17 dicembre 1967
Avrete certamente notizia della Nostra proposta, pubblicata l'altro ieri, di dedicare il primo giorno dell'anno civile al pensiero e al proposito della pace.
Troppo Ci sembra importante educare la mentalità del mondo nuovo al costume della pace, perché Noi non ripetiamo anche a voi questo progetto.
Non è una educazione facile, né ormai acquisita quella della pace fra le nazioni e fra le classi sociali;
e da buoni maestri, quali Ci obbliga ad essere il Nostro ministero, dovremo ripetere e ripetere la Nostra lezione:
bisogna fondare i rapporti fra gli uomini sopra il costume della pace.
Come si è riusciti nel mondo civile a sostituire fra cittadini l'amministrazione della giustizia, ispirata dalla ragione e dal diritto e esercitarla con forme temperate ed oggettive, alla vendetta privata, criminale e violenta, così bisogna riuscire a sostituire i conflitti della forza e del sangue con i metodi della trattativa giusta e pacifica.
Diciamo questo, in nome di Cristo, anche se il corso degli avvenimenti non è oggi troppo favorevole:
il mondo sembra diventato una fabbrica e un mercato di armi: e quali armi!
Ma vi sono anche tanti sforzi generosi e sinceri per instaurare il sistema della pace: e Noi appoggiamo questi sforzi, e come possiamo, con la preghiera specialmente, vogliamo essere fautori della buona e cristiana causa della pace nel mondo.
Siamo grati a quanti aderiscono alla Nostra proposta della giornata della pace; e siamo lieti che la prima e nobilissima adesione sia venuta dal Capo dello Stato italiano.
Preghiamo dunque la Regina della Pace che benedica l'umile e convinta Nostra iniziativa.