Beatificazione del sac. Antonio Rosmini |
B297-A5
Vito Moccia
1. "Un uomo grande"
La beatificazione del sacerdote Antonio Rosmini Serbati ( Rovereto 24.3.1797 – Stresa 1.7.1855 ), proclamata il 18 novembre 2007 a Novara, costituisce un avvenimento ecclesiale di rilevanza notevole, per l'eccezionale levatura umana, intellettuale e spirituale del nuovo beato.
Ecco l'efficace sintesi della sua personalità fatta da Paolo VI in un discorso ai giovani del 12 gennaio 1984: "Antonio Rosmini è un uomo grande: grande come erudito e come sapiente.
Ha scritto 93 libri, pieni di pensiero profondo e originale che spazia in tutti i campi: quello filosofico, morale, psicologico, religioso, politico, pedagogico, sociale, ascetico.
Ha scritto le "Cinque piaghe della Chiesa", ed è stato un profeta.
Tutti i suoi pensieri indicano uno spirito degno di essere conosciuto, imitato e invocato come protettore dal cielo".
Ma è rilevante altresì perché conclude definitivamente, e in termini a Lui favorevoli, la questione sorta su alcuni suoi scritti, tra cui appunto le "Cinque piaghe", in un primo tempo censurati per motivi diversi che sarebbe lungo qui esporre – sui quali comunque hanno pesato le strumentalizzazioni, anche sul piano politico, da parte dei suoi detrattori, ma altresì dei suoi fautori, in quel travagliato periodo che è stato il nostro Risorgimento – ma successivamente riabilitati, e ciò ancora prima della dichiarazione della eroicità delle sue virtù, con l'attribuzione del titolo di venerabile ( avvenuta il 20 febbraio 2002 ).
Illustrare sia pure in modo conciso una figura di tale grandezza umana e spirituale è impresa non facile.
Ne sia riprova, oltre al suddetto passo di Paolo VI, quanto dichiarato da Alessandro Manzoni, pur così parco di giudizi, di ritenerlo una delle più insigni intelligenze di tutti i tempi con cui la Provvidenza ha gratificato l'umanità, e non mancando di rilevare con riguardo alla sua dimensione morale: "Rosmini è stato un uomo grande: bisognava notare i suoi difetti, perché le sue virtù lo mostravano un essere sovrumano".
Ma oltre che uomo di pensiero, lo è stato anche d'azione, avendo fondato due congregazioni, e avendo espletato incombenze anche sul piano politico.
Conseguentemente in questa breve illustrazione, necessariamente laconica, ci limitiamo a sottolineare gli aspetti che più da vicino costituiscono punti d'incontro con la nostra spiritualità, scaturita dal messaggio del ven. fr. Teodoreto.
"Istituto della Carità" è la titolazione della sua congregazione, per cui possiamo riporre nella carità la sintesi del pensiero e dell'azione del beato Antonio Rosmini, ed in questo Egli si pone come antesignano dell'orientamento ascetico e pastorale con cui Benedetto XVI ha introdotto il suo pontificato con l'enciclica " Deus Caritas est".
Ed è con gioia che possiamo constatare come anche da parte nostra sia stato precorso tale cammino, dato che tra le opere dell'Unione Catechisti vi è la Casa di Carità Arti e Mestieri, in cui la formazione professionale e, più in generale, ogni attività umana, viene considerata alla luce della carità, anzi da questa viene vitalizzata.
L'amore a Gesù Crocifisso del nostro Istituto, nell'adorazione delle sacre Piaghe, ha un parallelo in Antonio Rosmini, nella sua appassionata venerazione del preziosissimo Sangue di Gesù, la cui devozione egli ha costantemente praticato e promosso.
Inoltre l'eremo in cui si è ritirato per istituire la Congregazione e per sviluppare il suo pensiero filosofico è stato il Calvario in Domodossola, con stretta rispondenza alla Croce di Gesù, da cui scaturisce ogni sapienza e ogni salvezza.
E come non rilevare il culto delle piaghe del Crocifisso impresse nella sua mistica sposa, la Chiesa, di cui è stato sempre figlio devotissimo e ubbidiente in modo eroico?
La devozione a Maria, vergine immacolata e madre addolorata, è un altro dei punti salienti della sua spiritualità, avendo Egli costantemente nutrito una filiale venerazione per la Madonna, come risulta tra l'altro dal suo mirabile commento al Magnificat.
Nella vita cristiana prospetta la perfezione come fine di ogni fedele, anzi di ogni uomo, secondo l'esortazione di Gesù: "Siate perfetti come il Padre vostro che è nei Cieli" ( Mt 5,48 ), ponendo nei consigli evangelici professati, come avviene per i consacrati, o stimati e perseguiti nello spirito, come dovrebbe essere in ogni fedele, il mezzo per unirsi strettamente a Gesù.
L'incorporazione in Cristo è il vertice dell'ascetica rosminiana, e anche in questo scorgiamo una stretta aderenza, se non proprio una identificazione, con l'obiettivo proposto dal ven. fr. Teodoreto ai Catechisti, e più in generale ai fedeli, di trarre dalle piaghe di Gesù Crocifisso l'animazione per una profonda intimità.
Concludiamo queste annotazioni riportando le "Massime di perfezione cristiana", sintesi della sua spiritualità, sulle quali Giovanni XXIII meditò negli ultimi suoi anni.
1. Desiderare unicamente e infinitamente di piacere a Dio, cioè di essere giusto.
2. Rivolgere tutti i propri pensieri ed azioni all'incremento e alla gloria della Chiesa di Gesù Cristo.
3. Rimanere in perfetta tranquillità circa ciò che avviene non solo riguardo a sé, ma anche riguardo la Chiesa di Gesù Cristo.
4. Abbandonare totalmente se stesso nella divina Provvidenza.
5. Riconoscere intimamente il proprio nulla.
6. Disporre tutte le occupazioni della propria vita con spirito di intelligenza.