Ripristino e rinnovamento delle settimane sociali dei cattolici italiani
I Vescovi italiani, in occasione della loro XXX Assemblea Generale, hanno deliberato il ripristino delle Settimane Sociali dei cattolici italiani ( la cui periodica celebrazione si era di fatto interrotta nel 1470 ) pubblicando una Nota che ne illustra il senso e le finalità nell'attuale contesto ecclesiale e civile.
Viene così ricuperato, innovandolo in profondità, un glorioso strumento promozionale del movimento di presenza dei cattolici nella società italiana.
Nel presentare la Nota ci preme sottolineare l'intendimento dell'Episcopato italiano di continuare una tradizione degna di ammirazione e rispetto, unitamente alla volontà di arricchirla con elementi di novità, in modo da renderla adeguata, negli obiettivi e nella struttura, agli assunti ecclesiologici del Concilio Vaticano II e al Magistero dei Sommi Pontefici, di Giovanni Paolo II in particolare, che, nella lettera inaugurale del suo fecondo Pontificato ci indicò essere l'uomo la via fondamentale della Chiesa ( Cf. Redemptor hominis, n. 14 ).
Anche le prossime Settimane Sociali dei cattolici avranno nell'uomo del nostro tempo la loro via fondamentale: per annunciare la piena verità del suo essere ad immagine e somiglianza di Dio, per difenderne la dignità, per promuoverne i diritti, personali e sociali, e la convivenza civile in un clima di pace e fiducia.
Le Settimane Sociali, che vogliamo culturalmente autorevoli, saranno espressione della diaconia della Chiesa italiana al Paese, che vive un complesso momento storico di trasformazione per certi versi ricco e positivo e per altri incerto e problematico.
Una diaconia culturale che si eserciterà con un costruttivo senso del dialogo e del confronto nel pieno rispetto della verità e della carità cristiana.
I cattolici italiani sono invitati tutti a una generosa e concorde accoglienza dell'iniziativa, nello sforzo di cercare unità di intenti e di propositi e di rinvigorire e rigenerare una presenza che ha già garantito al Paese libertà e democrazia, sviluppo e concordia.
Ma il tempo incalza con problemi inediti e nuovi che sollecitano risposte adeguate.
Ci rivolgiamo specialmente a quei cattolici che, per le loro competenze scientifiche, professionali e di esperienza, sono particolarmente consapevoli dei problemi del nostro tempo, perché sappiano mettere a buon frutto l'occasione delle Settimane Sociali per "consentire, sollecitare e garantire approfondimenti di alto profilo culturale e dottrinale ( basati cioé sia sulla conoscenza scientifica sia sull'insegnamento della Chiesa in relazione ai vari argomenti ) e una conseguente cospigua accumulazione di idee capaci di stimolare la riflessione etico-sociale e di orientare l'azione e i comportamenti" ( Nota n. 6 ).
Ci piace chiudere questo appunto introduttivo alla Nota ricordando Giuseppe Toniolo, significativa figura di laico, scienziato e apostolo sociale, che nel 1907, in un periodo storico non meno difficile del presente, avviò a Pistoia la prima Settimana Sociale dei cattolici italiani.
Lo ricordiamo per proporlo a tutti quelli che faticheranno nelle prossime Settimane Sociali, per la sua rigorosa intelligenza dei problemi mai disgiunta da una fede indefettibile in Cristo, per la sua inventiva sociale e culturale in piena e fedele adesione alla Chiesa e al suo Magistero, per l'operosità infaticabile della sua testimonianza a favore delle classi sociali più povere e bisognose.
Ugo Card. Poletti Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
1. - Nel proprio cammino accanto e dentro alla società italiana di questi ultimi anni, la comunità ecclesiale avverte sempre più in profondità i complessi problemi sociali che segnano il nostro Paese.
Di fronte alla situazione presente, per essere Pastori fedeli alla missione evangelizzatrice della Chiesa, intendiamo tradurre nella realtà italiana quella sollecitidine per il sociale che caratterizza il Magistero di Giovanni Paolo II e raccogliere gli stimoli che vengono dall'esperienza quotidiana, dal rapporto costante con la gente comune, specialmente con coloro che più vivono in condizioni di disagio.
Nostro scopo è contribuire a quell'autentico sviluppo dell'uomo e della società che rispetta e promuove la persona in tutte le sue dimensioni, a partire da quell'opzione o amore preferenziale per i poveri che la Sollicitudo Rei Socialis richiama come imprescindibile per un'autentica testimonianza cristiana.1
2. - Avvertiamo oggi nella società italiana una sorta di incertezza per il prossimo futuro: sembra venir meno la fiducia in una ulteriore fase di sviluppo, mentre crescono i dubbi sul senso, sul significato, sulla direzione di marcia dell'evoluzione economica e sociale spontaneamente in atto.
La sfida del futuro, che assume sempre più dimensioni planetarie - come ha sottolineato il Santo Padre nell'ultima Enciclica -, non sembra stimolare più forti impegni individuali e collettivi, ma piuttosto fa emergere una sorta di pericoloso adagiarsi sull'esistente.
Ma un tale adagiarsi, se può essere funzionale a chi oggi ha ricchezza e potere, non serve a fronteggiare i problemi di coloro che sono fuori o ai margini dell'attuale processo di sviluppo.
Constatiamo ogni giorno quanto siano duri e difficili i problemi sociali posti
dal grande numero di "esclusi" e di marginali ( gli anziani, i portatori di handicap, i lavoratori stranieri, ecc. );
dalla non soluzione degli squilibri strutturali del sistema economico ( la questione meridionale, la disoccupazione giovanile, lo squilibrio città-campagna, ecc. );
dal crescere delle povertà non di tipo economico ( la solitudine, la povertà di relazioni interpersonali, lo scarso spirito comunitario, la bassa qualità della convivenza collettiva, ecc. ).
Sono problemi evidenti, la cui intensità si consuma spesso nel. silenzio delle quotidiane apprensioni, che non esplodono in forma violenta; ma che noi Vescovi conosciamo bene, così da non poter eludere la necessità di dare ad essi attenzione sociale e pastorale.
3. - Abbiamo più volte richiamato l'esigenza che a problemi così duri e difficili corrisponda da un lato un adeguato impegno dell'azione pubblica, anche attraverso incisive riforme ( si pensi alla complessità dei problemi sanitari, assistenziali, scolastici, ecc. ), e dall'altro la crescita forte di una cultura della solidarietà sociale, di cui i cattolici italiani devono essere i primi e più convinti artefici.
Vediamo pertanto con favore il risorgere di attenzione verso la dimensione comunitaria dello sviluppo.
Quel prevalere del soggettivismo che ha incrinato molti valori negli ultimi quindici anni sembra lasciare lentamente il passo al ritorno di un forte bisogno di riflessione
sul senso del vivere e del morire;
sul significato degli "altri" e dei loro problemi;
sull'etica degli affari;
sui limiti della libertà individuale rispetto alle esigenze di solidarietà.
Vi è qui un segnale anche per noi Pastori, che ci sentiamo chiamati a ribadire i principi di sempre nel modo oggi più adeguato a far crescere, anche nella comunicazione sociale, una cultura che abbia come centro il "maturarsi di coscienze tese al servizio della nostra Patria",2 in una prospettiva di sviluppo solidale e planetario.
4. - La sollecitudine per il sociale, in consonanza con l'insegnamento del Santo Padre, coinvolge dunque i Vescovi e tutti i cattolici italiani su grandi e profondi problemi dell'attuale società:
dare senso all'impegno di tutti per la trasformazione della società;
dare attenzione alla gente che resta fuori o ai margini dei processi e dei meccanismi economici vincenti;
dare spazio alla solidarietà sociale in tutte le sue forme;
dare sostegno al ritorno di un'etica sollecita del bene comune dopo tanti anni di soggettivismo, spesso amorale;
dare significato allo sviluppo del Paese, inteso non come pura crescita quantitativa e modernizzazione di superficie, ma come globale miglioramento
della qualità della vita,
della convivenza collettiva,
della partecipazione democratica,
dell'autentica libertà.
Alla base e prioritariamente, riscoprire l'anima cristiana e genuinamente umana del nostro popolo.
Sono temi su cui la Chiesa, tradizionalmente grande forza sociale, non è mai stata assente, nell'insegnamento come nell'impegno concreto.
Basti ricordare quanto la dottrina sociale cattolica ha prodotto sui problemi dell'emarginazione e della copertura dei bisogni sociali; quale contributo il Magistero pontificio ha dato alla crescita di una cultura dello sviluppo integrale e planetario, dalla Populorum Progressio alla Sollicitudo Rei Socialis; quale apporto di energie concrete ha offerto il mondo cattolico ( da quello operante nella scuola a quello che si esprime nel volontariato sociale ), là dove più acute sono le necessità e le sofferenze.
5. - Siamo dunque consapevoli che, via via che i problemi del Paese si fanno più complessi, la Chiesa italiana deve sviluppare ed arricchire i suoi strumenti di conoscenza, di riflessione, di elaborazione culturale, per approfondire la consapevolezza delle questioni sul tappeto e per dare più forte contributo alla cultura sociale del Paese.
In questa prospettiva abbiamo ritenuto necessario riprendere e rilanciare l'esperienza delle Settimane Sociali, che aveva notevolmente contribuito al formarsi di una moderna coscienza civile dei cattolici italiani, specialmente sui problemi impetuosamente portati alla ribalta dalle gravi tensioni ideologiche e morali, sociali e politiche dell'immediato dopoguerra.
Essendo grandemente aumentata la complessità dei problemi, la ripresa di quell'esperienza prestigiosa non può avvenire in chiave di pura ripetizione, ma deve concretarsi in un'iniziativa nuova, in sintonia con il quadro ecclesiale maturato a seguito del Concilio.
Le Settimane Sociali intendono essere una iniziativa culturale ed ecclesiale di alto profilo, capace di affrontare, e se possibile anticipare gli interrogativi e le sfide, talvolta radicali, posti dall'attuale evoluzione della società.
La Chiesa italiana, in questo spirito, vuole con la ripresa delle Settimane Sociali non solo garantirsi uno strumento di ascolto e di ricerca, ma anche offrire ai centri ed agli istituti di cultura, agli studiosi ed agli operatori sociali occasioni di confronto e di approfondimento su quel che sta avvenendo e su quel che si deve fare per la crescita globale della società.
6. - Più in concreto, le Settimane Sociali dovranno porsi precisi obiettivi e finalità, coerenti con il servizio dei cattolici italiani al bene del Paese, nel contesto della grande complessità, delicatezza e talvolta novità dei problemi emergenti nella nostra società.
Dovranno pertanto
- consentire, sollecitare e garantire approfondimenti di alto profilo culturale e dottrinale ( basati cioè sia sulla conoscenza scientifica sia sull'insegnamento della Chiesa in relazione ai vari argomenti ) e una conseguente cospicua accumulazione di idee capaci di stimolare la riflessione eticosociale e di orientare l'azione e i comportamenti;
- elaborare un approccio culturale articolato su più discipline e livelli di riflessione e di confronto, integrando la prospettiva prevalentemente socioeconomica delle precedenti esperienze con il ricorso ad altre competenze, mediazioni, linguaggi ( da quelli filosofici a quelli teologici );
- fornire un valido supporto e orientamento alla presenza, molto articolata e capillare, dei cattolici nella società italiana e alimentare in modo autorevole le connesse attività formative;
- stabilire significativi riferimenti di collaborazione con la recente fioritura di iniziative di formazione sociale e politica di varia denominazione le quali, se non sono oggi in diretta connessione con la riproposizione delle Settimane Sociali, ne possono costituire una premessa e un eventuale retroterra.
7. - Su queste basi riteniamo possa avviarsi una grande opera comunitaria di formazione permanente, dove accanto al necessario dissodamento pioneristico dei problemi vi sia un'ampia circolazione delle idee e dei messaggi, utile a superare l'attuale frammentazione della vita sociale ed anche ecclesiale.
Le Settimane Sociali rinnovate potranno rappresentare così l'espressione qualificata ed unitaria di una rinnovata attenzione alla dottrina sociale della Chiesa.
Diversi eventi degli ultimi anni attestano un crescente interesse verso di essa ( ne fanno fede i dibattiti sul rapporto eticaeconomia, sulla pace e fa solidarietà internazionale, sui diritti umani, sulla famiglia, sulla scuola, sulle questioni di bioetica … ) ed è verosimile ed altamente auspicabile che in futuro la domanda esplicita o implicita di grandi orientamenti etici dei fatti sociali non sia destinata a diminuire.
Occorre pertanto che tutta la realtà ecclesiale italiana si prepari adeguatamente a corrispondere a tale domanda.
8. - Il significato e le finalità della ripresa delle Settimane Sociali devono rispecchiarsi in una coerente metodologia di lavoro e struttura dell'iniziativa:
- le Settimane avranno una periodicità di norma triennale, abbastanza distesa per consentire un reale approfondimento dei problemi, un'adeguata preparazione e un'effettiva assimilazione dei loro risultati;
- ciascuna Settimana sarà preparata da seminari di studio o analoghe iniziative che approfondiscano i vari aspetti del tema prescelto e ne individuino le capacità di stimolo per il lavoro concreto dei cattolici impegnati nel sociale;
- verrà promossa un'ampia informazione sulle varie iniziative, in modo da poter allargare gli spazi del dibattito preparatorio;
- sarà particolarmente curato, nella fase di preparazione, il coinvolgimento delle Chiese locali e delle varie realtà ecclesiali o di ispirazione cristiana, anche per valorizzare energie ed esperienze spesso nascoste ma di grande rilievo culturale e sociale;
- sarà tenuto presente l'opportuno coordinamento con le attività di studio e di incontro promosse dalla C.E.I., che hanno finalità prevalentemente pastorali;
- il momento assembleare di ciascuna Settimana sarà aperto alla più ampia partecipazione di studiosi ed operatori.
9. - Le Settimane Sociali rappresentano uno spazio privilegiato per i cristiani laici, ai quali compete primariamente l'impegno nelle realtà terrene.
In quanto sono espressione della Chiesa italiana nel suo specifico servizio alla persona umana e al Paese, verso di esse si esercitano le responsabilità proprie dei Pastori.
Nella conduzione delle Settimane dovranno pertanto integrarsi, in costante rapporto alla vita della comunità ecclesiale e alle esigenze del Paese, le funzioni dei Pastori e dei fedeli.
Il Consiglio Episcopale Permanente provvederà a nominare, in base a criteri di competenza ( scientifica, professionale, di esperienza ), un "Comitato scientifico ed organizzatore", presieduto da un Vescovo e composto in prevalenza da laici.
La conduzione e lo svolgimento di ciascuna Settimana avverranno nell'esercizio di un'autonoma responsabilità del Comitato scientifico ed organizzatore.
La documentazione e gli orientamenti, per la loro natura, oggetto e finalità, non hanno carattere magisteriale, ma vengono proposti sulla base del valore delle loro motivazioni.
Il Comitato risponderà delle sue decisioni al Consiglio Episcopale Permanente.
10. - I Vescovi italiani pongono la ripresa delle Settimane Sociali sotto la protezione del Signore Gesu Cristo, Redentore dell'uomo.
Seguiranno il loro rilancio con grande attenzione e speranza, consapevoli che la società italiana ha bisogno di prendere miglior coscienza di se stessa e dei suoi problemi e soprattutto di una condivisione del disagio culturale e sociale che tali problemi creano.
Ha bisogno cioè di un messaggio di fiducia e di speranza, che la indirizzi verso un domani più umano, solidale, ricco di senso, nella prospettiva del terzo millennio cristiano.
Roma, 20 novembre 1988 Solennità di Nostro Signore Gesu Cristo Re dell'universo
1 | Cf. Giovanni Paolo II,
Sollecitudo rei socialis, n. 42; Cf. Cond Episc. Permanente, La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 23.10.1981. |
2 | C.E.I., Nota pastorale La Chiesa in Italia dopo Loreto, 9.6.1985. |