19 novembre 1967
Figli carissimi,
Eccoci di nuovo, felicemente, a colloquio con voi per la nostra preghiera settimanale, dopo la prova subita dalla Nostra salute.
Ne ringraziamo il Signore, che nella sua bontà Ci riabilita al Nostro ministero, che, con un po' di pazienza, speriamo presto di riprendere regolarmente.
Dobbiamo essere obbligati ai bravissimi e premurosissimi medici che Ci hanno assistito con ogni cura e con ogni bontà.
E siamo parimente obbligati a voi ed a quanti Ci hanno confortato con la loro simpatia e con i loro voti, personaggi di grande statura e gente buona del popolo.
Delle vostre preghiere specialmente vi siamo riconoscenti e speriamo che Ce ne vorrete conservare il filiale ausilio, al quale non è mancata la Nostra paterna corrispondenza nella memoria delle Nostre affettuose orazioni e nelle Nostre umili sofferenze.
Gli anni 70 ed i malanni anzi di questa Nostra vicenda Ci hanno reso più vigile e più cordiale la memoria di voi, della Chiesa e del mondo; e se, da un lato, Ci hanno fatto pensare più lucidamente alla precarietà e alla brevità di questa vita nel tempo, Ci hanno reso più acuto il senso del dovere, che tutti abbiamo, di rendere fecondo di opere buone il tempo, tanto prezioso e tanto breve, che Ci è dato di vivere in questa vigilia del giorno eterno, che ci attende oltre la morte.
Dobbiamo essere buoni, pii, attivi e bravi nel servizio dei nostri fratelli, se vogliamo dare senso e valore a questa presente nostra esistenza.
E pensando alle agitate cronache del mondo Ci siamo ancor più persuasi che esso ha bisogno di bontà, di virtù, di fede, più d'ogni altra cosa.
Ed a questo tutti siamo in grado di contribuire, con l'aiuto di Dio, che ora invochiamo lietamente pregando.