Lui io, a costo di qualunque sacrificio?
Che uomo sarò mai, se per un istante di piacere, continuo a crocifiggerlo?
Ma quale grandezza, quale gioia sarà in me, quale compiacenza Egli avrà per me, se per suo amore, gli offrirò il mio corpo e il mio cuore, la mia mente e la mia volontà, resi belli e limpidi come Lui, il più bel fiore dell'umanità, "il più bello tra i figli uomini"?
Gesù Crocifisso, solo Gesù Crocifisso mi può vincere, mi può domare, e così mi può esaltare e glorificare, come nessun altro può.
Quando io comprendo chi è Gesù per me, non desidero altro che essere domato da Lui, anzi voglio che Lui annienti il mio io peggiore e sia Lui a emergere in me, con la sua bellezza, il suo splendore.
"Occorre che io diminuisca - anzi che io sparisca - e Lui cresca in me" ( Gv 3,30 ), fino a quando in me ci sia solo più Lui.
Così come pregava Cassiodoro: "Finalmente sarò davvero mio, quando sarò tutto tuo, o Gesù".
Questo dev'essere spiegato ai giovani e agli adulti, oggi.
Questo ha un fascino segreto, avvincente nella logica che ha indicato Gesù.
L'ha indicato Lui la via, il percorso: "la pastorale" vera l'ha tracciata Lui, ed è Lui stesso Crocifisso.
Occorre crederci perdutamente, spiegarlo, testimoniarlo, viverlo.
Non c'è altra pedagogia: "Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me" ( Gv 12,32 ).