34. Bubapest ( Ungheria ) dal 25 al 29 maggio 1938
Organizzato da: Card. Serèdi, arcivescovo di Esztergom.
Presidente: Legato Pontificio Cardinale Eugenio Pacelli e Mons. Heylen.
Segretari generali: Conte Henry d'Yanville, Mons. Sigismond Mihalovics.
Gli anni che seguono la prima guerra mondiale comportano, in Europa, una vera e propria crisi delle istituzioni democratiche e parlamentari.
Non ne poteva essere immune l'Ungheria, figlia degli splendori del vecchio e multietnico Impero Asburgico.
Dopo un tentativo di rivoluzione comunista guidato da Bèla Kuhn con l'appoggio di parte della borghesia e della nobiltà progressista, le truppe dell'ammiraglio Nicola Horthy, ex-aiutante di campo dell'imperatore Francesco Giuseppe, riportano l'ordine a Budapest nella primavera del 1921.
Secondo Horthy, infatti, « Meglio vivere sotto l'aquila bifronte degli Asburgo che sotto la falce e il martello dei comunisti! ».
Una assemblea di proprietari terrieri e di vecchi nobili magari, insieme con i quadri dell'esercito ungherese lo proclamarono nuovo sovrano di Budapest, ma l'ammiraglio rifiutò e assunse il titolo di Reggente d'Ungheria.
Nel « nuovo ordine europeo » instaurato dalle potenze dell'Asse nel 1938, si celebrò a Budapest il 34° Congresso Eucaristico Internazionale.
Tra gli ungheresi, al grande entusiasmo dovuto al ricongiungimento di parti del territorio perduto ( a quel tempo, l'Ungheria contava circa nove milioni di abitanti di cui il 70% circa, cioè sei milioni, erano cattolici ) si univano profonde apprensioni per il futuro e oscuri presagi.
Il clima internazionale era dominato dalla paura della guerra.
Il Terzo Reich, due mesi prima, aveva annesso l'Austria diventando così potenza confinante con l'Ungheria.
E i nazisti ungheresi le Croci frecciate – avevano adottato lo slogan « il 1938 sarà il nostro anno ».
In realtà il 1938, in Ungheria, era stato dichiarato "Anno di Santo Stefano" perché si celebrava il novecentesimo anniversario della morte del primo re e fondatore dello stato d'Ungheria.
Il Führer aveva proibito ai cattolici tedeschi di partecipare al Congresso eucaristico internazionale di Budapest del maggio 1938, al quale sarebbe intervenuto lo stesso Segretario di Stato di Sua Santità, il cardinale Eugenio Pacelli, futuro Pio XII.
La ragione del veto hitleriano, secondo un dispaccio conservato nell'Archivio Segreto Vaticano, stava nel « desiderio di non esporre le coscienze dei partecipanti tedeschi a sentire cose meno favorevoli al nazionalsocialismo », e di non disperdere valuta pregiata.
Fu in questo clima che si aprì a Budapest il Congresso Eucaristico Internazionale.
La mattina del 25 maggio 1938, mentre i congressisti si accalcavano nella grande sala della piazza Vigadé per ascoltare i discorsi di omaggio degli « intellettuali » alla SS. Eucaristia, pioggia e vento imperversavano sulla grande capitale, « regina del Danubio ».
Nel pomeriggio, il cielo si rasserenò per la solenne funzione di apertura che ebbe luogo nella Piazza degli Eroi.
Il Papa aveva inviato come suo Legato il Cardinale Pacelli, accolto dal Reggente, da tutte le autorità e dal popolo con feste trionfali e poi sempre ascoltato, seguito, applaudito, quasi fosse il Papa in persona, per tutti i giorni del Congresso.
Dopo la lettura della Bolla Pontificia e i discorsi di saluto del Cardinale Serédi, Principe Primate di Ungheria, e del Ministro Hòman per il Governo, il Cardinale Legato iniziò il suo discorso con un saluto, in ungherese, al Congresso Eucaristico, a Maria Patrona dell'Ungheria ed alla Nazione Magiara poi, in fluente francese, sciolse un inno alla crescita dei Congressi Eucaristici che « come una immensa solennità del Corpo di Cristo si rinnovellano ogni due anni, sempre più radiosi, vivificando il mondo con le loro benedizioni e conforti, inondandolo di torrenti di grazie », ed alla città di Budpest, « la capitale dell'Ungheria … baluardo dell'Europa cristiana, in tempi tragici, quando il valore delle milizie magiare, schierate per la difesa della civiltà cristiana, spezzarono l'orgoglio degli infedeli, e la Mezzaluna, vinta, indietreggiò innanzi alla Croce di Cristo, alla cui Madre aveva consacrato questo regno e questo popolo il suo primo Re, S. Stefano, che ricevette la Corona dalle mani del Papa Silvestro II ».
Tutti i discorsi del Legato, spesso animati da accento lirico, sempre pieni di ardente zelo e devozione eucaristica, furono degno compimento dei vari incontri e solennità.
A chi manifestava il timore che il cattivo tempo avrebbe turbato il Congresso, impedendo le grandi riunioni e processioni a cielo aperto, un Padre ungherese, infaticabile oratore ed operaio nella Vigna del Signore, rispose franco: "Il Congresso è già compiuto e riuscitissimo; il cattivo tempo non potrà distruggere il frutto abbondante ed universale raccolto in tutta l'Ungheria che, da circa un anno, ha rinnovato la sua vita spirituale con l'Eucaristia".
Il vero congresso, infatti, prima ancora che a Budapest, si celebrò nell'anima cristiana dell'Ungheria.
La preparazione al Congresso era stata per l'Ungheria una grandiosa missione continuata per circa un anno.
Tutte le parrocchie del Paese celebrarono tridui di rinnovamento spirituale, con rispettive giornate eucaristiche e processioni.
Si contarono, da un capo all'altro del Paese, migliaia questi tridui dedicati ad ogni classe di persone, particolarmente agli operai e ai contadini.
Anche nella capitale questo rinnovamento spirituale coinvolse tutti i ceti sociali.
Basti pensare che tutti i Ministeri con il loro personale, le Camere dei Deputati e del Senato, le Università e il Politecnico, con i rispettivi Rettori, professori e studenti; tutte le professioni, la Municipalità, le associazioni universitarie, le Corporazioni di avvocati, ingegneri, medici, ecc. parteciparono in gran numero alle rispettive celebrazioni.
Nella capitale si tennero circa duecento tridui eucaristici ed alte celebrazioni dedicate a tutti i ceti sociali, frequentati da più di duecentomila persone.
Se si considera che il numero dei cattolici di Budapest è di circa 655.000 ( su poco più di un milione di abitanti ), si può ritenere che la massima parte degli adulti si è accostò ai Sacramenti.
Nelle associazioni mariane, nei collegi ed istituti cattolici e nelle associazioni giovanili si tennero per tutto l'anno frequenti conferenze ed opere di pietà religiosa attorno all'Eucaristia.
Ciò che avvenne a Budapest avvenne anche in tutto il Paese.
Ad esempio, al nord dell'Ungheria, tutti i minatori di quella regione con le loro famiglie, in circa 800 parrocchie, pur continuando nel loro duro lavoro, la sera, con la lampada e il piccone, frequentarono i tridui eucaristici e di buon mattino, prima di andare alle miniere, si accostarono ai Sacramenti.
Tutto questo ridestarsi di fede operosa venne alla luce nelle giornate del Congresso destinate alle manifestazioni pubbliche, principalmente nella vasta Piazza degli Eroi, dove era eretto un alto palco per il grande altare sormontato da una copia del baldacchino berniniano sulla tomba di S. Pietro in Vaticano.
Circa 150 mila comunioni di fanciulli e di giovani nella prima giornata, giovedì, festa dell'Ascensione; 160 mila dei soli uomini adulti nella adorazione notturna, e molte decine di migliaia nella giornata dei soldati e nella Messa finale della domenica, dove fu ascoltato, con viva commozione, il messaggio radiofonico del S. Padre.
Queste Comunioni nella Piazza degli Eroi furono un commovente spettacolo di edificazione cristiana, e mostrarono la vera e profonda sostanza del Congresso, la divina potenza vitale dell'Eucaristia.
Chi poté assistere alle Comunioni generali, segnatamente a quella degli uomini, capirono che il Congresso di Budapest non soltanto reggeva il confronto con i più riusciti fra i Congressi precedenti, ma li superava perché univa una straordinaria vita interiore con la magnificenza esteriore del culto cattolico.
Questa fu, forse, la funzione più commovente.
Vi furono distribuite intorno a 160.000 Comunioni; dunque, tra comunicanti e spettatori e spettatrici, possiamo calcolare a 300 mila tutti gli adunati nella Piazza degli Eroi e nelle adiacenze.
Tutto questo immenso popolo, allineato nelle file di banchi, se ne stava in riverente silenzio ad ascoltare le istruzioni ed esortazioni che venivano diffuse chiare e distinte dagli altoparlanti.
Preceduta da circa un migliaio di operai in uniforme di lavoro con fiaccole, entrò la processione con il SS. Sacramento che fu esposto sull'altare alla sommità dell'alto palco.
L'adorazione fu guidata da alcuni padri Gesuiti con meditazioni e preghiere intramezzate da canti.
L'ostensorio, illuminato da potenti riflettori, risplendeva sull'altare sotto la volta del cielo sereno e calmo.
A mezzanotte iniziò la Messa celebrata dal Cardinale Goma y Tomàs, Arcivescovo di Toledo e Primate di Spagna, mentre avanzavano lentamente, recate a spalla da sacerdoti, le bianche portantine, sormontate da un simbolico Agnello di Dio, dentro le quali vi erano centinaia di pissidi per la comunione.
Seicento Sacerdoti presero ciascuno una pisside ed accompagnati da due giovani studenti universitari, distribuirono la Santa Comunione ordinatamente tra le file di panche.
Quale suggestione!
In qua nocte tradebatur, convenuti da tutte le nazioni, professanti la stessa fede in tutte le lingue del mondo, partecipavano in unione di carità al sacrificio di Cristo immolato sulla Croce, in un tempo in cui la passione di Cristo si rinnovava nei suoi fedeli e nella sua Chiesa perseguitata in molte parti del mondo.
Lo stesso spettacolo di fede e devozione si è rinnovato varie volte in quella stessa piazza, alla luce del sole, nella Comunione dei giovani, giovedì, dei soldati, venerdì, e di gran parte dei pellegrini convenuti d'ogni dove, domenica ultimo giorno del Congresso.
La stessa moltitudine di Sacerdoti confessori, lo stesso ordine e la stessa armonia di preghiere e di canti, la stessa candida processione delle portantine eucaristiche e le stesse centinaia di Sacerdoti recanti da per tutto l'Eucaristia.
In questo Congresso, per le migliaia di sacerdoti e religiosi presenti, la lingua comune di comunicazione fu il latino, principalmente nella funzione ad essi riservata la mattina del giovedì dell'Ascensione, nella Cattedrale di S. Stefano, dove ascoltarono le eloquenti esortazioni del Cardinale Legato, dell'abate benedettino di Pannonhalma e del Vescovo di Namur.
Nelle 42 adunanze nazionali, le conferenze si tenevano nelle lingue particolari di ciascuna nazionalità
Nelle adunanze generali, invece, la lingua ufficiale era, l'ungherese, ma vi furono pronunziate brevi allocuzioni anche in altre lingue: italiana, francese, tedesca, inglese, spagnola, croata, portoghese, estone, finnico, greco, olandese, indiano ( tamul e telugu ), celtico ( irlandese ), giapponese ( parlò l'illustre Ammiraglio Stefano Shinjiro Yamamoto ), cinese, polacco, lettone, arabo, albanese, bulgaro, danese, lituano, russo, turco.
L'ungherese era purtroppo incomprensibile per la maggior parte degli stranieri, ma non incomprensibile la fede viva di quel popolo manifestata nell'atteggiamento devoto e fervente della popolazione magiara e di tutti i pellegrini di nazioni dalle lingue più varie.
E poi, il saluto generale degli ungheresi, i giovani specialmente, in latino: Laudetur Jesus Christus, rivolto ai Sacerdoti ed agli stranieri ( assai frequente, in ungherese, tra il popolo ); e la cortesia ed affabilità: tutto concordava, nonostante la varietà delle lingue nell'unità dei cuori, ad esprimere ed attuare la divisa, centro di raccolta delle menti e dei cuori, del Congresso: Eucharistia vinculum Caritatis.
Nei cinque giorni propriamente assegnati al Congresso, oltre le assemblee ed adunanze di funzioni eucaristiche generali quotidiane, due e anche tre talora, distribuite tra la mattinata, il pomeriggio e la sera, vi furono, ogni giorno, una o due adunanze internazionali di argomento speciale, come quella di « Omaggio dei rappresentanti delle lettere e delle scienze all'Eucaristia » ( mercoledì ), quella sullo svolgimento del tema generale « L'Eucaristia vincolo di carità », quella sulle missioni, quella sulla « Eucaristia vincolo della carità nella famiglia », sul quale argomento parlò il Capo del Governo Ungherese Béla Imrédi, quella sull'« Eucaristia e l'unità della Chiesa », sull'« Eucaristia vincolo della carità tra le classi sociali e tra le nazioni ».
In questo Congresso di Budapest ebbero un posto importante i personaggi del laicato, soprattutto gli uomini politici dell'Ungheria, i Ministri ed il Capo stesso del Governo, che parlarono dell'Eucaristia in maniera assai viva ed edificante.
Anche questo è da annoverarsi tra i frutti di quel Congresso.
Le manifestazioni esteriori furono magnifiche, degne della millenaria tradizione magiara e viva espressione della fede di una nazione, che si gloria di avere avuto ai suoi inizi una famiglia reale di Santi.
Tra le manifestazioni esterne, la processione sul Danubio del giovedì sera offrì uno spettacolo magnifico.
Procedeva in testa, maestosa la nave, recante a prua l'Ostensorio, tutto uno scintillio di lumi e con fasci di luce emananti a raggi era attorno al SS. Sacramento, mentre altri cinque grandi fasci luminosi, proiettati dalla sommità dell'altura detta di S. Gerardo, irradiavano tutto il cielo.
Altre navi ancora illuminate, recanti i Cardinali, i 300 Vescovi ed il Clero, facevano corteo regale al Re del cielo e della terra, mentre dalle due rive lumi e fiaccole disegnavano una lunga processione animata dai canti di inni eucaristici, cantati da tutto il popolo, guidato dagli altoparlanti, che rendevano presente ed uniforme dappertutto la direzione corale.
Era tutto un meraviglioso e fantastico concerto di luci e di canti non mai visto né udito sulle rive del più grande fiume di Europa.
Dopo la Benedizione Eucaristica, vi fu anche, come espressione di gioia popolare, una splendida esecuzione di fuochi d'artificio.
La grande processione finale della domenica fu in parte dalla pioggia che prese a cadere quando il corte giunse alla Piazza degli Eroi.
Lì, per necessità la Benedizione del SS.mo sacramento si tenne brevemente.
A questa processione parteciparono tutte le rappresentanze del clero e del laicato.
Migliaia erano anche le Religiose, i Religiosi, gli ecclesiastici, i Prelati ed i Vescovi che precedevano il SS.mo, e dietro, nello splendore della porpora, i Cardinali.
Dopo di essi il laicato in tutti i suoi ordini, cominciando dal Capo del Governo Imrédi, con i Ministri, Senatori, Deputati, Magistrati, Generali, Professori e Studenti universitari, e rappresentanti delle Professioni e dell'Esercito.
Veniva poi un largo stuolo di dame dell'aristocrazia, con a capo Maddalena Horthy de Nagybànya, moglie del Reggente.
La nobiltà magiara dette bella mostra di dignità ed eleganza negli abbigliamenti tradizionali ricchi di velluti, pellicce, ricami e pennacchi.
Seguivano, a varie schiere, le serie interminabili dei ceti operai, principalmente dei minatori con il piccone in spalla e in mano le lampade di sicurezza accese; e poi i gruppi dei pellegrini, convenuti da più di 40 nazioni.
Il Congresso Eucaristico era terminato felicemente, ed il Cardinale Serédi, Principe Primate di Ungheria, ne rendeva grazie al Signore in una allocuzione, dove dava rilievo al frutto spirituale raccolto nell'anno di preparazione al Congresso: « innumerevoli adunanze e funzioni eucaristiche - circa mille tridui - confessioni, Comunioni di parecchi milioni di persone ».
Il lunedì seguente 30 maggio, sarebbe iniziata un'altra grande solennità per l'Ungheria: la celebrazione del nono centenario della morte di S. Stefano, e con esso anche di un altro glorioso centenario, quello della proclamazione fatta dal Santo Re, poco prima della sua morte, di Maria Patrona Hungariae.
Il disegno del progetto per l'allestimento dell'altare del Congresso in Piazza degli eroi a Budapest