8 dicembre 1968
La festa dell'Immacolata è come una lampada che si accende sopra di noi, e che ci dà la gioiosa visione delle cose belle che ancora sono nella scena della nostra età:
l'infanzia innocente,
la gioventù pura e forte,
la schiera non piccola e benedetta delle vite consacrate all'unico amore di Cristo e al servizio del prossimo,
la moltitudine del popolo laborioso, dai costumi semplici, sani ed onesti,
una comunità sociale libera, responsabile e ordinata.
Noi salutiamo questa fioritura di umanità civile, degna del nome cristiano, e invochiamo sopra di essa l'effusione di grazia, di purezza, di bellezza, di amore, di vera vita, che la candida Madre di Cristo per essa riserva e sopra essa riversa.
Ma è pur vero che la luce della sua festa mette in evidenza tante e troppe miserie morali che trovano pubblica licenza - cioè libertà offensiva per la società -, e spesso protezione, promozione e anche difesa giuridica nel nostro mondo contemporaneo.
Vorremmo che il pubblico costume fosse maggiormente onorato e difeso; vorremmo che lo scandalo del vizio e dell'offesa alla sensibilità del cittadino onesto, della gioventù specialmente, fosse più contenuto da legittima e ragionevole difesa.
Oggi questa popolare festa religiosa ci dà animo a sperare che il senso morale della nostra società si ridesti più cosciente e più forte e che il consenso dei buoni lo abbia a confortare del suo suffragio e del suo plauso.
A questo Noi vi esortiamo, figli carissimi, nel nome di Maria Immacolata e per questo oggi con voi La invochiamo.