La sala della comunità un servizio pastorale e culturale |
Il concetto di sala della comunità non è un modo diverso per indicare la tradizionale sala cinematografica parrocchiale.
Esso racchiude la riscoperta di una vocazione propria della comunità ecclesiale, chiamata ad un dialogo franco e aperto nei confronti del mondo e della cultura di oggi.
Nate nei primissimi anni del secolo, le sale parrocchiali hanno conosciuto una forte espansione, fino a rappresentare la metà dell'esercizio cinematografico nazionale.
All'inizio esse avevano lo scopo di offrire alternative a spettacoli malsani e di proporre forme di intrattenimento educative.6
In particolare negli anni sessanta hanno conosciuto il diffondersi dei cineforum, un metodo di visione del film ricco di obiettivi educativi, che ha fatto maturare sensibilità e competenze.
Il passaggio dagli anni sessanta agli anni settanta ha segnato profondamente la pratica del cineforum, che da occasione critica divenne pretesto per dibattiti a sfondo sociale e politico.
A partire da quegli anni è iniziata pure la crisi dell'industria del cinema, che ha fatto sentire le sue conseguenze anche sulle sale cinematografiche parrocchiali.
Nel frattempo il circuito delle sale parrocchiali avviava un ripensamento sul significato di tale servizio.
6. - Gli anni ottanta hanno aperto una nuova stagione.
La stessa nota pastorale del 1982 ha sancito la ripresa, nelle comunità cristiane, della funzione svolta dalle sale parrocchiali.
Molte sale sono state riaperte.
I numeri sono molto differenti rispetto a quelli degli anni sessanta; tuttavia, mentre non poche sale pubbliche sono state cedute o destinate ad altre attività, le sale parrocchiali in larga parte non hanno cambiato proprietà e modalità d'uso, rimanendo pertanto un potenziale patrimonio da riqualificare.
Quanto avvenuto in questi anni ci spinge a pensare la sala della comunità non più semplicemente come sala del cinema, ma come una vera e propria struttura pastorale al servizio della comunità.
Erede della sala cinematografica parrocchiale, la sala della comunità non rinnega la sua origine, legata ad uno dei più suggestivi strumenti della comunicazione sociale, ma affronta anche la sfida della nuova cultura mediatica, ampliando l'offerta delle modalità espressive e delle tecnologie di supporto, promuovendone unitamente l'uso e la riflessione critica.
Di conseguenza appare opportuno promuovere la ristrutturazione, la riapertura e, dove è possibile, la costruzione di una sala della comunità, affinché diventi in ogni parrocchia uno strumento a sostegno della pastorale ordinaria.
7. - La sala della comunità deve diventare luogo di confronto, di partecipazione e di testimonianza, espressione di una comunità viva e dinamica.
Come struttura complementare alla chiesa, la sala della comunità si pone a servizio della comunione e dell'azione educativa.
È ancora attuale l'appello del Papa: « la sala della comunità diventi per tutte le parrocchie il complemento del tempio, il luogo e lo spazio per il primo approccio degli uomini al mistero della Chiesa e, per la riflessione dei fedeli già maturi, una sorta di catechesi che parta dalle vicende umane e si incarni nelle "gioie e nelle speranze, nelle pene e nelle angosce degli uomini di oggi, soprattutto dei più poveri" ( cf. Gaudium et spes, 1 ) materialmente e spiritualmente »7
8. - In considerazione dell'utilità che questa struttura pastorale può avere per la missione della Chiesa, è necessario invertire la tendenza che ha portato in questi ultimi anni molte comunità a privarsi di spazi così importanti, alienando le sale o cambiandone la destinazione d'uso.
Trascurare questo spazio di azione pastorale sarebbe segno di scarsa attenzione ai nuovi contesti sociali e culturali, come già si affermava nella nota del 1982: « Una posizione rinunciataria è non soltanto autolesionista ma è anche gravemente lesiva di una presenza qualificata della Chiesa e dei suoi figli in settori, come quelli della cultura e dello spettacolo, aventi una forte potenzialità di aggregazione e di spinta ».8
9. Sala della comunità e progetto culturale orientato in senso cristiano
La sala della comunità è luogo della riflessione e dell'accoglienza, dell'incontro e dell'approfondimento.
È spazio per sviluppare in modo creativo l'intelligenza credente, per leggere la storia a partire dallo sguardo di uomini e donne illuminati dalla fede in Gesù Cristo.
L'attuale società della comunicazione rischia paradossalmente di perdere la possibilità di comunicare: la sala della comunità offre alla comunità ecclesiale l'occasione per sostenere il livello e la qualità dell'ascolto, del confronto e del dialogo che nutrono la comunicazione.
Lo fa così da contribuire, per la sua parte, in modo progettuale, programmatico e metodologico, al progetto culturale promosso dalla Chiesa italiana.
10. - La sala della comunità vuole essere un concreto stimolo a far sì che la fede delle nostre comunità si incarni nel presente, facendosi interpellare ma soprattutto interpellando mente e cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo.
Per questo aspetto la sala non ricalca le formule propriamente catechistiche, ma si affianca alla catechesi, preparando i cuori all'annuncio della salvezza, risvegliando interrogativi e suscitando l'incontro e il confronto.
La sua azione tende poi a far crescere la capacità di chi già crede ad interpretare la realtà con gli occhi della fede e ad essere aperto e attento alle persone che gli vivono accanto, a comprendere le istanze e i processi culturali che caratterizzano il suo territorio.
11. - Il molo delle sale della comunità nel quadro del progetto culturale orientato in senso cristiano si colloca sul versante del ripristino e della qualificazione delle condizioni di ascolto, delle facoltà di attenzione e di elaborazione critica oggi fortemente minate da un processo di dissipazione e di relativizzazione, da una forte omologazione del gusto e dalla tendenza a vivere con superficialità.
La sala della comunità si presenta come lo spazio dove autenticamente si fa cultura, cioè si coltiva il gusto, la mente e il cuore.
Proprio questo aspetto si presenta come propedeutico all'attuazione della logica che guida il progetto culturale.
12. - Il progetto culturale interroga la vita della sala della comunità chiedendo di rifuggire dall'astrazione accademica così come da una logica esclusivamente funzionale e commerciale.
In tal modo la sala della comunità manifesta già una dimensione spirituale e religiosa, perché fare della cultura e dell'arte terreno di interrogazione, spazio per la ricerca di un senso e anche occasione di proposta e di testimonianza, rientra già in un percorso di tipo spirituale.
L'esperienza della partecipazione comunitaria accresce inoltre la comunione ecclesiale e permette la valorizzazione di doni e di capacità spesso nascoste e trascurate.
La sala è detta "della comunità" non tanto perché è di proprietà o di uso esclusivo della comunità ecclesiale, ma perché in essa ciascuno può trovare uno spazio accogliente e confortevole, stimolante e fecondo di opportunità culturali e spirituali.
A ben vedere questa denominazione consente anche di offrire le coordinate e il raggio di azione della sala: è infatti necessario partire da una condizione pratica e concreta di socializzazione, rappresentata dalla sala, per individuare una prospettiva simbolica e una indicazione progettuale in riferimento alla comunità.
Le sale della comunità « devono proporsi come luoghi di incontro e di dialogo, come spazi di cultura e di impegno, per un'azione sapiente di recupero culturale, di preevangelizzazione e di piena evangelizzazione ».9
14. - La sala della comunità è un luogo fisico dove singole persone, gruppi, associazioni possono ritrovarsi.
Non un luogo anonimo - come tanti altri luoghi e "non luoghi" della società contemporanea - , frequentato da sconosciuti disattenti gli uni agli altri, ma uno spazio dove si possono incontrare e conoscere altre persone interessate a un percorso di ricerca o a una condivisione di esperienze.
Uno spazio che offre una proposta articolata di momenti di intrattenimento o di riflessione, scanditi secondo un criterio non meramente occasionale o episodico, ma secondo una significativa programmazione, che offre l'opportunità di qualificare l'uso del tempo in una società che vive sempre di più questa dimensione come un susseguirsi indifferenziato di eventi.
La parola "comunità" richiama esplicitamente l'idea della condivisione e della responsabilità ed esige la dimensione della gratuità e del dono.
Solo la fattiva partecipazione di tutta la comunità, del resto, rende possibile una ricca comunicazione e un'autentica relazione.
15. - La sala della comunità è luogo di socializzazione e di promozione culturale.
Proprio per la sua vocazione a offrirsi come luogo aperto a tutti, la sala della comunità rischierebbe di limitare il proprio raggio di azione qualora presentasse unicamente delle connotazioni catechistiche.
La sala della comunità, sia come occasione di riflessione o come semplice proposta di intrattenimento, non può rinunciare ai suoi obiettivi primari, che consistono nel coltivare il gusto estetico e nell'affinare le facoltà critiche, dialettiche e interpretative delle persone.
Il Papa Paolo VI, già nel 1964, rivolgendosi agli esercenti cinematografici cattolici indicava come fine del loro lavoro proprio quello di « ( confortare nel pubblico [ … ] l'attitudine critica, [ … ] la ripresa delle facoltà personali sopra la suggestione incantatrice dello spettacolo.
Da gestori - continuava il Papa - fatevi educatori! ».10
Oggi questo impegno di animazione culturale si è reso ancora più pressante e fondamentale.
16. - Gli operatori della comunicazione sociale, e tra questi gli animatori della sala della comunità, devono curare in modo particolare la formazione.
Esito del loro impegno non è infatti solo l'informazione quanto piuttosto la formazione.
Il cinema, la musica, il teatro, la televisione incidono, in maniera proporzionale alla competenza critica dei fruitori, sulla costruzione di modi di pensare e di giudicare.
Infatti i media selezionano le notizie, impongono le priorità del dibattito sociale e diventano in qualche modo fonte e modello di socializzazione.
La formazione degli animatori delle sale della comunità, come quella di tutti coloro che ne usufruiscono, diventa pertanto una questione fondamentale affinché la proposta della sala risponda ad un preciso progetto educativo.
Sarà opportuno fare tesoro dei molti momenti formativi che gli uffici per la comunicazione, diocesani, regionali e nazionale, propongono a vari livelli e in diverse forme, come pure sarà necessario avere attenzione alle iniziative promosse dalle associazioni che si occupano di comunicazione sociale.
La formazione dovrà coniugare tre aspetti tra loro strettamente collegati: un profilo cristiano adeguato, la conoscenza del pensiero della Chiesa, la competenza tecnica.
17. - Perché questo si realizzi è necessario che nella fase di progettazione e costruzione, come anche nei più frequenti casi di ristrutturazione delle sale della comunità, si tengano presenti due principi: la funzionalità e l'accessibilità.
La funzionalità prevede anzitutto un progetto della sala.
Anzi è proprio tale progetto, voluto e costruito dalla comunità, che definisce i criteri di funzionalità della sala stessa.
Nel delineare il progetto - che determina anche l'impegno economico e il piano di finanziamento - non si dimentichi mai che la sala della comunità è struttura pastorale al servizio della vita della Chiesa.
Il criterio di funzionalità è da commisurare pertanto con tale preciso orizzonte di ecclesialità.
L'accessibilità è conseguenza della funzionalità.
È necessario infatti che la sala della comunità sia anzitutto utilizzabile dalla comunità cristiana, dalle sue diverse componenti, dai piccoli come dai grandi.
È necessario in modo particolare coniugare l'adeguamento alle innovazioni tecnologiche con la sobrietà e le molteplici funzioni che la sala è chiamata a svolgere.
Indice |
6 | Cf. Pio XI, Lett. enc. Vigilanti cura |
7 | Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al
IV Congresso nazionale dell'ACEC, 4 ( Roma, 24 Maggio 1984 ) |
8 | Comm. Episc. per le Comunicazioni Sociali, Le sale cinematografiche parrocchiali, 2: ECEI 3, 822 |
9 | Ivi, 1: ECEI 3, 818 |
10 | Paolo VI, Discorso ai partecipanti al
primo Congresso nazionale dell'ACEC ( Roma , 7 Luglio 1964 ) |