Con il dono della carità dentro la storia |
« Al vincitore che persevera … nelle mie opere, darò autorità sopra le nazioni » ( Ap 2,26 )
30. - In ambito sociale e politico il Paese conosce oggi una delicata fase di transizione, in cui si colloca, come elemento non secondario, il venir meno della cosiddetta unità politica dei cattolici in un solo partito.
Per i cattolici si conclude una stagione del loro impegno politico e se ne apre un'altra.
Una valutazione serena ed equilibrata non può non riconoscere quanto rilevante sia stato il loro contributo alla formazione della carta costituzionale della Repubblica, alla difesa della democrazia, alla ricostruzione nel dopoguerra, al successivo progresso economico e sociale, all'edificazione dell'Europa.
Purtroppo, non sono di poco conto in tale esperienza neppure le carenze: insufficiente attenzione alla famiglia e alle comunità intermedie; corresponsabilità nel dissesto della finanza pubblica; coinvolgimento in gravi fenomeni di immoralità sociale e politica.
Al momento presente gravosi compiti attendono i cattolici e tutti gli uomini di buona volontà nella difficile situazione del Paese, segnata da vari fenomeni di degrado:
squilibrio tra i pubblici poteri,
Stato che gestisce troppo e governa poco,
inefficienza della pubblica amministrazione,
particolarismi corporativi e territoriali,
illegalità diffusa,
diffidenza dei cittadini per la politica.
Molti purtroppo si tengono in disparte, preferendo sviluppare un prezioso e imponente volontariato in campo ecclesiale e sociale, che non può però esaurire la loro responsabilità.
Altri, giustamente, vanno maturando la consapevolezza che la politica è necessaria, che partecipare è oggi più urgente che mai e che la presenza dei cattolici, sia pure in forme diverse rispetto al recente passato, ha ancora molto da dire per il bene del popolo italiano.
È questa la convinzione condivisa e dichiarata a Palermo: « I cattolici non sono una "realtà a parte" del Paese.
Essi intendono rinnovare il loro servizio alla società e allo Stato alla luce della loro tradizione culturale e civile, della dottrina sociale della Chiesa e delle numerose testimonianze di carità politica, alcune giunte fino al martirio ».54
Occorre guardare avanti, non aver paura del futuro, valorizzare le grandi capacità del nostro popolo, diffondere ulteriormente in tutto il Paese quella volontà e quelle attitudini di libera inziativa, economica e sociale, spesso a livello familiare, che già hanno consentito a non poche regioni italiane di uscire da situazioni di secolare povertà e di svolgere un forte ruolo in Europa.
31. - La non facile transizione sollecita la nostra progettualità pastorale a inserire l'educazione all'impegno sociale e politico nella catechesi ordinaria dei giovani e degli adulti, avendo come riferimento la dottrina sociale della Chiesa.
Sulla base della verifica in atto, sono poi da ripensare e da rilanciare le scuole di formazione all'impegno socio-politico, già avviate negli ultimi anni in numerose diocesi.
Parimenti sono da sostenere le iniziative che la pastorale sociale e del lavoro promuove per animare con i valori del Vangelo il mondo del lavoro e aiutare la crescita della spiritualità dei lavoratori.
Nelle molteplici proposte formative, lo specifico impegno politico, inteso come servizio al bene comune, venga presentato ai fedeli laici come una particolare vocazione, una via di santificazione e di evangelizzazione.
Ne sono modello non poche figure di cristiani che hanno dato coerente e alta testimonianza in questo ambito.
Va poi raccomandata insistentemente, secondo le possibilità di ciascuno, la partecipazione attiva alla vita pubblica, a cominciare dal proprio territorio e dalle comunità intermedie.
32. - In ambito sociale e politico, il cattolico opera secondo la propria responsabilità e competenza; ma le sue scelte devono essere coerenti con la visione cristiana dell'uomo e la dottrina sociale della Chiesa, criterio obbligato di riferimento.
La comunità cristiana, e di conseguenza anche i soggetti che la rappresentano pubblicamente, non si schiera con nessun partito o coalizione, ma non può rimanere indifferente a qualsiasi posizione.
« La Chiesa non deve e non intende coinvolgersi con alcuna scelta di schieramento politico o di partito, come del resto non esprime preferenze per l'una o l'altra soluzione istituzionale o costituzionale, che sia rispettosa dell'autentica democrazia.
Ma ciò nulla ha a che fare con una "diaspora" culturale dei cattolici, con un loro ritenere ogni idea o visione del mondo compatibile con la fede, o anche con una loro facile adesione a forze politiche e sociali che si oppongano, o non prestino sufficiente attenzione, ai principi della dottrina sociale della Chiesa sulla persona e sul rispetto della vita umana, sulla famiglia, sulla libertà scolastica, la solidarietà, la promozione della giustizia e della pace.
È più che mai necessario dunque educarsi ai principi e ai metodi di un discernimento non solo personale, ma anche comunitario, che consenta ai fratelli di fede, pur collocati in diverse formazioni politiche, di dialogare, aiutandosi reciprocamente a operare in lineare coerenza con i comuni valori professati ».55
Per dare concreta attuazione al discernimento comunitario in ambito politico, si promuovano, a vari livelli, luoghi e opportunità di confronto tra i cattolici che fanno politica, a cominciare dal rilancio delle Settimane sociali a livello nazionale.
Tali iniziative, mentre possono contribuire a rasserenare lo stesso dibattito politico, sono preziose per evitare che le divisioni politiche si ripercuotano dannosamente all'interno della comunità ecclesiale.
Più preziosa ancora è la preghiera per gli uomini politici, « per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità » ( 1 Tm 2,2 ).
33. - La coerenza chiesta al cristiano riguarda sia i contenuti che i metodi della politica.
Egli è chiamato a operare secondo una logica di servizio al bene comune, quindi con umiltà e mitezza, competenza e trasparenza, lealtà e rispetto verso gli avversari, preferendo il dialogo allo scontro, rispettando le esigenze del metodo democratico, sollecitando il consenso più largo possibile per l'attuazione di ciò che obiettivamente è un bene per tutti.
Quanto ai contenuti, riproponiamo quelli che, alla luce dell'insegnamento sociale della Chiesa, sono oggi in Italia da tener presenti con particolare attenzione:
il primato e la centralità della persona;
la tutela della vita umana in ogni istante della sua esistenza;
la promozione della famiglia fondata sul matrimonio;
la dignità della donna e il suo ruolo nella vita sociale;
l'effettiva libertà dell'educazione e della scuola;
il consolidamento della democrazia e il giusto equilibrio tra i poteri dello Stato;
la valorizzazione delle autonomie locali e dei corpi sociali intermedi nel quadro dell'unità della nazione;
la centralità del lavoro,
la giustizia sociale,
la libertà e l'efficienza del sistema economico e lo sviluppo dell'occupazione;
l'attenzione privilegiata alle aree geografiche meno favorite e alle fasce più deboli della popolazione, facendosi carico della "questione meridionale" e anche, d'altra parte, della nuova "questione settentrionale";
la pace e la solidarietà internazionale, con le conseguenti responsabilità dell'Italia in Europa e nel mondo;
il rispetto dell'ambiente e la salvaguardia delle future generazioni.
Riguardo a questi valori, non ci si può fermare a generiche dichiarazioni di adesione, ma occorre individuare strategie per la loro concreta attuazione, ricercando il consenso democratico di quanti hanno a cuore il bene comune.
Indice |
54 | III Convegno Ecclesiale, I lavori del secondo ambito, Indicazioni e proposte, I, 2 |
55 | Giovanni Paolo II, Discorso al Convegno ecclesiale di Palermo, 10 |