A tutti i fanciulli del nostro Paese
Carissimi, è la prima volta che noi Vescovi Scriviamo a voi ragazzi.
Lo facciamo con gioia in questo 1979, Anno Internazionale del Fanciullo, e saremo felici se la nostra lettera raggiungerà tutti i ragazzi che sono in Italia.
Ognuno potrà dire: i Vescovi hanno scritto proprio a me, e chi vorrà potrà risponderci.
Anche a noi giunge la voce di chi, tra voi, è sano, ha una famiglia che gli vuole bene e non manca del necessario per vivere.
Ma è anche la voce triste di chi non ha i genitori, ha i genitori senza lavoro, abita case malsane, è malato e non può correre e giocare.
A noi e a voi, arriva anche la voce dei ragazzi che gridano: ho fame, ho paura, sono solo, nel mio paese si muore perché c'è la guerra.
Non dimentichiamo mai che in tutto il mondo ci sono ragazzi che soffrono.
Anzi, insieme lavoriamo e preghiamo perché
chi può far finire le guerre, abbia il coraggio di farlo;
chi può vincere le ingiustizie, non perda tempo;
chi vede un fratello nel bisogno, non si volti dall'altra parte.
La nostra voce si unisce oggi alla vostra per gridare forte questo messaggio: i ragazzi hanno bisogno di essere amati per vivere.
Voi soffrite se i vostri genitori non vi ascoltano; se non parlano mai con voi; se a casa o a scuola siete sopportati o trascurati.
Invece siete felici quando qualcuno considera le vostre parole, le vostre azioni, i vostri giochi; quando qualcuno vede le vostre capacità e capisce i vostri desideri.
I ragazzi non amati diventano tristi e si sentono inutili.
Dice il Signore: « Anche se una mamma si dimenticasse del suo bambino, io non mi dimenticherò mai di lui ».
Questa è la bella notizia da dire al mondo intero: Dio ama tutti, a uno a uno.
Prima ancora che ci fosse il mondo, da sempre Dio conosce i nostri nomi e non ci confonde l'uno con l'altro.
Tutte le parole di Dio sono parole di amicizia.
Per dirci quanto vuole bene a tutti, ha mandato persino suo Figlio: Gesù.
Aprite il Vangelo: è scritto anche per voi.
Leggetelo con l'aiuto dei vostri genitori, dei sacerdoti, dei catechisti, degli educatori, e anche da soli.
Non siete troppo piccoli per capire la parola del Signore e vivere come Egli insegna.
Infatti, siete capaci di amare, dividete le vostre cose con gli altri, perdonate volentieri, accogliete chi è solo, fate crescere la pace intorno a voi.
Gesù è sempre vivo!
Ha vinto la morte, è risorto e rimane per sempre con noi.
I nostri occhi non lo vedono, ma la nostra fede sì!
Dove degli amici si aiutano; dove qualcuno fa la pace e perdona; dove qualcuno si sacrifica per il bene degli altri, Gesù è lì ed è contento.
Dove non ci si vuole bene, dove si commettono ingiustizie, si litiga e si è disuniti, Gesù è lì per aiutare chi sbaglia a correggersi e a cambiare vita.
Dove un bambino è malato, una mamma piange, un vecchio è solo, Gesù è lì e dona il suo coraggio per essere forti nelle difficoltà.
Voi siete contenti quando qualcuno vi chiama per nome.
Vuol dire che si è accorto di voi, vi conosce, vi vuole bene.
È bello sentirsi chiamare per nome!
Anche Gesù chiama.
Uno per uno.
Dice: « Vuoi essere mio amico? Su, vieni con me! ».
Se rispondiamo di sì, Egli dà anche a noi la sua capacità di amare; dà la gioia di vivere, il coraggio nelle difficoltà, la forza per fare la volontà del Padre suo e Padre nostro.
A Gesù non possiamo rispondere solo il giorno della prima Comunione e della Cresima.
Ma ogni giorno.
Il si voi glielo dite con il vostro modo di vivere:
generosi e leali nel gioco;
capaci di impegno a scuola;
attenti ai bisogni dei fratelli e dei genitori;
amici gli uni degli altri;
pronti a dire la verità e a vincere le ingiustizie.
Adoperate le mani, la mente, il cuore, tutti i doni che possedete, non per voi soltanto, ma per gli altri; soprattutto per chi non ha la forza, non ha nulla.
Anche voi ragazzi siete capaci di far conoscere Gesù.
Non dovete aspettare di diventare adulti per essere suoi testimoni.
Quando portate la pace in famiglia, a scuola, nel gioco; quando cercate di volere bene a tutti è come fa Gesù, voi siete suoi testimoni.
Quando parlate l'un l'altro con rispetto; accogliete tra voi i ragazzi più poveri e bisognosi di affetto; giocate volentieri con i più piccoli, voi siete suoi testimoni.
Quando riconoscete i vostri errori e chiedete scusa; quando dedicate un po' del vostro tempo per parlare con Gesù nella preghiera, voi siete suoi testimoni.
Non è facile riconoscersi fratelli gli uni gli altri.
Non è facile essere sinceri e generosi.
Non è facile fare la volontà del Padre.
Per nessuno è facile.
Neanche per voi ragazzi.
Ma Gesù non ci lascia faticare da soli.
Invece è con noi a vincere le bugie con la verità; la pigrizia con la prontezza; l'egoismo con la generosità.
La domenica, quando vi incontrate alla Messa con gli altri cristiani, rendete nuova l'amicizia con Gesù e più forte l'amicizia tra voi.
È grande festa quando gli amici di Gesù si incontrano!
Voi desiderate un mondo nuovo, dove gli uomini siano più buoni, più giusti e più onesti.
Questo piace a Dio; anzi, è il suo desiderio.
Se volete, voi siete capaci di
portare gioia a chi è triste;
amicizia a chi è solo;
perdono a chi ha sbagliato;
aiuto a chi è nel bisogno;
speranza a chi è scoraggiato;
verità a chi è nell'errore.
Con le vostre domande, semplici ma vere, chiedete per tutti i ragazzi
il diritto di avere una famiglia che aiuti a crescere;
il diritto di mangiare in misura sufficiente;
di abitare case sane;
di giocare senza pericoli;
di andare a scuola per imparare cose nuove e trovare amici;
di essere curati se ammalati;
di sapere la verità.
Quando fate queste cose, voi collaborate con tutti gli uomini di buona volontà a costruire un mondo nuovo, e in questo piacete a Dio.
« Che cosa farai da grande? », vi domandano a volte gli adulti.
Qualcuno ha già un suo progetto, altri non ancora.
Una cosa è sicura: Gesù continuerà a chiamarvi, ogni giorno.
Vi farà nascere nel cuore desideri grandi e progetti stupendi.
Aprirà i vostri occhi ai bisogni dei fratelli e vi chiederà di impegnarvi per loro.
Tra voi ci sono i futuri genitori, i futuri operai e contadini, insegnanti e medici, i futuri sacerdoti, i religiosi, le suore.
Ognuno, domani, come oggi, avrà un posto e una missione da compiere.
E ogni missione è grande e deve essere rispettata.
Il mondo nuovo che già oggi cominciate a costruire, lo costruirete anche domani, se userete sempre per il bene di tutti i doni che il Signore vi dà.
Cominciate subito a guardarvi intorno, nella famiglia, nella scuola, nella comunità: chi ha bisogno di voi?
Rispondete al Signore con il vostro sì, con la vostra vita, con la vostra preghiera.
Fate gruppo con altri ragazzi e insieme imparate a prendere le vostre responsabilità.
Prima di salutarvi, vogliamo dirvi anche che non siete troppo piccoli per costruire la Chiesa.
Aiutatela a diventare la grande famiglia dove ogni uomo si sente atteso e accolto.
Insieme aiutatevi l'un l'altro.
Scoprite come nella Chiesa si sta insieme e ci si aiuta, da fratelli.
Gridate forte la vostra gioia di vivere, di crescere, di amare.
Essa è un grande messaggio per tutti.
E come i ragazzi degli Ebrei fecero festa a Gesù che entrava a Gerusalemme, accogliete con festa il Signore vivo in mezzo a noi; e dite a tutti le parole del Papa: « Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! ».
Ogni città e ogni paese potrà così diventare, anche con il vostro aiuto, più accogliente e più fraterno.
Andate e cantate a tutti la vostra speranza in un mondo nuovo.
Vi salutiamo e benediciamo voi tutti e i vostri cari.
Roma, 8 aprile 1979, Domenica delle Palme
I vostri Vescovi
Comunicato del Consiglio Permanente
In occasione dell'anno internazionale del fanciullo, sono molte le iniziative che si prendono da ogni parte anche nel nostro paese.
Al di là delle pure celebrazioni, sta a cuore a tutti cogliere con senso di responsabilità il significato della ricorrenza.
In un certo senso, essa impegna l'intera umanità a una sorta di conversione: a porre cioè i più piccoli al centro delle sue preoccupazioni, del suo studio, dei suoi programmi, delle sue strutture, della sua speranza.
Viene spontaneo perciò richiamare una immagine del Vangelo, che ha significati assai importanti per i cristiani, ma è suggestiva per tutti: « Gesù, sedutosi, chiamò i dodici; … e, preso un bambino, lo pose in mezzo … » ( cfr. Mc 9,35s ).
Da questo gesto, che l'umanità intera intende a suo modo ripetere, è auspicabile che derivino nuove consapevolezze e nuove corresponsabilità.
Interrogarsi sui diritti dei fanciulli è porre un serio caso di coscienza.
È riconsiderare i valori fondamentali dell'esistenza: il valore della vita in se stessa, della persona umana con tutte le sue aspirazioni, della maternità e della paternità, della famiglia, dell'educazione, della speranza per un avvenire.
È, di conseguenza, elaborare concretamente programmi e metodi adeguati a promuovere un più sicuro impegno morale e sociale per il mondo dei fanciulli.
Sono evidentemente necessarie non poche competenze, in tutti i settori: della sanità, della alimentazione, della sicurezza sociale, della edilizia, dell'educàzione, della moralità pubblica, della comunicazione sociale, dell'impegno politico.
Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana desidera esprimere vivo compiacimento per le molteplici iniziative che anche i cristiani hanno già saputo avviare a diversi livelli.
Per quanto di sua competenza, incoraggia ad agire con un grande respiro, guardando ai fanciulli di tutto il mondo, per cogliere le reali proporzioni dei problemi che si riflettono anche sul nostro paese.
Raccomanda, inoltre, di agire con la dovuta concretezza, attraverso la partecipazione nelle sedi idonee a promuovere un progresso autenticamente qualificato.
Più ancora, invita a considerare la condizione ecclesiale dei fanciulli nella comunità cristiana.
È in atto da anni un promettente risveglio pastorale in questo ampio settore.
Sono impegnate le famiglie, le comunità parrocchiali, molte educatrici ed educatori dei fanciulli, associazioni e movimenti del laicato, sacerdoti, religiosi e religiose.
Sono anche disponibili validi strumenti per la catechesi, per la liturgia, per l'esperienza associativa dei più piccoli.
Questo fervore di servizi trova la sua radice nel Vangelo di Gesù e nel messaggio che Egli ha annunziato alla Chiesa: « Lasciate che i fanciulli vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio …
Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso » ( Mc 10,14-15 ).
Nasce da questa visione il diritto dei piccoli
a conoscere l'amore di Dio,
ad accogliere Cristo nel Battesimo,
a camminare con Lui nella Chiesa,
a far festa con i fratelli nell'Eucaristia,
a vivere in libertà la vocazione che a ciascuno di loro rivolge il Signore.
La lettera che i Vescovi del Consiglio Permanente scrivono direttamente ai ragazzi vuol essere un gesto semplice: intende esprimere l'amore e l'impegno di tutta la Chiesa per loro.
Confidiamo che la lettera possa giungere a tutti i suoi destinatari.
Auspichiamo inoltre che gli adulti ne comprendano le intenzioni, sappiano leggerla insieme con i ragazzi e, più ancora, vogliano assumere sempre meglio le loro responsabilità per un comune impegno.
Roma, 8 aprile 1979, Domenica delle Palme