4 agosto 1968
La voce della Nostra Enciclica Humanae vitae ha avuto molti echi;
e, a Nostro ricordo, non mai sono arrivati al Papa tanti spontanei messaggi di ringraziamento e di consenso per la pubblicazione d'un suo documento come in questa occasione, da ogni parte del mondo e da ogni ceto di persone.
Diciamo questo per ringraziare cordialmente tutti quelli che hanno accolto la Nostra Lettera Enciclica e che ci hanno testimoniato la loro adesione.
Che il Signore li benedica!
Sappiamo che vi sono anche molti che non hanno apprezzato il Nostro insegnamento, anzi non pochi lo osteggiano.
Possiamo in un certo senso capire questa incomprensione ed anche questa opposizione.
La Nostra parola non è facile, non è conforme ad un uso che oggi si va purtroppo diffondendo, come comodo e apparentemente favorevole all'amore e all'equilibrio familiare.
Noi vogliamo ancora ricordare come la norma da Noi riaffermata non è Nostra, ma è propria delle strutture della vita, dell'amore e della dignità umana; è cioè derivata dalla Legge di Dio.
Non è norma che ignori le condizioni sociologiche o demografiche del nostro tempo: e non è per sé contraria, come alcuni sembrano supporre,
ad una ragionevole limitazione della natalità,
né alla ricerca scientifica e alle cure terapeutiche,
né tanto meno alla paternità veramente responsabile,
e neppure alla pace e alla armonia familiare.
È solo una norma morale esigente e severa, oggi sempre valida, che vieta l'uso di mezzi i quali intenzionalmente impediscono la procreazione, e che degradano così la purezza dell'amore e la missione della vita coniugale.
Abbiamo parlato per dovere del Nostro ufficio e per carità pastorale.
Mandiamo perciò un saluto paterno a tutti gli sposi e a tutte le famiglie che cercano e trovano nell'ordine voluto da Dio la loro forza morale e la loro vera felicità; e di cuore insieme a voi tutti, ad una società fondata sul costume cristiano, li benediciamo.