31 ottobre 1991
Signor Cardinale, Eccellenza, Signore, Signori,
1. Alla soglia del terzo millennio cristiano, la costruzione, l'unione e l'evangelizzazione dell'Europa si presentano come altrettante fondamentali sfide.
Allo stesso tempo una e molteplice, a causa delle sue radici cristiane e della diversità delle sue culture, l'Europa si trova oggi a un crocevia.
Gli avvenimenti succedutisi nel corso degli ultimi due anni hanno profondamente sconvolto il nostro continente e il nostro modo di percepirlo.
È per una riflessione profonda sulle esigenze della nuova situazione, che ho convocato dal cuore stesso di questa Europa, fecondata dallo zelo apostolico dei Santi Cirillo e Metodio, l'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi che si terrà qui entro qualche settimana sul tema: "Testimoni di Cristo che ci ha liberati".
La gravità dei problemi da trattare e la necessità di comprendere le loro radici culturali per risolverli, mi hanno spinto a sollecitare la vostra cooperazione quali esperti di diverse tradizioni culturali dell'Europa.
Avrei voluto partecipare di più ai vostri lavori.
Anche se non ho potuto farlo come avrei desiderato, sono lieto di incontrarvi al termine dei vostri dibattiti, per salutarvi cordialmente ed esprimervi la mia gratitudine.
Voi portate di fatto la vostra competenza e la vostra testimonianza di uomini e donne particolarmente capaci di esprimere la memoria, la coscienza e il progetto di questo continente nel momento attuale.
Saluto con affetto quanti tra voi appartengono ad altre confessioni cristiane.
Ho apprezzato la vostra collaborazione fraterna, che costituisce un impulso prezioso sul cammino dell'unità che intendiamo tracciare.
Sono certo, e ciò deve essere per voi tutti motivo di soddisfazione, che l'insieme dell'Europa raccoglierà i frutti dei vostri scambi, senza distinzione di cultura, nazione o religione.
Sono grato al Pontificio Consiglio per la Cultura, che insieme alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi e i diversi responsabili della Città del Vaticano, ha organizzato questo Simposio con molta cura.
Voglio ringraziarvi fin d'ora per quel che farete, gli uni e gli altri, al fine di estenderne gli effetti in tutta Europa.
Per la prima volta dal crollo della grande muraglia ideologica e poliziesca che ha tragicamente diviso l'Europa, voi ci portate l'esperienza di culture, di civiltà e di tradizioni spirituali, liturgiche, teologiche, filosofiche, artistiche o letterarie, diverse e complementari.
Queste tradizioni costituiscono organicamente il patrimonio dell'Europa.
È bello respirare finalmente a pieni polmoni, nella libertà ritrovata e nella solidarietà da instaurare.
Le fonti bibliche comuni e un ricco retaggio patristico e mistico uniscono l'Europa dall'Est all'Ovest.
La rinnovata presa di coscienza di questa memoria cristiana millenaria è un dono di Dio, di cui rendo grazie insieme a voi.
È anche un appello a un progetto che il Signore ci chiede di avviare in questa Europa sconvolta dalle crisi etniche, politiche ed economiche, dal repentino riflusso di ideologie che sembravano onnipotenti e dal vuoto che rischia di crearsi negli spiriti indifesi.
I cristiani devono seguire la via del Vangelo: essere in questo mondo, ma non di questo mondo ( cf. Gv 17,14 ), essere testimoni della Verità, sapere accompagnare i nostri fratelli e sorelle lungo la via che conduce alla Verità.
Noi sappiamo che l'obiettivo non può essere raggiunto con i mezzi di questo mondo e con la conquista del potere materiale.
La luce della verità non darà frutti nella cultura dell'Europa se non attingiamo incessantemente alla eterna fonte della luce che è Cristo, e se non lasciamo agire in noi la grazia del suo mistero d'amore redentore e santificatore.
La cultura europea non potrebbe essere compresa fuori dal riferimento al Cristianesimo: il Vangelo ne costituisce un fondamento, il Vangelo che è stato instancabilmente proclamato e intensamente vissuto per venti secoli da intrepidi apostoli e innumerevoli fedeli.
Plasmata dalla Parola vivificante di Dio, l'Europa ha svolto nella storia del mondo un ruolo unico, e la sua cultura ha fortemente contribuito al progresso dell'umanità.
Il dinamismo della fede cristiana ha suscitato, nella cultura europea, una creatività straordinaria.
La storia del mondo è ricca di civiltà scomparse, di culture brillanti il cui splendore si è da tempo estinto, mentre la cultura europea si è continuamente rinnovata e arricchita in un dialogo talvolta scomodo, spesso conflittuale, ma sempre fecondo con il Vangelo: questo stesso dialogo è fondamento della cultura europea.
Oggi, dinanzi alla moltiplicazione di correnti intellettuali, alla diversità di concezione della vocazione dell'uomo e anche alle delusioni di innumerevoli contemporanei, è importante che il dialogo prosegua nella chiarezza e nel mutuo rispetto tra i discepoli di Cristo e i loro fratelli e sorelle di altre convinzioni.
Ricco mosaico dalle linee armoniose, l'Europa culturale, come sappiamo, è anteriore all'Europa politica ed economica che attualmente è più al centro dell'attenzione.
Oggi si presenta una nuova Europa, liberata dalle oppressioni ideologiche, ma che affronta molte difficoltà ed è minacciata da tutto quello che le nostre società hanno di meno umano.
Occorrerà discernere meglio i fondamenti culturali di questo rinascimento.
Gli interventi politici ed economici, per quanto necessari, non sono sufficienti a guarire l'Europeo ferito, culturalmente reso più fragile e indifeso.
Egli non ritroverà il suo equilibrio e il suo vigore se non nella misura in cui rinnoverà, con le sue radici profonde, le sue radici cristiane.
L'Europa, diceva Goethe, è nata in pellegrinaggio e il Cristianesimo è la sua lingua materna.
La cultura europea è segnata dal senso della trascendenza della persona umana, poiché essa affonda le sue radici nel terreno fecondo della fede cristiana secondo la quale l'uomo è un essere creato a immagine e somiglianza di Dio, figlio del Padre celeste per grazia e chiamato a condividere la sua felicità soprannaturale.
Per il mistero dell'Incarnazione, per la sua Passione e la sua Resurrezione, Cristo apre il tempo alla dimensione dell'eternità, e in questo modo conferisce il suo significato alla prova e il suo slancio alla lotta contro il peccato.
Ideologie atee, imposte mediante la violenza di poteri totalitari, avevano sistematicamente perseguito la rovina di questa cultura forgiata dai credenti.
Ma l'uomo europeo ha resistito per la forza della sua coscienza morale e della sua libertà spirituale di persona plasmata da queste due mani del Padre celeste, come diceva Sant'Ireneo, il Figlio e lo Spirito Santo ( cf. S. Irenaei, Adversus haereses, IV,7,4 ).
Il Cristianesimo alimenta questa dimensione essenziale della vita umana che è la dimensione spirituale.
L'Europa, come le nazioni che la costituiscono, come le persone che la compongono, si lascia comprendere in quanto realtà spirituale segnata dall'impronta cristiana.
Voi siete uomini e donne di cultura e quindi radicati nella memoria collettiva, testimoni della coscienza e portatori di progetti.
Voi saprete ispirarci nuove vie nella fedeltà al patrimonio ereditato dal passato, senza cedere alla nostalgia di un tempo trascorso.
Meglio di chiunque altro, voi comprendete che le meraviglie della tecnica di cui il nostro secolo ha beneficiato non sono sempre innocenti.
Quando i progressi scientifici si liberano da ogni riferimento etico arrivano alla grave crisi che l'umanità, la cui esistenza stessa è minacciata, conosce.
Tra le questioni cruciali del nostro secolo, quella del "senso" ha assunto un'importanza crescente man mano che il vuoto delle ideologie lasciava l'uomo privo di riferimento come il naufrago senza bussola, sballottato dalla tempesta.
L'uomo si perde quando il suo tempo terrestre non è più illuminato dalla luce eterna che lo difende dal fatalismo di una storia ridotta ad un meccanismo cieco e a dei confronti mortali.
E l'avvenire degli Europei dipende, per una larga parte, da un risveglio della coscienza morale che solo Cristo, origine e fine della storia umana, può suscitare.
Cari amici, alcuni di voi, cristiani dell'Europa centrale e orientale, che partecipate a questo Simposio dopo mezzo secolo di oppressione atea, hanno conosciuto la persecuzione a causa della loro fede.
Accolgo la vostra testimonianza con emozione e gratitudine.
Provati nel crogiolo della sofferenza, spogliati di tutto, voi avete riscoperto nella solitudine la potenza della vita interiore e la coscienza della vostra dimensione irriducibile, spirituale e religiosa.
Privato delle libertà esterne, l'uomo sa che al suo interno egli resta libero e responsabile e che nessuno potrà mai separarlo dalla presenza soprannaturale di Dio.
Continuate ad essere gli intrepidi testimoni di Cristo che vi ha liberati!
Dopo dolorosi sconvolgimenti nuove mete divengono possibili: dopo la notte del Venerdì Santo brilla la luce della Pasqua.
La Chiesa è consapevole di liberare l'uomo quando gli apre l'accesso al mistero di Cristo Salvatore.
La nuova evangelizzazione dell'Europa è un'impresa lunga e ardua che esige dai cristiani l'eroismo della santità.
Il vostro concorso ci aiuterà a svelare all'uomo europeo la ricchezza delle sue radici e la grandezza della sua vocazione, a illuminare la sua vita personale e sociale, a porre giustamente le questioni fondamentali che lo riguardano per fargli scoprire la vera felicità in Colui che libera dalla morsa del male e dalla perdita del senso della morte, in Colui che è "la via, la verità e la vita" ( Gv 14,6 ).
In un tempo in cui, per molti, l'affermazione del "diritto alla felicità" è legata al disprezzo dei diritti della vita, voi, uomini e donne di cultura, siete chiamati ad esercitare una funzione di mediazione affinché la nuova evangelizzazione sia un vero incontro tra la Parola di Vita e le culture dell'Europa.
Voi contribuirete a ristabilire i legami allentati e talvolta spezzati tra i valori del mondo e il loro fondamento cristiano.
Agli uomini che cercano la felicità, la Chiesa propone la sfida della santità, autentica fonte di gioia vera e inesauribile.
Essa si considera fedele all'Apostolo Paolo: "Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" ( Gal 2,20 ).
Cari amici, la vostra testimonianza e la vostra riflessione ci sono necessarie per illuminare il nostro cammino.
Come stringere un'alleanza tra il passato spesso doloroso e l'avvenire incerto, tra la verità di Cristo fedelmente trasmessa e la libertà gelosa di sé stessa?
Come favorire l'unità e la collaborazione tra le persone e le comunità, tra le nazioni e i popoli, nel rispetto delle loro diversità?
Come giungere a delle relazioni sane tra le Chiese e le società?
Soltanto una cultura cristiana rinnovata ci aiuterà a superare i traumi del passato e le lacerazioni del presente, grazie al legame misterioso e profondo che essa stabilisce nel cuore delle nazioni.
Dopo decenni in cui la menzogna e l'odio hanno regnato, l'Europa aspira ad una civiltà dell'amore e della verità che risponda ai segreti desideri delle anime e le apra alla pienezza di un ideale fraternamente condiviso.
Dopo tanto sangue versato e tante lacrime sparse, tante rovine accumulate sul suolo dell'Europa dagli stessi Europei, dimentichi della loro fratellanza in Cristo, è giunto il tempo per essi di ricostituire l'essenziale Comunità, la "Sobornost" in Cristo.
Rinnovando la sua fedeltà nel Redentore, l'Europa ritroverà la sua antica vocazione di unità spirituale tra fratelli di Cristo, fratelli in Cristo.
La vostra presenza è un pegno portatore di speranza.
Così, è con gioia che invoco su di voi, sulle vostre famiglie e sulle vostre nazioni, le benedizioni del Signore e vi affido alla Vergine Maria, la Santa Madre di Dio, Madre di Cristo e Madre degli uomini.