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Scheda: Le ultime realtà

Il paradiso e l'inferno, il compimento ultimo e la perdizione definitiva dell'esistenza umana: sono realtà che toccano da vicino la nostra vita.

Per questo talvolta la fantasia si è accesa nel tentativo di dare colori precisi à questi ultimi quadri della vita.

Di essi però non abbiamo esperienza diretta e quindi ci vengono a mancare le parole adatte a descriverli.

Dobbiamo ricorrere al linguaggio dei simboli, usati con varietà e ricchezza dalla parola di Dio.

Vogliamo ricordare almeno alcuni dei simboli e delle espressioni più significative.

Il banchetto nuziale che Dio ci prepara ( Mt 22,1-14 ).

Il banchetto evoca l'idea della festa e della comunione amichevole tra gli uomini che insieme gustano la bellezza delle cose.

Le nozze richiamano l'incontro di un amore che si fa pieno e gioioso.

La visione di Dio faccia a faccia ( 1 Cor 3,12 ).

È come giungere a vedere una persona che ci ha sempre amati e che sempre abbiamo atteso di incontrare.

Sarà uno sguardo che farà vibrare tutto il nostro essere sui toni dell'amore e ci donerà la pienezza della pace.

La "vita eterna" ( Gv 10,28 ).

Abbiamo esperienza di una vita povera, minacciata, fragile.

Non si tratta di pensare questo tipo di vita, prolungato all'infinito.

L'eternità è caratteristica propria di Dio.

La nostra vita sarà colmata dalla sua pienezza e dalla sua perfezione.

La "vittoria" ( Ap 3,5 ).

L'esistenza attuale è come una competizione, una lotta, una prova.

Chi rimarrà fedele, ne uscirà vincitore.

Dio allora ci svelerà veramente chi siamo, ci darà un voltò nuovo ed un nome definitivo.

"Un nuovo cielo e una nuova terra" ( Ap 21,1 ).

Tutto il male sarà per sempre sconfitto.

Avverrà la riconciliazione piena tra Dio e gli uomini, degli uomini tra loro, dell'umanità con il mondo trasfigurato.

Sarà la pace vera e totale.

Non sempre il tempo della vita basta a farci raggiungere una sintonia piena con il Signore.

La bontà di Dio ci dona allora un altro spazio di purificazione, il purgatorio, fino a prepararci alla perfetta comunione del cielo.

L'inferno è la massima infelicità per l'uomo.

Anche in questo caso la Bibbia si esprime con immagini.

Il "fuoco eterno" ( Mt 25,41 ) esprime con realismo la condizione di dolore e distruzione in cui giace l'uomo per sempre lontano da Dio.

Il "pianto e stridore di denti" ( Mt 8,12 ), oltre che il dolore, evoca lo stato di rabbia e di impotenza per la felicità definitivamente perduta.

Le "tenebre esteriori" ( Mt 22,13 ) fanno pensare al cuore umano che cerca, nel suo intimo, la luce di Dio e la casa del Padre ed invece ne rimane per sempre escluso, prigioniero del mondo solitario che con il suo egoismo peccaminoso si è creato.

La "seconda morte" ( Ap 2,11 ), la morte eterna, ci fa comprendere come la lontananza definitiva dal Dio della vita sia per l'uomo la perdita irrimediabile di tutti i doni che potevano costituire la sua felicità piena.

Paradiso e inferno non devono farci pensare ad un Dio giudice terribile, e alla nostra sorte eterna come qualcosa che incombe paurosamente su di noi.

Dio in Gesù Cristo ha mostrato definitivamente a noi un volto benevolo.

Egli opera instancabilmente per la nostra salvezza e realizzazione piena.

Solo la chiusura cosciente e totale dell'uomo, fermo nel proprio peccato, può impedire il ritorno alla casa del Padre e l'accesso al gioioso banchetto della vita.

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