Il rinnovamento Liturgico  

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III. Per una migliore manifestazione del mistero

20. Culmine e fonte

Qualcuno, leggendo questa Nota, si domanderà come sia possibile ancora, con tutti i gravi problemi che affliggono la società contemporanea, preoccuparsi di cerimonie e di riti, di formule e di ruoli liturgici.

Altri potranno pensare che il futuro della Chiesa si gioca assai più nell'evangelizzazione che nella pratica sacramentale.

Senza negare la parte di verità contenuta in questi modi di vedere e di giudicare le cose, e pur sapendo che « la Liturgia non esaurisce tutta la vita della Chiesa »,52 i vescovi ritengono che nessuna necessità contingente e nessun altro impegno, pur profondamente e primario quale l'evangelizzazione, potrà mai togliere alla vita liturgica la sua prerogativa di « culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, di fonte da cui promana tutta la sua forza ».53

Infatti « ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, le è pari per efficacia ».54

21. Presenza che unisce

Questo primato di dignità e di efficacia deriva alla Liturgia dalla specialissima presenza di Cristo nell'atto liturgico.

Se è vero infatti che in ogni attività pastorale della Chiesa opera Cristo e agisce con la sua potenza lo Spirito Santo, è anche vero che Cristo « è presente in modo speciale ( praesertim ) nelle azioni liturgiche ».55

Una presenza che non sarà da intendere come sostitutiva, ma come associativa: Cristo cioè non si sostituisce all'uomo ( Chiesa ), ma lo associa a sé nel culto di adorazione reso al Padre e nell'opera di salvezza che il Padre gli ha affidato; non volendo salvare il mondo da solo, Cristo « in quest'opera così grande associa sempre a sé la Chiesa … giustamente perciò la Liturgia è ritenuta come l'esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo ».56

Il Concilio Vaticano Il ha il merito di aver divulgato questa grande visione del culto cristiano come momento della storia della salvezza portata e attuata da Cristo con il suo mistero pasquale: « Come il Cristo fu inviato dal Padre, così anche lui ha inviato gli apostoli, ripieni di Spirito Santo, non solo perché predicassero il Vangelo a tutti gli uomini … ma anche perché attuassero per mezzo del sacrificio e dei Sacramenti, sui quali s'impernia tutta la vita liturgica, l'opera della salvezza che annunziavano ».57

E infatti, se non c'è fede senza annunzio, non c'è nemmeno salvezza - in via ordinaria senza Sacramenti della fede; e la stessa Chiesa che ha ricevuto dal Signore il mandato di « andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo a ogni creatura » ( Mc 16,15 )58 ha anche ricevuto la missione di « battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » ( Mt 28,19 ) tutti coloro che avrebbero creduto, perché la salvezza è promessa a colui « che crederà e sarà battezzato ». ( Mc 16,16 )

22. Celebrare e vivere

In questo senso la Liturgia è veramente « culmine e fonte » di tutta la vita della Chiesa.

Questa, infatti, sa bene che la sua Liturgia al tempo stesso vive di fede e nutre la fede, canta la speranza e suscita la speranza, celebra la carità e fa crescere la carità.

Sempre bisognosa di purificazione e sempre santa,61 la Chiesa è conscia che la sua santità non è così grande da risparmiare l'amarezza del peccato, né il peccato è tanto grave da precludere definitivamente la via della salvezza.

Così, mentre confessa la sua colpa, celebra il perdono;

mentre investe i suoi figli di un ministero troppo grande per le loro forze, conferisce loro la grazia necessaria per il compimento della missione ricevuta;

mentre consacra l'amore umano e terreno di due creature, lo rende immagine dell'amore eterno con il quale Dio ha amato l'uomo e dell'amore definitivo con il quale Cristo ha riscattato la sua sposa, la Chiesa, a prezzo del proprio sangue;

mentre soffre nella propria carne la malattia, primizia della morte, può già seminare in essa i germi della risurrezione finale e il pegno della vita eterna.

In questo modo la Liturgia genera, nutre e accresce la Chiesa che la celebra.62

23. Liturgia per l'uomo

La Liturgia, infatti, in quanto opera di Cristo e della Chiesa, è il luogo dove il divino e l'umano vengono a contatto fra di loro, affinché il divino salvi ciò che è umano e l'umano acquisti dimensione divina.63

Per questo, se la comunità cristiana è composta di uomini, per cui la gioia e l'angoscia dell'uomo d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono anche la gioia e la speranza, la tristezza e l'angoscia dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di autenticamente umano che non trovi eco nel loro cuore,64 sarà allora evidente che « la gioia e la speranza, la tristezza e l'angoscia degli uomini d'oggi » non solo riceveranno accoglienza nella Liturgia, ma di questa costituiranno il corpo e l'anima, poiché non esiste salvezza che non sia storica, concreta, totale.

In una Liturgia disincarnata, nessun uomo concreto, storico, potrebbe mal ritrovarsi, né Dio potrebbe mai apparirgli veramente « salvatore », perché una salvezza deve essere proporzionata al pericolo che si corre, o che ci minaccia.

24. Culto di fede ed impegno

Una Liturgia così intesa e celebrata offre allo stesso tempo molte risposte alle domande della fede ( catechesi ) e alle esigenze dell'impegno cristiano ( morale ).

Essa sarà al tempo stesso annuncio e conferma, esortazione e verifica, ammonimento e sprone per ogni singolo fedele e per l'intera comunità.

Celebrando la fede che la alimenta e riflettendo sulla qualità del proprio impegno in favore della città degli uomini, la Liturgia nutre e accresce la fede, stimola e purifica l'impegno morale e la testimonianza.65

25. Epifania del mistero

E mentre celebra la propria fede e accresce se stessa nella carità, la Chiesa, raccolta in preghiera nell'atto liturgico, contempla se stessa nella dimensione più profonda e più vera del suo mistero.

Come le realtà che tratta, la Chiesa scopre e conosce se stessa come sacramento-segno di quell'amore che annuncia e di quella salvezza che offre, e comprende che, come ogni segno e ogni sacramento, anche essa può rivelare o nascondere, può donare o sottrarre, a seconda della qualità del suo ministero.

Poiché la testimonianza è più potente delle parole, e l'esempio ha una voce che nessuna lingua potrà mai uguagliare, la Chiesa, ponendosi a modello dell'umanità nuova, è chiamata a continua conversione, affinché la sua parola sia credibile e il suo messaggio sia accettabile anche da chi non ha la speranza.

La Chiesa sa che se tutta la sua vita ( come è del suo culto ) non sarà un'epifania dell'amore, essa potrà essere solo uno scandalo per gli uomini di buona volontà.

Perciò, mentre costruisce e celebra il Culto divino in modo da esprimervi tutto il proprio mistero, la Chiesa si lascia modellare dalle realtà celebrate per essere degna essa stessa di celebrarle e di annunciarle agli uomini.

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52 Sacrosanctum Concilium 9
53 Sacrosanctum Concilium 10
54 Sacrosanctum Concilium 7
55 Sacrosanctum Concilium 7
56 Sacrosanctum Concilium 7
57 Sacrosanctum Concilium 6
58 cfr. CEI, Il rinnovamento della catechesi 32
61 Cfr. Liturgia delle Ore 8
62 Cfr. Sacrosanctum Concilium 2
63 Cfr. Sacrosanctum Concilium 2
64 Cfr. Gaudium et Spes 1
65 Cfr. Dominicae Cenae 5-7