24 novembre 1968
Chi segue, come voi certamente, l'itinerario spirituale della Chiesa, sa che questa domenica, ultima del ciclo liturgico annuale, ci invita a guardare verso i destini finali del mondo e verso la meta ultima della storia, e a considerare in quale modo il cammino dell'umanità si diriga verso il futuro.
È perciò una prospettiva profetica, che interessa oggi la nostra preghiera.
Preghiamo per l'orientamento sapiente dei Popoli: verso la coscienza della loro vocazione storica, verso la rettitudine morale e sociale della loro politica, verso il senso della collaborazione e della fratellanza fra le nazioni, verso il comune dovere ed il comune proposito della pace nella giustizia e nella libertà.
La nostra ora è piena di buoni stimoli e di felici presagi; ma è piena anche di vecchi e nuovi contrasti; e sembra oggi che un cieco istinto di confusione e una moda di contestazione sistematica distolgano i passi di molti uomini da questi buoni e diritti sentieri.
Forse perché il lume di Dio non li rischiara abbastanza: per questo preghiamo.
E preghiamo anche affinché nella Chiesa stessa non si oscuri la luce apostolica della vera fede, e non si raffreddi il calore dell'autentica carità;
la quale viene innanzi tutto da Dio nostro Padre per rivolgersi ai nostri fratelli in Cristo
e per ritornare nell'afflato dello Spirito Santo alla sua sorgente, come a sua ultima foce.
Per la Chiesa, sì, figli carissimi, per la Chiesa preghiamo, affinché nel progresso della sua storia non perda il filo coerente della sua tradizione, e nello sviluppo della sua maturità non si demolisca la solidità della sua compagine unitaria e gerarchica, ma portando la croce di Cristo essa cammini pellegrina sulla terra, libera, unita e forte, verso l'incontro terminale con Cristo glorioso.