41. Filadelfia ( USA ) dall'1 all'8 agosto 1976.
Organizzato da: Cardinal John Krol, Arcivescovo di Filadelfia.
Presidente: Legato Pontificio Cardinale James Knox.
Segretario generale: Mons. Francis B. Schulte.
Nell'estate del 1976 il continente nordamericano richiamò su di sé l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale per una serie di eventi storici: il bicentenario dell'indipendenza degli Stati Uniti ( Filadelfia 1776-1976 ), le Olimpiadi di Montreal, la missione scientifica delle due sonde Viking su Marte e, non da ultimo, il 41° Congresso eucaristico internazionale.
Filadelfia, già centro dei festeggiamenti del bicentenario, fu scelta anche come sede del Congresso eucaristico internazionale, il secondo tenuto negli USA dopo quello di Chicago del 1926.
L'arcidiocesi di Filadelfia era, allora, la quinta degli Stati Uniti per numero di cattolici, con 1.380.000 fedeli, sparsi in cinque contee e l'assise eucaristica che vi si svolse fu percepita come la più grande manifestazione religiosa nella storia della Chiesa cattolica americana.
E ciò non solo per il milione e più di pellegrini provenienti da tutti gli USA, dal Canada e da oltre cento Paesi del mondo, ma anche per l'interesse suscitato tra i cristiani delle confessioni protestanti americane e il rispetto col quale venne seguita dal pubblico statunitense.
La stampa nazionale e le varie reti televisive diedero grande risalto all'avvenimento ed allo svolgimento del Congresso.
« Una manifestazione festosa della spiritualità della fede cattolica », « Una olimpiade dello spirito ».
« Uno spettacolo di splendore religioso », scriveva il Washington Post il 2 agosto; e nello stesso giorno, il New York Times, commentando la cerimonia di apertura, scrisse: « Una delle più vaste assemblee religiose che mai abbiano avuto luogo negli Stati Uniti ».
Col titolo: « Splendore e preghiera nella città » il Philadelphia Inquirer del 2 agosto sintetizzava, in prima pagina, la giornata inaugurale.
Commentando poi la cerimonia conclusiva - la Statio Orbis - lo stesso giornale scrisse ( 9 agosto ): « Uno spettacolo dalle proporzioni eroiche ».
Anche il settimanale Times ( 16 agosto ) titolava il suo servizio sul Congresso: « L'Olimpiade cattolica ».
Tutto ciò sottolineava l'internazionalità dei partecipanti e la loro varietà etnica, linguistica, culturale e, insieme, il fitto programma realizzato negli otto giorni del Congresso: 58 celebrazioni liturgiche, 8 seminari di studio, 27 conferenze, altrettante rappresentazioni artistiche e musicali a carattere religioso, cinque raduni nazionali ed internazionali.
L'ottima organizzazione facilitò lo svolgimento ordinato del Congresso eucaristico nel suo intento primariamente religioso.
Centro focale di tutto fu l'Eucaristia e il tema prescelto - L'Eucaristia e le "fami" della famiglia umana [ The Eucharist and the hungers of the human family ] – si rivelò come un'occasione storica offerta alla Chiesa, per riflettere e per impegnarsi di persona per le necessità fondamentali dell'uomo profondamente "affamato" di pane e di Dio.
La funzione di apertura ( domenica 1° agosto ) e la cerimonia conclusiva della Statio Orbis ( domenica 8 ) furono i momenti più toccanti del Congresso.
L'inaugurazione ufficiale fu segnata dalla Messa pontificale celebrata dal Legato Pontificio, card. James Knox, nella cattedrale dei SS. Pietro e Paolo.
Il cardo Knox, prefetto della Sacra Congregazione per i Sacramenti e per il culto divino, era allora presidente del Comitato per i Congressi eucaristici internazionali.
Quella celebrazione eucaristia per « la comunione della famiglia umana nel mondo » fu concelebrata da 14 cardinali, 37 vescovi e 26 sacerdoti.
Tra i duemila fedeli presenti nella cattedrale vi erano il Sindaco di Filadelfia, l'italo-americano Frank L. Rizzo, la principessa Grace Kelly, originaria di Filadelfia, col marito principe Ranieri di Monaco, personalità civili e rappresentanti delle confessioni protestanti d'America.
Il Sindaco della città feprima, fu firmata a Filadelfia la Dichiarazione d'indipendenza.
A sua volta il Legato pontificio offrì all'Arcidiocesi un calice di platino, forgiato all'epoca della rivoluzione americana; il dono intendeva esprimere un ringraziamento per l'impegno sostenuto dalla diocesi e da tutta la Chiesa americana.
Introducendo il tema del Congresso, il cardo Knox si soffermò sulla "fame di Dio".
Facendo eco ad un pensiero molto caro a Paolo VI - « costruire una civiltà dell'amore » - il cardinale disse: « L'Eucaristia è il culmine ed il centro dei sacramenti [ … ].
Soltanto il vero pane di vita può soddisfare i bisogni della famiglia umana », aiutando il mondo a risolvere la sua situazione di « conflitto, di tribolazione, di infelicità ».
« Noi dobbiamo tenere a mente l'ammonimento di Cristo.
Non possiamo apprezzare realmente questo grande dono dell'Eucaristia, se siamo talmente immersi nelle cose transeunti della vita, da non poter innalzare le nostre menti alle cose più alte.
Imploriamo la grazia di una più profonda fede in Cristo e nel suo dono d'amore.
Ci sia concesso di credere fermamente che la Santa Eucaristia può soccorrere i bisogni di ciascuno, trasformando se stessa in ciò che necessita ognuno di noi.
Possa essere l'Eucaristia il nostro sostentamento spirituale lungo il nostro pellegrinaggio terreno e pegno della vita eterna ».
Il cardinale concluse il suo discorso con un appello a fare comunione con Cristo, per soccorrere l'umanità nella sua fame spirituale e materiale.
Nel pomeriggio di domenica, dopo un ricevimento offerto agli ospiti d'onore nella City Hall da parte del sindaco e del consiglio municipale, ebbe inizio la processione eucaristica che partì dalla Independence Mall e, attraverso la Beniamin Franklin Parkway, giunse fino alla cattedrale.
Cinquantamila persone sfilarono per oltre quattro ore lungo le vie cittadine.
Faceva loro ala una folla che, secondo la stima della polizia locale, ammontava a 300 mila persone.
Le migliaia di lumi portati dalla folla, le preghiere ed i canti che echeggiavano nella processione, furono viva espressione di una testimonianza ecclesiale e sociale.
La processione si concluse con la benedizione eucaristica e il card. J. Krol, arcivescovo di Filadelfia, tenne il discorso conclusivo della prima giornata.
Secondo avvenimento speciale del Congresso fu la Statio Orbis finale, una assemblea del mondo.
Preceduta dalla "Processione delle Nazioni e degli Stati" composta da rappresentanti di 50 nazioni e dei 50 Stati USA, la solenne Messa conclusiva ebbe inizio domenica 8 agosto, alle ore 16,30, nello stadio « J. F. Kennedy ».
Molto numerosa, nell'occasione, fu la partecipazione dei negri cattolici d'America e di un folto numero di indiani americani di tribù particolarmente note, quali: Apa-ches, Sioux, Mohawk e Navajo.
In raduno della Statio Orbis fu segnato da quache apprensione perché la pioggia ed il brutto tempo minacciavano di compromettere, dopo giornate di sole, il programma finale.
Per tutta la mattinata, infatti, sulla città era piovuto a dirotto e i servizi meteorologici diffondevano in continuazione, tramite la radio e la televisione, notizie dettagliate sull'avvicinarsi dell'uragano Belle, che stava flagellando le coste del Sud-Est.
La popolazione era stata messa in allerta perché anche Filadelfia poteva essere coinvolta nel ciclone.
Invece qualche ora prima dell'inizio dell'ultimo e solenne raduno, la pioggia cessò, con sollievo di tutti.
Oltre ai centomila presenti nello stadio, milioni di persone, nelle due Americhe, poterono seguire in trasmissione diretta la cerimonia conclusiva ed ascoltare dal vivo la voce del Santo Padre.
Paolo VI parlò via satellite dal santuario di Bolsena, dove egli si era recato per celebrare l'Eucaristia: « A tutti voi in Filadelfia, a voi americani, a voi, uomini e donne da tutte le parti del mondo, radunati per il Congresso eucaristico internazionale.
È il Vescovo di Roma che vi parla, il Successore degli Apostoli Pietro e Paolo, il Papa della Chiesa Cattolica, il Vicario di Cristo in terra ».
E dopo aver svolto brevemente la riflessione sul mistero dell'Eucaristia, proseguì: « Oggi, nel tempo, l'Eucaristia è il pane per il nostro pellegrinaggio terreno; domani, nella vita futura, essa sarà la nostra felicità eterna ».
Il Papa concluse il messaggio con la benedizione apostolica.
Segui un'ovazione generale, prolungata ed entusiasta.
« Bolsena è a Filadelfia », aveva proclamato Paolo VI parlando ai fedeli convenuti nella cittadina laziale testimone del famoso miracolo eucaristico del 1263.
Nel « segno » dell'Eucaristia Bolsena e Filadelfia vissero realmente un momento intenso, irripetibile, di unione e di comunione di fede.
Poco prima che la Statio Orbis avesse inizio, anche il Presidente degli Stati Uniti, giunto appositamente da Washington, aveva parlato da un podio situato vicino all'altare: « È una dimostrazione significativa della fame che il mondo intero ha per la pace e per la giustizia - egli dichiarò - il fatto che questi congressi siano capaci di unire cittadini di oltre cento nazioni in comunione di intenti e di preghiera …
È davvero appropriato che voi siate qui adunati nella Città dell'amore fraterno [ city of brotherly love = Filadelfia ], dove 200 anni or sono la mia nazione dichiarò la sua indipendenza nazionale con una ferma fiducia nella protezione della divina Provvidenza.
Questa fiducia non ci è mai venuta meno ed è stata rafforzata da una devozione, ugualmente ferma, degli americani per la libertà di culto e per la libertà di coscienza ».
Tra gli applausi convinti della folla, il presidente Ford continuò affermando che la Chiesa « ha contribuito a costruire un mondo più pacifico.
Per milioni di uomini e di donne la Chiesa è stata l'ospedale dell'anima, la scuola dello spirito e la depositaria sicura degli ideali morali [ … ].
Essa è stata un'istituzione vitale per proteggere e proclamare i valori ultimi della vita stessa.
Giustamente noi oggi guardiamo con ansietà alla marea crescente di secolarismo che attraversa il mondo.
Io partecipo alla vostra preoccupazione profonda circa l'accentuata mancanza di rispetto per la vita ».
Esprimendo poi commossa gratitudine per trovarsi di persona « in questa grande cerchia, animata dallo spirito di amore, di servizio e di fede », Gerald Ford formulò l'augurio che possano formarsi « cerchi sempre più larghi », fino al « giorno [ … ] in cui tutto il popolo di Dio sarà uno ».
Il Presidente concluse il suo discorso con la preghiera di San Francesco: « Signore, fa di me uno strumento della Tua pace ».
A questa celebrazione eucaristica conclusiva, con il Cardinale Knox concelebrarono più di 500, tra cardinali, vescovi e sacerdoti mentre mille ministri distribuirono la comunione ai fedeli.
Il tema proposto per quest'ultima giornata: L'Eucaristia e la fame di Gesù, pane di vita, sintetizzava lo spirito, le finalità ed i lavori del Congresso.
L'omelia del Legato Pontificio fu un ulteriore messaggio di preghiera e di azione, affidato alla generosità dei pellegrini di Filadelfia ed ai cristiani del mondo.
Il tema del Congresso - L'Eucaristia e le "fami" della famiglia umana - era stato annunciato ufficialmente da Paolo VI, nel corso di un'udienza concessa ai promotori dell'importante assise.
Ed i vescovi americani, nella Giornata del Ringraziamento ( 20 novembre 1975 ), inviarono ai fedeli una lettera pastorale da Washington, nella quale indicavano le finalità e tracciavano le linee direttrici del Congresso.
Come sintesi figurativa del tema e della varietà in cui si sarebbero articolate le giornate congressuali, fu adottato il simbolo di due mani che stringono un'ostia: cioè il « Corpo del Signore tra le mani degli uomini ».
La preghiera ufficiale e l'inno Gift of finest wheat ( Dono di purissimo frumento ) erano intonati a celebrare e rafforzare la fede nell'Eucaristia ed esprimevano l'aspirazione dei cristiani di farsi strumento vitale per il progresso spirituale e materiale del mondo moderno.
Mons. W. J. Conway, segretario del Comitato locale del Congresso, ne coordinò e diresse, con abile regia, la fase di preparazione e di svolgimento.
Accanto alle decine di sacerdoti e di laici che collaborarono con lui, si ricordano anche, nella preparazione di questo Congresso particolarmente aperto al dialogo ecumenico , il rev. J. M. Allin, presidente della Chiesa episcopale degli USA e il dotto R. J. Marshal, presidente della Chiesa luterana d'America.
Il Santo Padre, nella sua lettera del 7 luglio 1976 al cardo Knox, meno di un mese quindi dall'apertura dei lavori, rendeva atto all'arcidiocesi di Filadelfia per la « preparazione accurata », efficiente ed entusiasta, « interiore e spirituale » e per « la organizzazione esterna ».
Per arginare il processo di secolarizzazione che sembrava minare la fede cattolica negli USA, i vescovi e gli operatori del Congresso si erano concentrati sull'attuazione di tre obiettivi.
Il primo: un anno intero di preparazione per un rinnovamento spirituale e un più forte impegno di testimonianza nell'azione sociale.
Il secondo: la celebrazione del Congresso visto come settimana di preghiera e di riflessione, in cui i pellegrini potessero arricchire la loro comprensione e l'amore per l'Eucaristia.
Il terzo: il tempo del postCongresso in cui migliaia e migliaia di pellegrini, facendo ritorno alle proprie famiglie in ogni parte del mondo, portassero con sé un'esperienza personale e comunitaria della fede eucaristica e del suo significato apostolico.
Diverse iniziative furono promosse in USA e nel Canada, tra le quali ne ricordiamo almeno due particolarmente significative per il rinnovamento spirituale e sociale a cui mirava il Congresso: Sign e Rice Bowl.
Col Sign - sigla risultante dalle iniziali dell'espressione inglese: Service in God's Name [ servizio in nome di Dio ] – fu promosso un vasto programma di servizio sociale soprattutto tra i giovani.
Scopo dell'operazione era di mettere il proprio tempo a disposizione dei bisognosi:
aiuti ai poveri,
visite agli ammalati,
servizio in ospedali e case di cura,
in ospizi ed in istituti di rieducazione degli handicappati;
raccolta di fondi e di aiuti di ogni genere, destinati ai poveri ed al Terzo Mondo.
I giovani nordamericani risposero con 15 milioni di ore di servizio sociale.
Con l'iniziativa Ciotola di riso [ Operation Rice Bowl ], lanciata nell'ottobre 1975, tutte le famiglie americane furono invitate a sperimentare in prima persona l'esperienza della fame, sentendosi solidali con tutti gli affamati del mondo.
Concretamente l'iniziativa, intensificata nella quaresima 1976, prevedeva di digiunare una volta la settimana, offrendo il danaro così risparmiato per quanti soffrono la fame.
La proposta trovò eco anche al di fuori del mondo cattolico e furono raccolti 7 milioni di dollari subito devoluti, attraverso il Catbolic Relief Service, alle regioni più bisognose del mondo.
Così, il tema religioso del Congresso eucaristico di Filadelfia si inserì vitalmente nella situazione, spesso tragica di un mondo segnato dalla fame dei valori spirituali e materiali, al fine di offrire un aiuto nella costruzione di una vera « civiltà dell'amore ».
Dal lunedì al sabato della prima settimana di agosto la città di Filadelfia fu totalmente assorbita dallo svolgimento del programma congressuale.
Centro delle attività furono la Convention Hall ed il Civic Center mentre per i raduni di massa furono riservati i complessi sportivi: lo stadio « J. F. Kennedy », lo Spectrum ed il Veterans Stadium, oltre naturalmente tutte le chiese della città.
Nei parchi pubblici e nei teatri si svolsero giornalmente rappresentazioni artistiche, teatrali e musicali, con l'esibizione dei vari gruppi etnici, nazionali ed esteri.
Tanta varietà di espressioni religiose, culturali, linguistiche e folkloristiche, contribuirono ad esplicitare e a sottolineare l'unità ed il pluralismo della Chiesa nella sua universalità di popoli, di razze e di riti.
Anche per i vescovi americani fu una grossa sorpresa poter costatare la molteplicità e la varietà dei gruppi e delle organizzazioni presenti nelle diverse Chiese locali.
Non mancarono contestazioni di gruppi oltranzisti e radicali, ma anche questi, accolti nello spirito di comunione e di fraternità che contraddistinse tutto il Congresso, non ne turbarono lo svolgimento ordinato.
La « maratona » congressuale si snodò intensamente, giorno per giorno, lungo grandi linee ormai consuete in ogni Congresso: le celebrazioni dell'Eucaristia e le conferenze o seminari di studio che approfondirono il tema teologico del Congresso in tutte le sue implicazioni.
La partecipazione attiva di personalità eminenti della Chiesa, della cultura e dell'ecumenismo, la folta rappresentanza del Terzo Mondo, con i suoi problemi insoluti e con la sua forte carica di vitalità religiosa e sociale, permisero al Congresso di svolgere una seria riflessione teologica, aperta ai bisogni del mondo moderno.
Tra gli oratori intervenuti, l'Arcivescovo di Recife ( Brasile ) mons. Helder Càrnara e madre Teresa di Calcutta riscossero le maggiori simpatie e l'attenzione dei congressisti.
Madre Teresa, fondatrice delle Missionarie della carità, fu soprattutto al centro dell'entusiasmo popolare.
Giornalisti e fotografi la presero letteralmente d'assalto: tutti volevano sentire una sua parola, coglierne la testimonianza, fissare un'immagine del suo volto.
Ecco una rassegna sommaria delle varie Conferenze che arricchirono la settimana del Congresso Eucaristico di Filadelfia.
Lunedì 2 agosto, giorno dedicato direttamente al problema della fame del mondo, P. Pedro Arrupe, preposito generale della Compagnia di Gesù, parlò sul tema La fame di pane e l'evangelizzazione.
Chiamati ad essere una comunità realmente « eucaristica » ed « apostolica », i cristiani debbono operare una conversione di cuore e di atteggiamenti, tale che li porti a vivere in prima persona, e con « partecipazione fraterna », la dimensione sociale della Eucaristia, la fractio panis.
Mons. Càmara, con la relazione Il Pane di Vita e lo sub-vita nel mondo, richiamò vivacemente l'attenzione sui due « grandi scandali » di oggi: « Un piccolo numero di nazioni diventano sempre più ricche, mentre la maggior parte dell'umanità diventa sempre più povera »; popoli in « condizioni infraumane », che vivono « senza pane, senza vestiario, senza casa, senza lavoro, senza speranza ».
La testimonianza di madre Teresa, sulla necessità di operare una sintesi personale, concreta, tra fede eucaristica e vita per i poveri, fu il momento più toccante della giornata.
La fame di libertà e di giustizia fu il tema dominante nella giornata di martedì 3 agosto.
Gli interventi di mons. G. B. Benelli, Sostituto della Segretaria di Stato, di madre Teresa, di mons. Càmara e di p. Rollins E. Lambert, esperto di problemi africani, offrirono un contributo prezioso per conoscere l'opera della Chiesa nel mondo e la sua azione a favore dei poveri.
Mercoledì 4 agosto, sempre nella Convention Hall e nel Civic Center, la giornata fu dedicata interamente al clero e ai religiosi.
La preghiera, lo studio della Scrittura, il problema delle vocazioni costituirono l'oggetto delle diverse relazioni, svolte dal card L. Suenens, da padre B. Ahern, da padre R. Brown, da suor K. Sullivan e dal fr. R. McCann.
In questo giorno, consacrato a L'Eucaristia e la fame dello Spirito, nello Stadio dei Veterani si tenne la concelebrazione più numerosa ( 2.200 sacerdoti ) presieduta dal Legato pontificio.
Il card.. J. Wright tenne l'omelia ispirata ad Is 6,8: « Signore, eccomi! Manda me! ».
Importanti furono, infine, il Simposio teologico sull'Eucaristia ( 4-5 agosto ) e la conferenza sul Dialogo ecumenico.
Nel primo, teologi di tutto il mondo discussero sulla efficacia salvifica e liberatrice della presenza reale del Cristo nell'Eucaristia; nella seconda, sotto la direzione del card. J. Willebrands, con i rappresentanti delle confessioni protestanti d'America, fu approfondito il tema: L'Eucaristia e la fame di verità e di unità.
Il Congresso di Filadelfia fu certamente un successo per il gran numero di pellegrini e per la loro partecipazione, per l'interesse suscitato nell'opinione pubblica americana e per l'organizzazione.
Inoltre, il programma e la sua attuazione conferirono unità ed armonia alla vastità e varietà degli incontri e delle manifestazioni, incentrati a tutti i livelli, sull'Eucaristia.
Così, il sacramento dell'amore fu costantemente meditato e vissuto nella sua duplice dimensione di amore per Dio e per i fratelli bisognosi.
Per la Chiesa americana, poi, immersa in un contesto sociale secolarizzato, il Congresso eucaristico costituì un momento opportuno, di rilevanza storica, per condividere la fede e porsi come « fermento » rinnovatore della società, a tutela del destino storico ed escatologico dell'uomo.
Il Congresso Eucaristico di Filadelfia considerò con serietà e responsabilità il problema della fame nel mondo nel suo aggancio vitale con l'Eucaristia, « Pane di Vita » per tutti gli uomini.
Più che a belle disquisizioni accademiche, si cercò di creare un senso di solidarietà, uno spirito di collaborazione personale e comunitario.
Le testimonianze e le esperienze dei pellegrini provenienti soprattutto dal Terzo Mondo contribuirono a porre i cattolici americani in un atteggiamento più cosciente di responsabilità e di solidarietà, umana e cristiana, verso i popoli meno privilegiati.
Durante la celebrazione del Congresso, i cattolici e il popolo americano - e con essi le nazioni economicamente più progredite - furono invitati a moltiplicare gli sforzi per aiutare quanti soffrono maggiormente la fame e l'ingiustizia, a causa dello squilibrio nella « disuguaglianza di beni e nella distrib uzione della ricchezza » ( mons. G. Benelli ).
Sviluppando le articolazioni del tema fondamentale, fu sottolineato giustamente che la fame di pane non è sinonimo di sottosviluppo umano, e che la ricchezza non va sempre di pari passo con una autentica umanità.
e quella dei Paesi poveri « è la povertà terribile della solitudine, dell'essere abbandonati » - dichiarò madre Teresa - quella dei Paesi ricchi è « la povertà dello spirito, della ricerca di Dio ».
Ed è la più difficile da curare.
Forse qui si può ritrovare la vera conclusione del 41° Congresso eucaristico internazionale: solo attuando a tutti i livelli la « frazione del pane » e moltiplicando universalmente la Ciotola di riso, è alleviare le sofferenze più impellenti dell'uomo, soddisfarne il bisogno vitale di pane e di Dio.
Paolo VI riceve gli organizzatori del Congresso insieme con il Legato Pontificio Card. Knox, che gli presentano il logo del Congresso di Filadelfia.