La permanenza di Cristo nella tomba costituisce il legame reale tra lo
stato di passibilità di Cristo prima della Pasqua e il suo stato
attuale
glorioso di risorto.
È la medesima Persona del « Vivente » che può
dire: « Io ero morto, ma ora vivo per sempre » ( Ap 1,18 ).
Dio [ il Figlio ] non ha impedito che la morte separasse
l'anima dal corpo,
come naturalmente avviene, ma egli li ha di nuovo ricongiunti l'uno
all'altra
con la Risurrezione, al fine di essere lui stesso, nella sua Persona,
il punto
d'incontro della morte e della vita arrestando in sé la decomposizione
della
natura causata dalla morte e divenendo lui stesso principio di riunione
per le
parti separate.476
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Poiché l'« Autore della vita » che è stato ucciso ( At 3,15 )
è anche il Vivente che « è risuscitato », ( Lc 24,5-6 )
necessariamente la Persona divina del Figlio di Dio ha continuato ad
assumere la
sua anima e il suo corpo separati tra di loro dalla morte:
La Persona unica non si è trovata divisa in due persone dal
fatto che alla
morte di Cristo l'anima è stata separata dalla carne; poiché il corpo e
l'anima di Cristo sono esistiti al medesimo titolo fin da principio
nella
Persona del Verbo; e nella morte, sebbene separati l'uno dall'altra,
sono
restati ciascuno con la medesima ed unica Persona del Verbo.479