Convegno ecclesiale di Verona |
Arcivescovo ortodosso d'Italia e Malta, al c. 8, vv. 9-11, della Lettera ai Romani
18 ottobre 2006
S. Giovanni Crisostomo, padre della riconciliazione, del dialogo e della carità della Chiesa indivisa, commentando sulla parola greca σάρξ, ( « carne » ), afferma che « carne non è il corpo, né la sostanza del corpo, ma la vita carnale e mondana … »; intende cioè l'uomo che « fa in tutto vita carnale ».
Vivendo l'uomo in questo modo, è impossibile piacere a Dio e, di conseguenza, perde tutto, indipendentemente dagli elogi e le approvazioni di questo mondo.
Mostra allora di contraddire all'attenzione e all'interessamento di Dio.
Possiamo dire che, con intenzione, respinge Dio e lo offende.
E la vera inimicizia contro Dio che porta la morte dell'anima dell'uomo, che arreca la sua alienazione da Dio, che in lui, nella comunione e unione con lui, consiste la vita dell'anima, la benedizione dell'anima che è viva; e la vita che vive è pace; è vita e pace nel futuro, ma anche è vita e pace nel presente.
I santi avevano carne, però, contemporaneamente, erano « nello spirito », perché essere « nella carne » è il contrario; è inconciliabile riguardo allo « spirito ».
Avevano il rinforzamento, l'ispirazione, l'illuminazione e la grazia dello Spirito Santo, come professa San Cirillo d'Alessandria.
Dall'altra parte, l'uomo non è prigioniero e servo della carne, perché nel suo animo dominano l'elevatezza morale e la spiritualità essendo illuminato e rigenerato dalla grazia dello Spirito Santo se, senza dubbio, abita nell'animo lo Spirito di Dio.
E l'importanza di questo brano della Lettera ai Romani consiste nell'illustrare meravigliosamente la seguente verità: in quanto nell'animo dell'uomo non esiste lo « Spirito di Cristo », non appartiene a lui; in altre parole, ove è lo « Spirito di Cristo », lì esiste lui stesso.
Secondo San Giovanni Crisostomo, « dove si presenta un'ipostasi ( persona ) della Trinità, tutta la Trinità si presenta ».
È vero che l'opera dello Spirito è di formare Cristo nell'uomo, fare Cristo suo, rimanere per sempre nella sua casa e accoglierlo liberamente e volontariamente.
Se nell'uomo abita Cristo per mezzo del suo Spirito, allora il suo corpo è sottoposto alla morte naturale a causa del peccato originale, ma non a quella spirituale.
Dunque, l'anima « nata già spirituale », secondo Teodoreto, Vescovo di Ciro, avrà la vita eterna, « perché siamo giustificati da Dio », riferisce San Teofilatto, anzi « siamo partecipi della natura divina, abita in noi Cristo, per mezzo dello Spirito Santo », proclama San Cirillo d'Alessandria.
Carissimi fratelli in Cristo, l'anima dell'uomo parteciperà dell'immortalità anche a causa della virtù che ha ottenuto l'anima per mezzo della grazia.
Infatti, non significa niente se il corpo è mortale, se è sottoposto alla morte, perché se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Cristo dai morti, abita nell'uomo, lui stesso, che ha risuscitato Cristo dai morti, darà la vita nei corpi mortali.
« Risusciterò nella vita e nella gloria », secondo il famoso commentatore greco Zigabeno, avendo come causa unica la vivificazione, e ciò perché « abita lo Spirito di Cristo »; perché il corpo è tempio dello Spirito, di cui la grazia « viene conferita ai degni di Cristo », secondo Teodoreto.
Anzi, lo Spirito non « abita per breve tempo, ma perennemente », come commenta San Giovanni Crisostomo, ed è d'accordo San Teofilatto, che dice: « Rimane fino alla fine ».
L'uomo, liberato tramite lo Spirito dal peccato e dalla morte, ha avuto da Cristo la salvezza e dallo Spirito la grazia, perciò è interamente debitore al suo Redentore.
Quando Cristo incontra l'uomo e abita in lui, con la grazia dello Spirito Santo, lo risuscita e lo vivifica, lo spinge a vedere Cristo vivo, immortale; ancora dà a lui il carisma dell'assistenza/percezione.
Cristo fa risuscitare con lui anche l'uomo e lo glorifica, come insegna il grande maestro bizantino San Simeone il Nuovo teologo.
La risurrezione e la gloria di Cristo è risurrezione e gloria anche per l'anima dell'uomo; purtroppo, la maggioranza degli uomini crede, ma molto pochi sono quelli che la vedono chiaramente.
La pienezza, dunque, della luce divina nella presenza dello Spirito mostra la risurrezione di Cristo, proclama lo stesso s. Simeone.
E la risurrezione dell'anima è l'unione con la vita, perché, come precisamente il corpo mortale se non accetterà l'anima viva e non si unirà con essa non può vivere, così anche l'anima non può vivere da sola, se non si unirà a Dio, che è la vita eterna.
Questi sono i « divini misteri » dei cristiani, ammaestra San Simeone, la forza nascosta della fede che deve avere, come alfa e omega, Dio che rianima e vivifica tutto.
La fede in Dio vive per sempre e vivifica l'uomo che lo conduce dalla morte alla vita, dalla distruzione e sparizione alla risurrezione, alla beatitudine e alla vita eterna.
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