26 novembre 1981
Cari fratelli nell'Episcopato,
La vostra visita mi dà oggi la gioia di esprimervi la mia personale partecipazione alle vostre speranze come alle vostre preoccupazioni di Pastori della Chiesa del Mali.
Certamente da voi i cattolici non costituiscono la maggioranza.
Ma io so che la qualità della loro vita cristiana è davvero autentica.
D'altra parte hanno saputo guadagnarsi la simpatia di molti grazie al clima di amicizia che hanno saputo instaurare e alla testimonianza che essi rendono all'amore di Dio.
Essi partecipano fraternamente, con tutti i loro concittadini, allo sviluppo del loro Paese.
E da parte vostra, voi avete giustamente percepito la necessità di proseguire su questa strada, nonostante le serie difficoltà incontrate.
Penso in particolare, agli sforzi fatti per sostenere le scuole, per mantenere i dispensari, per contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni più diseredate, in ciò che concerne, per esempio, i metodi di irrigazione, e tutto ciò grazie all'aiuto delle organizzazioni caritative.
Vi incarico di esprimere a tutti coloro che, sacerdoti, religiose o laici, si dedicano generosamente a questi diversi compiti, come il Papa apprezzi l'impegno coraggioso e realista che ispirano loro la solidarietà e la carità.
Questo spirito di servizio disinteressato traduce il dinamismo stesso della fede e della preghiera.
E non è questo che testimoniano le vostre comunità, cercando di comprendere e di vivere meglio insieme il Vangelo, e di stringere i vincoli tra tutti i membri?
E quando voi invitate i cristiani ad entrare in dialogo con i musulmani – il cui sentimento di Dio è grande! – come con i fedeli di altre religioni, voi li aiutate ancora a scoprire la ragione più profonda di quei gesti concreti d'amicizia ricordati prima: si tratta di imparare – nel rispetto della coscienza degli altri – a rendere conto della speranza e dell'amore che la fede in Cristo fa vibrare in loro.
E se questo tipo di relazioni amichevoli è necessario e prezioso anche nel quadro del vasto dialogo tra cristiani e musulmani – o appartenenti ad altre religioni – che si sta abbozzando un po' in tutto il mondo e che bisogna condurre a buon fine.
Ciò genera evidentemente la necessità presso i cristiani di una formazione spirituale e dottrinale solida, che io vi incoraggio a perseguire con ogni mezzo.
Ma a questo dialogo mancherebbe una importante dimensione se non si avesse la possibilità di vedere il cammino di chi, liberamente, richiede il Battesimo.
Vorrei ricordare qui l'entusiasmo e la tenacia dei catecumeni.
Preparandosi alla loro nuova nascita nello Spirito Santo per parecchi anni, essi mostrano ai loro fratelli cristiani come ai non cristiani il prezzo che essi intendono pagare, contando sulla grazia di Dio, per vivere uno stile di vita autenticamente evangelico, tanto nelle loro famiglie quanto nella società, nei villaggi come nelle città.
Anche a loro dite che essi sono vicini al cuore del Padre comune dei fedeli!
E nominando loro, come non salutare con gioia i loro catechisti?
Chi dirà abbastanza di tutto ciò che a loro deve la fede cristiana in Africa?
Giustamente, voi cercate di associare intimamente il loro apostolato al ministero dei sacerdoti come al vostro.
Non sono essi gli educatori permanenti della fede e della preghiera di coloro che a loro si affidano, e nello stesso tempo guide spirituali delle loro piccole comunità?
Cercate poi di far acquisire loro tutta la competenza dottrinale e umana che richiede il loro qualificato servizio.
Attraverso di voi, come ho fatto al tempo del mio viaggio nel vostro continente, desidero ringraziarli di tutto ciò che fanno per Nostro Signore!
Ma so inoltre che siete preoccupati per il futuro, di fronte ad una certa diminuzione dell'apostolato.
L'età avanzata si fa sentire presso molti, e il ricambio non è così abbondante come sarebbe auspicabile.
Prego con voi il Signore di suscitare operai per la sua messe.
E questo, in primo luogo, tra i vostri fedeli africani.
Questo non vi impedisce, sicuramente, di invitare altre Chiese e diversi Istituti a portarvi un aiuto sempre più generoso: come si vede negli Atti degli Apostoli, le prime comunità cristiane non esitavano ad inviare, per il servizio della missione, i loro migliori membri.
I nuovi collaboratori e collaboratrici che verranno – e mi auguro siano numerosi – stimoleranno le vostre comunità, e potranno contribuire a suscitare nuove vocazioni offrendo ai giovani la testimonianza di preziosi e diversi modi di vivere lo stesso ideale sacerdotale o religioso.
E non dubito che saranno essi stessi confortati dal bell'esempio di coloro, uomini e donne, che portano da molto tempo, nel vostro Paese, "il peso del giorno e il caldo".
Davanti ai Vescovi d'Africa, approfondisco di volta in volta questo o quell'aspetto della vita delle loro comunità cristiane.
Per oggi, desidero attenermi a questo con voi.
L'essenziale è custodire fedelmente questi due poli della vita di tutta la Chiesa: la fede indefettibile in Cristo, che va comunicata e l'amore, tradotto di giorno in giorno in opere di giustizia e di carità, anche se con mezzi molto poveri.
Quanto a voi, cari fratelli, siate certi di trovare sempre in me la comprensione della quale avete bisogno, e l'aiuto che posso eventualmente portarvi.
Che Dio continui a donarvi la sua forza e la sua luce!
Che Egli assista tutti i vostri collaboratori, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, che benedico di gran cuore insieme a voi.