"Partecipare alle sofferenze di Gesù"

B297-A7

Per le vocazioni sacerdotali, religiose e secolari

Riflessioni tratte dagli scritti del ven. fr. Teodoreto

1. Imitare Gesù sull'esempio dei Santi.

In questo periodo liturgico ispirato alla passione, morte e risurrezione di Gesù, il conforto, anzi il "coraggio" della sofferenza ( come dalla titolazione di questa nostra missione catechistica1 è tratto in modo ancora più intensivo dalle parole e dall'esempio del Crocifisso, per gli specifici riferimenti ai riti e alle letture che la Chiesa ci propone.

Ma lo stretto riferimento al Redentore ci è facilitato anche dagli insegnamenti e dalla vita dei santi, per la loro efficace imitazione di Cristo, per cui ci viene spontaneo da parte nostra attingere dagli scritti del nostro Fondatore, il ven. fr. Teodoreto, con riguardo alle sue riflessioni sul tempo di malattia, tratte direttamente dai suoi quaderni autografi, nella parte in cui sono esposti principi di comportamento, e i commenti per la più efficace applicazione.2

2. Pensieri di fr. Teodoreto per il tempo di malattia

« Norma 50ª. Ancora dei malati.

Di più, colui che è malato deve dimostrare la sua umiltà e la sua pazienza, e aver cura, per la maggior gloria di Dio, di non dar minor buon esempio, durante la sua malattia, a quelli che lo visitano e si trattengono con lui, di quando era in salute, usando parole pie ed edificanti che dimostrino che egli riceve la malattia come un regalo dalle mani del nostro Creatore e Signore, poiché infatti essa è un dono di Dio come lo è quello della sanità.

« Riflessioni. Nel tempo della malattia, le anime che non sono ancora abbastanza ferme nella virtù, si raffreddano facilmente nel loro fervore e perdono di vista le loro più ferme risoluzioni e perciò queste regole servono a custodirle nel tempo della malattia.

Queste regole prescrivono l'esercizio di quel che c'è di più importante e di più necessario, nel tempo della malattia, per la nostra perfezione.

« Anche durante le nostre malattie non dobbiamo dimenticare che il fine della nostra Congregazione, e nostro, è quello di lavorare alla salvezza e alla perfezione del prossimo e perciò dobbiamo, come in ogni altro tempo, in vista della maggior gloria di Dio, edificare tutte le persone che ci avvicinano, con l'esempio che noi dobbiamo dare, con la pratica dell'umiltà e della pazienza, coi discorsi edificanti da tenersi con le persone che vengono a visitarci o che ci assistono nelle malattie.

« Le virtù qui raccomandate sono interamente opposte ai difetti nei quali cadono comunemente le persone imperfette, quando sono ammalate, e sono loro più dannose e di cattivo esempio al prossimo; tali persone vorrebbero quasi che non si fosse occupati che di loro, e sembra che non si abbia per esse tutti i riguardi e tutte le cure loro dovute.

Una vera umiltà che ricorderà che esse sono nulla, che sono degne di ogni specie di castighi e di disprezzi, e devono prendere in ogni caso l'ultimo posto, rimedierà efficacemente a questo primo difetto.

Saranno invece intimamente persuase che si fa troppo per esse e che devono avere la massima riconoscenza per i minimi servigi che sono loro resi.

« Altro difetto molto contrario alla buona edificazione è, nei malati, quello delle lamentele alle quali si lasciano andare.

Non parlano che dei loro mali; li esagerano; desiderano affannosamente la loro guarigione; si lasciano andare al disgusto, all'inquietudine, alla noia, e si rendono così insopportabili a quelli che li circondano e che vengono a visitarli.

« La pazienza rimedierà a questo secondo difetto: è la virtù che specialmente si spera di trovare nei malati che per il loro stato e per l'opinione che si ha della loro virtù, sono maggiormente obbligati a dare dei buoni esempi.

Se detti malati vengono a deludere tale aspettativa, se sono impazienti, se si lamentano, non si può fare a meno di credere che erano poco persuasi di ciò che dicevano agli altri sull'eccellenza e sui vantaggi delle sofferenze.

È dunque assolutamente necessario che essi ricordino allora le grandi verità che hanno avuto sì sovente sulle labbra, che ne facciano l'applicazione a se stessi, e dimostrino con la loro condotta, col loro contegno, col loro aspetto e la serenità della loro fronte, che mettono la loro gloria nella Croce di Gesù Cristo, e che si stimino felici di avere qualche leggera parte alle sue sofferenze. »

3. Unirsi con l'umiltà e la pazienza al Crocifisso.

Queste semplici, ma profonde riflessioni di fr. Teodoreto sul tempo della malattia ci interpellano per migliorare il nostro comportamento, qualora ne avessimo bisogno, ma soprattutto ribadiscono come anche il dolore e la sofferenza possono costituire momenti di grazia ( fr. Teodoreto parla della malattia come di un regalo da parte di Dio ), pertanto di proficua attività spirituale, a vantaggio nostro e del Corpo Mistico.

Sopportando con umiltà e con pazienza la malattia possiamo veramente dare un forte contributo per la promozione vocazionale, pregando il Padre perché mandi operai alla sua messe ( Mt 9,38 ).

Suscitare vocazioni sacerdotali, religiose e secolari - inserendo tra queste ultime anche la celebrazione del sacramento del Matrimonio, in questi tempi di secolarizzazione in cui si stanno incrementando le unioni civili e quelle di fatto – e confermare nella perseveranza i chiamati, è l'obiettivo specifico della nostra missione, incentrata sul coraggio con cui atteggiarci di fronte alla sofferenza.

Certo deve essere un coraggio non solo stoico, cioè basato su forza e convinzioni umane - anche queste necessarie, ma che possono mancare, e sovente sono carenti di sufficienti motivazioni - ma ispirato al Crocifisso, consapevole che nella malattia, e più in generale nel dolore, abbiamo modo di sperimentare l'attrazione da Lui esercitata dalla Croce, e di adorarlo non solo nella contemplazione, ma nella condivisione - per piccola che possa essere la nostra parte - del suo amore.

- V.M. -


1 La dizione "coraggio della sofferenza" è stata ricavata da un insegnamento in materia di SS. Giovanni Paolo II°, in sostituzione di quello precedente "crociata della sofferenza"

2 Cfr. il IV° volume degli scritti di fr. Teodoreto "Regole del governo individuale e collettivo dei Catechisti congregati", pagg. 343 e segg.