Evang. e sacr. della Penitenza e dell'Unzione degli infermi |
La notevole differenza, che balza subito evidente, tra pratica e dottrina, tra liturgia e vita per quanto concerne il sacramento dell'Unzione degli infermi, è la dimostrazione concreta della urgente necessità di una evangelizzazione e di una catechesi assidua e impegnativa, che porti i fedeli a riscoprire il significato e l'importanza di questo sacramento, e a celebrarlo con fede cosciente e con sereno abbandono nella divina misericordia.
152. È una catechesi diversa da quella degli altri sacramenti, perché resa più difficile non solo dalla mentalità ormai da secoli radicata che l'Unzione sia soltanto il sacramento del passaggio fatale, ma anche dallo stato di malattie e, quindi, di più debole recettività del fedele a cui la Unzione viene conferita.
È anche vero, però, che la malattia stessa, col senso di insicurezza che porta con sé, può essere un richiamo ad affidarsi con più fiduciosa speranza a Colui che solo può sostenere e confortare.
Per essere davvero efficace, la catechesi dovrà svolgersi secondo due direttrici: con tutta la comunità locale, e con il malato stesso; più a largo raggio la prima, più immediata la seconda; l'una e l'altra però portate avanti con metodica assiduità, in vista soprattutto del conferimento dell'Unzione in forma esemplare o convenientemente solennizzata.
154. Occasione propizia per la catechesi comunitaria può essere offerta dalle letture evangeliche domenicali, che riportano guarigioni operate da Gesù sui malati che ricorrevano a lui con fede.
Nell'omelia, il sacerdote può sottolineare questo richiamo alla fede, per far comprendere ai fedeli che i segni operati da Gesù nel Vangelo egli li compie ancora, rinfrancando con la sua grazia i sofferenti in tutto il loro essere, fino a istituire per essi e affidare alla Chiesa uno speciale sacramento che reca l'aiuto della grazia, libera dal peccato e dona la salvezza.
155. Questa catechesi comunitaria può essere opportunamente integrata da celebrazioni della parola di Dio, in cui si proclamino letture bibliche scelte fra quelle proposte nel rito dell'Unzione; o da riunioni di preghiera, in cui la comunità venga cristianamente sensibilizzata al problema dei fratelli sofferenti, e aiutata a comprendere e a far sue le preghiere della Chiesa per coloro che portano a compimento nella loro carne quello che manca ai patimenti di Cristo ( cfr. Col 1,24 ).
156. Queste riunioni di meditazione e di preghiera non saranno soltanto una remota preparazione a comprendere e celebrare il sacramento dell'Unzione, ma costituiranno innanzitutto per parte della Chiesa, presente nelle diverse comunità, un prendere in carico davanti al Signore gli innumerevoli fratelli, vicini e lontani, che in ogni ora soffrono e muoiono nell'abbandono e nella solitudine.
157. Particolarmente efficace, perché esistenzialmente più recepita, sarà un'eventuale catechesi fatta a coloro che hanno cura sia diretta che indiretta degli ammalati: dai medici e dagli infermieri fino ai responsabili dei vari settori ospedalieri.
Sarà fra l'altro necessario far loro vedere come l'Unzione degli infermi s'inserisce perfettamente, sia pure su di un piano sacramentale, nell'azione di lotta che essi doverosamente svolgono contro il male, a sollievo del corpo e dello spirito di chi soffre.
158. Catechesi efficacissima è soprattutto quella fatta all'infermo, sia direttamente nei brevi colloqui delle visite a domicilio e in ospedale, sia indirettamente per mezzo di opportuni sussidi ( letture bibliche, preghiere, pensieri spirituali ), che suscitando la fede del malato, lo aiutino a comprendere il significato e il valore della sofferenza per la salvezza propria e del mondo, fino a scorgere in essa una missione particolare da compiere e una testimonianza da offrire: quella di rammentare a chi è in salute che ci sono beni essenziali e duraturi da tener presenti, e che solo il mistero della morte e resurrezione di Cristo può redimere e salvare questa nostra vita mortale.
La catechesi, comunitaria o individuale che sia, raggiunge naturalmente il suo culmine nella celebrazione del sacramento.
Una celebrazione accuratamente predisposta, che si presenti semplice e dignitosa insieme, alla quale partecipi, se fatta a domicilio, la famiglia dell'infermo, e in cui l'infermo stesso svolga attivamente il suo compito, secondo le indicazioni del nuovo rito.
Una celebrazione così preparata e così condotta è espressione concreta di quella fede, che si manifesta sia nella preghiera, a cui il sacramento è esplicitamente legato ( cfr. Gc 5,15 ), sia nell'atteggiamento del ministro che lo conferisce e specialmente del malato che lo riceve.
Sarà proprio la fede sua e la fede della Chiesa che salverà l'infermo: quella fede che, mentre si riporta alla morte e resurrezione di Cristo, da cui il sacramento deriva la sua efficacia, si protende anche verso il regno futuro, di cui il sacramento è promessa e pegno.
160. La celebrazione del sacramento tanto più sarà espressiva e, quindi, essa stessa evangelizzatrice, quanto più saranno veri e significativi i riti in cui si realizza.
Dall'aspersione iniziale dell'acqua benedetta in riferimento al Battesimo, all'imposizione silenziosa delle mani sul capo dell'infermo, all'unzione sacramentale sulla fronte e sulle mani, accompagnata dalla formula sacerdotale: tutto dovrà svolgersi con dignitosa calma e con appropriate, possibili spiegazioni.
La scelta dei testi fra quelli proposti come alternativa dal rito stesso, dovrà essere compiuta, se le circostanze lo permettono, con attenta valutazione e fiducioso rispetto delle persone e dei luoghi.
Il rito prevede, dopo la recita comune del Padre nostro, l'eventuale inserimento della comunione eucaristica, sia all'infermo che ai familiari.
È una possibilità da non sottovalutare, anche perché concorre a collocare l'Unzione nella luce dell'Eucaristia, origine, centro e fine di tutto l'organismo sacramentale.
Potrà essere opportuno talvolta distribuire in quest'occasione le particole consacrate nel corso di una eventuale Messa per gli infermi, alla quale abbia partecipato la comunità parrocchiale o una sua nutrita rappresentanza.
Meglio ancora, se sarà consentito, a giudizio del Vescovo, l'Eucaristia può essere celebrata nella casa dell'infermo.
Si renderà in tal modo palese lo stretto collegamento, proprio di tutti i sacramenti, all'Eucaristia, culmine e fonte di tutta la vita cristiana.
162. Questo collegamento, però, suppone ed esige più che mai tutto un contesto di carità, che si esprima nel porsi con generosa e serena dedizione accanto al malato, nell'intensificare con lui i rapporti umani, nel fargli sentire quanto sia utile e prezioso per la comunità ecclesiale, un apporto di sofferenza che configura intimamente a Cristo, e concorre al compimento della sua opera redentrice.
Accanto alla celebrazione singola e individuale dell'Unzione, sia che si faccia a domicilio, o che si svolga, con gli adattamenti suggeriti o richiesti, all'ospedale o in casa di cura, è prevista dal nuovo rito anche la celebrazione fatta in chiesa o in altro luogo adatto, con la partecipazione di parenti e amici: celebrazione che può essere inserita nella Messa, secondo le modalità indicate.
È bene predisporre con cura, almeno ogni tanto, una tale celebrazione.
Essa non soltanto servirà a correggere a poco a poco l'idea che si ha del sacramento, come se fosse destinato ai soli moribondi, ma favorirà una partecipazione serena e raccolta in chiara testimonianza di fede.
164. Più provvidenziale e più efficace ancora la celebrazione comunitaria dell'Unzione, prevista, a giudizio dell'Ordinario del luogo, con o senza Messa, specialmente in occasione di pellegrinaggi a qualche santuario, o di convegni organizzati soprattutto per gl'infermi.
È una forma da favorire e da incrementare, proprio perché porterebbe un notevole contributo al superamento della prassi corrente, e gioverebbe assai a far comprendere, per mezzo dei riti e delle preghiere, come la parola di Dio parli della malattia, e come la liturgia la inserisca vitalmente nel dinamismo sacramentale della nostra salvezza.
Così i malati e i vecchi non solo non si sentiranno né soli, né separati, né inutili, ma - come si esprimeva il messaggio loro rivolto dal Concilio - avranno sempre più coscienza di essere chiamati da Cristo, ad essere la sua immagine viva e trasparente e a collaborare con lui alla salvezza del mondo.
166. L'accurata celebrazione dell'Unzione degli infermi non esaurisce, ma presuppone ed esige una più vasta cura pastorale degli ammalati e dei sofferenti.
« Si ricordino i sacerdoti - afferma il nuovo rito - che è loro dovere visitare personalmente e con premurosa frequenza i malati e aiutarli con senso profondo di carità » ( n. 35 ).
Questo compito, potrà essere grandemente facilitato se parroci e cappellani di ospedale si terranno in frequente contatto.
E lo stesso invito è rivolto a tutti i battezzati, particolarmente ai religiosi e alle religiose, ai familiari dei malati stessi e a coloro che in qualsiasi modo sono addetti alla loro cura.
167. Sarebbe vano nascondersi le difficoltà pratiche che oggi si frappongono alla cura pastorale dei malati.
Gli ambienti secolarizzati o della famiglia o degli ospedali o delle case di cura non sempre sono adeguatamente aperti all'annunzio evangelico e recettivi della presenza sacerdotale.
Sarà perciò necessario che sacerdoti e religiosi curino con ogni impegno la pastorale ospedaliera; sostengano e promuovano le associazioni professionali e i movimenti di laici generosamente pronti al contatto e al sollievo degli ammalati; aiutino con la formazione spirituale le religiose che al servizio degli infermi e dei vecchi consacrano la loro vita.
168. La Chiesa ha in proposito una tradizione meravigliosa, dagli Istituti sorti appositamente per la cura e il sollievo degli infermi, ai religiosi e alle religiose di varie Congregazioni, che si dedicano in gran numero, e con ammirabile dedizione, al loro servizio.
Se oggi si sono moltiplicate e maggiormente tecnicizzate le istituzioni civili per l'assistenza degli ammalati, non è però venuta meno, anzi è accresciuta, la necessità di una animazione cristiana che porti in tutti i luoghi di sofferenza e di cura la testimonianza della carità e il conforto della speranza.
È' soprattutto in questa linea che l'intera comunità cristiana è chiamata a proseguire nella sua secolare azione.
169. Con una attenta e costante cura pastorale degli infermi la Chiesa tutta non solo recherà sollievo ai credenti, ma ridesterà negli uomini il senso delle realtà ultraterrene e compirà opera di autentica evangelizzazione.
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