17 maggio 1959
Diletti figli!
Siamo lieti che una delle manifestazioni del Concorso Nazionale di educazione stradale si sia svolta in questa piazza S. Pietro, sotto lo sguardo ammirato di tante illustri personalità e di cittadini.
Noi pure, in modo discreto, ma attento e cordiale, abbiamo seguito, attraverso le aperture, cosidette alla « veneziana », delle nostre finestre questo nobile esercizio.
Il termine che gli si è voluto applicare è eloquente in sé stesso.
Non si è detto infatti « Concorso di istruzione », ma di « educazione stradale », affinché riuscisse ben chiaro che le norme di viabilità, studiate dai tecnici, vengono affidate al buon senso, alla cortesia, alla paziente e vigilante applicazione di tutti.
Diletti figli delle Scuole di Roma!
Possiate voi sentire nel vostro spirito sempre accesa la vocazione dell'uomo a procedere innanzi; ma con occhi aperti; con cuore saldo; con mano amica; rispettosi del vostro come dell'altrui diritto al progresso dei tempi; e animati da pensieri di ordine, di tranquillità e di pace.
Mentre Ci congratuliamo con l'Automobile Club, Ente promotore del Concorso, e con le Autorità Scolastiche, che hanno magnificamente collaborato, qui a Roma, come in tutto il Paese, alla buona riuscita della manifestazione, vi facciamo messaggeri del Nostro saluto presso i vostri coetanei e condiscepoli di tutte le care città d'Italia, associati a voi nella attesa di un premio, ma soprattutto nella buona coscienza di un dovere nobilmente compiuto.
Una parola di plauso e di gratitudine amiamo esprimere - poichè ce ne viene offerta l'occasione singolarmente propizia - ai cari appartenenti alla Polizia Stradale ed ai Metropolitani, di cui apprezziamo l'arduo servizio e le mirabili prestazioni, che racchiudono in sé elementi di forza e di bellezza, di carità e di giustizia.
Diletti figli!
Oggi è la festa di Pentecoste: giorno particolarmente indicato per augurare a tutti voi di iniziare ogni mattina le vostre attività, di giovanetti, di adolescenti, di giovani ora, e domani di uomini maturi, con il riflesso di quella luce e di quel calore soprannaturali, che segnarono i passi e le imprese evangeliche dei primi Apostoli del Signore.
Con una urgenza che è tuttora motivo di qualche pena per la S. Chiesa e di fervida sollecitudine, Gesù volle inviare questi suoi araldi, e continua ad inviarli presso tutti i popoli, per indicare a ciascun uomo le vie della concordia terrena e della salvezza eterna.
Così, cari figli, ancora vi salutiamo incoraggiandovi e benedicendovi con effusione di cuore.