26 novembre 1967
Figli carissimi!
Non crediate che in questo periodo di convalescenza, che ancora Ci obbliga ad un certo isolamento, Noi siamo lontani da voi, specialmente da voi che Ci seguite con la vostra devota affezione e con le vostre preghiere.
Siamo più che mai con voi spiritualmente, figli carissimi, e i vostri cuori, i vostri desideri, i vostri bisogni, i vostri dolori Ci sono presentissimi nel pensiero, nell'affetto, nell'orazione.
Presentissima Ci è, guardando con intensità di sentimento e di solidarietà morale, la sorte della pace nel mondo.
Sempre pensiamo ai punti dolenti della convivenza umana, che dovrebbe essere sempre fraterna;
pensiamo al Vietnam, dolenti di vedere che le offerte di trattative sono rifiutate, e che le atroci asprezze della guerra si inaspriscono tragicamente;
pensiamo al Medio Oriente, al quale motivi religiosi, oltre che umani, Ci legano cordialmente;
pensiamo alla situazione di Cipro ( Cipro dove S. Paolo iniziò il suo apostolato missionario universale ),
pensiamo al mondo ancora lontano da una pace solida e sicura.
E ancora Ci persuadiamo che la pace è frutto di forza morale, umana, buona, non tanto di forza di armi e di interessi contrastanti.
È dono d'amore forte e coraggioso e che solo Cristo ci può dall'alto elargire.
E questo dono invocheremo oggi, con la nostra preghiera alla Madonna Santissima.