Uomini di culture diverse: dal conflitto alla solidarietà

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Capitolo I - Alcuni fatti emergenti

6. - Importanza di una diagnosi

Come realizzare un'effettiva integrazione fra persone "diverse", come disinnescare i pericoli che minacciano la pacifica convivenza nelle nostre città fino a mettere in rischio il riconoscimento dei diritti fondamentali di ogni uomo?

È necessario anzitutto individuare e comprendere le situazioni sociali che stanno all'origine di varie tensioni proprie della nostra società, per trarne delle indicazioni operative che permettano una convivenza più pacifica.

Difficoltà e conflitti tra persone e gruppi nei nostri paesi, nelle nostre città, sono legati spesso alla migrazione interna e alla immigrazione dall'estero in sempre più rapido aumento, al flusso dei rifugiati politici, al rapporto nuovo con gli zingari, alla presenza di minoranze etniche.

Si tratta di fenomeni con proporzioni e incidenze diverse, ma che insieme concorrono a determinare difficoltà di convivenza nello stesso territorio.

7. - Il fenomeno immigratorio

L'Italia, tradizionale terra di emigrazione, è divenuta negli ultimi decenni un paese prima di grande migrazione interna, e poi di forte immigrazione da terre e nazioni in via di sviluppo.9

Il fenomeno appare singolare in un paese come il nostro che ha ancora un forte tasso di emigrazione e che presenta un tasso di disoccupazione di circa il 10%.

La causa di un simile flusso immigratorio non è costituita solo da fattori di attrazione verso una terra che attualmente di fatto consente soltanto lavori dequalificati.

Evidentemente essa è dovuta anche a fattori di espulsione dai paesi d'origine.

Questa spinta all'esodo è conseguente a complesse situazioni demografiche, economiche, sociali, politiche e culturali che è difficile analizzare compiutamente.

Basta qui accennare all'alto incremento naturale della popolazione di molti paesi del così detto "terzo mondo", di fronte al progressivo decremento demografico dell'Europa, e da qualche decennio anche dell'Italia;10

al progressivo aumento del divario esistente tra i paesi ricchi, che dispongono attualmente di quasi l'80% del prodotto mondiale, pur avendo il 22% della popolazione, e i paesi poveri, che dispongono solo del 20% del prodotto mondiale, pur rappresentando il 78% della popolazione.

Basta ancora pensare alla diffusione dei modelli di vita occidentali conseguente al moltiplicarsi dei rapporti e alla modalità consentita dai moderni mezzi di trasporto, nonché ai nuovi strumenti di comunicazione sociale che fanno del globo un unico grande paese;

alle difficili situazioni politiche di molte nazioni che eufemisticamente vengono definite in via di sviluppo e ai conflitti sociali e alle guerre civili in esse esistenti, con il tragico bagaglio di persecuzioni e repressioni che ne consegue.

Lo stesso bisogno di procurarsi valuta pregiata, sotto la pressione del debito pubblico, può favorire l'emigrazione da paesi del terzo mondo.

Assistiamo così in forma sempre più accentuata a movimenti di popolazioni con dimensioni imponenti: milioni di esseri umani lasciano la loro terra di origine e condizioni di vita spesso inumane, alla ricerca non solo del pane, ma principalmente della libertà, della pace, di un minimo di dignità umana.

Spesso però trovano presso di noi molta diffidenza e un pane scarso, per ragioni d'incomprensione, d'intolleranza, di paura per la sicurezza.

Le loro energie lavorative sono tante volte sfruttate nel lavoro nero, per cui parecchi di essi corrono il rischio di diventare vittime di organizzazioni criminose.

8. - I rifugiati politici

La presenza dei rifugiati politici rappresenta un fatto particolare di liberazione che porta con sé dei problemi specifici.

Mentre per gli altri immigrati la motivazione principale è la ricerca del lavoro, per questi invece è il desiderio di libertà.

Il loro problema si pone oggi in forma nuova e interessa anzitutto i rapporti tra il sud e il nord del mondo, dopo aver interessato particolarmente quelli dall'est all'ovest, ed è dovuto a movimenti sociali e alle guerre civili che pesantemente coinvolgono i paesi non europei.

Espressamente la nostra Carta costituzionale promette protezione ed asilo allo straniero "al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana".11

9. - Gli zingari

L'evoluzione della nostra società ha coinvolto anche il mondo degli zingari, nelle sue varie componenti, e i loro rapporti con le popolazioni stanziali.

Un fenomeno non rilevante da un punto di vista numerico, ma che pone il problema sintomatico della convivenza nella giustizia e nella pace con gente di cultura diversa.

Il venir meno della civiltà contadina ha gettato in profonda crisi tutto il mondo zingaro: l'urbanizzazione ha portato a gravitare attorno alla città un gran numero di zingari che non riescono a convertire le loro tradizionali attività economiche e vedono, al tempo stesso, profondamente inquinata la loro cultura originaria legata al nomadismo e ai rapporti umani primari.

Non fa quindi meraviglia se gli zingari, accerchiati dal pregiudizio, scacciati dalle popolazioni, in crisi economica e di identità, legati spesso allo stereotipo che li considera ladri e malfattori, finiscono talvolta col cedere alle lusinghe di un certo tipo di delinquenza organizzata che recluta sul campo la sua manovalanza.

È innanzitutto urgente che i politici e gli amministratori locali, fatti più attenti ai problemi della giustizia verso ogni uomo, affrontino decisamente i problemi del lavoro, della scuola, dell'igiene, della sanità di questa gente, non trascurando l'importante compito di una qualificata informazione dell'opinione pubblica al fine di superare pregiudizi per una reciproca conoscenza e responsabilizzazione.

Ma anche le nostre comunità devono saper superare ataviche discriminazioni, pregiudizi, intolleranze che non solo violano la dignità umana, ma impediscono la possibilità di una autentica crescita.12

10. - Le minoranze

All'interno stesso della nazione italiana si danno delle differenze che fanno problema, fino a provocare alle volte tensioni e violenze: si tratta della presenza delle minoranze.

Con la costituzione dello Stato unitario post-risorgimentale e dopo la caduta del regime fascista, che aveva imposto una forte omologazione alle popolazioni esistenti nel territorio dello Stato, pur aventi autonome caratteristiche etnico-culturali, è sorto il problema delle minoranze etniche e linguistiche.

Gruppi di cittadini all'interno dello Stato si distinguono dalla maggioranza per la razza o per la lingua o per la religione; talvolta anche con manifestazioni di diversa "coscienza nazionale".

Lo Stato italiano ha cercato di risolvere il problema attraverso l'affermazione costituzionale: "La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche",13 cui sono seguite le leggi ordinarie, nonché accordi e convenzioni bilaterali con gli Stati confinanti.

In questa sede va sottolineata la necessità di una visione meno nazionalistica e più europea dei diversi gruppi etnici, e di smussare gli spigoli di più aperto contrasto per approfondire i punti di unione.

Occorre un reciproco impegno di buona volontà alla ricerca di un processo d'integrazione bilingue, che rispetti tradizioni culturali profondamente radicate, ma al tempo stesso consenta la caduta dell'intolleranza reciproca.

Un compito impegnativo cui sono congiuntamente chiamate le forze politiche, amministrative, economiche ed ecclesiali.

11. - Evoluzione della società e sviluppo culturale della persona

I cambiamenti ricordati, le tensioni e i contrasti da essi indotti hanno determinato non solo una novità nei rapporti tra gli uomini, ma anche una evoluzione nella mentalità, nella cultura e nell'organizzazione di vita delle persone che pure non hanno lasciato la loro terra, che non hanno cambiato lavoro.

In questi ultimi decenni, a motivo del cambiamento delle condizioni di vita e dei rapporti della gente, vi è stata come una grande emigrazione dal proprio mondo antico verso l'attuale mondo nuovo, con soste diverse lungo questo cammino.

Un processo che ha messo in questione i comuni riferimenti morali e di costume, creando difficoltà di dialogo e di comprensione reciproca, e che è stato di stimolo ad una rinnovata forma di convivenza, di apertura agli altri, di crescita umana.

I cambiamenti sociali, insieme a queste mutazioni di mentalità della gente, si sono quindi ripercossi nei vari ambienti di vita dell'uomo.

12. - Ripercussione nei vari ambienti

Ciò si è verificato anzitutto riguardo alla famiglia.

Sono andati aumentando i matrimoni tra persone di nazionalità, di razza e di religione diverse, portando all'interno del rapporto di coppia gli stimoli e le difficoltà propri di una società multirazziale.

Le adozioni internazionali, a loro volta, si sono accresciute, ponendo problemi nuovi nelle famiglie.

I figli partecipano alla famiglia le aspirazioni nuove della società che sta nascendo, determinando innovazioni e contrasti.

Il diffondersi del lavoro fuori di casa anche della donna va modificando i ruoli in famiglia, i suoi tempi d'incontro, legandola maggiormente all'andamento della società.

L'aumentato contatto con gli stranieri per motivi o di turismo, o di lavoro, o di ospitalità, o di abitazione, porta sempre più le famiglie a confrontarsi non solo con la propria tradizione, ma anche con quella delle persone, delle famiglie "diverse" che incontrano nella loro vita.

13. - Un altro ambiente nel quale si ripercuotono gli apporti e le tensioni provenienti dalla convivenza di razze e mentalità diverse è la scuola.

Lo scambio culturale tra paesi diversi va intensificandosi, specialmente a livello universitario, facilitando la comunicazione e la comprensione tra gli uomini e favorendo una cultura più ricca.

D'altra parte c'è il pericolo che questa integrazione avvenga più sul piano della cultura scientifica che di quella umanistica, essendo ancora lontano un comune progetto antropologico.

Inoltre, in questo intensificarsi dei rapporti culturali, rimane sempre una certa resistenza ad accogliere nella propria classe e nella propria scuola ragazzi e giovani provenienti da culture diverse o con handicap sociali.

14. - Il mondo del lavoro, a sua volta, è soggetto oggi a tensioni sia per la sua evoluzione e mobilità, sia per la crescente presenza di lavoratori stranieri.

Se per il lavoro intellettuale o per quello specializzato non sorgono problemi particolari, anzi, l'integrazione risulta proficua, varie difficoltà presenta invece l'inserimento del lavoro straniero non qualificato.

È frequente lo sfruttamento del lavoro nero, non regolamentato, degli stranieri, e il conseguente conflitto che questa concorrenza può provocare con i lavoratori italiani non qualificati.

Si tratta di un problema che esige una particolare attenzione sia da parte degli organi di controllo che dei sindacati.

15. - Nella stessa vita della Chiesa si sono ripercosse le tensioni e le integrazioni derivanti dalla crescente presenza di persone "nuove" o "diverse" nelle parrocchie e nelle diocesi.

La mobilità degli italiani che si trasferiscono, l'immigrazione sempre più numerosa di stranieri di razze e tradizioni diverse, l'accresciuta presenza di cristiani non cattolici e soprattutto di persone di religione non cristiana come i musulmani, pone il grave problema di rapporti nuovi da instaurare, sollecitando un approfondimento e una rinnovata educazione della dimensione ecumenica della fede cristiana.

La pluralità di fedi religiose che si va instaurando nel territorio di molte nostre comunità può provocare insofferenza e rifiuto di ogni forma di "diversità", oppure un confuso ed appiattente irenismo, per cui ci si accontenta di una generica religiosità, scordando il mandato di Cristo: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura" ( Mc 16,15 ).

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9 Secondo i dati, per altro incerti, del Ministero dell'nterno, gli immigrati stranieri in Italia sarebbero un milione e duecentomila, di cui circa la metà, prima della recente legge sugli immgrati, senza un regolare permesso di soggiorno.
10 La popolazione europea che costituiva nel 1950 il 16% della popolazione mondiale, si avvia a costituire nel 2000 il 6% della popolazione mondiale.
11 Costituzione italiana, art. 10.
12 Per la pastorale degli zingari sono particolarmente importanti gli interventi
di Paolo VI nel 1965, in occasione del primo pellegrinaggio internazionale degli zingari presso la tomba degli apostoli,
e di Giovanni Paolo II in occasione del terzo Convegno internazionale sulla pastorale degli zingari, 9 novembre 1989.
13 Costituzione italiana, art. 6.