29 giugno 1968
Ecco San Pietro:
è una festa di casa, una ricorrenza di famiglia per i Romani;
e, insieme con quella di San Paolo, che la liturgia celebra nello stesso giorno, caratterizza la storia, la missione, la spiritualità di Roma cattolica;
ed è una festa per tutta la Chiesa, perché tutta la Chiesa è stata fondata da Cristo su queste basi, Pietro e Paolo.
L'intenzione del Signore è di evidenza solare, specialmente per San Pietro, così appunto chiamato da Cristo, per costruirvi sopra, com'Egli si esprime, la sua Chiesa.
Paolo poi, cosciente della sua vocazione, definì se stesso: maestro dei popoli, doctor gentium ( 1 Tm 2,7 ).
Sono cose note.
Ma faremo bene a ricordarle, a meditarle, a onorarle, specialmente di questo nostro tempo successivo al Concilio, il quale ha illustrato e sviluppato in modo particolare la dottrina sopra la Chiesa;
in questo nostro tempo, diciamo nel quale l'ecumenismo, cioè la ricerca dell'universalità e dell'unità della Chiesa, si dispiega in forme nuove e pressanti e solleva tanti problemi e tante speranze per l'autenticità e per la vitalità del nome cristiano.
Pietro e Paolo vogliono da noi nuova fedeltà, nuova testimonianza, a cominciare da quel rinnovamento spirituale e morale, specialmente nella fede e nella carità, che rivela la segreta e vitale presenza di Cristo fra quelli che si dicono suoi, che formano cioè la sua Chiesa viva.
Non siamo ciechi, non indifferenti a questo disegno divino, che ci è così prossimo, così invitante e così grave per noi, di doveri e di responsabilità; ma procuriamo di accoglierlo con rinnovata coscienza e gioiosa umiltà, professando il nostro culto a questi Santi Apostoli, e il nostro amore alla Chiesa, che essi ci hanno lasciata.
La Madre della Chiesa, Maria, è con loro e sia anche con noi.