28 ottobre 1990
Fratelli e sorelle in Cristo, da venticinque anni la celebrazione del Sinodo segna il cammino della Chiesa e riflette le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini tutti e in particolare del Popolo di Dio.
Incoraggiati dalla costante presenza del Santo Padre Giovanni Paolo II, noi padri di questo Sinodo del 1990 abbiamo riflettuto sulla formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali, sulla scia del Concilio Vaticano II.
Nella preghiera, nella riflessione e nelle comunicazioni reciproche abbiamo pensato a voi carissimi fedeli laici e laiche ai quali è stato dedicato l'ultimo Sinodo, come pure a voi diaconi, a voi persone consacrate ed a tutti voi che esercitate un servizio nelle comunità cristiane.
In particolare al nostro cuore eravate presenti voi sacerdoti che insieme con noi Vescovi siete di Cristo Pastore immagine e cooperatori in mezzo al Popolo di Dio e per esso.
La presenza dei Vescovi di tutti i Paesi dell'Europa ci ha ricordato i profondi cambiamenti socio_politici degli ultimi tempi; più ancora ha rinnovato la nostra fede in Cristo Signore e Maestro che è la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana al cui mistero di morte e risurrezione la Chiesa è sempre associata.
Le difficoltà e le sfide non mancano.
Ma siamo fiduciosi in Cristo che si prende cura della sua Chiesa.
Confidiamo nella cooperazione di voi tutti membri del Popolo di Dio, in particolare nella gioiosa fedeltà di voi presbiteri e nella pronta generosità di voi giovani al Signore che sempre chiama nella sua vigna.
Ora ci rivolgiamo a voi fedeli cristiani che vivete nelle innumerevoli comunità cattoliche sparse nel mondo.
Siamo discepoli di Gesù Cristo, Signore e Salvatore.
Lui rimane la luce del mondo all'approssimarsi del terzo millennio della storia cristiana.
Dio è con noi nel nostro lavoro e nelle nostre famiglie, nei nostri successi e nelle nostre contrarietà.
La mano soccorritrice di Dio è sempre pronta per coloro che desiderano prenderla e stabilire un rapporto di amicizia con Lui.
Attraverso il Battesimo, sacerdoti, religiosi e laici condividiamo il sacerdozio comune di Gesù Cristo.
Insieme, e solamente insieme, possiamo fare molte cose per la crescita del Regno di Dio nelle nostre società.
Voi avete bisogno dei vostri sacerdoti.
I sacerdoti e i seminaristi hanno bisogno del vostro amore e del vostro sostegno.
Lavoriamo insieme per arricchire il Corpo di Cristo al servizio di tutti e specialmente dei poveri.
Siamo confrontati con sfide e difficoltà, quali l'indifferenza religiosa, il materialismo, la povertà e l'ingiustizia, un crescente fossato tra nazioni e classi sociali ricche e povere, difficoltà familiari, il peso del debito.
Ma ringraziamo Dio per le benedizioni che ha riversato sul mondo che amiamo, grazie al progresso della scienza e della tecnologia, la diffusione dell'educazione, il miglioramento della sanità, le possibilità di comunicazioni, il diffondersi della democrazia.
Viviamo in un'epoca di speranza, di crescita generale anche se non universale nella Chiesa.
Non possiamo dimenticare di ringraziare Dio per il numero di candidati al sacerdozio che nel mondo è cresciuto del cinquantatré per cento durante gli ultimi tredici anni.
Preghiamo in modo speciale per le Chiese di quelle aree che non conoscono tale ripresa.
Ringraziamo i genitori di sacerdoti e seminaristi e tutti coloro che li sostengono nella loro vita e nel loro lavoro.
Carissimi confratelli sacerdoti, con animo riconoscente e pieno di ammirazione ci rivolgiamo a voi che siete i nostri primi cooperatori nel servizio apostolico.
La vostra opera nella Chiesa è veramente necessaria ed insostituibile.
Voi sostenete il peso del ministero sacerdotale ed avete il contatto quotidiano con i fedeli.
Voi siete i ministri dell'Eucaristia, i dispensatori della misericordia divina nel sacramento della Penitenza, i consolatori delle anime, le guide dei fedeli tutti nelle tempestose difficoltà della vita.
Vi salutiamo con tutto il cuore, vi esprimiamo la nostra gratitudine e vi esortiamo a perseverare in questa via con animo lieto e pronto.
Non cedete allo scoraggiamento.
La nostra opera non è nostra, ma di Dio.
Colui che ci ha chiamati e che ci ha inviati rimane con noi per tutti i giorni della nostra vita.
Noi infatti agiamo per mandato di Cristo.
a) La nostra identità ha la sua sorgente ultima nella carità del Padre.
Al Figlio da Lui mandato, Sacerdote Sommo e Buon Pastore, siamo uniti sacramentalmente con il sacerdozio ministeriale per l'azione dello Spirito Santo.
La vita e il ministero del sacerdote sono continuazione della vita e dell'azione dello stesso Cristo.
Questa è la nostra identità, la nostra vera dignità, la sorgente della nostra gioia, la certezza della nostra vita.
Il mistero inesauribile del sacerdozio genera una comunione speciale con Dio e con tutti gli uomini e fonda la missione che continua la missione stessa di Cristo.
Per questo ogni sacerdote deve essere missionario, apostolo della nuova evangelizzazione, animato dalla carità pastorale.
La nostra spiritualità sacerdotale ci spinge a vivere, ancor più, la nostra unione con Dio nella fede, nella speranza e nella carità.
Fortificati dalla pietà e dall'apostolato con la nostra opera pastorale possiamo condurre gli uomini a Dio.
Il celibato nella Chiesa rifulge di nuova certezza e di nuova luce: è una donazione totale a Dio per il servizio degli uomini, in intima unione con Cristo Sposo, che ha tanto amato la Chiesa sua Sposa, da dare per essa la sua vita.
L'osservanza dei consigli evangelici è via sicura per una vera e piena libertà di spirito e per la crescita nelle virtù, per meglio imitare Cristo nel portare la Sua Croce e per compiere la volontà del Padre.
b) Cari sacerdoti, durante il Sinodo abbiamo ancor più preso coscienza che dobbiamo continuamente camminare verso la perfetta realizzazione della nostra identità sacerdotale.
La formazione permanente è un compito prioritario della missione episcopale.
Vogliamo attuarla, rimanendo per voi padri, fratelli ed amici.
Ci impegniamo a crescere con voi con costante fedeltà e sforzo di rinnovamento.
Servitori del Mistero, radicati nella Parola di Dio, dobbiamo crescere ogni giorno nella fede per essere veramente uomini secondo il Vangelo.
Servitori della Comunione, dobbiamo realizzare continuamente una maggiore integrazione personale e comunitaria per il servizio della Chiesa, famiglia dei figli di Dio.
Servitori della Missione, il nostro sforzo costante è orientato a rispondere ai segni dei tempi, cercando di comprendere e valutare, con criteri di discernimento evangelico, le circostanze culturali, politiche, sociali ed economiche, che cambiano rapidamente e che sfidano la nostra missione di servizio a tutta l'umanità.
Il primo e principale agente della formazione continua è ogni presbitero.
Nella nostra dedizione generosa, seria e continua, avremo sempre la certezza della gratuità della chiamata nelle nostre vite e scopriremo che non c'è posto per lo scoraggiamento; che il nostro servizio, sebbene possa apparire inutile è sempre il dono gioioso che attira l'amore e la benedizione di Dio.
Tutta la comunità diocesana partecipa in qualche modo alla formazione permanente dei suoi sacerdoti.
Un presbiterio fortemente unito al suo Vescovo sarà il migliore ambito di tale formazione.
c) Ora salutiamo, con speciale affetto i nostri confratelli anziani, i presbiteri che hanno consumato la propria vita al servizio del Vangelo.
Ricordiamo quelli che, provati dalla malattia, sono intimamente uniti alle sofferenze di Cristo per la Chiesa.
Apprezziamo la testimonianza di quelli che hanno sofferto e soffrono ancora persecuzione a causa della loro fedeltà: essi ci incoraggiamo a non cedere nel nostro ministero.
A voi formatori dei futuri sacerdoti rinnoviamo la nostra ammirazione e la nostra profonda riconoscenza.
Sappiamo quanta abnegazione e quale dono di sé richiede questo ministero.
Pensiamo anche a voi professori che procurate una solida formazione dottrinale nei nostri seminari ed università.
Vi esortiamo tutti a compiere la vostra missione in piena comunione con la Chiesa ed in filiale adesione al suo insegnamento.
Ci auguriamo che insieme, vescovi e sacerdoti, potremo vivere il nostro sacerdozio nella comunione e nella gioia, per realizzare la volontà del Padre: « che tutti siano uno … affinché il mondo creda ».
La piena realizzazione della nostra identità troverà la sua migliore espressione nel lavoro convinto per suscitare vocazioni sacerdotali.
Cari Seminaristi, vi siete impegnati nella via del sacerdozio, mettendovi all'ascolto di Dio che chiama ed invia.
Vi siamo riconoscenti per la fede, l'ideale e la generosità che vi animano.
Vi incoraggiano a donarvi di più in più al Signore, come la Vergine di Nazareth, scelta per essere la Madre del Salvatore.
Voi date così a Dio una prima risposta positiva disponendovi umilmente ad accogliere la verità che viene da Lui, aderendovi con tutte le forze per poterla comunicare agli uomini.
Ricordatevi che la formazione sacerdotale è un cammino per tutta la vita.
Vivere in seminario, scuola del Vangelo, significa vivere al seguito di Cristo come gli Apostoli;
è lasciarsi iniziare da Lui al servizio del Padre e degli uomini, sotto la guida dello Spirito Santo;
è lasciarsi configurare al Cristo buon Pastore per un migliore servizio sacerdotale nella Chiesa e nel mondo.
Formarsi al sacerdozio significa abituarsi a dare una risposta personale alla questione fondamentale di Cristo: « Mi ami tu? ».
La risposta per il futuro sacerdote non può essere che il dono totale della propria vita.
Durante tutto il Sinodo, abbiamo riflettuto sui doni di cui Gesù Cristo ci ha colmati, rendendoci partecipi al mistero pasquale del suo Sacerdozio.
Abbiamo cercato di precisare di nuovo i mezzi da utilizzare per vivere in maniera feconda questo mistero.
Vi invitiamo ad accoglierlo come un dono che certamente oltrepassa le forze umane ma al quale l'azione divina fa portare frutti abbondanti nella Chiesa e nel mondo.
Rivolgiamo infine una parola a voi giovani, che siete la speranza della Chiesa.
Conosciamo la vostra generosità e disponibilità.
Per questo vi invitiamo a riflettere con noi sulla vocazione al sacerdozio.
La vocazione è una chiamata divina, un dono che Dio propone a quei giovani nei quali confida che imiteranno Cristo nel servire gli uomini.
Basandoci sulla nostra esperienza personale, vi possiamo assicurare che vale la pena mettere a disposizione la propria vita e tutte le proprie forze come sacerdoti al servizio del Popolo di Dio.
Malgrado tutte le difficoltà, una tale vita vi darà sempre soddisfazioni e gioie.
Gesù ce l'ha detto: Chi perde la propria vita per me la guadagnerà.
La Chiesa e il mondo hanno bisogno di sacerdoti pronti a servire Dio e il suo popolo con cuore libero e mani disponibili, in qualità di buoni pastori.
Sappiamo che non è facile seguire la chiamata di Dio al sacerdozio.
Ma abbiamo fiducia, cari fratelli, che, con l'aiuto di Dio, voi risponderete con un sì generoso.
Negli interventi al Sinodo abbiamo ascoltato con gioia che in alcuni paesi il numero delle vocazioni sacerdotali è elevato; mentre in altri si soffre di una crescente mancanza di sacerdoti.
Sembra che alcuni giovani non osino impegnarsi per tutta la vita, che abbiano paura di rinunciare alla possibilità di sposarsi e fondare una famiglia, accettando la vocazione sacerdotale e scegliendo una vita guidata dai consigli evangelici di povertà, castità, obbedienza.
Ma il sacerdote deve essere libero dai vincoli matrimoniali e familiari, dalla dipendenza del possesso, dalla vita comoda e dal desiderio di poter determinare da solo la propria vita.
È un ideale elevato, per il quale anche ai nostri giorni molti giovani hanno dato un luminoso esempio fino al martirio.
Chiediamo a voi giovani, ed alle nostre comunità di pregare con noi affinché il padrone della messe mandi operai alla sua messe.
Tutto il popolo di Dio ha bisogno di sacerdoti.
Per questo ci auguriamo che i vostri familiari, i vostri amici e le vostre comunità capiscano ciò che significa la chiamata al sacerdozio, vi accompagnino e vi aiutino in questa via.
Siamo alla fine dell'ottava assemblea generale del Sinodo.
Queste quattro settimane sono state un tempo pieno di grazia che ci ha permesso di riflettere sulla nostra vocazione di vescovi, sacerdoti e religiosi.
Insieme con il Santo Padre abbiamo apprezzato l'autentico valore del dono di Dio che ci ha chiamato e ci ha dato il coraggio della risposta.
Ringraziamo tutti quelli che hanno contribuito al successo di questo Sinodo, attraverso la preghiera, il lavoro e il sacrificio.
Mandiamo i nostri saluti a tutto il popolo di Dio dalla tomba di San Pietro.
Fiduciosi nell'amore e nella protezione di Maria Madre della Chiesa, preghiamo affinché la grazia e la pace di Dio e del nostro Signore Gesù Cristo siano con tutti voi.