23 agosto 1964
Carissimi figli,
Salutiamo tutti voi che siete qui riuniti e quelli che, in Piazza S. Pietro, sono collegati con Noi.
È profondamente caro per il cuore del Padre dare la benedizione domenicale sia ai gruppi, sia ai singoli, estendendola alle persone che ciascuno ha nel cuore e rappresenta, e dando ad ognuno l'incarico di trasmettere il voto paterno ovunque arriva il raggio della carità.
Che cosa vi diremo?
Siamo reduci dalla visita ad una cittadina fondata da poco, non lungi di qua, e che si chiama Aprilia.
Fra le impressioni belle e molto degne d'essere descritte e meditate, una emerge ed interessa in modo speciale, quella di considerare le possibilità e i mirabili risultati del lavoro umano.
Ricordiamo: i primi tempi che eravamo a Roma, trenta, quarant'anni or sono, colà era soltanto desolata, squallida e povera campagna, intristita dalla malaria, priva di abitazioni, senza alcun sintomo di vita e di rinascita.
Ha cambiato aspetto: adesso è tutta lavorata e piena di fertilità, e anche di relativa ricchezza, di nuovo benessere; ed è sorta una città considerevole, 20.000 abitanti, dove non c'era nessuno.
Inoltre, un complesso di strade e di opere: una fiorente comunità nata proprio dalle forze disciplinate ed organizzate sapientemente mediante il lavoro.
E adesso?
Ecco che al lavoro agricolo s'è aggiunto anche il lavoro industriale.
Stamane, nel primo momento dell'incontro, gli operai Ci hanno detto che sono ben 66 le aziende industriali inattività alla periferia e intorno al nuovo centro urbano.
Ciò vuol dire che fervono disposizioni e mentalità nuove; un costume nuovo, appunto come avviene nelle zone industriali, che cambiano il genere e il modo di vivere e di pensare.
Desideriamo, quindi, che la intenzione della nostra preghiera, oggi, sia particolarmente rivolta al lavoro, per la sua dignità, per la sua elevazione, per la sua libertà; in segno della stima e della gratitudine che noi dobbiamo alla fatica umana e a tutti i lavoratori che hanno speso energie, tempo e vita per trasformare profondamente il fluire dell'esistenza temporale, in cui trascorriamo, quaggiù, i nostri giorni.
Vorremmo che il Nostro saluto e la Nostra benedizione arrivassero a tutti i lavoratori.
A quelli dell'agricoltura: nel brano del Vangelo letto stamane abbiamo accenni stupendi a quanto avviene nella vita che ci circonda: il giglio del campo fa pensare alla fecondità, alla poesia e alla bellezza della natura.
Quindi ai lavoratori dell'attività industriale, organizzata, moderna, che sono anche più attratti dalla efficienza della loro opera e più facili a dimenticare la causalità superiore di cui sono anch'essi strumenti rilevanti: la causalità della natura, la causalità di Dio.
Ebbene a tutti questi lavoratori vada il Nostro saluto, il ringraziamento; il Nostro segno di stima e di benedizione.
Con l'augurio che l'uomo non ignori la sapienza dalla quale il lavoro deve essere guidato; e cioè non creda di essere né sufficiente a se stesso, - che avverrebbe se mancassero le forze della natura, se venissero meno le leggi che la governano e le innumerevoli infusioni misteriose che Dio ha dato al cosmo, da cui noi attingiamo le nostre forze e i nostri poteri di ricchezza e di fecondità, adattando le cose lontane e materiali alle nostre necessità e ai nostri bisogni? - né ritenga che il lavoro è fine assoluto.
Infatti il lavoro non può essere la causa suprema; è una via strumentale, è un mezzo; deve servire all'uomo.
E non soltanto per le risorse materiali che procura; ma deve servire per tutto l'uomo, per l'uomo completo, che è destinato anche a fini superni, cioè a raggiungere la conoscenza e il possesso di Dio.
Ciò vuol dire che noi dobbiamo pregare affinché il lavoro resti buono, illuminato da sentimenti ultraterreni, permanga morale nelle sue espressioni e nelle aspirazioni; sia consolato, sorretto, nobilitato dalla fede, dalla fede cristiana, che non è una qualsiasi nota aggiuntiva e artificiale, ma costituisce l'elemento più alto e necessario che corona, eleva, conforta il lavoro, dando ad esso significato e dignità superiori.
È bello perciò invitare tutti - oggi al lavoro sono intenti i singoli individui - a pregare la Madonna perché ci ottenga un singolare dono.
Voglia Maria far discendere sull'intera umanità lavoratrice il conforto della sua luce, della sua speranza, della sua benedizione, la quale non può che essere la benedizione cristiana.