39. Bogota ( Colombia ) dal 18 al 25 agosto 1968.
Organizzato da: Cardinal Luis Concha, Arcivescovo di Bogota.
Presidente: Legato Pontificio Cardinale Giacomo Lercaro.
Segretario generale: Sig. Ignacio Betancur Campuzano.
Il panorama mondiale nel 1968 era ricco di speranze e carico di problemi: in Europa i movimenti di rivoluzione studentesca cercavano di rinnovare la società e in vari Paesi del mondo crescevano movimenti di protesta.
Nel continente latino-americano il Brasile era già immerso in una crudele dittatura militare.
In Argentina i "sacerdoti per il Terzo mondo" erano combattuti dai militari e malvisti dalla gerarchia ecclesiastica.
Nel 1966 in Colombia i militari avevano assassinato Camilo Torres e l'anno dopo in Bolivia era stato ucciso Che Guevara.
Nella maggioranza dei Paesi pochi uomini di Chiesa avevano la lucidità e il coraggio di opporsi alle dittature e pochi pastori denunciavano le torture ed erano disposti ad affrontare le ire dei militari.
In tutto il continente crescevano gruppi di cristiani convinti che la sfida maggiore per il Sud America non fosse tanto lo sviluppo quanto la giustizia sociale.
Nascevano, così, movimenti che propugnavano la rivoluzione violenta e si andavano organizzando nuclei di guerriglieri decisi a far ricorso alla forza.
Di questa situazione si faceva eco il testo base preparato in vista del Congresso: « L'America Latina, in mezzo ai suoi grandi problemi, manifesta un insieme di desideri e di aspirazioni.
A questo si è dato il nome di "esplosione di attese" che caratterizza il momento attuale del continente …
Non si può negare che esistono sforzi per dare sbocco e rispondere a questi desideri ma è necessario, con l'urgenza e l'audacia che reclama l'enciclica Populorum progressio, camminare verso una tappa più decisa, più impegnata ed efficace ».
Lo stesso testo riconosceva che: « Insieme con gli innegabili valori del cristianesimo latinoamericano, bisogna riconoscere alcuni segnali del fatto che esso non è ancora giunto alla sua maturazione.
E ciò si riflette soprattutto nella mancanza di coscienza sociale, generalmente presente in tute le classi però soprattutto in quelle che, per e loro possibilità, sono chiamate ad accettare generosamente il loro ruolo e ad offrire concretamente una testimonianza conseguente ».
Era questo l'orizzonte in cui si celebrò a Bogota il 39° Congresso Eucaristico Internazionale.
Paolo VI volle parteciparvi non solo per celebrare l'Eucaristia con i pellegrini là riuniti da tutto il mondo, ma anche per prendere visione personalmente delle questioni serie del continente, raccogliere le ansie e le angosce dei poveri, ed offrire alcune intuizioni che furono poi apertamente trattate nella II Conferenza Generale dell'Episcopato Latino Americano, quella di Medellin, aperta dal Papa nella cattedrale di Bogotà nel corso del suo viaggio apostolico.
I giorni 22, 23 e 24 agosto 1968 sono diventati una data storica per la Colombia e per tutta l'America Latina.
In quei tre giorni il Continente, per la prima volta nella storia, ospitò il Papa e la folla di Bogotà offrì un prodigioso spettacolo di amore per Paolo VI: tre giorni, si può dire, di ininterrotte acclamazioni.
Ma il viaggio del Papa aveva un carattere particolare: egli stesso aveva affermato di non essere andato a Bogotà per raccogliere applausi, bensì per onorare Cristo nel mistero eucaristico e nella sofferenza dei poveri.
In realtà non si trattava di cose diverse poiché lo stesso Cristo presente nell'Eucaristia è presente anche nei poveri e soffre in loro.
Andando incontro ai poveri dell'America Latina, Paolo VI andava incontro a Cristo.
Così la presenza del Papa in occasione del 39° Congresso Eucaristico Internazionale segnò l'impegno della Chiesa per la promozione di un'azione di sviluppo spirituale e materiale.
Il continente latino-americano, nonostante le sue enormi risorse, era travagliato allora come oggi da contraddizioni sociali capaci di ostacolare il suo sviluppo e di impedire la « promozione » di tutti i suoi abitanti a un più degno livello di vita.
Il Pontefice incoraggiò i governi a intraprendere le riforme necessarie e ammonì i ricchi e i possidenti a sottoporsi a « sacrifici coraggiosi » per il bene di tutti.
Attraverso le sue parole e la sua testimonianza Paolo VI pronunciò un netto no all'ingiustizia da una parte e alla violenza dall'altra, e predicò una « rivoluzione » senza odio, diretta a cambiare le strutture senza mettere gli uomini l'uno contro l'altro.
Preservando così, tra i cristiani, quel "vinculum charitatis" che era il tema della grande riunione eucaristica internazionale.
I suoi discorsi alla folla, ai dirigenti politici e agli uomini di Chiesa costituirono una specie di « carta cristiana » della rinascita latino-americana.
Altrettanto importante fu la testimonianza concreta di Paolo VI.
« Con un gesto che farà storia, il Pontefice ha baciato la terra colombiana »: questo fu il commento di un giornale di Bogotà all'atto di amore e di umiltà compiuto da Paolo VI all'aeroporto della capitale.
La fotografia del Santo Padre in ginocchio, chino sulla terra, commosse tutti.
Pochi avevano potuto vedere la scena dal vivo, perché intorno al Papa si erano raccolte le personalità ufficiali.
Chi la vide, subito cominciò a gridare, tra la folla dell'aeroporto: « Besó la tierra, besó la tierra! », e migliaia di occhi si riempirono di lacrime.
Il continente latino-americano non aveva mai ricevuto un così alto e umile omaggio.
Tutta la visita papale si svolse poi su questa tonalità, con gesti altrettanto umili che influirono persino sul linguaggio dei cronisti.
Prima del suo arrivo, Paolo VI era spesso indicato con un appellativo particolarmente maestoso: « El Soberano Pontifice ».
Poi incominciarono a chiamarlo « Santo Padre » o « Papa Paulo ».
El Espectador pubblicò un titolo a piena pagina: « El Papa, una figura infinitamente dulce », e la giornalista Ines de Montana scrisse: « Quando ha dedicato un sorriso a noi della stampa, abbiamo potuto osservare i suoi occhi azzurri, la dolcezza di quegli occhi ».
Gli equivoci che si temevano, i rischi di « politicizzazione » della visita, furono superati da Paolo VI senza ricorrere agli accorgimenti della diplomazia: bastò la sua inalterata umiltà, il suo mettersi in ginocchio davanti a tutti.
Proprio per questo il viaggio di Paolo VI fu immediatamente compreso dalle masse popolari colombiane e suscitò manifestazioni di corale entusiasmo e di profonda commozione.
Basti pensare ancora alla visita alle case dei poveri, per ascoltare dalla loro voce attese e speranze, per condividere dolori e angosce.
« Noi ascoltiamo il grido che sale dalle vostre sofferenze e da quelle della maggior parte dell'umanità …
Noi vogliamo essere solidali con la vostra buona causa, che è quella dell'umile popolo, della povera gente ».
Il primo incontro con la folla di Bogotà fu calorosissimo, e in alcuni momenti tumultuoso: la Colombia rimase per tre giorni accanto a Paolo VI con la spontaneità e il calore tipici della sua gente.
All'arrivo del Papa, due milioni di persone si accalcarono ai margini delle strade della capitale, dall'aeroporto fino alla cattedrale in piazza Bolivar, dove il Santo Padre si raccolse in preghiera quasi a sottolineare il carattere religioso del suo viaggio.
Se, sulla piazza Paolo VI, fu quasi sommerso dalla folla, nella cattedrale, oltre tremila sacerdoti gli si strinsero intorno, con un impeto che sorprese e in qualche momento preoccupò il servizio d'ordine.
Intanto, la radio e i giornali colombiani proclamavano con entusiasmo: « Da questo momento, la città di Bogotà è diventata la capitale del mondo cristiano ».
I riti più solenni del 39° Congresso Eucaristico Internazionale si svolgevano in una vastissima spianata, chiusa all'orizzonte dai contrafforti della Cordigliera orientale.
Al centro di questa spianata era stato innalzato il « templete », una costruzione in cemento totalmente aperta, eretta per il Congresso ma destinata a trasformarsi successivamente in chiesa parrocchiale.
Per accogliere i pellegrini fu creato un intero nuovo quartiere di abitazioni assegnate, in seguito, alle famiglie povere di Bogotà.
Intorno al « templete » si raccolsero, nei giorni delle celebrazioni, pellegrini di tutto il mondo.
Ogni continente era rappresentato, e il mistero eucaristico, inteso come « vincolo di amore » e come impegno per la costruzione di una società umana più fraterna, si celebrò in ogni lingua.
Al Congresso intervennero circa duecento vescovi dell'America Latina, e quasi altrettanti dagli altri continenti.
Come « osservatori », erano presenti rappresentanti delle Chiese cristiane separate.
Uno di essi, fr. Roger Schutz, priore della comunità protestante di Taizé ( Francia ), fu ospite dell'aereo papale nei viaggi di andata e di ritorno.
Dopo il ritorno del Papa a Roma, il Congresso continuò sotto la presidenza del cardinale Giacomo Lercaro, Legato Pontificio, giungendo alla sua conclusione la sera di domenica 25 agosto.
Intanto a Medellin ( 240 chilometri a nord-ovest della capitale ) si svolgevano i lavori della Conferenza episcopale latino-americana, aperti dal Papa nella cattedrale di Bogotà sabato 24 agosto.
Per convogliare verso il « templete » le masse dei pellegrini ( che in occasione di alcune cerimonie superarono i 600 mila ) la municipalità della capitale fece costruire una serie di ampie strade che sono diventate, poi, gli assi di espansione della capitale colombiana.
Venerdì 23 agosto, il Papa si incontrò con circa 300 mila campesinos, i contadini della Colombia e degli altri Paesi dell'America Latina.
La manifestazione si svolse nella zona di Mosquera, appena fuori Bogotà, presso la grande stazione trasmittente della radio « Azione Culturale Popolare », un moderno strumento di lotta contro l'analfabetismo, creato dal sacerdote colombiano padre José. Joaquim Salcedo.
Questa radio era particolarmente cara ai contadini perché la sua attività scolastica serviva soprattutto i lavoratori della terra, maggiormente colpiti dalla piaga dell'analfabetismo.
Per andare a Mosquera e per tornare a Bogotà, il Papa si servì di un elicottero militare, che all'arrivo compì numerosi giri sull'immenso schieramento di contadini.
Nella stessa occasione, Paolo VI benedì i nuovi impianti trasmittenti creati da padre Salcedo e parlò ai giornalisti giunti a Bogotà da tutto il mondo.
A Mosquera, gente di ogni età si accalcò intorno agli sbarramenti, sorvegliati da uno schieramento, forse eccessivo, di forza pubblica.
E ai contadini il Papa si rivolse con queste parole: « Siamo venuti a Bogota per onorare Gesù nel suo Mistero eucaristico, e siamo pieni di gioia che Ci sia data l'opportunità di farlo venendo in mezzo a voi per celebrare la presenza del Signore fra noi, in mezzo alla sua Chiesa e al mondo, nelle vostre persone.
Voi siete un segno, voi un'immagine, voi un mistero della presenza di Cristo.
Il sacramento dell'Eucaristia ci offre la sua nascosta presenza viva e reale; ma voi pure siete un sacramento, cioè un'immagine sacra del Signore fra noi, come un riflesso rappresentativo, ma non nascosto, della sua faccia umana e divina …
Voi, Figli carissimi, siete Cristo per Noi.
E Noi ci inchiniamo davanti a voi e vogliamo ravvisare Cristo in voi quasi redivivo e sofferente …
Siamo venuti per onorare Cristo in voi, per inchinarci perciò davanti a voi »
E continuò: « Noi conosciamo le condizioni della vostra esistenza: sono per molti di voi condizioni misere, spesso inferiori al bisogno normale della vita umana.
Voi ora ci ascoltate in silenzio: ma noi piuttosto ascoltiamo il grido che sale dalle vostre sofferenze e da quelle della maggior parte dell'umanità.
Noi non possiamo disinteressarci di voi; noi vogliamo essere solidali con la vostra buona causa, che è quella dell'umile popolo, della povera gente ».
Poi, riferendosi direttamente allo svolgimento del Congresso Eucaristico aggiunse: « Siamo lieti di sapere a questo riguardo che, proprio in coincidenza col grande Congresso Eucaristico, si stanno studiando o promuovendo piani nuovi e organici per le classi lavoratrici e specialmente per quelle rurali; per voi, campesinos.
E prendiamo quest'occasione per esortare tutti i governi dell'America Latina, e anche quelli di altri continenti, come pure tutte le categorie dirigenti ed abbienti, a proseguire affrontando con larghezza e con coraggiose prospettive le riforme necessarie per un più giusto e più efficiente assetto sociale, con progressivo vantaggio delle classi oggi meno favorite, e con più equa ripartizione degli oneri fiscali sulle classi più abbienti, specialmente su quelle che, possedendo estesi latifondi.
Non sono in grado di renderli più fecondi e redditizi o, se lo possono, ne godono i frutti con esclusivo profitto ».
Dopo aver affrontato nel suo discorso i problemi sociali latino-americani, Paolo VI conversò con una coppia di coniugi per ogni Paese del Continente
Tra di essi non c'erano molti tierratenientes, cioè i proprietari ma abbondavano invece i siervos sin tierra, i mezzadri più poveri.
Tutto il vario panorama rurale latino-americano sfilò sotto gli occhi del Papa:
i cileni gli parlarono della riforma agraria promossa dal governo Frei e della siccità che aveva rovinato l'ultimo raccolto;
la coppia paraguayana gli illustrò la coltivazione del tabacco;
i peruviani lamentarono la mancanza di una riforma agraria;
altri ancora ricordarono che oltre alla distribuzione della terra era necessaria l'assistenza tecnica e finanziaria …
Tornato in Italia, nel corso dell'udienza generale concessa a Castelgandolfo il 28 agosto, il Papa rievocò davanti ai pellegrini il suo viaggio in Colombia, commentandolo con queste parole: « Il volto dell'America Latina non poteva offrire al nostro sguardo un aspetto più vivo, più degno del nostro affetto; ancora siamo quasi sopraffatti dall'impressione commovente e inebriante degli incontri inondanti e fragorosi delle nostre tre giornate colombiane.
Sono state ore di pienezza spirituale: ore di pastorale felicità.
E, nello stesso tempo, ore di rivelazione …
Nella manifestazione dominava in tutti la celebrazione; la celebrazione del mistero eucaristico, da tutti i fedeli percepito nella sua virtù nutritiva, vivificante e santificante le intime profondità della vita individuale … e da tutti i fedeli riscoperto come principio sommo e irripetibile di effusione fraterna, di comunione sociale, come fattore operante di carità estensiva e unitiva, primo coefficiente di speranza e di azione per la rigenerazione del mondo ».
Paolo VI celebra l'Eucaristia al "templete", nel "campo eucaristico", davanti ad una grande motitudine di fedeli.