Volto missionario delle parrocchie nel mondo che cambia |
1 "Sulla tua parola getterò le reti" ( Lc 5,5 ).
Stare nella barca insieme a Gesù, condividere la sua vita nella comunità dei discepoli, non ci rende estranei agli altri, non ci dispensa dal proporre a tutti di essere suoi amici.
Egli stesso esorta i discepoli a prendere il largo: "Duc in altum" ( Lc 5,4 ).
Giovanni Paolo II, all'inizio del terzo millennio, rinnova l'invito di Gesù a tutta la Chiesa perché assuma con coraggio, con "un dinamismo nuovo",1 la propria responsabilità verso il Vangelo e verso l'umanità.
Ci viene chiesto di disporci all'evangelizzazione, di non restare inerti nel guscio di una comunità ripiegata su se stessa e di alzare lo sguardo verso il largo, sul mare vasto del mondo, di gettare le reti affinché ogni uomo incontri la persona di Gesù, che tutto rinnova.
L'appello all'evangelizzazione ci tocca da vicino.
Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia è, infatti, la questione cruciale della Chiesa in Italia oggi.
L'impegno che nasce dal comando del Signore: "Andate e rendete discepoli tutti i popoli" ( Mt 28,19 ), è quello di sempre.
Ma in un'epoca di cambiamento come la nostra diventa nuovo.
Da esso dipendono il volto del cristianesimo nel futuro, come pure il futuro della nostra società.
Abbiamo scritto negli orientamenti pastorali per questo decennio che "la missione ad gentes non è soltanto il punto conclusivo dell'impegno pastorale, ma il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza".2
Nella vita delle nostre comunità deve esserci un solo desiderio: che tutti conoscano Cristo, che lo scoprano per la prima volta o lo riscoprano se ne hanno perduto memoria; per fare esperienza del suo amore nella fraternità dei suoi discepoli.
Una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede e alla cura della comunità cristiana non basta più.
È necessaria una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo testimoniando che anche oggi è possibile, bello, buono e giusto vivere l'esistenza umana conformemente al Vangelo e, nel nome del Vangelo, contribuire a rendere nuova l'intera società.
Per il fatto che è rivolta a tutti, uomini e donne nelle più varie situazioni di vita, la proposta missionaria non è per questo meno esigente, né sminuisce la radicalità del Vangelo.
La forza del Vangelo è chiamare tutti a vivere in Cristo la pienezza di un rapporto filiale con Dio, che trasformi alla radice e in ogni suo aspetto la vita dell'uomo, facendone un'esperienza di santità.
La pastorale missionaria è anche pastorale della santità, da proporre a tutti come ordinaria e alta missione della vita.
È questa oggi la "nuova frontiera" della pastorale per la Chiesa in Italia.
C'è bisogno di una vera e propria "conversione", che riguarda l'insieme della pastorale.
La missionarietà, infatti, deriva dallo sguardo rivolto al centro della fede, cioè all'evento di Gesù Cristo, il Salvatore di tutti, e abbraccia l'intera esistenza cristiana.
Dalla liturgia alla carità, dalla catechesi alla testimonianza della vita, tutto nella Chiesa deve rendere visibile e riconoscibile Cristo Signore.
Riguarda anche, e per certi aspetti soprattutto, il volto della parrocchia, forma storica concreta della visibilità della Chiesa come comunità di credenti in un territorio, "ultima localizzazione della Chiesa".3
Indice |
1 | Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte 15 |
2 | C.E.I. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia ( 29 giugno 2000 ) 32 |
3 | Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 26 |