1 novembre 1968
I pensieri di questi due giorni, oggi e domani, per noi credenti sono molti e grandi, pieni di luce e di mistero; tutti ne abbiamo il sentimento.
Sono i pensieri su i Santi, che ci richiamano alla visione della immortalità della vita umana, alla sua perfezione e alla sua pienezza, alla comunione, alla società dei Santi, di coloro che hanno vinto per l'eternità e sono entrati nell'unione beata con Cristo.
Sono i pensieri del vero destino della nostra vita, al quale siamo tutti invitati e al quale ci stiamo preparando in questa esperienza nel tempo, se profittiamo del dono della fede, e se, da cristiani, rispondiamo ai doveri specifici della nostra personale vocazione.
I santi: sono i precursori nostri, sono i fratelli, sono gli amici, sono gli esempi, sono gli avvocati nostri.
Onoriamoli, invochiamoli e cerchiamo di imitarli un po'.
Poi pensiamo ai Morti; ai nostri Defunti.
È una memoria doverosa: tutto ciò che siamo ed abbiamo, si può dire, ci viene da loro.
È una memoria benefica, che ci fa buoni, saggi e pii.
Ci riempie di ricordi, che non finiscono in una desolata nostalgia del passato; ma ci aiutano a vivere bene, a sperare, a pregare.
Sappiamo che non è del tutto interrotta la nostra conversazione con i nostri Defunti:
nei vincoli della vivente carità di Cristo ci viene da loro qualche segreto messaggio, che conforta il nostro pellegrinaggio terreno, alle volte stanco ed incerto, e che ci incoraggia a marciare forti e diritti;
e poi noi mandiamo a loro il nostro messaggio, quello dei nostri suffragi di preghiere e di opere benefiche;
possiamo trasferire loro qualche nostro merito per giovare alla loro eterna felicità, che speriamo sia un giorno anche la nostra.
La nostra religione, che è vita, e verità, e speranza, ci riempie oggi di questi pensieri.
Li ispiri e li sorregga la Regina del Cielo, alla quale ora va il nostro festivo saluto.