Io ho scelto voi |
I cristiani trovano la forza e la misura del condividere e del fare uguaglianza nel gesto sacramentale dell'Eucaristia.
Paolo pone bene in risalto questo legame tra condivisione di beni ed Eucaristia in una dura ammonizione rivolta alla comunità di Corinto.
In questa Chiesa la cena eucaristica era preceduta da un pasto comunitario, che doveva essere espressione di unità e di volontà di abolire le disuguaglianze e le divisioni sociali.
Nel corso di esso i cristiani dovevano mostrarsi concretamente solidali verso i fratelli privi di ogni cosa.
Purtroppo, invece, si verificavano abusi odiosi.
Si formavano gruppi separati a seconda della condizione sociale, cosicché i ricchi gozzovigliavano e i poveri rimanevano affamati ( 1 Cor 11,17-34 ).
Per Paolo questa situazione è estremamente grave: "Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore.
Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco" ( 1 Cor 11,20-21 ).
Secondo l'apostolo, non essere disponibili a condividere i beni svuota di senso e di efficacia la stessa celebrazione eucaristica.
Partecipando infatti all'unico pane e all'unico calice, che sono il corpo e il sangue di Cristo, i credenti sono resi capaci e impegnati a condividere tutto.
Perpetuare egoisticamente disuguaglianze e differenze, chiudersi ai bisogni dei poveri e alle esigenze della giustizia è dunque rendersi indegni del corpo di Cristo ed esporsi a un giudizio di condanna: "Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore" ( 1 Cor 11,27 ).
Queste esortazioni di Paolo sono un forte richiamo affinché le celebrazioni delle nostre Eucaristie domenicali diventino fonte di rinnovato impegno per la giustizia.
E un vistoso controsenso cibarsi del corpo di Cristo nel banchetto eucaristico, mentre laceriamo il suo corpo vivo, che è la Chiesa, con insensibilità, chiusure ed ingiustizie, e perpetuiamo dolorose disuguaglianze.
È necessario invece che, proprio all'interno dell'Eucaristia, rendiamo presenti i segni dell'attenzione ai poveri, della solidarietà verso chi è in particolari necessità, l'impegno per nuovi rapporti di uguaglianza.
La confessione delle colpe, i doni dell'offerta, la preghiera di tutta la comunità devono evidenziare questa sete del condividere, a cui Cristo ci apre donando a tutti se stesso come pane di vita.
Un momento dove l'unità della Chiesa si rende segno visibile, esperienza concreta è l'assemblea eucaristica domenicale, quando tutta la comunità è convocata per la lode e il ringraziamento al Padre nella memoria della Pasqua del Signore.
Parteciparvi, per ogni cristiano, è un dovere, che lo impegna gravemente.
Ogni domenica persone diverse, per famiglia, età, condizione sociale e culturale, esperienza ecclesiale, si ritrovano a formare un'unica assemblea liturgica.
Nel suo piccolo, è il segno che Dio convoca tutti a formare una sola famiglia, un solo corpo.
L'assemblea eucaristica di domenica in domenica, nell'attesa della venuta del Signore, con la forza della Parola e dello Spirito, si pone come seme e progetto di unità, per tutti gli uomini.
Non si può celebrare l'Eucaristia senza condividere con chi è nel bisogno i beni che possediamo.
Il rendimento di grazie a Dio è indissolubilmente unito alla ricerca della giustizia.
Di questo è consapevole la Chiesa fin dalle origini, come attesta San Giustino ( † circa 165 ) – il filosofo difensore della nuova fede di fronte al mondo pagano ed ebraico – in una delle più antiche descrizioni della celebrazione eucaristica domenicale.
"Quelli che possiedono aiutano tutti i bisognosi e siamo sempre uniti gli uni con gli altri.
Per tutti i beni che riceviamo ringraziamo il Signore dell'universo per il suo Figlio e lo Spirito Santo.
E nel giorno chiamato "del sole" ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città e delle campagne, e si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei Profeti, finché il tempo lo consente.
Poi, quando il lettore ha terminato, colui che presiede ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni esempi.
Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere …
Terminata la preghiera vengono portati pane, vino ed acqua, e colui che presiede … innalza preghiere e rendimento di grazie ed il popolo acclama dicendo: "Amen".
Si fa quindi la distribuzione a ciascuno degli alimenti consacrati, ed attraverso i diaconi se ne manda agli assenti.
Quelli che hanno possibilità e tutti quelli che lo desiderano danno liberamente, ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso colui che presiede.
Questi soccorre gli orfani, le vedove e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa; anche i carcerati e gli stranieri che si trovano presso di noi.
Ci prendiamo cura di chiunque sia nel bisogno". ( Prima Apologia, 67 )
Indice |