Uomini di culture diverse: dal conflitto alla solidarietà  

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Conclusione

41. - L'uomo è in perenne cammino.

In cammino tra gli altri e con gli altri.

In cammino perché emigra e perché cambia nella sua stessa persona.

Con lui è in un cammino di continua trasformazione il mondo in cui vive, e che egli stesso ogni giorno va costruendosi.

Cambiano i suoi compagni di viaggio, le sue condizioni di vita, e quindi i suoi rapporti.

La nostra nazione sarà sempre più segnata dall'accelerazione di questi cambiamenti, dentro un orizzonte di carattere planetario.

Con gli stimoli nuovi ad allargare la nostra visuale nascono anche tensioni, difficoltà, conflitti.

Non abbiamo dei modelli nel nostro passato ai quali ispirarci.

È una sfida storica che ci riguarda tutti.

A seconda del modo con cui l'affronteremo, si trasformerà in motivo di crescita e di arricchimento reciproco, oppure di divisione e regressione.

Il cristiano, che crede nella paternità di Dio verso ogni uomo, riconosce in ogni povero l'immagine stessa del suo Signore ( cfr Mt 25,31-46 ), e vede il suo prossimo da amare in ogni uomo ferito che incontra sulla strada ( cfr Lc 10,29-37 ).

Non può dunque non essere tra i primi in questo laborioso impegno di accoglienza.

Dio ci ha dato tanta luce nella storia da poterne conoscere i valori e la direzione fondamentale, ma ci affida la responsabilità di esplorarne costantemente le vie e le possibilità.

La nostra riflessione si rivolge così non solo ai credenti, ma anche ad ogni uomo di buona volontà, proponendo una comune collaborazione sulla difficile strada della solidarietà umana, convinti che la fedeltà a Cristo è anche fedeltà all'uomo, ad ogni uomo.

Roma, 25 marzo 1990, Solennità dell'Annunciazione del Signore

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