L'impegno missionario della Chiesa Italiana |
Molto opportuno giunge, nel contesto d'una più vasta attenzione della Conferenza Episcopale Italiana ai problemi della Chiesa, questo contributo che affronta il tema dell'impegno missionario.
Le circostanze storiche in cui viviamo, esercitando una continua corrosione nei confronti di sicurezze e di situazioni che fino a ieri potevano farci interpretare l'esistenza della Chiesa come stabilità e tradizione, ci pongono - secondo il misterioso disegno della Provvidenza - nella necessità di riacquistare tutto il dinamismo, lo slancio, la libertà generosa della prima evangelizzazione.
Ciò significa riprendere gioiosamente coscienza che la Chiesa è cammino, andata al mondo, dono che non si stanca di rinnovarsi nella provvisorietà delle vicende umane.
È dunque indispensabile che i credenti siano aiutati a prendere coscienza di questa rinascente fisionomia di Chiesa, per assumere volentieri, nella loro vita, il glorioso carico della evangelizzazione.
I Vescovi Italiani si pongono in questa linea profetica, donando col presente documento una visione pastorale che potremmo dire pienamente dinamica e per ciò stesso veramente costitutiva dell'essere della Chiesa.
Da un orizzonte missionario posto come ai margini della comunità, all'idea della missionarietà posta nel cuore stesso dell'esperienza di ogni comunità; da una certa qual delega missionaria ai responsabili specifici, quali gli Istituti con finalità unicamente missionaria, all'assunzione di tutta la comunità fino al punto di render la missione sorgente di comunione, e la comunione sorgente di missione; queste sono le prospettive, sotto un certo punto di vista nuove ed ardite, che qui si propongono.
Non si tratta soltanto d'un chiamare a raccolta forze preesistenti, o d'un ricordare a tutti verità già ovvie ed accettate; vi è nel documento l'intenzione di rifondare nelle coscienze la missione come respiro stesso dell'esperienza ecclesiale.
Questo richiede, senza dubbio, un qualche mutamento di mentalità: una Chiesa in stato di missione è una Chiesa disposta alla povertà e al rischio, al movimento e alla novità, al tentativo e alla creatività.
Ciò non significa abbandono d'un radicamento in Gesù Cristo, radicamento che anzi dovrà farsi tanto più essenziale ed appassionato, ma piuttosto coraggio d'un cammino che in buona parte rimane da tracciare.
L'animo e la mentalità dei nostri contemporanei è, o appare spesso, così lontano dalla interpretazione religiosa della vita, che sembra occorrano miracoli di Spirito per ottenerne la conversione alla verità e alla grazia.
Ma proprio questa situazione è una sfida per la nostra speranza: sia che si tratti di missione universale, fino ai confini della terra, sia che si tratti d'atteggiamento missionario da vivere qui, anche nella nostra Italia, con tutti i mezzi a disposizione, l'imperativo evangelico rimane uno solo: « Andate e predicate » ( Mc 16,15 ).
Il documento è pertanto più che uno stimolo: è una chiamata, un programma in ordine al Regno, un appello pressante.
Così ci auguriamo sia colto dai suoi destinatari, che in realtà sono tutti i credenti, ciascuno interpellato nella sua particolare situazione e responsabilità ecclesiale.
Certamente il compito è grande, come lo stesso Vangelo; ma proprio in questa grandezza tutti siamo invitati a riconoscere la misura propria del nostro battesimo, che non ci appartiene come realtà da vivere a piacimento, ma in forza del quale invece apparteniamo a Gesù Cristo e alla sua ansia di Salvatore.
Possa dunque il discorso qui espresso trovare ascolto e risposta, affinché vicino e lontano molti abbiamo a risentire i benefici effetti d'un risveglio missionario nella coscienza della nostra Chiesa.
Torino, 25 marzo 1982
Anastasio A. Card. Ballestrero Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
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