Convegno « Evangelizzazione e promozione umana »

Presentazione degli Atti del convegno ecclesiale

Indice

1 Presentazione
2 Introduzione
4 Parola, Sacramento e rinnovamento pastorale
8 Sviluppo integrale dell'uomo
10 Mediazione culturale
13 Poveri ed emarginati
14 Mondo del lavoro
15 Impegno politico e pluralismo
18 Conclusione

 

1. Presentazione

Speranza e coraggio sono stati suscitati e diffusi dal convegno ecclesiale « Evangelizzazione e promozione umana», che ha raccolto le grandi indicazioni del Vaticano II, nell'ambito del tema e programma pastorale della C.E.I. su « Evangelizzazione e sacramenti ».

Nel convegno rappresentanti delle nostre Chiese locali, laici, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose si sono interrogati, insieme con i Vescovi, sulla missione evangelizzatrice della Chiesa nell'Italia di oggi e sull'apporto ecclesiale alla promozione umana.

Ne sono scaturiti un esame serio, leale e coraggioso della situazione della Chiesa nella società italiana e una serie di proposte operative da cui deduciamo una meditata riflessione, perché quanto di valido è emerso nel convegno stesso sia autenticamente intrapreso e portato avanti nelle sue istanze migliori e più significative.

Nella consapevolezza del nostro servizio pastorale, intendiamo così sostenere e stimolare l'opera iniziata con la preparazione e la partecipazione al convegno dalle nostre Chiese locali.

Per esse infatti il convegno è stato dai Vescovi ispirato e promosso e con esse responsabilmente partecipato.

Tale avvenimento non deve rimanere un episodio isolato, ma avere un benefico influsso sulla vita e sull'azione ecclesiale, attraverso le vie normali di cui le comunità ecclesiali dispongono per la loro missione.

Per questo presentiamo gli Atti del Convegno, con gli orientamenti dottrinali e pastorali del nostro Consiglio Permanente.

2. Introduzione

La prima cosa sulla quale si deve riflettere è proprio l'evento del convegno con la sua dinamica, il cui significato non solo non può essere trascurato, ma deve essere approfondito.

Erano presenti tutte le componenti ecclesiali, che nella fede e nella preghiera, perseveranti nell'ascolto della Parola di Cristo e nella Eucaristia, hanno sperimentato una intensa comunione.

Si è ascoltato, si è dialogato e discusso francamente, si sono esaminate situazioni e proposti interventi come espressione di una Chiesa dove lo Spirito Santo ha potuto lavorare, e dove la coscienza ecclesiale è in crescita.

Si è pure sentito che il nostro rapporto con l'umanità si approfondisce come ascolto, come servizio e coscienza critica, come ricerca, offerta di aiuto e testimonianza.

Questo modo di incontrarci, di parlare e di operare e veramente un nuovo fatto importante per la Chiesa in Italia e dovremo farne tesoro nella vita quotidiana delle nostre comunità.

3. Nel rispetto della gerarchia dei valori, l'incontro, mettendo in evidenza la sua ecclesialità e il suo scopo pastorale, ha voluto significare che la promozione umana, oggetto del convegno, ha per noi un angolo visuale preciso.

Dobbiamo contribuire a promuovere l'uomo in Cristo, con Cristo e per Cristo, secondo il nostro specifico cristiano; si è, infatti, Chiesa in fedele ricerca dei modi migliori di evangelizzare e aiutare la promozione umana e Chiesa in servizio alla salvezza totale dell'uomo perché si è in dipendenza di Cristo nella chiarezza della fede e nella esperienza della vita cristiana.

Bisogna dunque approfondire ulteriormente i contenuti teologici ed ecclesiologici del convegno, per attuarne bene gli orientamenti pastorali e partecipare alla promozione umana con coerenza cristiana.

Sentiamo al riguardo il dovere di esortare vivamente ad evitare il pericolo di cadere in uno sterile sociologismo, come avverrebbe se si scegliesse l'orientamento di dedicare maggiore sollecitudine alle opere sociali che non a quelle ministeriali, invertendo in tal modo il retto ordine che è nelle stesse finalità della Chiesa.

L'evangelizzazione, infatti, che conduce al Sacramento e seguita ad illuminare e rinvigorire la vita cristiana, è stata il punto qualificante, perché intendessimo la promozione umana non secondo un vangelo secolare e un attivismo puramente terreno, ma nel senso completo della vocazione dell'uomo.

Ora è necessario essere attenti anzitutto a questo punto qualificante, che comporta per noi, oltre la maturità della fede secondo la Parola e i Sacramenti di Cristo, la continua riforma spirituale della nostra vita ecclesiale e l'urgenza della testimonianza evangelica.

Altrimenti non siamo credibili all'uomo e mentre cerchiamo di promuoverlo potremmo contribuire invece alla sua rovina.

4. Parola, Sacramento e rinnovamento pastorale

L'evangelizzazione e la promozione umana esigono in noi le certezze della fede, inequivocabili, precise, fondate sulla Parola di Dio, sulla Tradizione viva e sul Magistero della Chiesa, perché manteniamo l'identità del Vangelo annunziato e la nostra autenticità di discepoli del Signore fra gli uomini.

Ci pare allora di dover raccogliere anzitutto le indicazioni sull'annunzio della Parola, sulla catechesi e sul suo rinnovamento.

Dovremo compiere ogni sforzo perché le nostre Chiese siano un luogo di religioso ascolto e di accoglienza della Parola di Dio e centri vivi di una catechesi per tutte le età, operando un rinnovamento dell'annunzio e della catechesi che permettano nuovi metodi per raggiungere il Popolo di Dio; compresi i giovani, gli adulti e le comunità familiari.

Questa catechesi, sulla linea del rinnovamento che sta attuandosi nella Chiesa italiana, deve privilegiare i momenti che preparano ai Sacramenti della iniziazione cristiana, e alla vita della famiglia; deve aiutare a camminare insieme i credenti secondo quegli itinerari catecumenali che fanno vivere un'esperienza di fede, trovano il loro momento culminante nella Liturgia, e sboccano negli impegni della vita.

Per tutto ciò è sempre più necessaria la formazione di catechisti e l'acquisizione, da parte di chi fa catechesi, della genuinità della dottrina, della completezza del messaggio, insieme alla testimonianza cristiana e al possesso di un linguaggio più comunicativo e aderente ai tempi.

Un linguaggio, necessario ad ogni predicazione della Chiesa, nel quale si riconoscano gli uomini di oggi e che sia adatto a rendere attuale il mistero di fede nei problemi concreti della vita.

Dovremo ricordare che tutti hanno diritto di capire la nostra catechesi, specialmente i semplici e i « minimi ».

Il sempre più largo coinvolgimento dei laici preparati ed impegnati nella catechesi permetterà che il nostro rinnovamento catechetico raggiunga tutti nel modo più consono alla esistenza di oggi.

Noi lo speriamo vivamente.

5. È da notare, inoltre, per la comprensione del convegno e per la sua efficace traduzione, l'importanza di quanto fu detto sulla Liturgia e sul suo rinnovamento, dopo il Concilio, nelle nostre Chiese locali.

È nella Liturgia « culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, fonte da cui promana tutta la sua virtù » ( Sacrosanctum Concilium, 10 ), che noi cristiani nasciamo, cresciamo, ci riconosciamo ed abbiamo la forza e l'efficacia per fare anche un mondo più umano.

Ed è particolarmente nell'Eucaristia, centro di tutta la sacramentalità della Chiesa, che attingiamo le necessarie energie per essere testimoni del Signore risorto, a servizio di tutti, fino a dare la propria vita.

Ciò richiede che la nostra Liturgia, specialmente nelle celebrazioni eucaristiche, diventi davvero partecipata da tutta la comunità nei suoi vari ministeri e carismi; ed esige che i Sacramenti della Chiesa abbiano una più seria, intensa e rinnovata preparazione.

In particolar modo, ci preme sottolineare il collegamento fra Liturgia e vita.

Una autentica Liturgia vissuta, mentre prende tutto l'uomo per trasformare la sua esistenza concreta, lo restituisce arricchito alla esistenza quotidiana.

La degna partecipazione all'Eucaristia, poi, educa ad essere coerenti nella società, evitando un atteggiamento passivo o di rassegnazione, per affrontare l'incontro, il dialogo e il servizio dei fratelli, dopo che si è sperimentato l'amore del Cristo che si dona.

6. Tutta questa ricchezza che viene dal Signore ha gioiosamente animato il nostro convegno, e ora deve segnare la via al suo proseguimento; necessita però degli strumenti di vita pastorale delle nostre Chiese locali, per essere tradotta in pratica nella evangelizzazione e promozione umana.

A tal fine il convegno ha affrontato il tema delle strutture pastorali delle Chiese italiane di fronte alle nuove esigenze.

In questo discorso si è giustamente accentuata ancora la scelta di fondo della « Chiesa locale », che esprime la Chiesa universale in atto e in concreto, come segno dell'amore di Dio nello spazio e nel tempo, come realtà di concreta comunione, partecipazione e corresponsabilità, come incontro dei ministeri e dei carismi diversi.

Una Chiesa locale capace di rinnovare la sua vita pastorale, nei metodi e nelle applicazioni.

A tale scopo sentiamo l'esigenza sempre più urgente di istituire o potenziare gli organismi collegiali di partecipazione, come espressione spirituale ed operativa di tutto il Popolo di Dio, luogo pedagogico ed evangelico della formazione ecclesiale, strumento del comune studio e della comune ricerca per essere adeguatamente presenti ai bisogni della nostra società.

Acquistano poi un nuovo valore le zone pastorali e quanto riesce a inserire l'azione della Chiesa nel territorio.

Debbono essere sempre valorizzate le associazioni, i movimenti, i gruppi autenticamente ecclesiali; sarà opportuno favorire anche l'incontro dei « cattolici in difficoltà », e promuovere modi di ascolto e di serio dialogo pure con i lontani dalla fede.

Bisogna insomma rivedere le nostre strutture ecclesiali per assicurarne la vitalità e la rispondenza ai tempi.

I molteplici impegni pastorali sui nuovi problemi dell'Italia d'oggi fanno un dovere alla Chiesa di operare con iniziative più intonate e pronte alle esigenze attuali.

7. Un vero rinnovamento spirituale-pastorale delle nostre Chiese locali prenderà vigore nella proporzione in cui queste riusciranno ad essere vere comunità di partecipazione.

E vorremmo insistere a questo riguardo.

La situazione sociologica italiana, in cui la tradizione cristiana diventa meno rilevante, rende talvolta più difficile l'azione pastorale; non richiede quindi solo un superficiale aggiornamento di alcuni metodi, ma richiama la necessità che tutti, e in vera comunione, con i propri ministeri e carismi, ci impegniamo e ci rinnoviamo nell'unica missione che il Signore ci ha dato per la salvezza del mondo.

Quanto abbiamo sperimentato nel convegno circa la collaborazione tra i diversi compiti del clero e del laicato e gli ambienti diversi della testimonianza pastorale, alimentiamolo ancora nelle nostre diocesi!

I Vescovi, chiamati a reggere il Popolo di Dio per essere fondamento della unità delle nostre Chiese, sanno di dover adempiere il ministero episcopale favorendo la partecipazione ecclesiale, senza spegnere lo Spirito, specialmente oggi, con l'attenzione e la ricerca dell'apporto del laicato.

Tutti desideriamo una Chiesa di partecipazione che sia luogo di corresponsabilità, dove ognuno abbia la sua voce e che, con questo, mostri il segno particolare di riconoscimento datole da Cristo, e cioè l'unità: l'unità con i Pastori, senza dei quali Chiesa non c'è, e fra tutti i suoi componenti, fuori di ogni amara contestazione, soprattutto della infruttuosa e dannosa contestazione organizzata.

8. Sviluppo integrale dell'uomo

La riflessione approfondita sulla missione della Chiesa ha prodotto certo una crescita della comune coscienza missionaria; abbiamo tutti desiderato un rinnovamento delle nostre comunità cristiane, nel segno dell'unità e della corresponsabilità, per essere in grado di testimoniare ancora oggi, e con forza, il Vangelo.

Anche nel dopo convegno il senso autentico della missione della Chiesa dev'essere alla base del nostro rinnovamento e delle nostre iniziative.

E questo non può che richiamare il primato della evangelizzazione, la quale costituisce la missione fondamentale della Chiesa e ne esprime la grazia, la vocazione e la identità sua propria.

Una evangelizzazione che riproponga in tutta la genuina integrità e nella sua autentica dimensione religiosa il messaggio di Cristo senza identifi carlo affatto con i progetti di promozione umana, senza cioè ridurre il cristianesimo a umanesimo.

Una evangelizzazione che conduca ai Sacramenti e, dai Sacramenti resa efficace per la salvezza, possa essere testimoniata dalle nostre Chiese locali nella loro sempre maggiore conformità a Cristo, con la concretezza di una vita di trasparenza evangelica a servizio dei fratelli.

Questo è già in sé la più alta promozione umana, con l'esempio di un modello di vita che conduce all'umanesimo plenario, il quale scaturisce dall'interno della « buona novella ».

9. Il convegno aveva come scopo specifico l'approfondimento del legame tra l'evangelizzazione e la promozione umana, intesa nella sua accezione corrente di sviluppo integrale dell'uomo sia nelle sue dimensioni socio-politiche e culturali, sia nella sua dimensione spirituale e trascendente.

E questo nella situazione concreta dell'Italia di oggi, dove l'opera della Chiesa ha già nel passato offerto grandi testimonianze per l'uomo, e dove ora ha bisogno di più adeguate realizzazioni per l'avvenire.

Di qui l'ampio spazio dato giustamente, nelle relazioni e nelle comunicazioni, nelle commissioni di studio e nei discorsi conclusivi, ai problemi umani del nostro Paese.

La pubblicazione integrale degli Atti riporta le voci ascoltate, anche se non tutte condivise, presenta le molteplici proposte circa il contributo della Chiesa alla promozione umana, fornisce molti suggerimenti da accogliere per la vita della Chiesa in Italia.

La loro feconda applicazione richiama, fra l'altro, la necessità che le nostre Chiese locali continuino la riflessione sulla situazione sociologica italiana, per approfondirne le necessità reali e il volto complesso della condizione umana che vi emerge.

Queste nostre Chiese dovranno porsi, con una coscienza critica, di fronte ai diversi progetti di promozione umana e alle varie concezioni che li ispirano; ma proprio il Vangelo che esse debbono annunziare e il servizio che debbono prestare esigono, con fedeltà e creatività, la ricerca delle vie più adatte per condividere e illuminare i problemi di ogni giorno del nostro Paese.

Scegliere l'uomo in questo senso non ha per i cristiani il significato di un antropocentrismo inammissibile, ma di una antropologia che scaturisce dal mistero della Creazione e della Redenzione.

La comunità cristiana, perché tutta evangelizzante, in quanto tale è, tutta intera, soggetto attivo di promozione umana, nella diversità delle funzioni dei Vescovi e dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, e dei laici.

Nell'impegno delle nostre Chiese locali per l'evangelizzazione e la promozione umana occorre insistere sul passaggio obbligato della famiglia.

Non si dimentichi però che il vero contributo della evangelizzazione alla promozione umana è opera della unità organica della comunione ecclesiale e dell'unica missione che accomuna Pastori e fedeli.

10. Mediazione culturale

Per realizzare efficacemente il contrib,uto della nostra opera di evangelizzazione alla promozione umana, abbiamo necessariamente considerato il problema di un crescente impegno culturale delle nostre Chiese locali, che sostenga lo sforzo della comunità ecclesiale per inserirsi vitalmente nell'attuale contesto storico italiano.

È un altro punto importante che desideriamo nuovamente porre alla nostra attenzione.

« Occorre evangelizzare la cultura e le culture dell'uomo, nel senso ricco ed esteso che questi termini hanno nella costituzione Gaudium et Spes, partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio » ( Evangelii nuntiandi, 20 ); inoltre l'evangelizzazione e la promozione umana si riferiscono agli uomini concreti, situati in una cultura che dobbiamo interpretare e nella quale farci comprendere; infine anche in Italia ci troviamo di fronte a diversi progetti culturali di uomo e di società che non è possibile eludere, per un dialogo coerente ed un contributo specifico e chiarificante della nostra missione.

« La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre.

Occorre quindi fare tutti gli sforzi, in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture » ( Evangelii nuntiandi, 20 ).

Questo comporta l'esigenza di un movimento e di una innovazione anche per il confronto critico con gli atteggiamenti culturali oggi più diffusi in Italia.

Con ciò, mentre ci rendiamo più capaci, tempestivi e puntuali a intervenire sui problemi umani, più idonei ad evangelizzare il mondo della cultura, saremo maggiormente in grado di rivelare e tradurre la dimensione profetica delle nostre Chiese.

11. L'impegno dei cattolici, favorendo una coscienza critica di fronte all'ambiente culturale, deve privilegiare una cultura che promuova una antropologia ispirata ai valori fondamentali del Vangelo, con la ripulsa di ogni pretesa egemonica.

Il più forte recupero della nostra identità cristiana anche nel campo culturale è premessa indispensabile per saldare evangelizzazione e promozione umana, per una cultura veramente liberatrice in Italia e per un dialogo chiaro e costruttivo nel concreto pluralismo della vita italiana.

Il convegno ha affrontato anche l'esame dell'opera dei cattolici di fronte alle diverse proposte culturali del nostro tempo con particolare riferimento al marxismo.

Ci preoccupano in Italia gli atteggiamenti culturali persistenti dell'individualismo che provoca la degenerazione del senso della libertà, dell'appiattimento conformista, e del conseguente atteggiamento edonistico e consumista.

In tale contesto è giustamente viva la preoccupazione per il prorompente diffondersi di movimenti a tendenza radicale e di orientamenti marxisti.

In particolare, anche in considerazione della sua notevole estensione, riaffermiamo la inconciliabilità fra cristianesimo e marxismo ed esortiamo i cattolici a non dimenticare, quando studiano ed affrontano la concreta situazione italiana, il quadro antropologico e metafìsico, materialistico, naturalistico e secolaristico, nel quale il marxismo, ogni tipo di marxismo, ha collocato le sue idee politico-economiche e muove la sua prassi, senza che, con ciò, abbia del resto risolto i problemi umani nemmeno nell'area del dominio comunista.

Taluni non hanno voluto prendere atto di questo, ed hanno addirittura interpretato il cristianesimo in chiave marxista.

L'impegno dei cattolici, rapportato ai movimenti culturali presenti in Italia, non avrà nulla da perdere se sarà corredato da serietà critica, chiarezza di identità e specificità di contributo, da autentica lealtà, pazienza e lungimiranza.

Non potrà non essere fruttuoso per la soluzione dei problemi che travagliano l'Italia.

12. La traduzione concreta dell'impegno culturale per l'evangelizzazione e la promozione umana in Italia richiede che le nostre Chiese locali sviluppino i suggerimenti operativi dati al riguardo dal convegno: i mezzi dell'aggiornamento e dello studio, l'istituzione diffusa di centri e di strumenti culturali, l'accoglienza da offrire agli uomini di cultura di ispirazione cristiana nelle nostre Chiese locali e specialmente nei nostri organismi pastorali collegiali e l'apprezzamento per le loro competenti valutazioni.

Ma perché si possa lavorare nella situazione sociale italiana in maniera quotidiana, organica, ordinata, è necessario che i laici siano presenti attivamente nelle strutture intermedie della vita civile: in particolare nella scuola, nel quartiere e nei mezzi di comunicazione.

È nostro diritto e dovere potenziare la scuola libera di ispirazione cristiana, in modo che essa, nelle varie sue componenti, possa assolvere i suoi compiti in ordine alla evangelizzazione e promozione umana nel campo della educazione e della cultura.

È sempre più urgente la presenza animatrice dei cristiani nella scuola statale e in tutti i suoi nuovi organismi collegiali.

Genitori, insegnanti e studenti si consocino per aiutare la scuola pubblica a non deteriorarsi per imposizioni ideologiche, ad essere veramente educatrice e liberatrice e a trasmettere una cultura che promuova tutto l'uomo con l'indispensabile aiuto dell'insegnamento religioso, nel quale debbono essere garantite l'integrità e la genuinità del messaggio evangelico, nel rispetto dei diritti della famiglia e della Chiesa.

Nella scuola di ogni grado e per tutti, l'opera a favore di proposte culturali valide per la costruzione del vero bene comune della scuola stessa, dei giovani e della intera comunità, è uno dei più qualificanti contributi alla promozione umana.

Siano poi sempre presenti alle nostre comunità parrocchiali la vita e i problemi del quartiere e della circoscrizione, luoghi largamente invocati e legalmente provveduti per le decisioni della vita sociale e civile.

L'operosa presenza cristiana in queste strutture sia segno della sensibilità umana con cui avvertiamo, quotidianamente, le necessità di tutti.

Infine l'impegno culturale dei cattolici deve dare il giusto valore agli strumenti di comunicazione sociale anche come mezzo di educazione e alimento della cultura popolare.

La situazione italiana, spesso gravemente politicizzata e mistificante, richiede un'azione unita e seria, preparata, capillare e tenace dei cattolici.

Ciò deve dirsi per la stampa quotidiana e settimanale, per la partecipazione permessa dalla nuova legge alla Rai-TV, per la nuova occasione delle radio e televisioni libere, per il cinema, al cui riguardo le nostre sale parrocchiali possono diventare palestra di dialogo e di educazione.

13. Poveri ed emarginati

Il convegno ha chiesto che i « poveri » siano maggiormente al centro dell'attenzione e dell'azione pastorale della Chiesa, e ha posto la premessa di questa accentuata considerazione dei poveri, sia quelli di sempre, sia dei nuovi che, oggi, anche la società italiana produce: gli emarginati di ogni genere, i drogati, gli handicappati, le categorie più deboli della società, che non hanno voce né possibilità di far valere i propri diritti.

I poveri e gli emarginati ci provocano salutarmente perché nelle nostre Chiese locali ci facciamo carico della situazione di miseria, di ingiustizia, di ignoranza e di oppressione dalla quale Cristo vuole liberarli;

perché i più poveri siano inseriti a pieno titolo nelle nostre comunità;

perché attraverso la catechesi, la denuncia e l'azione le nostre comunità cristiane operino per creare condizioni favorevoli alla realizzazione di ogni uomo secondo il disegno di Dio;

perché nella Chiesa si parli e ci si esprima in modo di essere capiti da tutti e a tutti sia possibile sentirsi « di casa ».

La « Caritas » nelle nostre Chiese locali, come è apparso dalle loro relazioni scritte nella preparazione al convegno, ha già promosso diverse iniziative.

Ma è urgente che, secondo il suo vero spirito e statuto, perché i poveri siano al centro dell'attenzione e dell'impegno pastorale, si trattino con priorità i loro problemi nelle programmazioni pastorali, e si coinvolga tutta la comunità ecclesiale sui problemi della emarginazione, trovando un preciso riferimento nella Eucaristia domenicale, e aprendo nuove strade per la soluzione dei relativi problemi.

Questo comporta che la comunità cristiana conosca i bisogni presenti nel suo territorio, provveda alla formazione permanente di operatori sociali cristiani.

Oltre alla piena ed efficace valorizzazione delle istituzioni cattoliche esistenti, si dia spazio alle nuove forme di volontariato.

Le nostre Chiese locali stanno compiendo un generoso sforzo di aiuto e di partecipazione alle necessità pastorali delle Chiese sorelle del Terzo Mondo, anche in riferimento ai problemi umani.

Questa encomiabile e crescente testimonianza, che con il suo respiro universale della promozione umana ci libera dal ripiegarci su noi stessi, deve tuttavia accompagnarsi ad un rinnovato impegno sugli « ultimi » che vivono vicino a noi.

14. Mondo del lavoro

Il convegno, per il suo tema preciso, non poteva non porre fra le sue trattazioni principali il mondo del lavoro, rurale, operaio e terziario urbano.

È un altro punto nodale sul quale confidiamo che susciti una particolare attenzione delle nostre comunità.

Ci tormenta la persistente lontananza da Cristo e dalla Chiesa di tanta parte del mondo del lavoro con la quale sembra che quasi non si possa più intenderci, mentre il Vangelo ci spinge a sostenerla nelle sane rivendicazioni della giustizia e del progresso, impedendole oltre tutto di essere tradita, anche per il domani, dalle utopie mistificanti ed eversive.

Dobbiamo allora operare con rinnovata sensibilità sociale, riconoscendo i valori umani insiti nel movimento operaio e facendoli emergere nella luce di Cristo col purificarli ed elevarli come conviene alla missione del cristiano.

Al mondo operaio dovrebbe sempre più apparire quanto a noi interessa la piena liberazione dell'uomo da ogni condizionamento disumano del lavoro, da ogni disumano trattamento, dalla sua ingiusta o insufficiente retribuzione, da una dipendenza che annulli il lavoratore come persona.

Apparisca anche quanto cerchiamo concretamente che la condizione operaia raggiunga la dignità e la promozione da Cristo annunciata e dalla Chiesa ribadita.

Le autentiche istanze espresse dal mondo operaio sono in sintonia col messaggio cristiano e dobbiamo farle emergere come valori cristiani dei grandi contenuti umani del movimento operaio.

Occorre perciò una nostra iniziativa pastorale che si avvalga dell'opera esperta di sacerdoti preparati, di gruppi di testimonianza cristiana, di associazioni sociali tra loro in collaborazione.

Ma in particolar modo la pastorale per questo mondo richiede che gli operai si sentano a loro agio nelle nostre comunità e nei loro organismi di partecipazione.

La stessa attenzione generosa si manifesti per il contesto rurale, specialmente nel Mezzogiorno, nelle Isole e nella montagna, dove permangono squilibri settoriali, territoriali e sociali.

La valorizzazione del lavoro dei campi, la riaggregazione del composito mondo rurale, il contributo dei lavoratori agricoli nelle nostre comunità ecclesiali, il farsi voce dei più poveri del mondo rurale, come i braccianti delle aree depresse, sono obiettivi da sviluppare, anche mediante una incisiva presenza di associazioni e organizzazioni di ispirazione cristiana impegnate e attente alle necessità ed ai problemi dei lavoratori agricoli.

Anche il contesto terziario-urbano ci pone, col fenomeno dell'urbanesimo che ha sconvolto la struttura degli insediamenti residenziali in Italia, responsabilità nuove e la necessità di aiutare strutture e istituzioni capaci di affrontare ed evolvere in senso più umano e cristiano i processi della vita urbana e di favorire la partecipazione di tutti i cittadini.

Nell'ambito del complesso mondo del lavoro, meritano considerazione le categorie dell'artigianato e del commercio.

I suggerimenti del convegno, come appare dagli Atti, esigono un serio sviluppo, in ordine al quale è pure da valutare come punto emergente la partecipazione della donna ai problemi umani.

L'autentica liberazione della donna operata da Cristo, e la cui promozione oggi appare come un « segno dei tempi » ( Pacem in terris, 23 ) di ampie promesse, pone alle nostre Chiese, contro tutte le abnormità delle false liberazioni, l'obbligo di valutarla come nella presenza alla vita ecclesiale così in tutto l'arco della promozione umana, dal piano familiare e professionale, al piano civile e culturale, al piano sindacale e politico.

In quest'arco lo specifico femminile, sempre più chiaro e pieno, radicato sul valore della persona e della sua esistenza, contribuisce fondamentalmente tanto alla « umanizzazione della società », quanto a « manifestare tra i credenti il vero volto della Chiesa » ( Inter insigniores, 6 ).

15. Impegno politico e pluralismo

La promozione umana non si realizza concretamente senza l'impegno politico.

È un altro punto importante che ha attraversato tutto il convegno.

Mentre non possiamo accettare la tendenza della politicizzazione totalizzante, dobbiamo però dare alla politica il suo giusto valore.

Essa non esaurisce affatto, come molti credono purtroppo anche fra i cattolici, l'impegno cristiano.

Se così fosse, il Cristianesimo verrebbe distrutto perché secolarizzato.

Ma l'azione politica è tuttavia per i cattolici una espressione necessaria dell'impegno cristiano.

Ed anche se tale azione non può a sua volta ridursi a sola attività di partito, è necessario riconoscere çhe è diritto e a volte diventa dovere dei cristiani raggrupparsi in partito politico.

Diviene dovere quando l'unità dei cristiani è richiesta per salvaguardare e promuovere tutti i valori della persona umana e della comunità sociale, altrimenti sconvolti o deviati.

E se spetta giustamente ai laici valutare le situazioni e i modi per l'intervento politico, ciò non di meno essi dovranno avere come riferimento imprescindibile i valori e la vita della comunità ecclesiale, e, in essa, il Magistero dei Vescovi.

Non è in questo compromessa l'autonomia politica nel campo proprio; vero è che anche l'attività politica deve essere considerata nella più ampia visione della vocazione cristiana.

A sua volta la Chiesa deve mantenere la propria autonomia, data la sua missione essenzialmente religiosa, al di fuori di ogni commistione, in linea teorica e di fatto, con gli organismi che operano in cose politico-sociali.

La concretezza della storia, le necessità del bene comune, la salvaguardia della fede, la situazione italiana così ancora ideologizzata ed egemonizzata da culture non cristiane, chiedono ai cattolici unità e prudenza, senza astrattismi né confusioni, soprattutto in questi tempi.

Dobbiamo piuttosto maggiormente aiutare chi, fra i cristiani, si assume il servizio della politica con senso fraterno, mantenendogli il rapporto con le fonti e gli opportuni sussidi della fondazione cristiana.

Certo, il consenso che un raggruppamento di cattolici nel campo politico può avere dai fratelli di fede, esige da essi seria fedeltà alla propria ispirazione cristiana ed ai propri ideali, la coerenza operativa coi princìpi affermati, la gestione del potere come servizio senza interessi personali o di gruppo e la competenza necessaria a promuovere lo sviluppo politico-sociale secondo le necessità dei tempi.

Mentre si deve rendere il giusto riconoscimento a chi porta la fatica dell'impegno pubblico-politico con spirito cristiano, nello stesso tempo abbiamo inteso l'appello del convegno - e lo condividiamo - perché una coerenza esemplare, morale ed amministrativa, insieme con le necessarie competenze, sia sempre testimoniata da quei cattolici che a tale impegno si sottopongono.

16. Specialmente il discorso politico ha fatto emergere il tema del pluralismo.

Un tema complesso e articolato che merita alcune notazioni essenziali, utili anche al dopo convegno.

La unicità di ogni persona umana con i suoi conseguenti e diversi contributi di vita, di pensiero, di azione, pur negli stessi costitutivi fondamentali dell'uomo, iscrive la pluralità nella stessa Creazione.

Così da parte degli uomini singoli e dei raggruppamenti umani è proprio all'interno degli stessi valori che si verificano varianti personali nella loro attuazione e nascono le culture.

Il mistero della Redenzione ha riunito in un Corpo i rinati dal Battesimo con una unità differenziata per cui ogni membro compie la propria parte, secondo il proprio dono, nello stesso Corpo « ben compaginato e compatto » ( Col 2,19; Ef 4,16 ).

Vi è dunque anche nella Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, una pluralità di doni, di ministeri e di operazioni che mostrano la sua bellezza « ornata di varietà » ( Cfr. Sal 45,10 ) e, nella unità di fede e di comunione, rendono auspicabili forme diverse per collaborare alla comune edificazione.

In questo senso il pluralismo nella Chiesa non solo è legittimo, ma necessario « come naturale componente della sua cattolicità e come segno di ricchezza culturale e di impegno personale di quanti ad essa appartengono » ( Paterna cum benevolentia, 4 ).

Essendo però esso non un valore assoluto, fine a se stesso, ma per il bene comune della unità del Corpo ecclesiale e al di dentro dell'unica istituzione ecclesiale, degenera quando si distacca dall'unità di fede e di comunione e specialmente quando diventa dissenso istituzionalizzato.

Il convegno non si è nascosto i contrasti presenti nella comunità cristiana; essi provocano in noi tutti una profonda sofferenza e ci sollecitano a ricercare una vera riconciliazione, alla cui base sta l'accettazione di un sano pluralismo, ma anche la indispensabile mediazione di discernimento e guida della Gerarchia.

Abbiamo voluto parlare della pluralità nella Chiesa, prima di esprimerci sul pluralismo dei cattolici nella vita politico-sociale della nostra società, perché proprio nella esperienza stessa della vita di comunione e di corresponsabilità delle nostre Chiese locali si trovi una palestra, un modello ed uno spirito per andare incontro alla più complessa partecipazione attiva nella vita politico-sociale.

17. In particolare riferimento a questa, si è discusso nel convegno sul pluralismo socio-politico come problema di scelte e di partecipazioni diverse in una società pluralistica come quella italiana, con polivalenze dottrinali pratiche e talvolta contraddittorie.

È una questione molto delicata, che ha bisogno di alcuni orientamenti.

Intanto, come premessa, è doveroso ripetere che non si può ridurre la fede e l'evangelizzazione a politica, ad ogni politica.

Tanto meno si può accedere a tentativi di secolarizzazione del Vangelo, accettando una mentalità agnostica o indifferente di fronte a quanto di ideologia e di analisi storica sottostà alla prassi politico-amministrativa.

Dal trascurare tale premessa sorge l'equivoco sul pluralismo ed anche l'idea di un pluralismo senza limiti, con la pretesa di una assoluta libertà di scelta dei campi operativi secondo la cosiddetta coscienza individuale.

Se è doveroso che i cattolici prestino il servizio della fede alla promozione umana nel contesto pluralistico della società e della cultura italiana di oggi, secondo la loro vocazione, è altrettanto doveroso riconoscere, quando si tratta di concrete scelte e di opzioni temporali in campo culturale, sociale, economico e politico, che il pluralismo è, di per sé, un valore e quindi è accettabile, purché risponda ad alcune condizioni.

Esse sono: la coerenza o almeno la non inconciliabilità fra il messaggio evangelico e gli obiettivi e le metodologie di ordine temporale; il riferimento alla mediazione religioso-morale della Chiesa, garantita dal Magistero, circa la proposizione della verità di Cristo nel concreto della storia che viviamo; la finalizzazione del pluralismo stesso, che è mezzo e non fine, al bene comune umano e cristiano della società.

lnsomma l'unità di fede e di comunione, essenziale alla esistenza stessa della Chiesa, deve stare a monte di ogni scelta pluralistica, come pure il bene comune autentico della società, secondo una visione dell'uomo e della comunità sociale che non contrasti con quella cristiana e, anzi, ne esprima i genuini valori umani.

Non v'è dubbio, ad esempio, che le suddette condizioni non si verificano in coloro che, pur ritenendosi cristiani, compiono una scelta di tipo marxista o di militanza nei movimenti politici che si richiamano tuttora a tale ideologia materialista ed atea; una scelta simile, infatti, non rientra in quel legittimo pluralismo di cui qui si tratta, perché è in contrasto con l'unità di fede e di comunione, e con quella visione dell'uomo e della società che scaturisce dal cristianesimo.

Tutto questo pone sempre dei limiti precisi alle scelte pluralistiche in genere e alla collaborazione con movimenti politici diversi, quando non impone, in situazioni politiche concrete come la nostra, il grave dovere morale dell'unità dei cattolici nelle scelte di fondo, cioè in quelle scelte che sono inscindibilmente connesse con i principi e le norme della morale umana e cristiana.

Inoltre una coerenza cristiana è sempre richiesta nei rapporti con gli uomini di buona volontà, nella partecipazione agli organismi civili della promozione umana, nel confronto e nel dialogo con culture diverse.

18. Conclusione

I compiti gravi e molteplici che ci attendono per una presenza adeguata della Chiesa in Italia di oggi, secondo i responsabili suggerimenti del convegno, ci debbono trovare seminatori di speranza, pieni di coraggio.

Vescovi, sacerdoti, laici, religiosi e religiose, abbiamo molto ricevuto dalla importante assemblea di Roma e siamo tutti convinti della sensibilità e della generosità con cui nelle nostre Chiese locali possiamo continuare il lavoro iniziato così felicemente.

Per quanto esso possa essere complesso e difficile ci è misura di fedeltà l'adesione al mistero della Croce e della Risurrezione, che desideriamo sempre riproporre alla nostra considerazione.

Il cammino della evangelizzazione e della promozione umana anche nel nostro Paese sarà un cammino di croce.

Ma la croce della nostra purificazione, della nostra povertà, dei nostri sacrifici, dei nostri fallimenti sarà via alla efficacia del nostro servizio compiuto con la forza di Cristo.

Altro stile cristiano non c'è per contribuire veramente a fare anche dell'Italia un mondo più umano.

E mentre siamo fedeli a Cristo, morto e risorto per noi, ci sarà di grande aiuto una unità ecclesiale profonda e aperta, dove comunione, comunità e comunicazione sono la più autentica testimonianza del dono che abbiamo ricevuto e la misura esemplare del nostro essere per l'uomo, in Italia oggi.

Così le speranze accese dal convegno ecclesiale « Evangelizzazione e promozione umana» diventeranno certezze per quanto, seguiteremo ad alimentarle evangelicamente tutti insieme nelle nostre Chiese locali, alle quali l'attuazione del convegno è premurosamente affidata.

Sarà davvero l'inserzione di nuove energie, capaci di sostenere un passo più deciso nel futuro cammino delle nostre comunità.

1° Maggio 1977