Catechismo degli Adulti |
Gesù di Nàzaret fu crocifisso a Gerusalemme, fuori delle mura, come un malfattore, e fu sepolto nella tomba nuova messa a disposizione da un amico, Giuseppe di Arimatèa. ( Gv 19,38-42 )
La storia sembrava finita. I discepoli erano paralizzati dalla paura e dalla vergogna.
Ma qualche settimana dopo eccoli in pubblico a proclamare, con coraggio e appassionata convinzione, che Gesù è vivo, è risuscitato, è stato innalzato alla destra di Dio come Messia e Signore dell'universo.
Costituiscono la prima comunità cristiana, dove tutti sono "un cuore solo e un'anima sola" ( At 4,32 ).
Si sentono da lui inviati a proseguire la sua missione; per lui rischiano la vita, affrontano persecuzioni e tribolazioni d'ogni genere.
Sono uomini nuovi, quasi fossero risuscitati anche loro.
Deve essere proprio accaduto qualcosa!I discepoli affermano con sicurezza che è stato Gesù stesso a trasformarli, non una loro riflessione, immaginazione o esaltazione emotiva: si è fatto vedere vivo e ha donato loro lo Spirito Santo.
Si è imposto alla loro incredulità con un'iniziativa tutta sua, con una nuova chiamata.
L'apostolo Paolo, verso l'anno 55, riassume l'annuncio pasquale della prima comunità cristiana con quattro verbi, che indicano avvenimenti reali, anche se non tutti controllabili allo stesso modo: "Cristo morì… fu sepolto… è risuscitato… apparve"; poi subito fa seguire un elenco di testimoni autorevoli, ai quali bisogna fare riferimento: "apparve a Cefa ( Pietro ) e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.
Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me" ( 1 Cor 15,3-8 ).
Si potrebbe obiettare: se Gesù davvero è risorto, perché non si è manifestato anche al sinedrio, a Ponzio Pilato, a tutto il popolo?
Per incontrare Dio, bisogna prima cercarlo umilmente; non ha senso un miracolo per costringere a credere.
Del resto Dio è sovranamente libero nelle sue decisioni: "Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti" ( At 10,40-41 ).
266 Gli incontri del Risorto con i suoi avvennero a Gerusalemme e in Galilea.
Ma è impossibile per noi stabilirne la successione e le modalità.
I racconti pasquali, riportati nei quattro Vangeli, presentano divergenze in numerosi dettagli.
Questi dettagli a volte, più che ricordi, sembrano essere mezzi letterari per esprimere la concretezza o il significato dell'incontro.
La struttura dei racconti è però costante: ( Mt 28,16-20; Lc 24,36-49; Gv 20,19-29 ) iniziativa del Risorto, che si fa vedere, viene, si avvicina, sta in mezzo, si manifesta; riconoscimento da parte dei discepoli, senza possibilità di equivocare con qualche spirito o fantasma; missione affidata agli apostoli, che fa della loro testimonianza il fondamento della Chiesa.
L'insistenza sull'oggettività dell'esperienza è tale, che le apparizioni sono in realtà da considerare veri e propri incontri interpersonali concreti.
Questa oggettività trova riscontro e conferma nella scoperta del sepolcro vuoto: ( Mt 28,1-15; Mc 16,1-8; Lc 24,1-12; Gv 20,1-10 ) un fatto che a Gerusalemme doveva essere pubblicamente noto, altrimenti non sarebbe stato possibile proclamare che Gesù era risuscitato, senza essere subito ridotti al silenzio e coperti di ridicolo.
Il sepolcro vuoto, sebbene da solo non possa provare la risurrezione, costituisce però un'apertura verso il mistero e un segno dell'identità del Risorto con il Crocifisso.
268 Il sepolcro vuoto, le apparizioni del Risorto e la radicale conversione dei discepoli convergono nell'indicare la realtà obiettiva della risurrezione.
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